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Sintesi
Soria: Giovanni Giolitti

Italiano: Giovanni Pascoli

Economia Aziendsale: i costi industriali

Diritto: il ministro dello sviluppo economico; il Governo

Scienze delle Finanze: l'impresa pubblica

Inglese: Word; spredsheet; database

Matematica: l'applicazione dell'analisi all'economia

Informatica: il sistema informativo aziendale
Estratto del documento

L produttivi nel momento in cui vengono utilizzati per la produzione e in base alla loro

destinazione a un oggetto (prodotto, commessa – prodotto spazialmente precisato che si

E distingue per caratteristiche fisiche, tecniche e qualitative; è l’output delle imprese a

produzioni singole e si può distinguere in commessa pluriennale, se richiede tempi di

produzione superiori all’anno, e commessa corrente, in caso contrari – , lotto – insieme di

prodotti fabbricati in serie che, rispetto a un modello base, presentano alcune

caratteristiche comuni e alcune differenze –, segmento di mercato ecc.).

Il costo dei prodotti fabbricati è una variabile cruciale del vantaggio competitivo

(leadership di costo e differenziazione), ma per raggiungere e mantenere una posizione di

eccellenza sul mercato occorre considerare anche altre variabili, quali la qualità e la

tempestività nel soddisfare le esigenze del cliente. Per gestire i costi bisogna conoscere

quali fattori li originano e quali relazioni li legano agli output dell’impresa; pertanto è

anzitutto necessario procedere a:

 definire gli oggetti di cui si vogliono misurare costi, ricavi e risultati;

 classificare i costi aziendali;

 scegliere le modalità di calcolo e di ripartizione;

 individuare il momento di effettuazione del calcolo.

L’oggetto di misurazione (o oggetto di calcolo) è l’entità di cui si vuole conoscere il costo

e, ove possibile, il ricavo e il risultato economico.

La scelta dell’oggetto di misurazione deve rispondere alle esigenze conoscitive

dell’impresa e dipende dai suoi fattori critici di successo. La scelta dell’oggetto di

misurazione può privilegiare una prospettiva di tipo produttivo: in tal caso l’oggetto di

misurazione può essere il singolo prodotto, la linea di prodotti, il processo produttivo o le

singole fasi di esso. Altre prospettive di osservazione portano il management a scegliere

oggetti di calcolo più sofisticati quali i canali distributivi, il sistema clienti, le unità

organizzative, le aree strategiche d’affari, le zone o le aree geografiche e così via.

Secondo i dati in base ai quali si calcolano, i costi si distinguono in:

 costi effettivi: si determinano con riferimento a una specifica produzione già

effettuata (costi consuntivi) o da effettuare in futuro (costi previsti);

 costi standard: si determinano in base a un’ipotetica produzione, in funzione di

condizioni poste alla base di calcoli; in altre parole, rappresentano i costi che

l’impresa sosterrebbe se operasse nelle condizioni ipotizzate.

A seconda dell’oggetto per il quale sono stati impiegati i fattori produttivi consumati, i

costi si distinguono in:

 costi specifici: sono i costi dei fattori produttivi e delle attività impiegati

specificamente ed esclusivamente per ottenere un oggetto;

 costi comuni: riguardano i fattori e le attività impiegati per svolgere più

produzioni nello spazio o nel tempo, ossia si riferiscono a più oggetti;

 costi generali: sono sostenuti per l’impresa nel suo complesso; possono

riguardare l’attività produttiva, commerciale o amministrativa. Ne sono esempi i

costi degli organi sociali e le imprese dirette.

A seconda del modo con cui i costi dei fattori impiegati sono riferiti all’oggetto del

calcolo, i costi si distinguono in:

 costi diretti: sono quei costi specifici che vengono riferiti a un dato oggetto in

modo immediato, in base ai consumi dei fattori produttivi e delle attività

specificamente assorbiti dall’oggetto;

 costi indiretti: vengono suddivisi tra vari oggetti di calcolo in base a criteri

soggettivi di ripartizione; corrispondono ai costi comuni e generali e a quei costi

specifici che non si è in grado o non si ritiene conveniente misurare

oggettivamente per riferirli direttamente all’oggetto.

