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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: La fisica della danza
Autore: Marcella Conte
Descrizione: il mio percorso è finalizzato a dimostrare come noi ragazzi, che spesso ci approciamo con difficoltà alle materie scientifiche, possiamo essere motivati a studiare la fisica se applicata nella vita reale e nello sport. allo stesso modo, uno sportivo
Materie trattate: fisica, ed. fisica, arte, filosofia
Area: scientifica
Sommario: La scelta della propria tesi, solitamente, avviene nel campo delle esperienze, delle passioni, degli interessi personali. Ho cominciato a seguire le prime lezioni di danza classica a sette anni, un po' per caso, dopo un fallimentare tentativo di suonare il violino. Non è stato un amore a prima vista: la danza, come le materie scientifiche, è una disciplina rigorosa, precisa e non poco faticosa. Quando ho iniziato a capire ogni posizione, ogni movimento e ad ascoltare il mio corpo sono riuscita a farla mia. Allora è nata la passione. Ho trovato nella danza classica e nella fisica tante somiglianze. Entrambe richiedono precisione, costanza, impegno. Ma soprattutto nascondono dietro alla loro rigidità un mondo fatto di energia, di movimento, di forza. Per questo motivo mi interessa capire se e come queste due scienze sono collegate. La fisica, attraverso la statica, la dinamica, la biomeccanica, può aiutare un ballerino a comprendere più profondamente come muoversi nello spazio. Quello che la mia tesi intende dimostrare è che è possibile, tramite l'espressività della danza, avvicinarsi in modo diverso e affascinante alle materie scientifiche. Ritengo indispensabile considerare ogni nostra conoscenza non fine a se stessa ma in continuo rapporto con tutte le altre e col mondo. Saper collegare quello che apprendiamo è secondo me una delle potenzialità più grandi della nostra mente e ci permette di ottenere un sapere più completo. Credo anche che, se molto spesso le discipline scientifiche sono dai ragazzi considerate un po' noiose e poco pratiche, il ballo può essere uno dei modi di stimolare curiosità . Comunicare è una parola chiave nella vita. Con questa mia tesi vorrei trovare una via un po' speciale per trasmettere uno studio. Con tutta l'energia e la passione di una danza. 2. La danza nei secoli La danza, come la fisica, si sviluppa nelle dimensioni dello spazio e del tempo. Da sempre l'uomo si esprime ballando; prima ancora di scrivere o di fare musica questo linguaggio gestuale e universale accompagnava le esperienze di vita. Danzare è un modo per comunicare tanto se stessi quanto la realtà in cui si vive. Il dialogo continuo fra l'individuo e il mondo è sempre necessario ed è forse la ricerca più complessa in ogni disciplina.
1. Introduzione
La scelta della propria tesi, solitamente, avviene nel campo delle esperienze, delle passioni, degli
interessi personali.
Ho cominciato a seguire le prime lezioni di danza classica a sette anni, un po’ per caso, dopo un
fallimentare tentativo di suonare il violino.
Non è stato un amore a prima vista: la danza, come le materie scientifiche, è una disciplina rigorosa,
precisa e non poco faticosa. Quando ho iniziato a capire ogni posizione, ogni movimento e ad
ascoltare il mio corpo sono riuscita a farla mia.
Allora è nata la passione.
Ho trovato nella danza classica e nella fisica tante somiglianze.
Entrambe richiedono precisione, costanza, impegno. Ma soprattutto nascondono dietro alla loro
rigidità un mondo fatto di energia, di movimento, di forza.
Per questo motivo mi interessa capire se e come queste due scienze sono collegate.
La fisica, attraverso la statica, la dinamica, la biomeccanica, può aiutare un ballerino a comprendere
più profondamente come muoversi nello spazio.
Quello che la mia tesi intende dimostrare è che è possibile, tramite l’espressività della danza,
avvicinarsi in modo diverso e affascinante alle materie scientifiche.
Ritengo indispensabile considerare ogni nostra conoscenza non fine a se stessa ma in continuo
rapporto con tutte le altre e col mondo.
Saper collegare quello che apprendiamo è secondo me una delle potenzialità più grandi della nostra
mente e ci permette di ottenere un sapere più completo.
Credo anche che, se molto spesso le discipline scientifiche sono dai ragazzi considerate un po’
noiose e poco pratiche, il ballo può essere uno dei modi di stimolare curiosità.
Comunicare è una parola chiave nella vita. Con questa mia tesi vorrei trovare una via un po’ speciale
per trasmettere uno studio. Con tutta l’energia e la passione di una danza.
2. La danza nei secoli
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La danza, come la fisica, si sviluppa nelle dimensioni dello spazio e del tempo.
Da sempre l’uomo si esprime ballando; prima ancora di scrivere o di fare musica questo linguaggio
gestuale e universale accompagnava le esperienze di vita.
Danzare è un modo per comunicare tanto se stessi quanto la realtà in cui si vive.
Il dialogo continuo fra l’individuo e il mondo è sempre necessario ed è forse la ricerca più complessa
in ogni disciplina.
