Sintesi
Il fascismo

La storia dell’ Italia fascista comprende quel periodo storico che va dalla presa del potere del fascismo e di Benito Mussolini, avvenuta ufficialmente il 29 ottobre 1922, quando una manifestazione armata organizzata dal Partito Nazionale Fascista si diresse su Roma, rivendicando dal sovrano la guida politica del Regno d’Italia e minacciando in caso contrario, la presa del potere con la violenza; la sua fine è ufficialmente avvenuta il 25 luglio 1943 quando venne destituito ad opera del Gran Consiglio.
La crisi economica del primo dopoguerra, la disoccupazione e l’inflazione crescente, insieme ai frequenti conflitti sociali e sindacali che diedero vita al “biennio rosso”, crearono le condizioni per un grave indebolimento delle strutture statali.
In questo contesto ebbe le sue radici il Movimento dei Fasci di combattimento , fondato nel 1919 da Benito Mussolini, che si proponeva alla borghesia produttiva come unica forza capace di riportare l’ordine e di sconfiggere sindacalisti e socialisti. Era un movimento eterogeneo formato da ex socialisti , repubblicani, sindacalisti rivoluzionari con una chiara ispirazione nazionalista e rivoluzionaria che subito si contraddistinse per la violenza dei metodi contro gli oppositori. Inizialmente il movimento fascista era marginale, tanto che alle elezioni del 1919 i Fasci non ottennero alcun seggio. Nel 1920 cominciò a diffondersi il fenomeno dello squadrismo, ossia squadre d’azione fascista che effettuavano spedizioni contro i sindacati e i partiti socialisti; un esempio fu l’attacco all’”Avanti”, quotidiano socialista che venne dato alle fiamme. La violenza squadrista, la fragilità delle istituzioni, la divisione all’interno del partito socialista, furono gli elementi che favorirono l’ascesa al potere del fascismo. Dopo la marcia su Roma, di fronte all’incalzare delle violenze, Vittorio Emanuele III di Savoia decise di consegnare l’incarico di Presidente del Consiglio a Benito Mussolini.
I primi anni di Mussolini furono caratterizzati da un governo di coalizione, composto da nazionalisti, liberali e popolari, che non assunse veri e propri connotati dittatoriali fino al delitto Matteotti. Giacomo Matteotti, deputato socialista, fu ucciso dai fascisti perché aveva chiesto l’ annullamento per violenze e gravi brogli delle elezioni del 1924, nelle quali il listone fascista aveva avuto un successo straordinario, grazie alla legge “Acerbo”, la nuova legge elettorale voluta da Mussolini per consolidare la maggioranza e togliere spazio alle opposizioni (assegnava 2/3 terzi dei seggi alla lista che otteneva la maggioranza dei voti).
La risposta delle opposizioni a questo evento fu debole (secessione dell’Aventino) e questo segnò il crollo dello stato liberale e il passaggio alla dittatura fascista, che iniziò con l’approvazione delle “leggi fascistissime”. In sintesi esse decretarono:
-la dittatura di un partito unico, quello fascista e del suo capo;
-la sostituzione dei sindaci elettivi con podestà nominati dal re;
-la nascita di strumenti repressivi quali il Tribunale speciale.
Il processo di fascistizzazione interessò i diversi aspetti della vita e della cultura italiana , a partire dalla scuola; la riforma Gentile di fatto riservava l’istruzione superiore privilegio di un’elite, selezionava gli insegnanti su base ideologica i quali dovevano prestare giuramento di fedeltà al regime, controllava i libri di testo e i contenuti degli insegnamenti: “la più fascista delle riforme” come fu definita dallo stesso Mussolini.
Con le leggi fascistissime vennero abolite la libertà di stampa, di pensiero e di associazione; venne abolito lo sciopero e le attività sindacali permesse solo a sindacati fascisti. I settori della produzione, del lavoro e delle professioni vennero organizzate in corporazioni. I mezzi di comunicazione di massa, giornali e radio principalmente, divennero strumenti di propaganda che esaltavano la figura del duce e le opere del regime. In politica estera Mussolini inizialmente puntò a consolidare i possedimenti africani (Libia, Eritrea, Somalia); successivamente, nonostante la condanna delle Nazioni Unite, Mussolini procedette alla sanguinosa conquista dell’Etiopia, per ragioni di prestigio internazionale e di consenso interno al regime. Nel 1938 Mussolini approvò le leggi razziali, un insieme di provvedimenti per emarginare gli ebrei, ritenuti incompatibili e inferiori alla razza “ariana”, ritenuta “pura”.
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