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Introduzione Che fantastica storia è la vita tesina
Il fine di questa tesina di maturità non è quello, che potrebbe momentaneamente sembrare, di dare un’ambiziosa risposta sul mistero della vita, ma piuttosto quello di rimarcare l’ambiziosa (questa sì) bellezza della vita stessa e uno degli innumerevoli modi di viverla. Quale sia il senso della vita ognuno lo domanderà a se stesso e proverà, anche, a trovarvi risposta: non è compito mio.
Io, però, sto imparando a cercare quel significato nascosto, se mai ci sia, della mia vita. Perché, crescendo, soprattutto nell’ultimo periodo, mi sto rendendo conto di quanto sia bello ciò che ho, di quanto sia meraviglioso che io ci sia, e di quanto, talvolta, butto via. La vita mi fa rimanere spesso estasiata, a bocca aperta. Sono pochi i miei diciassette anni, (come si dice, ho tutta la vita davanti), ma a me sembrano tanti, e ricchi di momenti che, sia belli sia brutti, hanno costruito, pian piano, la mia personalità. Ho preso parecchie bastonate, che adesso appaiono, anche a me, come piccole banalità, ma, che alla bambina e ragazzina che ero hanno fatto male e hanno lasciato le cicatrici. Tuttavia, ad ogni caduta seguiva un sorriso: altrettante sono state le gioie e le emozioni. Quando ero più piccola, i miei occhi infantili erano, anche loro, troppo piccoli per vedere quanto è grande il mondo; forse ancora adesso sono piccoli, ma ci sono momenti nella mia vita, come credo sia per tutti, che io riesco ad abbracciarlo tutto, con le mie braccia, questo mondo grande.
Per tale motivo ho scelto questo filo conduttore della tesina: come la vita sia in grado di far innamorare l’uomo e come l’uomo debba ricambiare questo amore. E a me sta succedendo questo: ultimamente mi sono sentita innamorata della vita parecchie volte, la più recente e importante è stata sicuramente il 22 aprile scorso, quando si è compiuta una grandissima soddisfazione che, spero (non si sa‘ mai), mi accompagnerà per tutta la vita. Ma è una cosa che succede abbastanza spesso, basta fare un po’ di attenzione e si capisce subito che è una di quelle sensazioni: davanti a quel tramonto e tra quelle braccia, sotto quelle stelle e con quel vestito, dopo quel voto e quel suono; l’attimo perfetto, il posto giusto nel momento giusto.
Per concludere con una recusatio, questa tesina di maturità riporta solamente la mia tesi a riguardo, non un manuale d’istruzioni o un trattato economico. È ciò che la mia famiglia, la scuola e la società mi hanno dato, che io ho rielaborato e da cui ho tratto il mio pensiero. Ecco che fantastica storia è la vita.
Collegamenti
Che fantastica storia è la vita tesina
Geografia astronomica - Universo stazionario, Leggi di Hubble.
Filosofia - Le terapie ipnotiche di Charcot e Breuer, al psiche secondo Freud.
Storia dell'arte - Le varie forme dell'arte nella storia.
Letteratura inglese - Frankenstein or The Modern Prometheus, written by Mary Shelley .
Letteratura latina - Gli autori latini come per esempio Seneca.
Nessuna cosa intenerisce e solleva quanto lo spettacolo d’una vita che si
schiude. Perfino lo spettacolo dell’aurora cede a questa meraviglia.
Gabriele D’Annunzio
Ogni uomo, inteso come animale dotato di intelletto, si è sicuramente domandato, almeno
una volta nel corso della sua vita, da dove provenga esso stesso e tutto ciò che si ritrova intorno.
Chi fu il suo primo avo, se vi fosse qualcuno così definibile; quale fu la prima alba del Sole, se
mai si trattasse di una prima alba; quando germogliò il primo bocciolo, se esistesse un primo
fiore. E gli interrogativi, istintivamente presenti nella natura dell’uomo, continuano a porsi,
alimentati sempre maggiormente da alcune, seppur esigue, risposte che, di secolo in secolo,
l’uomo riesce a darsi.