Nell’era paleolitica gli uomini ballano in gruppo, con lo scopo di accompagnare i momenti più
importanti e le celebrazioni.
Sono danze tematiche, propiziatorie, imitative.
I dipinti rupestri degli uomini primitivi ne portano testimonianza.
Mano a mano che si strutturano le prime tribù e le prime società anche il ballo diviene sempre più
rituale e diversificato.
Compaiono danze che si ispirano al rapporto fra maschio e femmina e la danza del ventre: la prima
forma di spettacolo.
Alla civiltà egizia risale invece l’idea del ritmo.
I faraoni favoriscono le danze, che attirano le masse nelle celebrazioni politico-religiose e che
seguono il tempo dettato dai battiti delle mani.
È però nell’antica Grecia che la danza si evolve ulteriormente.
Non è più decorazione né accompagnamento: ad Atene con il culto di Dioniso e del piacere
sensoriale nascono i balli dei pigiatori d’uva.
Lo stato di ebbrezza si traduce in estasi ed è a questa libertà nel movimento che si ispirano molte
danze del XX secolo.
Durante l’epoca romana ad essere esaltati sono la forza e l’intelletto. In questo scenario, ad
esclusione della pratica del mimo, la danza passa in secondo piano.
Si balla per purificare i campi, in onore del dio Marte, per riprendere la cultura greca ed etrusca o
per celebrare eventi e personaggi storici.
Il medioevo porta con sé una Chiesa sempre più influente e rigida, che predica il dualismo tra corpo
e anima. Una concezione simile contraddice la natura stessa della danza, ritenuta peccaminosa e
condannata.
Ballare diventa la via di fuga dagli schemi imposti, uno sfogo che porta a danze macabre, isteriche,
estenuanti, nelle piazze e davanti alle chiese.
Col rinascimento i balli si trasferiscono a corte. Intrattenimento per affermare il potere delle
famiglie aristocratiche, entrano a far parte con le altre arti dei banchetti.
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Di pari passo cresce l’interesse a teorizzare la danza: i nobili chiedono più che una semplice
improvvisazione, così nasce la figura dell’insegnante.
Nel 1581 ha luogo in Francia il primo balletto di cui si conosce la musica, la coreografia e il libretto
originale è “Le Ballette comique de la Royne”.
Altrettanto importante è la fondazione, da parte di Luigi XIV nel 1661, dell’Accademie Royale de
Danse, la prima scuola professionale di danza. Nello stesso periodo i balletti iniziano ad arrivare nei
teatri con proscenio e palco: nasce la danza classica.
La sua crescita è continua: dal 1681 appaiono le prime ballerine professioniste; nel 1708 il primo
spettacolo aperto al pubblico comune va in scena; le stelle Marie Camargo e Marie Sallè
alleggeriscono i costumi fino ad allora completamente inadatti.
Seguendo l'esempio di Luigi XIV, in tutta Europa iniziano a svilupparsi compagnie. Una di queste è
l'Accademia Imperiale del Balletto di San Pietroburgo, la cui scuola, fondata nel 1738, diventa
nell'ottocento la capitale mondiale del balletto classico grazie a maestri come Enrico Cecchetti e
Marius Petipa.
Personaggio di prima importanza nel panorama mondiale della danza è, nella seconda metà del
XVIII secolo, Jean Georges Nouverre.
Coreografo e teorico della danza, pubblica diversi trattati, nei quali sostiene l’unità tra musica, danza
e scenografia e l’importanza della mimica e dell’espressività.
Su idee simili lavorano l’italiano Salvatore Viganò, che rende la Scala di Milano un punto di
riferimento internazionale, e il suo allievo Carlo Blasis.
È però nell’Ottocento, con l’avvento del romanticismo, che il balletto raggiunge la sua apoteosi.
La danza rispecchia il contesto in cui si evolve: i soggetti non sono più mitologici; si ispirano alle
vicende amorose, sofferte e cariche di sentimento, le predilette del periodo.
L’avvento del valzer porta al centro della scena la coppia e in particolare la ballerina.
Simbolo della creatura eterea e immateriale, indossa per la prima volta punte e tutù bianco che la
rendono ancor più evanescente.
L’inaugurazione di questa stagione coincide con la prima messa in scena, nel 1832, de “La Sylphide”
del coreografo Filippo Taglioni, interpretata dalla figlia Maria.
Quest’opera diventa un modello a cui si ispirano tutte le rappresentazioni dell’epoca sia per le
tematiche (il rapporto fra l’uomo e il soprannaturale ripreso in primis in Giselle) sia per lo stile, per
le tecniche, per i costumi.
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Nell’Europa occidentale di fine ‘800, il balletto romantico, privo delle sue qualità drammatiche e
incentrato solo sui virtuosismi delle danzatrici, entra in decadenza.
A rinnovare il linguaggio della danza sono la Russia e gli Stati Uniti, che spingono nella
sperimentazione di una nuova danza.
L’impresario e organizzatore russo Serge Diaghilev, fonda i Ballets Russes.
Trasferitosi a Parigi con i migliori coreografi e ballerini, inizia una vera e propria operazione di
ringiovanimento del repertorio tradizionale.
