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Sintesi
Italiano: Nazim Hikmet; Vittorio Zucconi

Scienze: le mutazioni genetiche

Storia: la seconda guerra mondiale

Geografia: gli Stati Uniti

Arte: Edgar Degas

Tecnica: l'inquinamento radioattivo

Ed. Motoria: il baseball
Estratto del documento

Soldati americani al fronte con la Germania durante la

Prima Guerra Mondiale (1918)

Soldati americani sbarcati in Sicilia nella Seconda Guerra

Mondiale (10 Luglio 1943)

• L’aspetto degli Stati Uniti d’America

I 50 stati che compongono gli Stati Uniti d’America

Vista satellitare degli Stati Uniti d’America

Cartina fisica degli Stati Uniti d’America

• I laghi

Lago Superiore

Lago Michigan

Lago Huron

Lago Erie

Lago Ontario

• Le catene montuose

I Monti Appalachi

Immagine delle Great Smoky Mountains (Monti Appalachi)

Mount Mitchell, la vetta più elevata degli Appalachi (2037 m)

Le Montagne Rocciose

Vetta innevata nelle Montagne rocciose

Il Grand Canyon

Il Grand Canyon visto dal bordo Sud

Paesaggio del Far West, terra nativa dei pellerossa

• I fiumi

Il Missisipi, uno dei fiumi più importanti del paese

Il fiume Colorado che tramite erosione ha formato il

Grand Canyon

Il Rio Grande, al confine tra Stati Uniti e Messico

• Gli insediamenti umani

Los Angeles, una delle maggior metropoli

americane

New York un’altra megalopoli americana

11 settembre 2001 attentato alle torri gemelle da parte

di Bin Laden

Due luci oggi sostituiscono le Torri Gemelle dopo l’11 settembre 2001

La Seconda Guerra Mondiale

A sinistra Hitler assieme a Mussolini, infatti nel 1936 era stata fondato l’Asse Roma-

Berlino. Mentre a destra Hitler in Giappone, per l’estensione dell’Asse in Asse

Roma-Berlino-Tokyo

Il ministro degli esteri tedesco assieme al primo ministro russo

per stringere il patto Ribbentrop-Molotov (agosto 1939)

1 Settembre1939, la Germania invade la Polonia provocando così l’attacco

dell’Inghilterra e della Francia

Giugno 1940: le truppe tedesche, e in seguito italiane, invadono la Francia

aggirando la linea Maginot e costringendola a firmare un armistizio

Un’immagine dell’operazione leone marino: nel 1940 la Germania

tenta un attacco aereo all’Inghilterra che però fallisce

22 Giugno 1941,alcuni carrarmati tedeschi invadono la

Russia facendo migliaia di morti e di prigionieri

Attacco aereo giapponese su Pearl Harbour (Hawaii) che

spingerà gli americani ad intervenire, Dicembre 1941

Truppe giapponesi mentre invadono la Malesia che era una colonia

britannica ,1942

Truppe anglo-americane sbarcate in Sicilia 10 Luglio 1943

Mussolini arrestato e appeso a testa in giù, 25

Luglio 1943 Un giornale

datato Giovedì 9

Settembre1943

riportante la

notizia

dell’armistizio

avvenuto un

giorno prima

La linea gotica che divideva l’Italia fino al 1945

6 Giugno 1944: D-Day, lo sbarco in Normandia

25 Aprile 1945 l’Italia viene liberata

«Little Boy», la bomba che venne sganciata su Hiroshima

Questo l’aereo che il 6 Agosto 1945 sganciò l’ordigno nucleare

Questo è quello che videro gli abitanti di Hiroshima alle 8.15 e 30 secondi del

6 Agosto 1945

Ecco come si presentava Hiroshima in seguito all’esplosione

«Fat Man», questo l’ordigno al plutonio 239 che gli

americani sganciarono il 9 Agosto 1945 su Nagasaki

Il fungo atomico generato su Nagasaki per l’impatto di

«Fat Man»

Questo l’aspetto di Nagasaki dopo l’esplosione

Commento

" La bambina di Hiroshima"

Di

Nazim Hikmet

Nazim Hikmet

Nazim Hikmet nasce nell’attuale Grecia il 20 novembre 1902. Nazim fu uno dei primi poeti rivoluzionari che

andarono ad Ankara per sostenere la Rivoluzione Turca. La sua prima pubblicazione avvenne a diciassette

anni su una rivista. Durante la guerra d'indipendenza lavorò come insegnante poi studiò sociologia presso

l'università di Mosca dove scoprì i testi di Marx e della rivoluzione sovietica.

Si sposò con Münevver Andaç, traduttrice in lingua francese e in lingua polacca a cui dedicò diverse poesie.