E dunque: come, quando e perché è iniziato tutto? È forse, questa, la più grande delle
domande; chiede della vita, della sua origine. Se non vi fosse la vita nessun uomo potrebbe porsi
questa domanda, non vi sarebbero i presupposti per farlo. Se ne deduce che la vita sia il fulcro di
qualsiasi curiosità che spinge l’uomo all’indagine; e, che la domanda posta poc’anzi miri ad
indagare proprio sulla vita, questo, la rende la più grande delle domande.
Già dall’antichità, senza l’ausilio di solide conoscenze scientifiche, si accalcavano le
numerose teorie sull’origine della vita, in un tiro alla fune tra religione e filosofia (essa stessa
influenzata dalle credenze, o meglio, fedi religiose). E si andava cercando una soluzione in
qualche entità creatrice, in qualche dio generatore, in qualche spirito o alito di vita. Poi arrivò
quella che, comunemente, è chiamata scienza. Si osserva, si analizza, si studia, proprio a partire
da quello che ci si trova attorno. Le prove di questi esperimenti mettono alla luce, quando sia
possibile, cause del tutto nuove, che sconvolgono ben volentieri quelle fino ad allora ritenute
certezze.
Sembrerebbe quasi assurdo ammettere che, in tutto questo marasma di teorie, non ve ne sia
nemmeno una che possa essere considerata certa e assoluta. Non si è dedotta alcuna
conclusione in merito. Tuttavia non si può più negare che la vita esista sul nostro pianeta, forse
non solo sul nostro pianeta. E dunque il problema si sposta sull’origine della Terra ma,
conseguentemente, sull’origine di tutto il Sistema solare e, ancora, sull’origine dell’Universo.
È, però, necessario partire dal dato sperimentale formulato da Hubble nel 1929. L’astronomo
statunitense osservò gli spettri di alcune galassie e notò che molti di questi riportavano uno
spostamento verso il rosso: secondo l’effetto Doppler le galassie si stavano allontanando a
velocità esorbitanti. Successivamente, con l’osservazione degli spettri di galassie che si trovano
a distanze note, è stato possibile verificare che lo spostamento verso il rosso degli stessi è tanto
maggiore quanto lo è la velocità con cui le galassie si allontanano; dunque, distanza e velocità
risultano essere direttamente proporzionali. La costante di Hubble, utilizzata tutt’ora, definisce,
appunto, il rapporto tra velocità e distanza. Il recente dato, dell’ottobre 2012, misurato in
infrarossi tramite il telescopio spaziale Spizter della NASA, si attesta sul 74,3 con un margine di
errore del 3%. La legge di Hubble permette, dunque, di constatare un’espansione dell’Universo.