Questi artisti trovano per primi il coraggio di allontanarsi dal rigido accademismo e di far valere i
loro principi estetici: espressività di tutto il corpo e di tutto il gruppo, alleanza con le altre arti,
adattabilità delle coreografie.
Tutto il mondo prende esempio dai cambiamenti introdotti da Diaghilev, ma se con i Balletti russi
c’è un’evoluzione della danza classica, in america Isadora Duncan sogna la danza moderna.
Proclama una danza libera, a piedi nudi, riprendendo tuniche e veli che ricordano le vesti greche.
Un’altra protagonista di questa danza, sfida aperta all’accademismo europeo, è Marta Graham.
Dopo più di quattro secoli si ricomincia a dare importanza alla terra, da cui la ballerina classica cerca
di fuggire.
La danza moderna conosce un’ulteriore evoluzione negli anni ’70, con l’avvento della new dance.
Danza, teatro, musica e pittura si fondono in un unico spettacolo che ha come obiettivo il pieno
coinvolgimento del pubblico. Egli percepisce da solo il messaggio, la conclusione che non viene
imposta dall’artista.
In questi anni Pina Baush fonda il Tanztheater e da avvio al teatro_danza. La danza tedesca cerca
un teatro in cui l’essere umano, nella sua quotidianità, trovi la sua espressione.
Nel ventesimo secolo anche la danza inizia a girare il mondo: la globalizzazione mescola i balli come
le culture, portando gli stili e le tradizioni da un continente all’altro.
È evidente come la cultura e la società sono il punto di partenza di una danza.
Questa si intreccia con la pittura( le ballerine di Degas, di Matisse, le scenografie di Picasso), con la
musica, con la filosofia( il pensiero di Nietzsche).
Sono tutte queste espressioni dell’uomo e della collettività.
Il ballerino, dunque, esprime se stesso nel suo mondo.
Un corpo fisico che si muove nello spazio intorno a sè.
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Ballare è la poesia dei piedi. (J. Dryden)
La danza è una poesia muta; la poesia è una danza parlata". (Simonide)
"Bisogna considerare perduto ogni giorno nel quale non si abbia ballato almeno una volta." (F.
Nietzsche)
"Bisogna avere un caos dentro di sé per generare una stella danzante" (F. Nietzsche)
La danza in tutte le sue forme, non può essere esclusa da una nobile educazione: danzare con i piedi,
con le idee, con le parole, e devo aggiungere che bisogna saper danzare con la penna? (F. Nietzsche)
L'anima del filosofo risiede nella sua testa, l'anima del poeta nel suo cuore, l'anima del ballerino
pulsa in tutto il suo essere." (Gibran)
3. La danza della fisica
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Nella danza ogni posizione o movimento ha le sue leggi.
Di sicuro capire la meccanica può essere utile ad un ballerino per ottenere l’equilibrio, la precisione,
la leggerezza necessari in questo sport.
Ma ancora di più intendo dimostrare che studiare la fisica su movimenti e situazioni concrete può
essere uno stimolo ulteriore e interessantissimo per ragazzi del liceo come me, per i quali è spesso
difficile approciarsi alle materie scientifiche.
Vediamo ora qualche posizione della danza, in alcune foto scattate durante un mio esame il 6
Giugno 2007.
3.1 Equilibrio e base d’appoggio
8 1.
Un esercizio base della danza classica è il pliè(fig 1, 2, 3)
Nelle foto si possono vedere dei pliè in diverse posizioni.
Il pliè è un esercizio di riscaldamento, ma è fondamentale per verificare il nostro equilibrio.
La posa in danza classica è bella e sorprendente nel momento in cui il ballerino riesce a mantenerla
nel tempo senza sbilanciarsi.
Per fare questo, ottenendo cioè l’equilibrio, è necessario che la somma vettoriale di tutte le forze sia
nulla (equilibrio di traslazione) e che la somma vettoriale di tutti i momenti esterni applicati al corpo
sia anch’essa zero(equilibrio di rotazione).
Infatti un corpo può muoversi di moto traslatorio, rotatorio, o rototraslatorio.
Se il peso cade nella base d’appoggio l’equilibrio è stabile.
Un corpo è in equilibrio stabile quando spostandolo dalla sua posizione, esso tende a ritornarvi.
È in equilibrio instabile se spostandolo dalla sua posizione, esso tende ad andare nella posizione di
equilibrio stabile.
È in equilibrio indifferente se spostandolo dalla posizione, esso resta nella nuova posizione.
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Basi d’appoggio
Quando il ballerino è ben stabile e la proiezione della sua forza peso sta all’interno della base
d’appoggio, può assumere qualsiasi posizione.
Bisogna sempre controllare ogni movimento, controbilanciare tutte le forze, non perdere mai la
concentrazione e sapere come il corpo si sta muovendo nello spazio.
10 2.
Ovviamente il modo migliore per garantire la stabilità è aumentare la base d’appoggio.
Se i piedi del ballerino sono distanti, anche se con il tronco non è perfettamente diritto e
perpendicolare al suolo la forza peso rientra comunque nella base d’appoggio.