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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2008

Titolo: Genealogia dell'idea di europa

Autore: Matteo Lai

Descrizione: l'elaborato è incentrato sullo sviluppo del concetto di unità  europea a partire dalla sue prime manifestazioni, dimostrando che si tratta essenzialmente di un concetto di relazione.

Materie trattate: filosofia,storia,latino

Area: umanistica

Sommario: INTRODUZIONE Quando si è davanti a una cartina è ben chiaro ciò che è Europa e ciò che non lo è; ma su cosa è basata questa nostra inconscia divisione non è semplice da ricercarsi, le categorie, da noi utilizzate, sono ormai radicate talmente tanto in profondità  nella nostra testa da non poterne più trascendere; sicuramente il punto di vista di un Afgan

Estratto del documento

Certo è che fra il V e il IV sec. a.C. sorge una coscienza europea (od occidentale)

contro una asiatica (orientale). E se all’inizio essa sorge come coscienza di difesa, più tardi

acquista anche carattere di offesa, espansionistico .

La conquista romana della civiltà dei Greci

Roma è l’erede della civiltà greca, osserva giustamente il poeta Orazio “Graecia capta

ferum vincitorem cepit”.

La Grecia fu una delle province chiave dell'Impero romano. La cultura romana si

ellenizzò e la lingua greca continuò a servire da lingua franca in Oriente. Roma dal canto suo

portò in Grecia il proprio diritto, le proprie istituzioni politiche e la propria tecnologia civile

(ponti, strade, anfiteatri ecc.) e militare. Molti intellettuali greci (Polibio, Dionigi di Alicarnasso,

Elio Aristide, Plutarco), si recarono a Roma e ne celebrarono le glorie. Dal canto loro

numerosi patrizi romani (primo fra tutti Cicerone) amavano soggiornare in Grecia, attratti dal

suo prestigioso passato e da una vita culturale, che si mantenne viva durante tutta l'età

imperiale. La pax romana permise alla Grecia di continuare a prosperare economicamente e

socialmente fino alla vigilia delle invasioni barbariche.

La Grecia nel 146 a.C. diventa protettorato romano,

Consistenza geografica dell’Europa.

Εύpωπη

“Il nome designava in origine la Grecia centrale (omissis). Ben presto venne

esteso all’intera Grecia continentale e, verso il 500 a.C., all’interno del continente situato al di là

di essa. Il confine tra il continente europeo e l’Asia era generalmente fissato al fiume Don.

Omero aveva una vaga conoscenza di misteriose regioni ad Ovest e a Nord, ma le sue

informazioni non andavano oltre la Grecia a Nord e la Sicilia ad occidente. Le terre europee

bagnate dal Mediterraneo vennero colonizzate principalmente dai Greci tra l’800 e il 500 a.C.

Le coste dell’Atlantico e le isole dello stagno furono scoperte dai Fenici; Pitea circumnavigò la

Britannia (omissis). L’esplorazione dell’Europa per via di terra fu opera soprattutto degli

eserciti romani. Questi completarono l’esplorazione cartaginese della Spagna; sotto Cesare

scoprirono la Gallia; sotto i generali di Augusto, M. Crasso, Tiberio e Druso, aprirono i

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Balcani, la catena delle Alpi e il bacino del Danubio. I commercianti romani riscoprirono la via

dell’ambra da Vienna al Baltico, e la conquista di Traiano rivelò i Carpazi. Tiberio e Druso

occuparono anche la Germania occidentale fino all’Elba, ma la Germania centrale rimase al di

fuori dell’Europa conosciuta” .

1

0F

In origine le terre appartenenti al continente europeo sono più propriamente le

mediterranee: l’Italia, le coste della Gallia e della penisola Iberica e la Grecia. Più in generale il

concetto di Europa si estendeva quanto più il continente veniva conosciuto, geograficamente

l’impero Romano raggiunse la sua massima espansione sotto Traiano (98-117 d.C.).

Si può ben dire che l’impero romano fu l’Europa antica, oltre il limes vi erano le

popolazioni abitate dai Barbari, in pratica tutte le popolazioni che non parlavano il latino,

mutuando il significato dal greco . La stessa sillaba ripetuta che forma la parola (bar-bar) fa

riferimento ad un suo altro significato affine: balbettante, per prendere in giro i tentativi degli

stranieri di parlare in greco.

Da qui nacque la distinzione tra Grecia e barbari. Successivamente, con l'ellenismo, il

significato venne a modificarsi: ogni uomo partecipe della cultura e della cività ellena è elleno,

gli altri sono barbari incivili.

