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Sintesi
Storia: seconda guerra mondiale;

Geografia: gli U.S.A;

Arte: Andy Warhol (Poo Art);

Musica: il Jazz, George Gershwin;

Ed. Fisica: il bascket;

Italiano: Salvatore Quasimodo;

Ed. civica: l'Onu;

Scienze: i vulcani;

Tecnica: energia nucleare.
Estratto del documento

GLI STATI UNITI E IL LORO

COINVOLGIMENTO NELLA STORIA

IL JAZZ

GEORGE GERSHWIN

E' il musicista forse più rappresentativo del Novecento, l'artista che ha saputo offrire una sintesi unica ed irripetibile fra le

musiche di estrazione popolare e quelle di tradizione più nobile, fondendole in una miscela di immenso fascino. Un ritratto

del genere non può che fare riferimento al nome di George Gershwin, il sublime compositore celebre anche per i suoi

complessi di inferiorità. Lui che utilizzava musiche plebee come il jazz o la canzone, percepita come un incolmabile gap con

la tradizione europea, in una sorta di continua rincorsa all'accettazione della sua arte da parte dei "veri" compositori.

Adorando Maurice Ravel con tutta l'anima si narra che un giorno andò dal Maestro per chiedere lezioni ma si sentì

rispondere: "Perché vuol diventare un mediocre Ravel, quando è un bravo Gershwin?".

Nato a New York il 26 settembre 1898 si avvia allo studio del pianoforte e segue fin da subito lezioni di svariati musicisti.

Talento innato e precocissimo, gran assimilatore, scrive le prime canzoni nel 1915 mentre l'anno dopo è già la volta di uno

dei suoi folgoranti capolavori "When you want'em you cant' got'em".

Intanto si fa conoscere come accompagnatore della cantante Louise Dresser.

Nel 1918 pubblica "Half past eight" e nel 1919 "La Lucille". Il successo gli arride anche in Europa con la "Rapsodia in blue",

geniale sintesi di diversi stili, e nel 1934 con l'ormai storico standard "I got rythm".

Il suo arrivo a Parigi, nel marzo del 1928, per le rappresentazioni del suo "Concerto in fa", una delle sue composizioni scritte

per cercare di accreditarsi presso il pubblico colto, lo vedono trionfante di gloria soprattutto dopo la presentazione del

celebre poema sinfonico "An American in Paris", che strega letteralmente l'uditorio.

La fama acquisita in Europa lo porta a conoscere i compositori contemporanei più celebri come Stravinsky, Milhaud,

Prokofiev, Poulenc, tutte personalità che stavano stravolgendo il linguaggio musicale, pur senza appartenere all'avanguardia

in senso stretto ed estremistico (in Europa, ad esempio, già circolava da tempo la Dodecafonia e la musica atonale).

Forte della fama acquisita, riceve una scrittura nel 1930 nientemeno che da parte del Metropolitan, che gli commissiona

un'opera. Dopo un lungo travaglio durato la bellezza di cinque anni vede finalmente la luce "Porgy and Bess", un altro

capolavoro assoluto, il mattone fondamentale di un teatro tipicamente e genuinamente americano, finalmente svincolato

dai modelli europei (malgrado il debito nei confronti di esso sia, come sempre in Gershwin, ineludibile).

Nel 1931 si trasferisce a Beverly Hills dove può seguire più agevolmente la sua produzione di colonne sonore per il cinema.

Nel 1932 un soggiorno all'Avana gli ispira la splendida "Overture Cubana" dove il compositore attinge a piene mani dalla

musica popolare delle Antille.

Di salute cagionevole e di spirito mite e sensibile, George Gershwin si spegne il 17 agosto 1937 a soli 39 anni a Beverly Hills.

IL JAZZ

Il jazz è un movimento musicale molto importante nato negli USA agli inizi del '900 che fu introdotto dai neri d'Africa che furono trasportati in

America durante il periodo della schiavitù.

Questo stile ha esercitato una grande influenza sulla cultura musicale di allora e ancora oggi si può notare la sua impronta sulla musica moderna

e classica. inizialmente il jazz si manifestò sotto forma di "negro-spirituals": canti degli schiavi negri d'America formatisi tra il 1700 e il 1800,

quando la musica in Europa era quella di Bach, Mozart e Beethoven. gli spirituals rappresentavano, da un punto di vista musicale, la fusione di

diverse culture. alla matrice africana si sovrapponevano gli influssi europei della musica popolare celtica, irlandese, anglosassone e del corale

protestante a quei tempi diffuso nell' America del nord. Diversi quindi gli influssi musicali, unica invece la matrice "spirituale".

