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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Isteria, tra realtà ed allucinazione
Autore: Silvia Bartoli
Descrizione: la mia tesina tratta della malattia che ha permesso a freud di ipotizzare l'inconscio. inoltre espongo anche come viene vista la malattia mentale e gli istituti manicomiali
Materie trattate: filosofia, italiano, arte
Area: umanistica
Sommario: La malattia mentale ha sempre affascinato pensatori illustri, scrittori e artisti. La cultura del 1800 aveva indicato la malattia mentale in generale come una malattia i cui disturbi potevano collegarsi a lesioni organiche; ma solo con la scoperta dell'inconscio si è potuto dare una connotazione non più organica di queste malattie. L'inconscio fu scoperto grazie agli studi fatti da medici di estrema importanza verso una malattia mentale indubbiamente affascinante: l'isteria. L'isteria fu studiata ancor prima di Freud e Breuer; fu infatti non solo citata nel Timeo di Platone, in cui si riconobbero dei rapporti della malattia con i disturbi di carattere sessuale, ma dallo stesso Ippocrate, definendo le sacerdotesse che proferivano i loro oracoli come affette da isteria. Tutto ciò fu abbandonato nel Medio Evo, in cui vari soggetti affetti da questa malattia furono processati per stregoneria, considerando l'isteria come la prova di una "possessione demoniaca". Questa convinzione, alimentata dalla Chiesa, portò a una vera persecuzione. Solo quando si attuarono veri studi sull'anatomia (XVIII ââ¬" IXX sec.) si incominciò a pensare all'isteria come una malattia, anche se inizialmente fu classificata come una malattia del cervello e non della personalità come poi spiegheranno Breuer e Freud con lo studio di Anna O. e di Emmy von O. Prima ancora però alla concezione "somatica" dell'isteria si opposero Charcot e il suo allievo Pierre Janet, concludendo che l'isteria era una malattia della sintesi personale, considerandola una malattia "della coscienza" se pure ritenendola erroneamente ereditaria.
una peculiarità: spesso presenta tra i sintomi la paralisi o parziale o totale di alcune parti del corpo,
e come nel caso di Anna O. ci può essere anche l’afonia (che come succede ad Anna si può limitare
ad una sola lingua, mentre parla un’altra lingua correttamente!).
Ma quali sono le motivazioni che scatenano l’Isteria? Per spiegarle Freud si avvalse non solo
dell’opera di Charcot (1880/85) ma anche delle sue rielaborazioni di casi di Breuer. Nel 1893 Freud
scrisse il “Meccanismo psichico dei fenomeni isterici”, scritto che poi confluì negli “Sudi
sull’Isteria” (1895) in cui Freud indaga sulle cause della malattia. Si spiega l’isteria comunemente
come reazione a un trauma: questo trauma può essere dato da un vero avvenimento che ha attentato
alla vita del paziente o può avere una correlazione simbolica. Come capire meglio un trauma da
correlazione simbolica? Facciamo degli esempi significativi.
Anna O. per un certo periodo diventa idrofoba. Breuer venne poi a conoscenza che Anna aveva
provato disgusto, qualche anno prima, nel vedere un suo cane bere dal bicchiere della sua padrona.
E ancora un uomo, da vent’anni dormiva male durante l’inverno: si seppe poi che nel novembre di
prima aveva vegliato per molte notti il figlio malato.
vent’anni 5
II
Cessante causa cessat effectus
Col cessare della causa cessa l’effetto
S embra davvero straordinario che eventi vissuti tanto tempo addietro possono essere i motivi
scatenanti di un attacco isterico. È naturale che il ricordo deve provocare una intensa
reazione al soggetto, ma è particolarmente affascinante l’effetto quasi “catartico” che
produce il metodo per curare da questa malattia: l’ipnosi.
Infatti ogni sintomo isterico scompare immediatamente nel momento in cui la paziente, sottoposta
ad ipnosi, raccontava al terapista il ricordo traumatico. Bisognava portare il ricordo allo status
nascendi, espresso a parole, per poi rimuovere i sintomi isterici provocati da esso. I ricordi
traumatici sono quasi completamente assenti nella memoria dei pazienti e, quindi, se estremamente
forti, possono confluire nell’ultima fase: la fase allucinatoria. Solo con l’intervento dell’ipnosi,
l’isterico tramite l’individuazione e la successiva esposizione del ricordo traumatizzante, riesce a
curarsi in modo definitivo.
Una bambina soffriva da anni di convulsioni, che vennero scambiate inizialmente per convulsioni
“Al cane! Al
epilettiche. Solo quando fu ipnotizzata essa ebbe una crisi: incominciò ad urlare
cane!”, e successivamente si venne a sapere che aveva avuto il primo dei suoi attacchi quando fu
inseguita da un cane arrabbiato. 6
III
Il caso di Anna O.