Medesimo significato assunse la parola "barbaro" anche a Roma.

Il cristianesimo ha utilizzato il termine barbaro nella sua accezione ellenica: l'apostolo Paolo lo

usa nel Nuovo Testamento (Lettera ai Romani 1:14) per indicare i non-greci o chi

semplicemente parla una lingua diversa (Prima lettera ai Corinzi 14:11).

Greci e barbari per Paolo si distinsero rispettivamente per sapienza ed insapienza, ma Taziano 2

1F

pone in rilievo la superiorità della cultura dei barbari (cioè gli Ebrei) rispetto a quella vana dei

filosofi greci.

Poiché con il IV secolo l'Impero Romano iniziò a divenire cristiano, barbaro cominciò

ad assumere il significato di non romano (giacché non cristiano). Ma anche gli scrittori pagani

del periodo, come Eutropio ed Ammiano Marcellino usano il termine con questo significato,

essendo questi non-romani estranei all'Impero e considerati inferiori per civiltà, il fattore

culturale rinasce di nuovo. In questo periodo barbare per antonomasia furono quelle

Informazioni tratte da: DIZIONARIO DI ANTICHITA’ CLASSICHE DI OXFORD, a cura di HAMMOND

1

E SCULLARD, ed. Paoline, 1981

apologeta del II secolo nato in Siria

2 6

popolazioni (Vandali, Eruli, Unni, Visigoti, Ostrogoti, Goti, ecc.) che dalle loro terre di origine,

solitamente localizzate nell'Europa settentrionale, scesero a ondate nell'Impero.

La volontà di impero dei Romani

Tu regere imperio populos, Romane, memento

(hae tibi erunt artes), pacique imponete morem,

parcere subiectis e debellare superbos. Virgilio, Eneide VI, vv 851-853

Abi, nuncia, inquit, Romanis coelestes ita velle, ut mea Roma caput orbis terrarum sit.

Tito Livio, Ab Urbe Condita, I, 16,7

Il poeta e lo storico augustei, danno una giustificazione del loro imperialismo

facendosi portavoce di una convinzione comune alla loro epoca, cioè che l’Urbe sia stata

designata provvidenzialmente ad essere capo e guida del mondo. In questa idea culmina il

processo di autocelebrazione patriottica maturato nella letteratura latina a partire da Nevio,

Ennio e Catone e supportato dalle teorie di stampo stoico, nel fervore dell’espansionismo

repubblicano. Così la coscienza della superiorità del popolo romano e della sua missione

universale legittima spesso, anche a livello ufficiale, interventi brutali e stragi efferate nei

confronti dei nemici riottosi e ribelli.

Di qui la famosa sentenza Tacitiana:

trucidare rapere falsis nominibus imperium, atque ubi solitudinem faciunt, pacem appellant”.

“Auferre

(De vita et moribus Iulii Agricolae, 25-38)

Passando al periodo cristiano la consueta valutazione positiva dei Romani rispetto ai

Barbari, viene completamente rovesciata. Se per gran parte degli scrittori i barbari erano poco

Salviano:

più che animali, per la bestialità abita invece tra i sudditi dell’impero (n.b. dal 212

d.C. dopo la Constitutio Antoniana, emanata da Caracalla, tutti gli abitanti liberi dell’Impero

diventarono cittadini romani). L’unità dell’Impero: le strade.

Le strade romane sono state costruite da Nord a Sud del continente con uno stesso

criterio, da quelle che portano fino alle regioni più lontane e ai confini più remoti dell’impero.

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La caratteristica di queste strade edificate è di essere state realizzate sempre con la massima

eis aei,

cura; si diceva che i romani, come i greci, costruivano e infatti nei secoli del periodo

tardo antico e alto medioevale queste strade sono ancora servite a lungo.

limes

Fino ai confini dell’Impero: i .

limes

Da una parte vi era Roma dall’altra vi erano le terre selvagge, i erano la più remota

linea di confine tra la civiltà e i barbari. I limes potevano essere sia costruzione difensive

fortificate (cfr. Vallo di Adriano e di Antonino in Britannia e Scozia) ma anche essere costituiti

da barriere naturali (cfr. le linee di confine sul Reno e sul Danubio).

La decadenza dell’Impero e sua disgregazione.

