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Sintesi
Estratto del documento

d'assedio e a sciogliere con la forza la manifestazione, ma il monarca rifiutò e nominò

Mussolini presidente del Consiglio, incaricandolo della formazione di un nuovo

governo. Dal punto di vista delle forme giuridiche entro le quali si organizzò il

regime fascista sono da distinguere due periodi: prima e dopo il gennaio del 1925.

Nella prima fase non ci fu un’aperta rottura rivoluzionaria con il passato; il primo

ministero Mussolini fu infatti il ministero di coalizione, in cui accanto ai ministri

fascisti ci furono i ministri liberali e popolari. Già dal novembre 1922 il fascismo

prese ad agire avendo di mira l’instaurazione di un regime totalitario.

Nello Stato totalitario è lo stato che afferma l’appartenenza integrale del singolo allo

Stato. Nel paese continuarono le violenze contro gli oppositori; nel gennaio del 1923

le camice nere furono trasformate in Milizia volontaria per la sicurezza nazionale

(MVSN), e il parlamento concesse pieni poteri a Mussolini che se ne servì per

preparare la legge elettorale maggioritaria del 1923 L’organizzazione dello Stato

fascista avvenne nel 1925-26 e fu completata nei due anni seguenti Con le leggi

eccezionali del 1925-26 (dette “leggi fascistissime”) fu realizzato lo stato totalitario:

furono sciolti tutti i partiti, partiti e le organizzazioni sindacali a eccezione

naturalmente di quello fascista, vennero sciolte le opposizioni e limitata la libertà di

stampa e di riunione espulsi dalla Camera i deputati antifascisti, vietato lo sciopero,

messi al bando i sindacati, introdotta la pena di morte e istituito il Tribunale speciale

per la difesa dello stato, incaricato di reprimere ogni forma di dissenso la legge del 24

dicembre del 1925, fu introdotta la figura del capo del governo distinta dal ministero.

I poteri legislativi ed esecutivi passarono di fatto a Mussolini , capo del governo e

capo del fascismo. Nel 1929 la camera dei deputati con l’istituzione di una lista unica

di candidati, redatta dal gran consiglio; nel 1939 fu abolito il sistema plebiscitario, in

virtù della creazione della camera dei fasci e delle corporazioni. Il fascismo si

identifica ormai con lo Stato. Ma già all’inizio del XX secolo c’era un problema che

affliggeva il regime liberale. Infatti le classi popolari si erano organizzate e

chiedevano una politica a loro favore, ponendo la loro candidatura alla direzione

dello Stato perché si voleva compiere un passo decisivo, cioè passare da uno Stato

3

oligarchico ad uno democratico. In Italia il regime liberale oligarchico andava

sfaldandosi e le elezioni politiche ormai a suffragio universale maschile, avevano

introdotto i partiti popolari in Parlamento. Ma dopo le elezioni del 1921 dove per la

prima volta i fascisti riuscirono a portare alla Camera 35 deputati la borghesia che

non si era rassegnata alla riduzione del suo potere accettò il fascismo, che si

presentava come restauratrice dell’ordine e dello Stato. Ma alla fine la borghesia che

inizialmente aveva pensato di poter usare il fascismo solo per sconfiggere il

socialismo, fu costretta ad abdicare in favore della forza che essa stessa aveva

alimentato.

Nel campo della politica economica il fascismo attuò dapprima, a partire dal 1926,

una politica deflazionistica, e favorì l’acceleramento dell’industrializzazione del

paese. Gli interventi dello Stato nella vita economica si fecero poi più accentuati

dopo la grande crisi mondiale del 1929, che arrivò in Italia nel 1930; questo

interventismo economico si estrinsecò soprattutto nella creazione dell’IRI (Istituto

ricostruzione industriale) e dell’IMI (Istituto mobiliare italiano)

ITALIANO

GABRIELE D’ANNUNZIO

Nato a Pescara 1863- Gardone Riviera 1938.

1. Compie gli studi di letteratura, collabora con molti giornali del tempo,

partecipa attivamente alla vita civile della fine 800 e l’inizio 900.

2. Convinto al serbare dei principi nazionalista e tra gli interventisti più accessi

alla prima guerra mondiale.