D al dicembre del 1880 al giugno del 1882 Breuer si occupò di un caso tipico di isterismo,
quello di Anna O. Si trattava di una ragazza di 21 anni, di intelligenza fuori dal comune,
che aveva presentato dei sintomi isterici durante la malattia che aveva portato il padre
alla morte. I sintomi erano paralisi alle gambe ed a un braccio, disturbi gravi della vista e del
linguaggio, impossibilità di mangiare, e una tosse nervosa e per questo che Breuer fu consultato.
Nello sviluppo della malattia Anna manifestò due stati di coscienza ben distinti: uno del tutto
normale, l’altro di una “bambina cattiva”; si trattava quindi di un classico caso di doppia
personalità. Il passaggio tra tali stati di coscienza era rappresentato da una fase di autoipnosi dal
quale Anna riusciva a risvegliarsi lucida e psichicamente normale. Durante alcune sedute con
Breuer la ragazza raccontò di terrificanti allucinazioni (spesso tratte dalle favole di Hans Andersen)
e solo dopo essa si sentiva sollevata appieno. Quando un giorno descrisse a Breuer tutti i particolari
che parlava fluentemente l’italiano e
dei sintomi, con grande stupore del medico e della paziente
l’inglese ma non il tedesco, sua lingua madre, essi scomparvero. A questo punto Breuer incominciò
a sottoporre la paziente ogni mattina ad un’ipnosi artificiale fino a quando si dovette allontanare per
un periodo. Fu subito richiamato poiché Anna aveva peggiorato minacciando il suicidio. Con la
speranza di migliorare il suo stato di salute Breuer suggerì di allontanarla da Vienna e di trasferirla
in campagna, cosa che però provocò in lei profonde turbe psichiche. Spesso cadeva in uno stato di
sonnolenza che durava giorni e nel sonno spesso si dimenava irrequietamente ripetendo
“Tormentare, tormentare”. Allora Breuer che non voleva ricorrere ai consueti sedativi, incominciò
la vera e propria talking cure, inducendo Anna anche a praticare una specie di volontariato presso
poveri e malati con intenti terapeutici. Tuttavia, Anna manifestò sempre più nettamente la
distinzione tra le due coscienze, e quello che gli raccontava la “bambina cattiva” era correlato alle
sue allucinazioni. Nel 1882 si decise così di farla ritornare a Vienna, ma successe una cosa alquanto
strana: lei riviveva gli eventi dell’inverno dell’anno precedente. Breuer, a questo punto non
comprendendo lo stato d’animo della paziente, dovette servirsi di un diario della madre di Anna e,
grazie a questa conoscenza del passato della paziente, il medico riuscì a far emergere dalla sua
psiche gli avvenimenti occorsi prima del suo arrivo, individuando così le cause dell’isteria. 7
Nel luglio del 1880 il padre, mentre soggiornava in campagna, era ammalato gravemente. Anna
incominciò a vegliare di notte il. Una notte cadde in un sogno ad occhi aperti e vide un serpente
nero che veniva dalla parete verso il padre per morderlo: cercò di tenerlo a bada ma era come se
fosse paralizzata. Il braccio destro su cui si era addormentata incominciò ad intorpidirsi, diventando
quasi paralizzato. Anna se lo era guardato e aveva visto le dita trasformarsi in tanti piccoli serpenti
con teschi al posto della testa. Quando i serpenti svanirono cercò di pregare, ma non le veniva in
mente nessuna preghiera tranne dei versi infantili in inglese e da allora incominciò a pensare e a
parlare in questa lingua. Da quel momento in poi qualsiasi oggetto con la forma serpentina riportava
Anna all’allucinazione terrificante. A questa ne fecero seguito altre e si manifestarono i sintomi
dell’isteria.
Breuer incominciò pazientemente a rimuovere uno per uno i sintomi dell’isteria, sottoponendo
Anna all’ipnosi per farle rivivere il passando e liberarla quindi dai ricordi.
Ma cosa aveva influito nella psiche di Anna, perfettamente sana e che ora l’aveva indotta ad avere
una maggiore esposizione alla malattia? Breuer ipotizzò che gran parte delle cause erano da
identificare nella vita familiare monotona e nella mancanza di occupazioni intellettuali, che
lasciavano in lei un eccesso di vivacità e di energia mentale. Inoltre, questo eccesso di vivacità la
portava spesso a sognare ad occhi aperti il che aveva gettato le basi per la sua dissociazione.
