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La tesina si propone di ripercorrere le varie tappe del pensiero ateo, in accordo con la filosofia sartriana che ha come presupposto una posizione atea coerente..
Materie trattate: Greco,filosofia,latino,italiano,geografia astronomica.
Con l’ateismo egli intende escludere che ci sia qualche essere superiore, più grande dell’uomo. E’ in vista della grandezza
dell’uomo che egli ritiene necessaria la soppressione della religione, perché a suo giudizio questa è l’oppio, la droga, il surrogato
che impedisce all’uomo di prendere coscienza della sua dignità.
L’ateismo di Marx appartiene, infatti, a quella forma di ateismo che Maritain chiamerà “ ateismo assoluto positivo ed eroico “,
ovvero un ateismo che nega esplicitamente Dio, che lotta contro Dio, e che sostituisce alla fede in Dio la fede in valori elevati,
anche se esclusivamente umani, per conseguire e realizzare i quali l’uomo è chiamato ad impegnarsi anche a costo della vita.
“
Nella Questione ebraica leggiamo: La religione per noi non costituisce il fondamento, bensì soltanto il fenomeno della
limitatezza mondana. Per questo, noi spieghiamo la soggezione religiosa dei liberi cittadini con la loro soggezione terrena.
Affermiamo che essi sopprimeranno la loro limitatezza religiosa non appena avranno soppresso i loro limiti terreni. Noi non
.
trasformiamo le questioni terrene in questioni teologiche. Trasformiamo le questioni teologiche in questioni terrene“
Il periodo iniziale di questo passo è assai espressivo: dice che la religione è un fenomeno ( secondo il senso kantiano del
termine ) e non una realtà. Perciò la religione non dà ragione, non fonda una limitatezza reale, una creaturalità effettiva
dell’uomo, ma manifesta solamente una condizione storica contingente, ingiusta e transitoria. Essa esprime il mancato
raggiungimento della propria grandezza da parte dell’uomo.
Quando questi la conquisterà, anche il fenomeno religioso si estinguerà.
Nella nota “ Introduzione “ alla Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico Marx dà una formulazione ancora più esplicita
ed elaborata di questa concezione:
“ La miseria religiosa è ad un tempo espressione della miseria reale e protesta contro di essa. La religione è il gemito
dell’oppresso, il sentimento di un mondo senza cuore, e insieme lo spirito di una condizione priva di spiritualità. Essa è
l’oppio del popolo. La soppressione della religione in quanto felicità illusoria del popolo è il presupposto della sua vera felicità.
E’ innanzi tutto compito della filosofia, operante al servizio della storia, di smascherare l’autoalienazione nelle sue forme profane,
dopo che la sacra forma di autoalienazione umana è stata scoperta. La critica del cielo si trasforma così in critica della terra, la
critica della religione nella critica del diritto, la critica della teologia nella critica della politica “.
“ La religione è la consapevolezza e la coscienza dell’uomo che non ha ancora acquisito
E poco prima: o ha di nuovo
Ma l’uomo non è un essere astratto, isolato dal mondo. L’uomo è il mondo dell’uomo, lo Stato, la società.
perduto se stesso.
Questo Stato, questa società producono la religione, una coscienza capovolta del mondo, proprio perché essi sono un mondo
capovolto.
La religione è la teoria generale di questo mondo, il suo compendio enciclopedico, la sua logica in forma popolare, la sua
sanzione morale, il suo completamento solenne, la sua fondamentale ragione di consolazione e di giustificazione. Essa è la
realizzazione fantastica dell’essenza umana, poiché l’essenza umana non possiede una vera realtà.
La lotta contro la religione è quindi indirettamente la lotta contro quel mondo del quale la religione è l’amore spirituale ” .
“ La critica della religione porta alla dottrina secondo la quale l’uomo è, per l’uomo,
Ancora nella stessa Introduzione si legge:
l’essere supremo; dunque essa perviene all’imperativo categorico di rovesciare tutti i rapporti nei quali l’uomo è un essere
abbandonato, spregevole “.
degradato, asservito, 3
Ludwig Feuerbach
Feuerbach ritiene che nella storia dell’‘uomo, la religione abbia sempre avuto un ruolo fondamentale. La filosofia non ha il
compito di negare o ridicolizzare questo grande fatto umano che è la religione. Deve capirlo.
“ la coscienza che l’uomo ha di Dio è la coscienza che
E lo si capisce, afferma Feuerbach, allorchè ci si rende conto che
l’uomo ha di sé “.
In altri termini, l’uomo pone le sue qualità, le sue aspirazioni, i suoi desideri al di fuori di sé, si estranea, si aliena e costruisce la
sua Divinità. La religione, pertanto, sta nel rapportarsi dell’uomo alla sua stessa essenza ( in questo consiste la sua verità ), ma
alla sua essenza non come sua, ma come un’altra essenza, separata, divisa da lui, anzi opposta ( in questo consiste la sua
falsità ).
La religione, dunque, è la proiezione del’essenza dell’uomo: “ Dio è lo specchio dell’uomo “, afferma Feuerbach. L’uomo nella
“ un desiderio soprannaturale realizzato “
preghiera adora il suo stesso cuore; il miracolo è
“ dogmi fondamentali del cristianesimo sono desideri del cuore realizzati “ .
e i
La religione per Feurbach è un fatto umano, totalmente umano.