Un altro canto dei negri è il work song, canto di lavoro degli schiavi africani: è un canto "cadenzato" la cui funzione era il coordinare i movimenti

del lavoro nelle piantagioni di cotone o per la costruzione della rete ferroviaria rendendolo così meno faticoso, ma anche di mantenere il contato

del singolo con il gruppo. Il work song è perciò un canto collettivo la cui struttura è quella tradizionale africana della "call and response": un

solista canta una frase e il gruppo risponde ripetendo la frase o completandola (come nei canti tribali). La ripetitività del canto accompagna

quella del lavoro. il linguaggio utilizzato in questi canti e incomprensibile per i bianchi, una sorta di lamento o ululato e solo in questo modo gli

schiavi potevano comunicare tra di loro; in seguito tutto ciò fu tradotto in lingua inglese; accanto al work Song va collocato l'holter o shout, che è

un grido solitario dello schiavo che da solo lavora nei campi: il ritmo è libero e semplice con strofe brevi ed una o due frasi melodiche. Uno dei

più conosciuti e suggestivi work Song si intitola "Go down old hannah" dove old hannah è il sole che gli schiavi invitano ad andare a coricarsi per

non levarsi più, perchè troppo cocente per loro che lavorano tutto il giorno nei campi.

In seguito i neri innestarono su questi canti principalmente africani motivi di canzoni popolari e di marce militari dei bianchi e la loro musica da

vocale divenne strumentale, col ricorso sempre più frequente a nuovi strumenti già usati dai bianchi, quali il clarinetto, il saxofono, la tromba, il

trombone, il pianoforte e il contrabbasso.

Caratteristiche fondamentali della musica jazz, per cui questa si è differenziata nettamente dalla musica tradizionale, sono l'improvvisazione e la

predominanza di un ritmo incalzante e martellante.

L'improvvisazione nasce dal bisogno di poter esprimere le proprie emozioni davanti al pubblico apportando delle variazioni alla melodia

composta da due o tre frasi musicali scritte direttamente dall'esecutore che nel jazz si fonde conil compositore.

Oggi il jazz si è espanso in tutto il mondo e in particolare nell'unione sovietica dove sono nati dei complessi jazzisti che hannoavuto molto

successo in tutta Europa e che fanno concorrenza a quelli americani considerati i più importanti del mondo.

I più importanti musicisti jazz sono Edward (ducke) Elington (1889), Charlie Parker (1920-1955), Louis Armstrong (1900-1971) e Benny Goodan

(1903), il primo autorevole jazzista bianco.

La musica jazz non ha mancato di influenzare gli autori di musica classica e tra questi è da ricordare lo statunitense Giorgio Gershwin (1898-

1937), la cui produzione musicale è tutta protesa a realizzare il connubio tra il jazz e la musica classica.

le sue opere principali sono "rapsodia in blu", "concerto in fa", "un americano a Parigi" (poema sinfonico) e soprattutto "porgy and bess" (opera

teatrale).

Il jazz nato nel' '800 e cresciuto nel '900 ancora oggi non smetterà mai di morire nei nostri cuori.

ANDY WHAROL

Andy Warhol (Andrew Warhola:questo il suo vero nome) nacque nel 1928 a Pittsburgh, in Pennsylvania, da genitori

cecoslovacchi immigrati. Dopo aver conseguito il diploma, nel 1949, presso il Carnegie Institute of Technology di

Pittsburgh, lavorò per tutti gli anni Cinquanta come grafico pubblicitario a New York, iniziando un’intensa attività di

collaborazione con riviste come il New Yorker e Harper’s Bazaar, e con agenzie pubblicitarie per calzature e accessori

d’abbigliamento femminile. Nel 1952 ebbe luogo la sua prima personale alla Hugo Gallery di New York, con quindici

disegni ispirati ai racconti di Truman Capote. In questi anni, inoltre, disegnerà scenografie teatrali e illustrerà libri di

importanti scrittori e poeti. Nel 1957 verrà fondata dall’artista la Andy Warhol Enterprises, un’azienda per la

commercializzazione delle sue opere, già basate sulla ripetizione e sulla uniformità seriale di immagini, già

ampiamente diffuse dai mass-media, riproducenti oggetti di consumo industriale. I primi anni Sessanta saranno

fondamentali per la codificazione della sua produzione artistica, che accusava ed esaltava, al tempo stesso, la società

massificante, di cui egli stesso si proponeva come integrato e consumatore, fino a divenire un’autentica star. Tra il