3. La guerra, l’avvento del fascismo lo vedono impegnato anche militarmente

rimanendo ferito in un atto di ruolo.

4. Contesta gli accordi di pace di Versailles attuò un’azione dimostrativo e

politica con la reggenza del Quarnaro, creando non pochi problemi allo Stato

italiano. 4

5. Insofferenza e lo nomina di protagonismo fanno si che il regime fascista, pur

rispettando cerca in molti casi di limitare la presenza.

6. Personalità psichico qualità creative ed immaginative fanno diventare il

simbolo del nuovo letterario di quest’anno.

7. Gli eventi storici lo esaltano, perché riesce ad immortalare con testi poetici

straordinari.

8. Sta cogliere la realtà decadente e capace di viverla proponendo modello di vita

nuova e anticonformista ricavati da letture ed interpretazione più toste

soggettiva di filosofia e sistemazione particolari (“superuomo”,

“scapigliatura”).

9. E’ abile nel saper capire le debolezze nella società in quale vive e cogliere le

strategie, appariscenti che sfociano poi nell’accettazione di pseudovalori.

10. Il poeta dei salotti letterari, dell’anticonformista dell’esibizionismo, del

sensualismo dell’ eretismo del super uomo, dell’esita. Proprio questi i punti

forza che l’ho portarono a diventare il voto di una Italia grande inserita nel

contesto europeo e mondiale e il letterato che vorrebbe fare della sua vita

un’opera dell’arte , e della sua arte un prodotto di mercato, infatti pur convinto

della umiltà della poesia promuove il romanzo ritenendo più adatto al mercato

di conseguenza ai proventi economici.

11. L’atteggiamento d’annunziano oscura gli altri scrittori dell’epoca, nonostante

che la sua ideologia apre la strada ha soluzioni irrazionali, isolando da un

contesto sociale e cosmopolitico.

12. Esaltato durante i primi anni del 900 e durante il fascismo, oscurato

all’indomani dalla caduta del fascismo, ignorato quasi dopo il secondo

dopoguerra in epoca democristiano oggi la critica letteraria gli riconosce al di

là degli atteggiamenti di snobismo e di protagonismo riconosce grandi meriti

artistici. 5

DIRITTO

DALLO STATUTO ALBERTINO ALLA COSTITUZIONE ITALIANA

Lo Statuto albertino fu emanato da Carlo Alberto, re del Regno di Sardegna, il 4

marzo 1848 come “legge fondamentale ed irrevocabile” che sostituiva l’ordinamento

monarchico costituzionale alla monarchia assoluta nello stato piemontese. Con la

formazione del Regno d’Italia, divenne la legge fondamentale del nuovo Stato e restò

in vigore fino al 1 gennaio 1948.

Lo Statuto albertino si componeva di 81 articoli 22 dei quali erano riservati per

definire le prerogative del re al quale era attribuito il potere esecutivo, la nominale

sovrintendenza del potere giudiziario, la partecipazione al potere legislativo insieme

al Parlamento. Il sistema di rappresentanza era bicamerale: il Senato era composto da

membri nominati a vita dal re; alla Camera dei deputati accedevano i rappresentanti

della nazione, votati in base a una legge elettorale che non era inclusa nello Statuto.

Erano garantiti i diritti fondamentali dei cittadini e l’inviolabilità della proprietà

individuale. Si adattò ai mutamenti sociali e istituzionali che derivarono sia

dall’unificazione dell’Italia, sia dall’estensione del diritto di voto, sia dal passaggio

nel 1922 dallo stato liberale a quello fascista. I principi essenziali dello Statuto

albertino sono:

 la libertà di pensiero, di parola e l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla

legge;

 il potere esecutivo riservato esclusivamente al re; il potere legislativo

condiviso con il parlamento; il potere giudiziario affidato a magistrati di

nomina regia;

 la responsabilità dei ministri solo di fronte al re; 6

 la dichiarazione della religione cattolica come “ religione di Stato”.

