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Storia: Italiani ed emigrazione; il razzismo
Geografia: Lo sviluppo; Nigeria
Storia dell'arte: Il discobolo
Musica: La ricchezza multiculturale
Tecnologia: Biotecnologia; dieta mediterranea
Inglese: Reasons why people leave their countries for others
Educazione motoria: Jesse Owens; giochi panellenici; Olimpiadi
Francese: La marseillaise
Scienze: La genetica
Religione: Il pacifismo, mahatma Gandhi
ragazzi. Una volta gli sputano addosso da un’auto in corsa.
Quando gli dicono che al Nord si sta meglio, va a Como dove
trova lavoro come falegname. E poi viene assunto come
saldatore in un’officina, dove rimane per tre anni, lavorando
nove ore al giorno, sabato compreso. Prendeva una paga di
circa 800 euro al mese senza assicurazione, ma quasi 450 euro
se ne vanno solo per l’affitto. In una fabbrica di serramenti di
alluminio diventa capo officina. E’ un lavoro duro, lo ammette,
ma lui stringe i denti perché vuole mettere da parte i soldi per
lavorare in proprio che è il suo sogno. Oggi il suo sogno si è
realizzata in quanto ha aperto un negozio per telefonate
internazionali alla periferia di Milano.
Ronaldo: clandestino poi diventato in regola.
Racconta che quando era nel suo paese 150 dollari al mese che
guadagnava come chirurgo al pronto soccorso li lasciava alle
suore dell’ospedale di della sua città. Meglio allevare gamberi,
come facevano tutti lungo la costa. Nel 1997, purtroppo,
un’epidemia gli ha portato via l’allevamento. Ha dovuto
vendere tutto, lo stabilimento, due camion, il Ford Brenco 4x4,
10 mila galline da uova. Licenziati i tre dipendenti, ha perso
anche la famiglia. Ronaldo con un visto turistico è finito in
Spagna. Per sei mesi ha lavorato come giardiniere e aiutante
falegname. Nel 98 è arrivato in Italia, sempre da clandestino,
assieme alla sorella. Per vivere, insegna lo spagnolo, assiste un
anziano che ha l’Alzheimer, pulisce gli uffici. Per dormire,
divide una stanza con altre sei persone, tre per letto. Più della
metà dei soldi che guadagna se ne vanno per i pochi centimetri
di materasso. Adesso fa l’infermiere, lavora nel carcere di
Monza. Gli danno 9 euro l’ora, il 20% se lo tiene l’agenzia, ma
alla fine del mese ne guadagna quasi 1500 euro. Anche se è
medico chirurgo e ha eseguito oltre 600 interventi la sua
laurea in Italia non vale niente. Ha chiesto il riconoscimento,
ma sta aspettando una risposta del Ministero della Sanità. Gli
piacerebbe tornare a fare il medico. Infatti, quando legge che
in Italia mancano specialisti negli ospedali gli viene un po’ di
rabbia. Intanto si accontenta di fare iniezioni e cambiare le
flebo. Gli piacerebbe anche tornare a fare l’imprenditore,
ritentare magari con i gamberi, ma sa che ci vogliono troppi
soldi. Inoltre sta risparmiando per comprarsi una macchina
un giorno. Vorrebbe tornare nel suo paese per rivedere i suoi
figli, ma non si può. Anche se il paese è ricco di risorse, la
corruzione si porta via tutto.
Un libro che si basa sulla storia vera di un immigrato è “Nel
mare ci sono i coccodrilli” di Enaiatollah Akbari
•Le trasformazioni sociali:
Le migrazioni hanno sempre avuto un ruolo importante
nello sviluppo economico, politico e sociale della popolazione
europea. Tuttavia, un’immigrazione massiccia e incontrollata
può avere gravi ripercussioni sociali e politiche per la maggior
parte dei paesi di accoglienza, provocando tensioni etniche e
religiose, disagi e scontri anche a livello politico.
Non è quindi sufficiente adottare misura a favore
dell’integrazione, ma è indispensabile fronteggiare e spegnere
fiammate xenofobe e razziste. Il fenomeno migratorio
verificatosi nell’Europa occidentale ha determinato il formarsi
di un nuovo pluralismo etnico e culturale con la presenza di
minoranze religiose (musulmana, induista, buddista) che
hanno trasformato la società europea da multi-confessionale
(cattolica, protestante, ortodossa) in plurireligiosa.
