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Diritto: il marchio;
Ristorazione: il cioccolato;
Alimentazione: la lacitina;
Inglese: cocoa.
La storia della Ferrero
e la nascita di un mito: la Nutella
di Desirè Mulatero
INDICE
Capitolo 1 pag. 3
- La Seconda Guerra Mondiale
- La situazione in Piemonte
- Il dopoguerra
Capitolo 2 Pag. 6
- La nascita dell’industria dolciaria Ferrero
Capitolo 3 Pag. 10
- Introduzione: il marchio
- Il nome “Nutella”
- Lo Studio Stile di Milano crea il marchio Nutella
Capitolo 4 Pag. 13
Il cioccolato - Le specie di piante
- L’albero del cacao
- La fermentazione
- L’essicazione
- La tostatura
- La molitura
- L’aggiunta di lecitina
- Il concaggio
- Il temperaggio
- Il cioccolato si conserva così
- Tecniche di degustazione
- Cosa bere con il cioccolato
- Come valutare la qualità del cioccolato
- Gli effetti del cioccolato
Capitolo 5 Pag. 21
La lecitina - Lecitina
- La lecitina nel cioccolato
Capitolo 6 Pag. 24
- Il neorealismo
- Beppe Fenoglio
- I 23 giorni della città di Alba
Capitolo 7 Pag. 28
- Cocoa Capitolo 1
La Seconda Guerra Mondiale
La Seconda Guerra Mondiale scoppiò il 1 Settembre 1939 in seguito all’invasione
della Polonia da parte della Germania.
Di fronte a questo grave atto, le potenze occidentali, Francia e Gran Bretagna,
dichiararono guerra alla Germania, non riuscendo comunque ad impedire la
conquista, da parte dei tedeschi, anche della Danimarca e della Norvegia.
Nella primavera del 1940, Hitler volse l'esercito tedesco contro la Francia, il 10
giugno 1940, quando ormai la Francia era allo stremo, l'Italia fascista di Mussolini
dichiarò guerra alla Francia e alla Gran Bretagna alleandosi quindi alla Germania.
Conquistata la Francia e la Danimarca, la Germania cercò, inutilmente, di invadere
la Gran Bretagna, mentre in Africa l'Italia perdeva la colonia etiopica a vantaggio
degli inglesi. Nell'ottobre del 1940 l'Italia intraprese la conquista della Grecia,
partendo dalla colonia albanese, ma, di fronte ai disastri militari italiani, dovette
intervenire l’esercito tedesco che in pochi giorni, conquistò la
Jugoslavia e invase la Grecia.
Nel giugno del 1941 la Germania iniziò l'invasione dell'Unione
Sovietica, sostenuta anche in quest'opera dall'esercito
italiano. Le armate nazi-fasciste giunsero fino a Mosca,
Leningrado e Stalingrado, ma nel febbraio 1943 subirono una
pesante sconfitta che le costrinse a ritirarsi disordinatamente
verso ovest.
In Oriente, nel frattempo, il Giappone (1941) aveva aggredito
gli Stati Uniti a Pearl Harbour, provocandone l'intervento in Hitler e Mussolini
guerra.
Nel settembre 1943 l'Italia, dopo aver perso anche la colonia
libica, venne occupata nella parte meridionale dagli alleati anglo-
americani. Così il 25 luglio di quell’anno il re Vittorio Emanuele III
nominò Badoglio capo del governo e fece arrestare Mussolini,
dichiarando definitivamente la fine del fascismo. Lo stesso
governo Badoglio l'8 settembre 1943 firmò l'armistizio con gli
Pietro Badoglio
alleati e subito dopo fuggì, assieme alla corte, a
Brindisi nel territorio controllato dagli americani.
I tedeschi occuparono l’Italia centrale e
settentrionale e il 12 settembre liberarono
Mussolini. Hitler consentì al duce di fondare nel
nord la Repubblica sociale italiana, con sede a
Salò. Ora l’Italia era divisa in due: il centro nord
sotto la repubblica di Salò e il sud dove sopravviveva il Regno d’Italia. Gli Alleati il 6
giugno 1944, prendevano terra in Normandia con la più grande flotta da sbarco,
così che i tedeschi dovettero ritirarsi. Alla metà di settembre la Francia era
completamente liberata. Ad est, intanto, la Germania doveva subire una forte
controffensiva russa. Nel 1945 la sorte della Germania
appariva segnata. Il 30 settembre Hitler si tolse la vita.