Solitamente quando si parla di decadenza dell’Impero Romano si fa riferimento alla

“caduta dell’impero romano” dove si indica come data il 476 d.C. quando Odoacre re gli Eruli

depone il giovane imperatore Romolo Augustolo, invia le insegne romane all’imperatore

d’Oriente Zenone e si propone come legato imperiale. In realtà questa analisi risulta

superficiale e inesatta, la crisi di Roma ha profonde radici, cha vanno dalla corruzione dei

costumi, dalle continue invasioni barbariche, etc… ma non è questa la sede per affrontare tale

perde la sua unità,

problema, basti sapere che ad un certo punto per svariati motivi l’Impero reductio ad unum

non è più un unico corpo sociale e a nulla valsi i tentativi di è valsa la vana di

Giustiniano. L’eredità della cultura latina:

Per quanto l’Impero romano fosse ormai scomparso, immortale rimase la sua civiltà.

Esso era riuscito ad unificare politicamente quasi tutti i popoli del mondo antico,

sottoponendoli ad unica legge e diffondendo ovunque i benefici della Pax Romana, e il geni

pratico dei romani aveva costruito strade, ponti, acquedotti, terme, teatri in tutte le regioni

dell’occidente e dell’Oriente, portando ovunque sicurezza e benessere.

Per questo motivo Roma divenne nella storia universale dei popoli civili, il supremo

simbolo del diritto, dello stato forte ed egualitario, dell’arte di governo.

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Capitolo 3

L’influsso del Cristianesimo

In un mondo ormai dove regna la più totale anarchia l’unica struttura giuridica ancora

saldamente in piedi era la Chiesa, rappresentante di Dio sulla Terra, nella persona del

successore di Pietro: il sommo pontefice.

Nel V sec. termina un tipo di Cristianità, quella primitiva. La canonizzazione dei dogmi

e delle strutture essenziali è avvenuta in quel periodo, così che si è creato un vincolo

strettissimo, culturale e giuridico, fra Chiesa e civiltà mediterranea. La conversione

dell’Imperatore Costantino aveva già in gran parte determinato quella svolta: fine della

persecuzione, stabilità istituzionale che, sotto l’influenza degli atti di Costantino si è fissata per

secoli, trasformandosi in un ideale che penetrò dappertutto in maniera discreta e non, nella

società. Gli elementi costitutivi sono:

1. alleanza tra il potere spirituale e il potere temporale: la politica di Costantino dà

alle comunità cristiane non solo un riconoscimento civile, ma anche la potenza

di un grande credito pubblico; “il Vangelo viene assunto dal potere terrestre

come un mezzo efficace per governare, per moralizzare una politica e

idealizzare un regime, ottenendo come risultato la penetrazione dei principi

cristiani nel costume privato e nelle funzioni pubbliche, nelle strutture e nelle

mentalità fino a fare dello stato il braccio secolare della Chiesa” nella

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2F

persecuzione degli avversari del Cristianesimo.

2. le strutture della Chiesa sono caratterizzate dall’assimilazione del diritto romano

e assumono il latino come mezzo culturale e religioso al tempo stesso.

4

3F

3. un particolare umanesimo: volto a definire l’uomo in base alla sua natura

universale, trascendendo la razza e l’ambiente socio-culturale

4. un regime economico-sociale: per il quale si giunse a determinare un’economia

cristiana una sociologia cristiana, una politica cristiana, etc. che in realtà altro

non sono che l’economia, la sociologia e la politica occidentali, poiché la fede

non può essere legata ad alcuna ideologia o civiltà; l’unico assoluto è il Vero di

Dio che continua il mistero della reincarnazione nell’uomo di tutti i tempi.

da “La Cristianità medioevale” di Aldo Landi

3 La lingua latina è ancora l’idioma ufficiale della Chiesa Cattolica Apostolica, ma dal Concilio Vaticano II ha

4

perso il suo ruolo preponderante all’interno della Comunità e riconoscendo l’utilizzo delle lingue nazionali per le

letture e le acclamazioni; in base alle modifiche apportate alla materia liturgica dalla costituzione “Sacrosanctum

Concilium”; in sede attuativa le lingue nazionali vengono tutt’ora utilizzate in tutte le parti della messa.

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Di secondo piano, ma di uguale importanza è la svolta costantiniana, che inaugura i

nuovi rapporti tra la Chiesa e l’Impero, è segnata dalla conversione di Costantino nel 312 e

dalla pubblicazione dell’ editto di Milano del 313.

Così all’inizio del IV sec. si verifica una delle rivoluzioni più importanti che la

chiesa abbia mai conosciuto: ignorata e perseguitata nel periodo precedente, ex abrupto

acquista completa libertà, fino a godere privilegi sempre più ampi sotto la “cura” e la

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