Sono due le ipotesi, che partono da questa legge, di cui si tiene conto tutt’oggi: quella
dell’Universo stazionario e quella dell’Universo inflazionario. La prima, secondo un Principio
cosmologico della fisica, si basa sulla certa immutabilità e uniformità dell’Universo. Ma questa
ipotesi si scontrerebbe con la legge di Hubble che, in quanto legge, è dimostrata e quindi certa,
se non ammettesse che eventuali cambiamenti o evoluzioni dell’Universo siano compensati nello
spazio e nel tempo: infatti, secondo l’ipotesi dell’Universo stazionario, la diminuzione della
densità di materia nell’Universo stesso, causata dall’allontanamento delle galassie, sarebbe
compensata con la continua creazione di nuova materia, mantenendo così costante la densità
media; si parla di un atomo di idrogeno per metro cubo di spazio per ogni miliardo di anni. È
l’ipotesi che non ammette un inizio, un’origine dell’Universo, ma di ciò non si ha alcuna conferma
o prova certa. Perciò, l’ipotesi dell’Universo inflazionario rimane quella maggiormente accreditata
e, ormai, studiata come legge. Venne sviluppata, inizialmente, negli anni Ottanta del XX secolo
sulla base della teoria dell’espansione dell’Universo di Gamow di quaranta anni prima. Essa
ipotizza che, dagli 11 ai 15 miliardi di anni fa, l’Universo fosse concentrato in un volume più
piccolo di un atomo, dalla densità e dalla temperatura pressoché infinite. In un certo istante
questo uovo cosmico è esploso nel big bang, con il quale si è creato lo spazio. Nel primo
microsecondo di vita dell’Universo, che iniziava la sua espansione in modo violentissimo, con
una forte instabilità delle forze fondamentali createsi nell‘istante dell‘esplosione, le particelle che
lo costituivano entravano in continua collisione tra loro. Finita questa fase di inflazione, in cui la
temperatura è scesa in modo rapidissimo, l’espansione si è stabilizzata, continuando più
lentamente. L’energia si condensava in particelle elementari come quark ed elettroni, poi in
protoni e neutroni, per lungo tempo l’Universo era un’impenetrabile nube di radiazioni e gas
ionizzato: la fase della sfera di fuoco. Quindi, la temperatura è scesa ancora notevolmente e la
materia era costituita da gas neutro di idrogeno ed elio, permettendo, solo da quel momento, alla
luce, di viaggiare nello spazio. Risalente a questa fase dell’evoluzione dell’Universo è la scoperta
del 1965: è stata, infatti, osservata con i radiotelescopi, in ogni direzione dello spazio, una
radiazione di fondo equivalente a una temperatura di 3 K (-270°C), essa dovrebbe essere come
un eco del big bang, la liberazione della luce dalla materia 400 000 anni dopo la grande
esplosione. Negli anni successivi il satellite COBO in orbita attorno alla Terra ha evidenziato
alcune variazioni della radiazione di fondo, determinate, con molta probabilità, dalla distribuzione
non uniforme della materia. Più recentemente, nel 2001, grazie al satellite WMAP della NASA, è
stata tracciata una mappa della radiazione ed è stato osservato che le intensità delle microonde
che provengono da punti opposti sono identiche: questo è stato spiegato grazie alla presenza
della fase inflazionaria di cui già si è parlato, infatti, l’Universo è da immaginarsi come una bolla
tanto piccola da essere stata causalmente connessa e che si è, poi, espansa in quello che
conosciamo come Universo. È, questa, la prova sperimentale più convincente della validità del
modello del big bang. Comunque, solo dopo circa un miliardo di anni l’Universo ha acquisito la
temperatura di una stella, formato da idrogeno, elio, elettroni, protoni e fotoni. Nelle regioni a più
alta densità si sono condensati i gas, generando con le esplosioni i quasar, e successivamente
le galassie, dove le stelle hanno potuto produrre elementi chimici sempre più pesanti che, sotto
forma di ceneri, si sono mescolati alla polveri e ai gas delle nebulose.
Il Sistema solare è nato proprio così: circa 5 miliardi di anni fa il Braccio di Orione era una
nebulosa di gas e polveri finissime arricchiti da elementi pesanti provenienti da stelle più antiche.
La probabile onda d’urto di una supernova vicina ha perturbato la struttura della nebulosa che, a
causa della sua velocità di rotazione, assunse la forma di un disco appiattito, nel cui centro si è
sviluppato il nucleo denso e caldo del proto-Sole. Il Sole si è acceso con una gigantesca
esplosione di energia, creando il cosiddetto vento stellare che spinge nello spazio gas e polveri
residue. Ripetute collisioni di ghiacci e polveri hanno iniziato l’aggregazione dei planetesimali. I
più interni costituiti da rocce e metalli, i più esterni soprattutto da ghiacci. Essi attraevano la
restante materia circostante, aumentando così la loro massa e il loro campo gravitazionale;
mentre gli elementi più pesanti sprofondavano nel nucleo metallico densissimo, quelli più leggeri
originavano il mantello di ossidi e silicati. I pianeti, e il Sole stesso, sono tuttora in evoluzione,
insieme all’uomo stesso.