Nella Berlino occupata dai Russi, il 7 Maggio 1945
l’ammiraglio Donitz firmava la resa senza condizioni della
Germania. L’Italia era stata liberata pochi giorni prima, il
25 aprile 1945. La resa del Giappone avvenne solo dopo
che due bombe atomiche avevano distrutto le città di
Hiroshima e Nagasaki. Il 2 settembre 1945 però anche lui
firmò la resa. La seconda guerra mondiale si chiudeva
con 50 milioni di morti.
La situazione in Piemonte
In Piemonte, dove le formazioni partigiane erano
più numerose che in altre regioni, la lotta fu molto
aspra. Cuneo fu liberata dalle brigate garibaldine
scese dalle valli. A Torino l'insurrezione fu
preceduta da uno sciopero generale che bloccò tutte le attività cittadine; gli operai
occuparono le fabbriche che difesero contro gli attacchi dei tedeschi. Intanto,
mentre i fascisti, asserragliati nel centro della città, tentavano l'ultima difesa, il
capo della missione alleata, colonnello Stevens, cercò di fermare l'insurrezione
per fare in modo che la città fosse liberata soltanto dagli alleati. Ma altre brigate
partigiane penetrarono in città, nonostante i messaggi in contrario inviati dal
colonnello inglese, e diedero il colpo di grazia alla resistenza dei fascisti e dei
tedeschi liberando definitivamente Torino il 28 aprile. Due divisioni tedesche, che
si ritiravano dal Cuneense, chiesero allora di attraversare la città; ma il comando
partigiano rifiutò. A loro volta i tedeschi rifiutarono di arrendersi e, senza entrare a
Torino, si diressero verso il Canavese. Qui, dopo avere compiuto ancora stragi e
devastazioni, si arresero poco dopo agli alleati che frattanto erano entrati a Torino il
1 maggio. Anche le altre città del Piemonte furono liberate dai partigiani prima
dell'arrivo degli alleati. Le formazioni garibaldine della Valsesia liberarono Biella,
Vercelli e Novara, quindi, insieme ad altre formazioni scese dalla Val d'Ossola, si
diressero verso Milano.
Della resistenza nelle campagne narrano alcuni grandi scrittori piemontesi come
Cesare Pavese e Beppe Fenoglio.
Il dopoguerra
Finita la seconda guerra mondiale, gli italiani si trovarono di fronte al compito di
ricostruire materialmente e moralmente il Paese.
I bombardamenti avevano distrutto le città e reso inservibili ferrovie, strade, porti;
la situazione del settore agricolo era
disastrosa e le industrie, pur in gran parte
salvate dai bombardamenti, dovevano
riconvertirsi dalla produzione militare a quella
civile. La disoccupazione era quindi alta, il
potere di acquisto della lira assai debole. I beni
di consumo alimentare erano insufficienti e
continuava il fenomeno del mercato nero .
La scarsità di lavoro spingeva ad attività e
traffici illegali. Capitolo 2
La nascita dell'industria dolciaria Ferrero
Nel 1942 Pietro Ferrero apr ad Alba un laboratorio per realizzare
ì
dolci dove vi trascorre molto tempo nell'ideazione di prodotti
dolciari innovativi, ma economici.
In piena Seconda Guerra Mondiale l'idea di usare le nocciole, in
quegli anni molto diffuse e a prezzi economici, mentre ad Alba,
come in tutta Italia, era difficilissimo approvvigionarsi di zucchero.
Fin dal maggio 1945 le autorit alleate avevano stabilito le razioni.
à
Tutto era contingentato ma lentamente la vita stava riprendendo. Pietro Ferrero
La pasticceria dei Ferrero sulla via Vittorio
Emanuele, andava a gonfie vele. La Signora Piera serviva i
clienti e stava alla cassa, il marito sperimentava nuovi dolci nel
laboratorio. Una sera gli venne l’idea giusta: “gi
à , perch
è non
E lo vers
usare il burro di cocco per ammorbidire l’impasto?” ò
quasi tutto nel paiolo. Poi lo assaggi . Era buono dolce e
ò
compatto: una specie di marmellata semisolida. Pi nocciole
ù
tritate vi metteva, pi diventava consistente. Lo lasci raffreddare
ù ò
finch si trasform in una sorta di panetto solido, da tagliare con il
è ò
Piera, moglie di Pietro coltello.
Avevano fatto tanti sacrifici durante la guerra, ma adesso stavano discretamente:
la bottega era ben avviata anche se giravano pochi soldi e solo i ricchi potevano
permettersi di andare in pasticceria.
Pietro chiam inizialmente il suo dolce Pasta Gianduja e poi Giandujot
ò
associandola foneticamente alla famosa maschera carnevalesca piemontese.
Era un impasto di crema confezionata in carta stagnola che si poteva facilmente
trasportare, tagliare e spalmare sul pane. Ne produsse una piccola quantit , da
à
vendere ai negozianti di Alba. La crema riscosse un enorme successo da parte dei
consumatori. Fu un economico dolce per la fine pasto dei lavoratori.
