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Italiano: il manifesto di Ventotene
Diritto: gli organi dell'UE
Scienza delle finanze: l'IVA
Economia aziendale: il bilancio (schemi, principi e metodi di valutazione)
Informatica: la firma elettronica; protezione e privacy
Inglese: the symbols of the EU
INDICE
I. INTRODUZIONE
II. LA STORIA
1. Proposte di integrazione – Il manifesto di Ventotene
2. I trattati
a. Trattato CECA - 1951
b. Trattati di Roma - 1957
c. Trattato di fusione - 1965
d. Atto Unico Europeo - 1987
e. Trattato sull’Unione Europea - 1992
f. Trattato di Amsterdam - 1997
g. Trattato di Nizza - 2001
h. Trattato di Lisbona - 2007
III. LA COMPOSIZIONE DELL’UE ATTUALE
1. Gli stati
2. Gli organi
a. Il Parlamento europeo
b. La Commissione europea
c. Il Consiglio dell’Unione Europea
d. Il Consiglio europeo
e. La Banca centrale europea ed il SEBC
f. Altre istituzioni e organi
IV. LE POLITICHE PRINCIPALI
1. Regime fiscale
a. Sintesi
b. Ambito di applicazione
c. I soggetti passivi
d. Aliquota dell’IVA
2. Normativa contabile
a. Schemi di bilancio
b. Criteri di valutazione
3. Il diritto nell’informatica
a. La firma digitale
b. La protezione dei dati personali
V. CONCLUSIONI
VI. BIBLIOGRAFIA
3 I. INTRODUZIONE
Per la pace
Kant,
L’idea di un unico stato europeo era stata coltivata più volte da intellettuali (I.
perpetua : "Il diritto internazionale dev'essere fondato su un federalismo di liberi Stati”), scrittori (V.
Discorso di apertura alla Conferenza di pace (1849)
Hugo, : “Verrà un giorno nel quale l'uomo
vedrà questi due immensi insiemi, gli Stati Uniti d'America e gli Stati Uniti d'Europa”), e politici (G.
Mazzini: “L’epoca nuova […] è destinata ad organizzare un'Europa di popoli, indipendenti quanto
la loro missione interna, associati tra loro a un comune intento”) già secoli prima della sua
effettiva realizzazione.
Ma le diversità tra i popoli e le rivalità politiche impedirono sempre la sua realizzazione. Dopo la
fine della seconda guerra mondiale si cominciò però a capire che l'Europa non avrebbe più potuto
sopportare altre tragedie simili, per cui occorreva cominciare a lavorare all'idea di un’unità
europea.
Ora, l’Unione Europea è diventata una realtà concreta nei diversi aspetti della vita, soprattutto
economica, ma, almeno negli intenti, anche civile, sociale e istituzionale dei cittadini e delle
nazioni che ne fanno parte.
L’inizio della tesina cerca di delineare le proposte più significative fatte da personalità europee
influenti, dalla fine della Prima guerra mondiale al Secondo dopoguerra, di una collaborazione
degli Stati per una “soluzione europea” che garantisse per sempre libertà, pace e prosperità
economica. Particolare importanza ha in questo quadro il Manifesto di Ventotene, scritto da
pensatori, più che politici, in esilio, che prospettavano un’unione forte, addirittura una
federazione, dei Paesi europei negli Stati Uniti d’Europa.
La ricerca continua poi con un breve riassunto delle tappe che hanno segnato il cammino di
integrazione europea, dal principio (Trattato CECA, 1951) fino al recente Trattato di Lisbona del
2007.
Fino ad arrivare a quella che è l’Unione attuale, un’organizzazione di Stati con legami nei più
disparati campi della politica, per così dire “a geometria variabile”, cioè con coinvolgimenti diversi
in base alla questione in oggetto. Un’organizzazione che ha comunque i suoi organi permanenti, di
cui verranno spiegate sinteticamente composizione, caratteri e funzioni.
Poi c’è quello che può essere forse il punto centrale della tesina, e cioè una breve istantanea, una
dimostrazione, degli esempi a campione, di alcune delle politiche attuate dall’UE, tramite direttive
o regolamenti comunitari, nei campi che più interessano il nostro indirizzo di studi, quello fiscale,
contabile ed informatico.