Con la nascita dell’Universo, ma soprattutto grazie alla presenza delle stelle, si può spiegare
questa vita presente sulla Terra. L’uomo stesso, infatti, è costituito da elementi, quegli elementi
raccolti ordinatamente nella Tavola Periodica di Mendeleev. Ed essi, come già accennato, sono
prodotti dalle stelle: il loro nucleo incandescente è formato da elettroni liberi e nuclei atomici allo
stato di plasma che si muovono velocemente. Così facendo, collidono tra loro e provocano
reazioni di fusione nucleare. Dalle stelle primordiali, composte esclusivamente da idrogeno ed
elio, l’aumentare della temperatura e della massa stellare, fa’ sì che, nelle stelle più vecchie,
siano prodotti elementi più pesanti quali quelli di cui siamo composti. È ciò che spiega Gribbin
nel suo celebre libro: ogni atomo di ogni elemento presente nel nostro corpo, eccezion fatta per
l’idrogeno, è stato prodotto all’interno delle stelle, è stato poi disseminato nell’universo per
mezzo di grandi esplosioni stellari, ed è stato infine riciclato per diventare parte di noi stessi.
Le ipotesi su come sia avvenuta la nascita della vita sono, ancora una volta, prive di elementi
certi, se non il fatto che, da un certo momento, sulla Terra vi siano state condizioni tali da
permettere lo sviluppo della vita. Dovrebbe essere intervenuta, poi, l’evoluzione, a lungo studiata
da Darwin, Bernard e Taine in primis, a modificare i primi organismi unicellulari in altri sempre più
complessi; fino al più complesso e perfetto: l’uomo.
Il corpo umano rasenta, infatti, la perfezione: a partire dalle organizzatissime cellule che lo
formano. Pare quasi impossibile che in un così microscopico spazio siano presenti tante altre
sub unità (ribosomi, mitocondri, lisosomi …) che lavorano per il miglior funzionamento della
cellula e dell’organismo stesso. Grazie al DNA si tramanda, poi, l’informazione genetica che
permette l’ereditarietà e l’evoluzione della specie; è lo stesso DNA, nella duplicazione, che causa
l’invecchiamento. Ma, ciò che colpisce maggiormente è la distinzione tra le cellule umane e le
restanti cellule animali e vegetali; infatti, è impossibile negare la superiorità dell’uomo rispetto a
tutto il resto della materia vivente. Anatomicamente parlando, un chiaro esempio viene dalle
ricerche effettuate presso l’Università di Miami sulle cellule pancreatiche produttrici dell’insulina.
La nostra scoperta più importante è che le isole pancreatiche umane hanno un’architettura
unica, e funzionano diversamente dalle isole dei roditori - scrive Berggen, uno dei professori che
ha condotto lo studio. Tuttavia, è noto che, se non necessariamente nei dettagli anatomici,
l’uomo sia un animale particolare: sicuramente, noi possediamo, anche se con molte domande in
sospeso a tal proposito, una qualche facoltà in più rispetto agli animali, comunemente detti.
La psiche, forse, quel mondo misterioso racchiuso tra le circonvoluzioni del cervello. Quella
che per molto tempo è stata identificata con la coscienza o con la razionalità, ha riscoperto con
Freud un ruolo di preminenza nell’accezione comune. Infatti, il neurologo, e poi psicoanalista,
austriaco aveva indirizzato i suoi studi più approfonditi su casi di isteria che, come molte altre
turbe psichiche, era considerata, dalla medicina ottocentesca, come un disturbo puramente
somatico. Ma, nel primo Novecento vengono messe a punto le terapie ipnotiche di Charcot e
Breuer e viene compiuto un primo passo per quella che viene chiamata, dallo stesso Freud,