A seconda degli effetti delle decisioni aziendali, i costi si distinguono in:

1

 costi cessanti: sono i costi che non vengono più sostenuti in seguito alla decisione

presa;

 costi emergenti: sono i nuovi costi che l’impresa deve sostenere in seguito alla

decisione presa.

Secondo la possibilità di eliminarli cessando i fabbricare determinati beni, i costi si

distinguono in:

Costi

 evitabili: sono i costi che risultano eliminati quando si cessa di produrre

determinati beni (sono i costi variabili e alcuni costi fissi specifici di quella

lavorazione);

 costi inevitabili: sono quelli che non possono essere soppressi anche se vengono

eliminati determinati prodotti (sono i costi fissi sostenuti per dotare l’impresa di

una data capacità produttiva e distributiva).

Secondo la funzione aziendale a cui si riferiscono, i costi si classificano per

destinazione in:

Costi

 di produzione, detti anche di fabbricazione o industriali;

Costi

 di vendita, detti anche di distribuzione o commerciali;

Costi

 amministrativi;

Costi

 finanziari;

Costi

 tributari, si riferiscono alle imposte dirette; le imposte di fabbricazione

(accise) sono invece elementi dei costi di produzione.

Secondo i fattori produttivi ai quali si riferiscono, i costi si distinguono in:

Costi

 reali: riguardano fattori produttivi ottenuti dall’impresa pagando un

corrispettivo (beni strumentali, compensi per prestazioni di lavoro dipendente o

autonomo, interessi su capitali di debito, ecc.);

Costi

 figurativi: sono relativi a fattori a disposizione dell’impresa, senza obbligo

di remunerazione; non sono costi realmente sostenuti, ma solo stimabili sulla base

delle remunerazioni che il titolare o i soci avrebbero percepito impiegando i

capitali in investimenti alternativi o che l’imprenditore avrebbe potuto percepire

svolgendo la propria attività presso terzi.

Quando si osserva la relazione esistente tra livello dei costi e volumi di produzione, i

costi si distinguono in variabili, fissi, semivariabili o semifissi.

Costi variabili: al variare delle quantità prodotte variano proporzionalmente (costi

proporzionali) o più che proporzionalmente o meno che proporzionalmente. Si

sostengono solo se si produce e in una misura che dipende dalle quantità prodotte.

Incidono sul costo unitario in misura costante. Sono tipicamente costi variabili il costo

delle materie prime, delle parti componenti, della manodopera diretta.

euro

cv = costo variabile unitario

q = quantità prodotta CV = cv x q

q

Cosi fissi: entro i limiti della capacità produttiva data, non variano al variare del volume

di produzione. Il loro ammontare dipende dalla struttura tecnico-organizzativa e dalla

conseguente capacità produttiva. Si sostengono anche in assenza di produzione perché

sono costi di struttura (o di capacità) sostenuti per mantenere in vita l’impresa e poter

disporre di una certa capacità produttiva, indipendentemente dal fatto che essa sia

1

sfruttata o dal suo grado di sfruttamento. Poiché un’impresa ha una determinata struttura

che cambia solo in base a decisioni di medio/lungo periodo, nel breve periodo si ha una

unico livello di costi fissi. Incidono sul costo unitario del prodotto in misura decrescente

rispetto alla quantità fabbricata. Sono tipicamente costi fissi le quote di ammortamento, i

canoni di locazione e leasing finanziario, i premi di assicurazione.

euro

CF = costi fissi

q = quantità prodotta CF

Costi semilavorabili o semifissi: sono formati da una parte fissa, che si sostiene anche in

q

assenza di produzione, e da una parte variabile, che si sostiene in funzione delle quantità

prodotte. Se prevale la componente fissa sono detti semifissi, se prevale quella variabile

sono detti semivariabili.

Rispetto all’impresa nel suo complesso, i costi del personale possono essere considerati

prevalentemente come costi fissi.