Infine nella parte di inglese, avendo già spiegato organi e composizione dell’UE, sono elencati e
spiegati brevemente i simboli dell’Unione, che erano stati inseriti nella (mai entrata in vigore)
Costituzione europea. 4
II. LA STORIA
1. Proposte di integrazione
Comunque, detto dei teorizzatori del ‘700-‘800 (Kant,
Hugo, Mazzini e altri), per trovare le vicende storiche che
hanno portato a creare l’Europa come la si intende
adesso, bisogna arrivare a epoche più vicine, soprattutto
nel periodo tra le due guerre mondiali.
Successivamente alla creazione della Società delle Nazioni, dopo la pace sancita dal Trattato di
Versailles il 28 giugno 1919, le aspirazioni ad un’unità europea trovarono grande affermazione sia
in Italia, con gli scritti dell’economista Luigi Einaudi, il quale sosteneva che senza una soluzione
comune i paesi dell’Europa sarebbero ‘scomparsi’, sia in molti altri stati europei (Austria, Belgio,
UK, Germania, ecc.). In particolare, il francese Aristide Briand, leader del partito socialista e primo
ministro in ben 10 governi dal 1909 al 1929, espose proprio nel ’29 davanti alla Società delle
Nazioni la proposta più avanzata fra quelle presentate fino ad allora: un’unione di tipo federale
basata sulla riconciliazione con la Germania, che garantisse la sicurezza. Questo progetto ebbe
un’accoglienza sostanzialmente favorevole, ma venne abbandonato in seguito all’avvento al
potere di Hitler. Dopo di ciò per molti anni non venne avanzata più nessuna idea simile riguardo ad
un’organizzazione unitaria europea.
Durante i primi anni della Seconda guerra mondiale, quest’idea fu rilanciata a Ventotene, un’isola
del mar Tirreno dove venivano confinati molti antifascisti italiani tra cui Altiero Spinelli. Nel ’41 essi
elaborarono un progetto di Manifesto “Per l’Europa libera e unita”, che assumeva la convinzione
centrale che la causa essenziale delle crisi e delle guerre fosse nell’esistenza di stati sovrani viventi
in una relazione di perpetua belligeranza tra di loro. Inoltre questo progetto rappresentava una
svolta, in quanto non conteneva solo principi astratti, ma un programma di iniziative concrete per
un organismo europeo. Il Manifesto gettò le basi per la nascita, nel ’43, del Movimento federalista
europeo guidato dallo stesso Spinelli.
Il Manifesto di Ventotene
Scritto nel 1941 da Altiero Spinelli insieme ad Enrico Rossi, è stato pubblicato clandestinamente a
Roma nel 1944. Esso, essenzialmente, espone il modo in cui l’Europa sarebbe dovuta uscire dal
disastro della guerra e come si sarebbe potuto instaurare una situazione di pace che fosse
strutturale e non solo momentanea.
Il mezzo principale è l’abolizione della divisione dell’Europa.
Infatti, alla fine della guerra si sarebbe proposto il problema della riforma della società, ormai
distrutta in ogni suo aspetto. La base, secondo Spinelli, sarebbe dovuta essere una rivoluzione
europea di tipo socialista, quindi nel senso dell’emancipazione delle classi lavoratrici e di
condizioni di vita più umane. Non sarebbe dovuta passare, però, dal principio esclusivo
dell’abolizione della proprietà privata (perché crea una classe di burocrati gestori dell’economia),
bensì distintamente caso per caso, ad esempio per i cosiddetti monopoli naturali, perché, per
Spinelli, l’Interesse individuale porta al progresso.
I cambiamenti necessari per la società sarebbero dovuti essere quindi: una riforma agraria e
industriale per migliorare le condizioni economiche dei lavoratori, una riforma della scuola per
5
offrirla ai più meritevoli, non ai più ricchi, e lo stato sociale per garantire perlomeno vitto e
alloggio a tutti.
Le istituzioni fondamentali sarebbero state: organi rappresentativi, magistratura indipendente,
libertà di stampa e associazione, stato laico (tramite, per l’Italia, l’abolizione del Concordato del
’29).