L’impasto realizzato tra la fine del 1945 e gli inizi del 1946 fu l’idea che permise il
formarsi di una fortuna industriale con una rapidit che non ha eguali nel panorama
à
imprenditoriale italiano.
Il successo inaspettato di quel surrogato di cioccolato e nocciole dedicato a
Gianduia convinse i coniugi Ferrero a costruire uno stabilimento dolciario,
utilizzando i terreni che avevano comprato durante la guerra. Nel 1946 i dipendenti
erano una cinquantina appena. Raddoppieranno subito l’anno successivo. Pietro
Ferrero da pasticcere divent imprenditore. Il mercato dolciario stava per
ò
decollare: l’Italia voleva dimenticare le restrizioni della guerra.
La conduzione dell'azienda fu comunque di tipo familiare e
Giovanni Ferrero, il fratello minore di Pietro, si assunse
l'onere di organizzare la vendita e distribuzione della merce.
Invece di affidare la distribuzione ad altri la famiglia Ferrero
organizz una propria rete di distribuzione diretta: dalla
ò
fabbrica al grossista.
Nel settembre1948 un'alluvione allag lo stabilimento di Alba,
ò
che rest isolato. I dipendenti dell'azienda, anche per tutelare
ò
il proprio lavoro, si adoperarono in prima persona al ripristino Giovanni Ferrero
della normalit e ripresa della produzione.
à
Il 2 marzo 1949 ci fu il primo lutto in azienda: Pietro Ferrero muore, sembra colpito
da un infarto, e alla conduzione dell'azienda subentrarono la moglie e il fratello.
Il 1949 fu l’anno del vero boom. In quell’anno
nacque la vera antenata della Nutella. Qualche
anziano lattaio di Torino ricorda ancora che nella
torrida estate del 49 i pani di Giandujot si
scioglievano come neve al sole. Cha fare? I
negozianti misero la crema in una terrina e
incominciarono a venderla come crema da
spalmare. Altri racconti sostengono che il prodotto
si sciolse in un magazzino di Alba e fu
immediatamente travasato in barattoli. Fatto sta
che la Ferrero dovette ritoccare la formula del
Giandujot: la pasta semisolida fu resa pi morbida,
ù
cremosa e subito spalmabile. Era molto simile
all’attuale Nutella, ma le mancava ancora un nome
capace di trasformarla in mito. Veniva venduta in
bicchieri o in barattoli di vetro e sull’etichetta c’era
scritto Supercrema.
Nel 1950 entra ufficialmente in azienda
Giovanni che diventa socio della Societ in
à
nome collettivo P. Ferrero & C. di Cillario
Piera vedova Ferrero e Ferrero Michele.
Nel 1956 la Ferrero apre il primo
stabilimento estero, a 150 km da
Francoforte in Germania con 5 dipendenti
che presto diventarono 60. Il prodotto
principale fu la "Creamalba" e
successivamente vi sar prodotto il cioccolatino "Mon cher ".
à ì
Nell'ottobre del 1957 muore Giovanni Ferrero e di conseguenza la responsabilit à
del gruppo passa a Michele Ferrero, il nipote. La vedova, Ottavia Amerio, per
qualche tempo ancora rimane socia in azienda.
Intanto l'azienda si espande e nel 1960 apre il secondo stabilimento italiano in
provincia di Milano a cui seguir un sito produttivo in provincia di Avellino, a
à
Sant'Angelo dei Lombardi.
Se nel 1946 il surrogato doveva sfamare i bambini e togliere la voglia di zucchero,
diciotto anni dopo la Nutella diventa il primo piccolo lusso.
In quei bicchieri di vetro c’era il prodotto che Pietro
Ferrero aveva sempre desiderato realizzare: una
merenda buona, semplice, facile da mangiare con il pane,
poco costosa. Ora stava per prendere il volo in tutto il
mondo.
Il 20 aprile 1964 usciva dalla
stabilimento di Alba il primo
vasetto di Nutella. Era un
bicchiere di vetro,
riutilizzabile per creare un
servizio da cucina: si cedeva al peccato di comprare
il cioccolato, ma in casa rimaneva qualcosa di utile.
Tale prodotto accresce il successo dell'industria dolciaria al di fuori dei confini
nazionali, giungendo prima in Europa e poi in tutto il mondo. Nello stesso anno il
centro direzionale viene posto a Pino Torinese. Nel 1968 apre il primo
stabilimento in Francia. A
seguire aprono altri
stabilimenti e sedi
commerciali in Olanda,
Belgio, Svizzera,
Danimarca e Inghilterra.