1960 e il 1961 conobbe il pittore Frank Stella e scoprì i dipinti di Lichtenstein ispirati ai fumetti, presso la galleria Leo

Castelli, che contribuì moltissimo alla diffusione della Pop Art americana. Nel 1962 un incidente aereo, in cui morirono

centoventinove persone, ispirò il soggetto della prima serie di opere di Warhol intitolata Death and Disaster. Iniziò,

contemporaneamente, anche la serie delle scatolette di zuppa Campbell, delle bottigliette di Coca Cola, e quella dei

ritratti di Marilyn Monroe, di Elvis Presley e di altri personaggi dello spettacolo e della politica. La tecnica usata da

Warhol fu quella del riporto fotografico, con i violenti colori industriali della stampa in offset, che dissacrava il concetto

di unicità dell’opera d’arte, creando un procedimento artistico meccanico. Egli, inoltre, sarà autore di film e

cortometraggi sulla stessa tematica, che realizzerà insieme ai collaboratori del suo studio, la famosa Factory, dove si

svolgevano le attività artistiche e mondane del gruppo della Pop Art. Fu proprio in quella sede, a Manhattan, che il 3

giugno del 1968 Valerie Solanis, un’attivista del femminismo, sparò ad Andy Warhol, ferendolo gravemente. Certo il

fenomeno Warhol fu molto discusso e criticato per la sua eccentricità e per l’immagine trionfale del consumismo

americano che diffondeva, proprio negli anni in cui si cercava di lottare contro di esso. La produzione di Warhol ebbe,

nonostante ciò, un grande successo di mercato che portò l’artista a esporre in tutto il mondo: alla Documenta 4 di

Kassel, a Montreal, Osaka, Pasadena, Chicago, Londra, Parigi e New York. I suoi happening multimediali, le sue

produzioni di video e progetti televisivi, i suoi ritratti di divi di Hollywood e le sue pubblicazioni continuarono per tutti

gli anni Settanta e Ottanta, fino a quando, dopo aver realizzato Last Supper, ispirato all’Ultima cena di Leonardo, che

fu esposto a Milano, Warhol morì nel 1987 in un ospedale di New York, in seguito a un’operazione chirurgica alla

cistifellea. Verrà sepolto a Pittsburgh, dove nel 1990 nasce l’Andy Warhol Museum.

L’informale ha sicuramente ben rappresentato un certo clima culturale esistenzialistico tipico degli anni Cinquanta. La sua carica pessimistica di

fondo fu tuttavia compresa solo da una ristretta cultura d’élite. E ben presto ha mostrato la sua inattualità nei confronti di una società in rapida

trasformazione, che si caratterizzava sempre più come società di massa dominata dai tratti positivi ed ottimistici del consumismo.

Ed è proprio dall’incontro tra arte e cultura dei mass-media che nacque la pop art. La sua nascita avviene negli Stati Uniti intorno alla metà degli

anni ’50 con le prime ricerche di Robert Raushenberg e Jasper Johns. Ma la sua esplosione avviene soprattutto nel decennio degli anni ’60,

conoscendo una prima diffusione e consacrazione con la Biennale di Venezia del 1964.

I maggiori rappresentanti di questa tendenza sono tutti artisti americani: Andy Warhol, Claes Oldenburg, Tom Wesselmann, James Rosenquist,

Roy Lichtenstein ed altri. Ed in ciò si definisce anche una componente fondamentale di questo stile: essa appare decisamente il frutto della

società e della cultura americana. Cultura largamente dominata dall’immagine, ma immagine che proveniva dal cinema, dalla televisione, dalla

pubblicità, dai rotocalchi, dal paesaggio urbano largamente dominato dai grandi cartelloni pubblicitari.

La pop art ricicla tutto ciò in una pittura che rifà in maniera fredda ed impersonale le immagini proposte dai mass-media. Si va dalle bandiere

americane di Jasper Johns alle bottiglie di Coca Cola di Warhol, dai fumetti di Lichtenstein alle locandine cinematografiche di Rosenquist.

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