Nel 1951, a causa delle costanti pressioni, fu costretto a ritornare a Mosca ma la moglie e il figlio non

poterono seguirlo ed egli trascorse il suo esilio viaggiando in tutta Europa. Perse così la cittadinanza turca e

divenne polacco

Morì il 3 giugno 1963 in seguito ad una crisi cardiaca, oggi è ricordato principalmente per il suo capolavoro,

la raccolta Poesie d'amore, che testimonia il suo grande impegno sociale.

La bambina di Hiroshima

Apritemi sono io…

busso alla porta di tutte le scale

ma nessuno mi vede

perché i bambini morti nessuno riesce a vederli.

5 Sono di Hiroshima e là sono morta

tanti anni fa. Tanti anni passeranno.

Ne avevo sette, allora: anche adesso ne ho sette

perché i bambini morti non diventano grandi.

Avevo dei lucidi capelli, il fuoco li ha strinati,

10 avevo dei begli occhi limpidi, il fuoco li ha fatti di vetro.

Un pugno di cenere, quella sono io

poi il vento ha disperso anche la cenere.

Apritemi; vi prego non per me

perché a me non occorre né il pane né il riso:

15 non chiedo neanche lo zucchero, io:

a un bambino bruciato come una foglia secca non serve.

Per piacere mettete una firma,

per favore, uomini di tutta la terra

firmate, vi prego, perché il fuoco non bruci i bambini

20 e possano sempre mangiare lo zucchero.

Nazim Hikmet

Parafrasi

Apritemi sono io che busso alle porte di tutti i piani, ma nessuno mi vede perché sono morta e

nessuno riesce a vedere i bambini morti.

Sono nata a Hiroshima e lì sono morta tanti anni fa e tanti altri anni passeranno.

A quel tempo avevo sette anni e anche adesso ne ho sette poiché i bambini morti non

invecchiano.

Avevo dei capelli bellissimi ma il fuoco dell’esplosione atomica me li ha bruciati, avevo anche degli

occhi belli e brillanti ma il fuoco me li ha cristallizzati.

La bomba atomica mi ha trasformato in un pugno di cenere che poi il vento ha spazzato via.

Vi prego apritemi, non per me, perché io non ho bisogno né di pane né di riso e neanche di

zucchero, infatti un bambino morto non ne necessita.

Per piacere mettete una firma, fatelo perché la guerra non uccida i bambini e perché loro possano

continuare a vivere spensierati, uomini di tutta la Terra firmate.

Commento

Questa lirica è composta di 20 versi di varie misure disposti in 5 strofe da 4 versi ciascuna. Al verso

5 troviamo un enjambement ,che il poeta ha usato per far soffermare il lettore sulla parola morta,

mentre i versi sono sciolti. Inoltre è presente una similitudine al verso 16 in cui il poeta paragona

una foglia secca alla bambina morta per metterne in risalto la fragilità. Al verso 19 il poeta

paragona, anche se non apertamente, il fuoco alla distruzione provocata dall’esplosione.

In questa poesia sono presenti due figure che è importante analizzare si trovano ai versi 10 e 11-

12. La prima presente nella frase “avevo dei begli occhi limpidi, il fuoco li ha fatti di vetro” descrive

un fatto realmente accaduto infatti, l’esplosione atomica ha generato un flash potentissimo che ha

appunto accecato molte persone. Anche la seconda, contenuta nelle frasi “Un pugno di cenere,

quella sono io poi il vento ha disperso anche la cenere” si riferisce alla pioggia di ceneri avvenuta

dopo l’esplosione.

Questa poesia fa chiaramente allusione allo sgancio della bomba atomica su Hiroshima il 6 agosto

1945 che ha provocato 130 mila morti per maggior parte civili.

Questa poesia era stata allegata ad una raccolta di firme per la messa al bando delle armi nucleari,

cosa che ancora oggi non è accaduta.

Quello che il poeta vuol far capire sono gli effetti devastanti che possono avere certe armi di

distruzione di massa quali le bombe atomiche.

Io personalmente ho scelto questa poesia perché mi ha colpito il fatto che il poeta abbia fatto

raccontare questa cosa ad una bambina piuttosto che ad un soldato come ad esempio faceva

Ungaretti durante la Prima Guerra Mondiale proprio perché la maggior parte delle vittime causate

da questa e da quella di Nagasaki furono civili innocenti.