Parallelamente a queste trasformazioni a carattere culturale
e religioso, si è verificato in Europa la ripresa di una cultura
razzista con atteggiamenti di xenofobia ed intolleranza, che nel
passato erano stati condannati ed ampiamente rifiutati, per
cui si pensava fossero scomparsi dalla società occidentale.
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•Il razzismo del duemila
Questa forma di razzismo si basa soprattutto
sull’esaltazione delle differenze fisiche e culturali: è in base ad
esse che viene identificato il “diverso”, visto come un nemico
da fronteggiare e rendere “innocuo” seguendo una pericolosa
spirale di violenza. Vi è poi una minoranza che esalta la
superiorità della propria etnia, della propria cultura, della
propria identità nazionale, che vanno “difese” con qualsiasi
mezzo. Questi gruppi minoritari di fanatici dividono la società
in “buoni e cattivi”, “amici e nemici”, “bianchi e neri”, senza
accettare la presenza di altri gruppi etnici, né tantomeno l’idea
della convivenza.
Esiste infine una più vasta categoria di persone che, di
fronte al fenomeno dell’immigrazione, prova smarrimento,
irritazione e paura: smarrimento nei confronti di chi è
“diverso” per colore della pelle, cultura e religione; irritazione
verso chi “invade” il nostro “territorio”, verso chi non
rispettale regole tradizionali della nostra società e infrange le
norme del mercato del lavoro; paura verso chi viene ritenuto
socialmente pericoloso. Queste persone propendono per una
rigorosa chiusura delle frontiere e per l’espulsione degli
stranieri, senza tradurre le loro preoccupazioni nella richiesta
di soluzioni concrete e praticabili, capaci di promuovere la
politica dell’integrazione.
Esiste però anche una minoranza di un certo rilievo che, pur
riconoscendo le difficoltà connesse alla realizzazione di nuove
forme di convivenza, ritiene necessario impegnarsi per
arrivare ad un’integrazione culturale e sociale fra gruppi
etnici diversi.
In ogni caso il fenomeno del razzismo, dell’intolleranza, del
disagio sociale va collocato in un più ampio contesto, che
comprende le profonde trasformazioni del nostro tempo, di cui
siamo contemporaneamente spettatori e protagonisti: i
cambiamenti verificatisi dell’Est europeo, i conflitti connessi
ad un rinascente e pericoloso nazionalismo, il degrado
ambientale e sociale, i meccanismi di interdipendenza
economica che si stanno sviluppando a livello planetario, il
crescente divario fra Paesi ricchi e Paesi poveri.
Accanto a questi problemi va collocata l’immigrazione, il cui
impatto costringe la società occidentale a rimettere in
discussione gli elementi fondamentali della propria civiltà: lo
studio di diritto, le tradizioni e i valori della democrazia, i
principali di universalismo, uguaglianza e piena cittadinanza
rende difficile trovare soluzioni accettabili e soprattutto
efficaci per contrastare e sconfiggere il “problema razzismo”,
così complesso a volte drammatico. La situazione si presenta
ancora più complicata perché le stesse comunità di immigrati
mostrano frequentemente la tendenza a conservare la loro
identità culturale e linguistica, sentita come una forma di
difesa contro l’isolamento e l’emarginazione.
A volte l’irrigidimento dei gruppi extracomunitari è una
risposta a manifestazioni di intolleranza e di razzismo, oppure
al sorgere di movimenti ideologici e politici a sfondo razzista,
che provocano sentimenti di paura e di ulteriore chiusura.
E’ tuttavia necessario iniziare il cammino verso una società
multietnica, multiculturale e multireligiosa, pacificata dalla
nascita di una cultura scaturita da una sintesi di valori e
costumi fra loro diversi.
Atteggiamento di disprezzo e intolleranza verso determinati
individui e gruppi considerati inferiori (per citare un esempio,
la razza “ariana hitleriana” considerava gli Ebrei inferiori da
tutti i punti di vista.
•Tre tipi di Razzismo:
Gli episodi di violenze contro gli stranieri, che si verificano
nel nostro come negli altri paesi, sono tutti ugualmente
condannabili. E’ comunque possibile individuare motivazioni e
sentimenti diversi alla base di certi atteggiamenti xenofobi.