Lo Statuto era caratterizzato dal fatto di essere:

 una costituzione concessa: lo Statuto non era frutto di una collaborazione con

il popolo;

 una costituzione flessibile: lo Statuto poteva essere modificato con leggi

ordinarie. La sua elasticità permise il passaggio da una forma costituzionale

pura ad una parlamentare; non garantì le libertà democratiche e permise il

passaggio al regime fascista in modo formalmente legale;

 una costituzione monarchica: la struttura dello Stato era di tipo monarchico;

 una costituzione rappresentativa: la camera dei deputati era un’assemblea

eletta;

 una costituzione confessionale: nella fase iniziale lo Statuto prevedeva come

sola religione di stato quella cattolica.

La forma di governo introdotta con lo Statuto albertino non era fondata su una netta

separazione dei poteri:

 il sovrano aveva il potere esecutivo;

 il Parlamento, composto da due camere (Camera dei deputati e Senato),

condivideva con il re la titolarità del potere legislativo. Le due camere

non erano poste su un piano di parità: aveva maggiori poteri la Camera

dei deputati;

 ai giudici era affidato il potere giudiziario. 7

Con le leggi fasciste del 1925, lo Statuto albertino venne notevolmente alterato, al

punto da rendere la struttura stessa dello Stato di tipo autoritario-totalitario. La

modifica statutaria, finiva per attribuire una posizione di preminenza giuridica al

Primo ministro rispetto ai singoli ministri.

A questo importante cambiamento istituzionale seguì, nel 1939, la sostituzione della

Camera dei deputati con la Camera dei fasci. In pratica la Camera era formata in

parte dai Consiglieri nazionali e in parte dai membri del Gran consiglio del fascismo.

Così la Camera, divenuta assemblea permanente, si formava in seguito alla nomina o

alla decadenza dalle suddette cariche, senza dover ricorrere, per il suo rinnovo, a

periodiche consultazioni elettorali.

Le riforme legislative in atto determinarono il progressivo instaurarsi di un regime di

governo totalitario, basato sul riconoscimento di un unico partito, quello fascista. La

crisi costituzionale seguita alle vicende belliche che sconvolsero il paese si aprì il 25

luglio 1943 con la revoca di Mussolini da capo del Governo; questa fu avviata per

iniziativa del re e fu sostenuta dallo stesso Gran consiglio, che affidava in via

provvisoria il potere esecutivo al maresciallo Badoglio. Con il decreto del 2 agosto il

re stabilì lo scioglimento della Camera dei fasci accelerando il crollo di un regime.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre, l’Italia restava divisa in due: al nord, ancora in

mano ai tedeschi con il regime fascista; al sud, occupato dagli anglo-americani,

veniva ripristinato l’ordinamento monarchico. Per sanare questa frattura, nell’aprile

del 1944 si giunse a un accordo tra i comitati di liberazione nazionale e Vittorio

Emanuele III, proclamando la tregua istituzionale. Intanto, prima della ritirata delle

forze tedesche dall’Italia, il 5 giugno 1944 il re affidava al figlio Umberto la

luogotenenza del Regno, attribuendogli i poteri di capo dello Stato. Il luogotenente

generale accettò il principio che fosse rimessa al popolo la libera scelta circa la forma

istituzionale monarchica o repubblicana, così il 2 giugno 1946 ci fu il referendum, al

quale tutta la popolazione italiana fu convocata per la scelta fra monarchia e

repubblica, in questo modo fu proclamata la Repubblica. Dopo il referendum, il 25

8

giugno 1946, si riunì l’Assemblea Costituente (assemblea formata da 556 membri,

per approvare la nuova Costituzione repubblicana) che affidò la redazione della

nuova Costituzione repubblicana a una commissione formata da 75 deputati,

(suddivisa in tre sottocommissioni, rispettivamente incaricate di elaborare le diverse

parti dell’intero progetto costituzionale), che concluse i lavori, in seduta plenaria, il

22 dicembre 1947 con l’approvazione a scrutinio segreto del testo definitivo.

La promulgazione da parte del capo dello Stato provvisorio Enrico de Nicola, dopo

cinque giorni, e la successiva pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, permisero

l’entrata in vigore della nuova Costituzione il 1° gennaio 1948.

La Costituzione è la legge fondamentale dello Stato. Entrata in vigore il 1 gennaio

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