Come l’uomo pensa quali sono i suoi principi, tale è il suo dio: quanto l’uomo vale, tanto e non più vale il suo Dio. Tu conosci
l’uomo dal suo Dio, e, reciprocamente, Dio dall’uomo; l’uno e l’altro si identificano.
Dio è l’intimo rivelato, l’essenza dell’uomo espressa; “ la religione è la solenne rivelazione dei tesori celati dall’uomo, la
professione dei suoi segreti d’amore ”.
pubblica
Il nucleo segreto della teologia è, dunque, l’antropologia. L’uomo sposta il suo essere fuori di sé prima di ritrovarlo in sé.
questa aperta confessione o ammissione che la coscienza di Dio
E questo ritrovamento,“ non è altro che la coscienza della
specie “, Feuerbach la vede come “ una svolta della storia “.
homo homini deus est “.
Finalmente, nella storia,“
Dunque, tutte le qualificazioni dell’essere divino sono qualificazioni dell’essere umano; l’essere divino è unicamente l’essere
dell’uomo liberato dai limiti dell’individuo, cioè dai limiti della corporeità e della realtà, e oggettivato, ossia contemplato e adorato
come un altro essere da lui distinto.
Ma perché l’uomo si estranea, perché costruisce la divinità senza riconoscervisi?
Perché l’uomo, risponde Feuerbach, trova una natura insensibile alle sue sofferenze, perché ha segreti che lo soffocano e nella
religione allevia il proprio cuore oppresso.
Dio è l’ottativo del cuore umano divenuto tempo presente, ossia beata certezza, è la spregiudicata onnipotenza del sentimento, è
la preghiera che si esaudisce, il sentimento che ascolta se stesso; è l’eco del nostro grido di dolore. La sofferenza deve
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estrinsecarsi; inconsciamente l’artista dà di piglio al liuto per effondere nella musica la propria sofferenza. Placa il suo dolore
nell’ascoltarlo, nell’oggettivarlo; allevia il peso che opprime il suo cuore partecipandolo, trasformando il suo dolore in dolore
universale. Ma la natura non ascolta i lamenti dell’uomo, è insensibile alle sue sofferenze. Perciò l’uomo fugge dalla natura, dalle
cose visibili, e si rifugia nel proprio intimo per trovare qui ascolto alla propria sofferenza. Qui egli esprime i segreti che lo
soffocano, qui allevia il proprio cuore oppresso. Questo conforto del cuore, questo segreto che ha potuto rivelarsi, questa
“ Dio è una lacrima dell’amore versata nel più profondo segreto della miseria
sofferenza che ha potuto effondersi è Dio.
umana ”. al Dio in cielo Feuerbach sostituisce un’altra divinità, l’uomo “ di carne e di
Ecco, dunque, svelato il mistero della religione:
sangue ”. Alla morale che raccomandava l’amore di Dio, egli intende sostituire la morale che raccomanda l’amore dell’uomo in
nome dell’uomo. E’ questo l’intento dell’umanesimo di Feurbach: quello di trasformare gli uomini da amici di Dio in amici degli
uomini che lavorano, da candidati dell’aldilà in studiosi dell’aldiqua, da cristiani, che per la loro stessa ammissione sono metà
animali metà angeli, in uomini nella loro interezza.
FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE
La posizione di Nietzsche in materia religiosa è nota:
“ La Gaia Scienza ”
in un passo de , il filosofo tedesco così si esprime rispetto al problema di Dio:
“ Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare
incessantemente: “ Cerco Dio! Cerco Dio! “. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio,
suscitò grandi risa.
“ E’ forse perduto? ” disse uno. “ Si è perduto come un bambino? ” fece un altro.
“ Oppure sta ben nascosto? ” Ha paura di noi? Si è imbarcato? E’ emigrato? ” – gridavano e ridevano in una gran confusione. Il
a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “ Dove se n’è andato Dio? – –
folle uomo balzò in mezzo gridò ve lo voglio dire! Siamo
stati noi ad ucciderlo: voi e io!
Siamo tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potremmo vuotare il mare benevolo fino all’ultima goccia? Chi
ci dette la spugna per strusciar via l’intero orizzonte? Che mai facemmo, a scioglier questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è
che si muove ora? Dov’è che ci muoviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in
avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su
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di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto più freddo? Non seguita a venire notte, sempre più notte? Non dobbiamo accendere
lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo
ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dei si decompongono!
Dio è morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di più sacro e di più
possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale
acqua potremo noi lavarci? Quali riti espiatori, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la
grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un’azione
più grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtù di questa azione, ad una storia più alta di quanto mai
siano state tutte le storie fino ad oggi! ”. A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori:
anch’essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense.
“ Vengo troppo presto – –
proseguì non è ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il
suo cammino: non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni
vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate. Quest’azione è
eppure son loro che l’hanno compiuta! “. Si racconta ancora
ancora sempre più lontana da loro delle più lontane costellazioni:
che l’uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo.
a rispondere invariabilmente in questo modo: “ Che altro sono ancora
Cacciato fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato
queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio? “.
La morte di Dio è, dunque, il grande evento della storia dell’umanità. Nietzsche allude ad un preciso fatto storico: a parti re
dall’Illuminismo si è progressivamente approfondita la secolarizzazione della cultura europea; l’uomo si è fatto adulto e ha
iniziato a vivere senza più bisogno di favole infantili. Certo, la crisi nichilista dei valori tradizionalmente connessi alla religione ha