Commento

E un sudario di luce mi coprì

“ a Hiroshima”

Di

Vittorio Zucconi

«E un sudario di luce mi coprì a Hiroshima»

La corsa fra il bombardiere e il tram cominciò all'ora A, come atomica, meno 34 minuti. A quell'ora,

le 7 e 41 di lunedì 6 agosto 1945, il capitano William Parson ricevette un bollettino meteorologico e

Hiroko Nakamoto prese il tram. «Condizioni del tempo perfette su Hiroshima» disse il messaggio

radio. Dentro il suo Boeing B29 «Enola Gay», Parson, il copilota incaricato di fare da balia al ragaz-

zino atomico, a «Little Boy» come l'avevano soprannominato i fisici del «progetto Manhattan»,

annotò sul diario di bordo: «Rotta su Hiroshima». Sotto di lui, Hiroko guardò l'orologio e annotò

nella sua memoria imbronciata e ferrea di ragazzina quindicenne: «...questi ruvidi pantaloni kaki

dell'uniforme da operaia mi pizzicano le gambe». Il tram si mosse, sobbalzando. La corsa fra il

bombardiere e il tram era partita...

Poiché questo non è un giallo, ma una testimonianza raccolta per ricordare questo anniversario

con gli occhi di chi visse il Natale dell'Atomica, dirò subito che è una storia a lieto fine, se «lieto» è

l'aggettivo adatto. La ragazzina con i calzoni kaki, la mia madama Butterfly atomica, è divenuta la

signora Hiroko Nakamoto, seduta accanto a me, qui sul sedile posteriore della sua Mazda nera con

autista che attraversa Hiroshima per noi, per ricostruire quei 30 minuti che cambiarono il mondo.

La signora è un'Hibakusha, una figlia dell'Atomica come dicono i giapponesi.

E la storia di Hiroko, come tutte le storie dei superstiti e dei 150 mila morti di Hiroshima, è una

storia tessuta di coincidenze, di secondi e di metri che dividono la vita dalla morte. Se il tram

avesse rallentato... se lei avesse preso il tram successivo... se... lei sarebbe stata vaporizzata in un

secondo, come le prime 10 mila vittime che si trovarono entro 500 metri dal «Sole atomico». Ora A-

6 minuti. «End run», corsa finale, annota il diario dell'Enola Gay, che era stato battezzato così in

onore della signora Enola Gay Tibbet, madre del comandante Tibbet. Le 8 e 09 minuti. Il tram ha uno

scrollone come sempre, passando sugli scambi accanto alla Cupola, l'asta sembra staccarsi dal filo,

esita, riparte. I passeggeri, ricorda Hiroko, tirarono un sospiro di sollievo. Pensarono che si

sarebbero evitati un rimprovero dai superiori per il ritardo, se il tranviere avesse dovuto risistemare

l'asta sui fili. Hiroko guardò automaticamente l'orologio: 8 e 11. Ora A-4 minuti. Si erano evitati

ben altro. Dieci chilometri sulle loro teste, le linee nel mirino collimavano quasi perfettamente con la

«T» del ponte. Il puntatore aggiustava le sue manopole. E intanto il tram avanzava di altri metri,

cento, cinquecento... «Ora A-60 secondi». Le linee coincisero. Il bombardiere disse «now!», ora e

premette il pulsante. «Sganciata» confermò il capitano Parson, la balia. Erano le 8,15 minuti e 30

secondi del 6 agosto 1945, l'ora zero dell'era atomica. «Little Boy» lasciò l'Enola Gay e Hiroko scese

dal tram.

Era arrivata a un chilometro e 330 metri di strada in linea d'aria dalla Cupola, «proprio qui», mi dice

indicando decisa una fermata accanto a un piccolo ristorante di «soba», zuppa alla soia. «Mi

incamminai verso la fabbrica, quando sentii qualcuno darmi una spinta violenta sul fianco sinistro.

Io sono piccolina e pensai come doveva essere grosso l'uomo che mi aveva spinto, perché ebbi la

sensazione di volare.»

Non era un uomo, era il ragazzino esploso sulla verticale della Cupola. A quasi un chilometro e

mezzo, dunque, lo spostamento d'aria aveva fatto volare la ragazza come un foglio di carta dentro

una casa ancora in piedi. E l'aveva salvata così dai raggi termici e nucleari sprigionati dalla fissione

dell'uranio. Hiroko volò e volò e volò sull'onda del vento atomico. Infilò una finestra. Atterrò su una

catasta di futon, di materassini e di altri detriti soffici. «Quando aprii gli occhi, vidi un uomo che mi

guardava stupefatto. Credo che fosse stato mezzo accecato dal lampo, sbatteva gli occhi.»

Il flash atomico. Era stato un «lenzuolo di luce», dicono tutti i sopravvissuti, un sudario splendente

che avvolse la città, illuminò a giorno ogni fessura, accecò tutti per un istante e molti per sempre. I

serventi dei pezzi antiaerei che avevano seguito diligentemente la corsa di «Little Boy», ebbero gli

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