Si sa che Anna O. è uno pseudonimo: Anna, il cui nome è Bertha, divenne poi la prima assistente
sociale in Germania, fondando poi una rivista e diversi istituiti di preparazione per gli studenti, e si
impegnò attivamente contro l’emancipazione della donna e per i bambini. 8
IV
La figura di Fosca
L’isteria nella letteratura
I l romanzo tratta della relazione tra un giovane avvenente ufficiale, Giorgio e Fosca, una
giovane donna cugina del Colonnello. A ventotto anni, dopo una grave malattia, Giorgio è
giunto a Milano senza un vero scopo. Qui conosce Clara, donna sposata e bellissima di cui si
innamora. Richiamato al servizio viene dislocato in una piccola località di provincia. Entrato nelle
grazie del suo comandante, conosce la cugina Fosca, malata di isterismo. Fosca si attacca
disperatamente a Giorgio, il quale, disgustato dalla sua bruttezza, la respinge rivelandole di essere
innamorato di un’altra. Viene convinto però dal medico della malata a fingere di essere innamorato
salvarla dalla morte. L’ossessione e la morbosità che Fosca ha per Giorgio, lo coinvolge in
di lei per
una relazione che porterà lei alla morte e lui al deperimento, come se la sua linfa vitale fosse nutrita
della folle passione di Fosca. È uno scritto autobiografico in parte, ed è ricco di motivi tipici che la
scapigliatura eredita dal romanticismo.
L’isteria di Fosca irrompe improvvisamente nella vita di Giorgio. Entrato nelle simpatie del
colonnello del suo reggimento, incomincia frequentare la sua casa. Un giorno, mentre vi pranza
insieme con altri ospiti, viene colpito da urla strazianti e acute provenienti dalle stanze della casa.
Le grida sono così forti, che inizialmente Giorgio ne rimane impressionato fortemente, nello stesso
tempo, quello che della malattia della giovane donna (ha 25 anni) gli viene detto dal Colonnello e
dal medico lo incuriosisce. Finalmente la incontra e davanti ai suoi occhi si presentò una donna
bruttissima:
Un lieve sforzo di immaginazione poteva lasciarne intravedere lo scheletro, gli zigomi e le ossa
delle tempie avevano una sporgenza spaventosa l’esiguità del suo collo formava un contrasto
vivissimo colla grossezza della sua testa, di cui un ricco volume di capelli neri, folti, lunghissimi,
quali non vidi mai in altra donna, aumentava ancora la sproporzione. Tutta la sua vita era né suoi
– occhi d’una beltà sorprendente. Non era possibile
occhi che erano nerissimi, grandi, velati
credere che ella avesse mai potuto essere stata bella, ma era evidente che la sua bruttezza era per
la massima parte effetto della malattia. E che, giovinetta, aveva potuto forse esser piaciuta. La sua
persona era alta e giusta; v’era ancora qualche cosa di quella pieghevolezza, di quella grazia, di
9
quella flessibilità che hanno le donne di sentimento e di nascita distinta; i suoi modi erano così
naturalmente dolci, così spontaneamente cortesi che parevano attinti dalla natura più che
dall’educazione: vestiva colla massima eleganza, e veduta un poco da lontano, poteva trarre
ancora in inganno. Tutta la sua orribilità era nel suo viso.
Tuttavia, l’acutezza con cui Fosca parla dei libri che Giorgio le aveva mandato, la sensibilità che
dimostra, la delicatezza dei suoi gusti lo toccano profondamente. Fosca, saputo della predilezione di
Giorgio per i fiori gli indica dalla finestra la serra di fronte alla casa. Passa in quel momento un
convoglio funebre e Fosca ha una crisi isterica: impallidisce, emette un urlo terribile e si accascia a
terra svenuta. Giorgio ne rimane turbatissimo. Il giorno dopo, Fosca gli dice che quando ha visto il
convoglio funebre le si sono manifestati pensieri di morte, ha provato un senso di claustrofobia
all’idea della chiusura della bara.
Altre manifestazioni della malattia di Fosca le abbiamo nelle notti che passa vegliata da Giorgio,
anche quando è colpita da una crisi isterica che la vede in posizioni penose. Durante i terribili
spasmi lei non si dimentica del suo innamorato, che prova disgusto, per le crisi epilettiche unito, a
pietà per lei:
Si lacerava i capelli, e tentava di percuotere la testa alla parete. In mezzo a quelle sue urla, a quei
suoi spasmi, non si dimenticava però di me; mi avvinghiava tra le sue braccia con forza, quasi
avesse voluto cercare salvezza sul mio seno, e non mi lasciava libero se non quando i suoi dolori
l’avevano abbandonata.
La crisi peggiore che Fosca ha davanti a Giorgia fu durante una gita in campagna; Giorgio cerca un
po’ di solitudine, ma questo provoca in Fosca un effetto catastrofico. Lei, che per cercarlo si graffia,
capisce quanto il loro rapporto incominci a logorare la salute di Giorgio, ma quando la trova e lui le
nega la parola, la bacia con freddezza, urla di lasciarlo in pace. Fosca viene presa da una delle crisi
isteriche peggiori che Giorgio avesse mai visto, fino a che lei non cade priva di conoscenza.
Fosca è una figura piena di sfaccettature per la sua intelligenza, la sua personalità ma anche per le
crisi della sua malattie e per le contraddizioni. Il libro di Tarchetti di cui è protagonista fu
“Il pungolo” e rimasto incompiuto per la morte, a soli trenta anni,