Questa rivoluzione avrebbe quindi portato alla riorganizzazione federale negli Stati Uniti d’Europa,
perché, secondo Spinelli, la guerra stava dimostrando che:
non è possibile mantenere un equilibrio di stati indipendenti;
l’esperienza della Società delle Nazioni è inutile perché non ha forza per imporre le proprie
decisioni;
sono assurdi principi come il non intervento e l’autodeterminazione che lasciano liberi i
popoli di darsi il governo dispotico che preferiscono;
la Gran Bretagna si è accorta di non essere più inattaccabile e la Francia si è dissoluta;
sono scomparse molte delle grandi dinastie reali, che erano i maggiori detrattori
dell’unione e che volevano lo stato per sé;
nel quadro europeo c’erano ancora molteplici problemi irrisolti come le zone di
popolazione mista, la questione balcanica, la questione irlandese, la difficile difesa delle
minoranze.
Dunque, le caratteristiche di questi S.U.E. dovrebbero essere: una forza armata europea, al posto
di tanti eserciti nazionali; la fine delle autarchie economiche; deliberazioni europee comuni, pur
lasciando autonomia secondo il principio della sussidiarietà verticale.
Il fine ultimo di questo progetto, dopo la creazione di un’Europa forte e influente, è la
cooperazione con l’Asia e l’America, per arrivare al miraggio di una unità politica dell’intero globo.
C’è da dire che comunque, non solo con questo episodio ma in molti paesi, il federalismo è stato
un fattore comune a parecchi movimenti di Resistenza a fascismo e nazismo.
Finita la Seconda guerra mondiale, l’Europa perse definitivamente il proprio ruolo di protagonista
sulla scena internazionale, assunto dalle superpotenze vincitrici USA e URSS; per non venire
schiacciati da queste due pressioni, numerose organizzazioni politiche, seppur divise tra unionisti
semplici e federalisti, ritornarono a suggerire agli stati del Vecchio Continente di unirsi, coordinate
in un certo senso dal Movimento federalista europeo, che iniziò concretamente la propria attività
per la realizzazione di una prospettiva unitaria e federale.
I rappresentanti di tali organizzazioni parteciparono nel 1948 al Congresso d’Europa, le cui
conclusioni furono esposte il 9 maggio ad Amsterdam: si auspicava un’azione unitaria da parte di
tutti i paesi europei per garantire la pace, la libertà dei popoli e tutelare i diritti dell’uomo.
Nel frattempo, per gestire uniformemente gli aiuti statunitensi giunti dal Piano Marshall, sempre
nel ’48 venne istituito l’OECE (Organizzazione europea di cooperazione economica), che sanciva
una più stretta coesione tra gli stati europei; l’OECE contribuì anche a liberalizzare gli scambi e
sviluppare una più concreta cooperazione economica tra i paesi membri.
Dopo questa esperienza, proseguì tra gli stati interessati la volontà verso una collaborazione
politica più ampia (NATO, …), e nel 1949 venne sottoscritto il trattato che istituiva il Consiglio
d’Europa. Questa era però un’organizzazione classica, molto più vicina alla tesi unionista che a
quella federalista, e si rivelò ben presto uno strumento insufficiente visto il suo impegno volto
soprattutto a temi di carattere sociale e culturale, e quindi il suo scarso peso politico.
Erano comunque tutti segni di ciò che si sarebbe presto cominciato a realizzare. 6
2. I trattati
Il 9 maggio del 1950, due anni esatti dopo il Congresso d’Europa ad Amsterdam, il ministro degli
esteri francese Robert Schuman rilasciò la Dichiarazione che accompagnava l’iniziativa di un
mercato comune carbosiderurgico con la Germania, ed esteso agli altri paesi interessati, non solo
per ragioni ideali e politiche, ma anche di convenienza, vista la consapevolezza delle tragedie
subite e delle difficoltà causate dalla disunione dell’Europa. L’intento era quindi quello di creare
una Comunità sovranazionale inizialmente limitata, ma con prospettive di estensioni di carattere
economico e, successivamente, politico.
a. Trattato CECA - 1951
Il trattato che istituisce la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio fu firmato a Parigi il 18
aprile 1951 da sei nazioni (Germania, Francia, Italia, Olanda, Belgio, Lussemburgo) ed entrò in
vigore l’anno successivo, con durata di 50 anni. Nacque così la CECA, un organo sovranazionale
basato sull’integrazione tra i paesi membri con ordinamento di natura confederale. Essa era
composta da quattro organi principali: un’Alta Autorità, l’organo esecutivo, composta da 9
membri; un’Assemblea di 78 membri nominati dai parlamenti nazionali; un Consiglio dei ministri,