Le tipologie principali del razzista sono tre:
- Razzista Razzista: questo tipo di razzista cerca di
presentarsi dichiaratamente razzista e nutre un odio profondo
nei confronti degli stranieri che molto spesso non viene
neppure motivato. E’ noto anche come razzismo facile e
esistono due tipi di questa categoria “bande di picchiatori”
identificati con i cosiddetti “naziskin”, il cui abbigliamento è
in conformità con la ricerca dello scontro (scarpe militaresco,
giubbotto, anfibi, con i capelli rasati ecc). Queste bande molto
spesso sono formate da gruppi di giovani (anche minorenni)
provenienti da aree periferici e urbane.
Un esempio estremo: gli skinheads
E’ tanto più facile avere atteggiamenti intolleranti, quanto
più la vita trascorre nell’ignoranza di quale ricchezza sia
rappresentata dalla diversità. Un esempio tipico di questo
atteggiamento è quello degli skinheads. Questo movimento
razzista ha la sua origine nei quartieri più poveri e più
squallidi di Londra, intorno agli anni Cinquanta: i giovani
aggressivi di allora, dediti alle battaglie di strada, violenti con
le donne e gli stranieri, si chiamavano <<teddy boys>>; negli
anni Sessanta tendono a chiamarsi <<mods>> e nel 1969 i più
<<duri>> fondano gli skinheads. Hanno le testa rasate, i
tatuaggi, i giubbotti neri imbottiti, gli <<anfibi>> ai piedi:
diventeranno terribili teppisti negli stadi e, nelle strade,
daranno la caccia agli immigrati di colore, agli handicappati,
alle donne, persino ai bambini, ostentando scritte che
inneggiano al fascismo e al nazismo.
L’etnocentrismo diventa in questi giovani senza futuro il
pretesto per ogni eccesso possibile: la <<difesa>> del territorio
da ingerenze esterne è simile a quella di un animale selvatico,
ma il loro tono è spesso isterico, sostenuto dall’alcol e
dall’istigazione reciproca. In realtà, è ovvio, queste bande non
difendevano altro che il proprio isolamento culturale e la
fierezza della propria ignoranza più completa.
Immagine: gli Skinheads
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- Difensore del territorio: questa variante è costituita dai
cosiddetti “difensori del territorio”. Per la prima volta fecero
la loro prima comparsa nell’area romana, soprattutto durante
i primi anni Novanta del Novecento. Per questo gruppo di
persone il razzismo scoppia nel momento in cui si prospetta
una sorta di convivenza troppo ravvicinata (non a caso è detto
difensore del territorio).
- Cripto Razzista: viene chiamato così il terzo tipo di razzista
italiano proprio perché razzista “nascosto”. Diciamo che
questi non mostrano apertamente un rifiuto dello straniero.
Anzi, vorrebbero conoscerlo (nasce in loro la curiosità)
anche se infondo l’importante per loro è che ci sia una certa
distanza tra “Loro” e “Noi”. La loro è comunque una grave
colpa in quanto favoriscono la creazione dell’immigrato
come vittima e lasciano agli altri il compito
dell’aggressione.
E ci sono altri tipi di razzismo (Etnico, cuturale e
autolesionistica).
L’apartheid:
Dietro alle teorie razziste, d’altra parte, c’era allora il banale
desiderio di sfruttare i popoli degli altri continenti come
lavoratori a cui chiedere molto in termini di produzione e a
cui dare poco in fatto di salari. Un esempio classico è quello
verificatosi in Sudafrica dal 1949 al 1992: il cosiddetto
<<apartheid>>, cioè una serie di leggi, votate dalla minoranza
bianca al potere in quello Stato in gran parte abitato da neri
Bantu, in base alle quali erano vietate unioni tra bianchi e
neri, erano negati ai Bantu i diritti politici ed erano proibiti
persino luoghi pubblici. Essi, di fatto, vivevano in quartieri
diversi da quelli dei bianchi e dovevano mostrare uno speciale
lasciapassare per andare da un territorio all’altro.
Soltanto la salita al potere di un leader nero, Nelson
Mandela, ha messo fine a questa vergogna, anche se di fatto i
bianchi continuano a rappresentare una gran parte della
popolazione ricca di quel paese.
NELSON MANDELA (img)
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L’emigrazione ha rappresentato uno dei fenomeni sociali e
politici più rilevanti dopo l’Unità d’Italia, dato che milioni di
nostri concittadini sono partiti verso Paesi stranieri.