Rispetto a singole parti dell’impresa o a singoli oggetti di misurazione è invece possibile

distinguere tra componenti variabili e componenti fisse. A tal fine i costi del personale

devono essere scissi in:

Costi

 inerenti ai dipendenti direttamente impiegati nell’attività produttiva

(manodopera diretta). Detti costi si considerano:

a) costi variabili a imputazione diretta;

b) costi fissi specifici;

Costi

 inerenti ai dipendenti impegnati nelle attività di supporto, di controllo, di

supervisione, di direzione (manodopera indiretta).

Quando è possibile distinguere i costi fissi dai costi variabili, l’impresa utilizza uno

strumento detto diagramma di redditività (break even analisy) il quale consente di

determinare a quale grado di sfruttamento della capacità produttiva, o in corrispondenza a

quale volume di vendita, o a quale ammortamento di fatturato dell’impresa si realizza

l’equilibrio economico.

Il punto di equilibrio corrisponde al punto di intersezione della retta che rappresenta i

costi totali con la retta che rappresenta i ricavi. A sinistra del punto di equilibrio i costi

totali superano i ricavi e l’impresa sopporta perdite; a destra del punto di equilibrio i

ricavi superano i costi e l’impresa consegue utili. Nel punto di equilibrio, costi e ricavi si

equivalgono e il risultato economico è uguale a zero (pareggio).

Esso è dato dall’equazione: p x q = CF + cv x q da cui q = CF : (p – cv)

la differenza tra prezzo di vendita e costi unitari variabili (p – cv) costituisce il margine di

contribuzione con il quale ogni prodotto partecipa alla copertura dei costi fissi.

1 punto di area di

equilibrio utile

euro CF

q

area di

perdita

Dal diagramma di redditività si possono trarre le seguenti osservazioni:

a) per coprire i costi è necessario raggiungere un volume di attività pari a quello

indicato dal punto di equilibrio; solo con un volume superiore a quello

corrispondente al punto di equilibrio si realizza un utile;

b) le imprese che hanno elevati costi fissi presentano un punto di equilibrio molto

alto e una gestione rigida: se si manifestano consistenti contrazioni dei ricavi, non

potendo ridurre i costi fissi, possono facilmente cadere in area di perdita.

L’analisi costi-volumi-risultati (break even analysis) consente di stabilire come si

modifica il risultato aziendale se varia l’importo dei costi variabili unitari, la quantità

prodotta e venduta, il livello dei prezzi di vendita, la struttura organizzativa e produttiva.

Con essa si è in grado di determinare quale ammontare dei ricavi deve essere raggiunto

perché l’impresa ottenga un prefissato risultato economico, o di quanto è possibile subire

la compressione dei ricavi, prima che l’impresa operi in perdita. La break even analysis

consente cioè di indagare la compatibilità tra potenzialità del mercato e struttura

produttiva. L’individuazione del pareggio è inoltre molto utile se collegata alla

dimensione temporale della gestione poiché consente di individuare l’epoca idonea per

attenuare operazioni di incentivazione, sconti, promozioni: quando, nel corso dell’anno, si

è certi di aver raggiunto il punto di pareggio si possono attuare politiche commerciali

aggressive.

L’impiego del diagramma di redditività per il calcolo del break even point e, quindi,

l’analisi costi-volumi-risultati incontra però vari limiti di applicazione:

Non

a) sempre i costi variabili e i ricavi variano linearmente, di conseguenza ciò

dovrebbero essere studiate funzioni matematiche diverse dalle rette;

Le

b) quantità prodotte sono ipotizzate uguali a quelle vendute, prescindendo dalle

esistono iniziali e dalle rimanenze finali che nella realtà esistono e spesso non

hanno importo coincidente;

Il

c) diagramma costituisce un modello eccessivamente semplificato per le imprese

multiprodotto; il rapporto tra le vendite dei vari prodotti non si presenta infatti

costante nel tempo e i risultati subiscono l’influenza delle variazioni che

intervengono nel mix delle vendite;

La

d) distinzione tra costi fissi e costi variabili non sempre è facile e le difficoltà

crescono al crescere della complessità aziendale

A seconda del metodo con cui si calcola il costo di un oggetto, la contabilità generale può

essere tenuta:

 a costi diretti (direct costing);

 a costi pieni (full costing).

La contabilità gestionale a costi diretti attribuisce all’oggetto di costo sia i costi variabili

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