vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Dal punto di vista antropologico e sociologico, dal dibattito sul multiculturalismo avvenuto tra gli anni Sessanta e Settanta del 900, in America, è emersa la domanda sulla possibilità di una convivenza tra persone «diverse» per razza, etnia, tradizioni culturali..., che convivono dentro la stessa unità sociale, in modo che tutti abbiano gli stessi diritti e doveri. Per capire se questo fosse possibile, gli studiosi hanno analizzato i concetti base del dibattito, ovvero i concetti di razza, etnia, nazione, migrazioni…
Il concetto di razza, dal punto di vista biologico non ha alcuna rilevanza, in quanto gli scienziati hanno individuato che ci sono piú differenze nel patrimonio genetico tra individui, della stessa «razza», che tra gruppi di individui.
Purtroppo però, dal punto di vista sociologico, non è cosi, perché come ben sappiamo le differenze, ad esempio del colore della pelle, della religione, sono state interpretate come differente intelligenza, differente indole, per ammettere e autorizzare la discriminazione e per mascherare soprattutto interessi politici ed economici (esistono tantissimi casi di discriminazione razziale, come la persecuzione degli ebrei, la lunga discriminazione razziale nei confronti dei neri negli Stati Uniti, e un esempio molto vicino a noi sono le leggi razziali emanate da Benito Mussolini nel 1939).
Fortunatamente, nelle società contemporanee, la discriminazione razziale legale, almeno in gran parte di esse, è stata ormai abolita.
Questo è avvenuto anche in Italia, dopo l’entrata in vigore della Costituzione 1° gennaio 1948. L’art. 3 della Nostra Costituzione, sancisce il principio di uguaglianza formale, per cui tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e il principio di uguaglianza sostanziale, con cui lo Stato sostiene il suo impegno attivo nell’eliminare gli ostacoli, che dovessero impedire la realizzazione pratica dell’uguaglianza. L’art. 6 Cost. tutela la diversità etnica e dunque le minoranze linguistiche. Potremmo citare ancora l’art. 8 che tutela la libertà religiosa.
Tutto ciò non ha comunque permesso di eliminare, le forme di discriminazione informale, che sono ancora molto presenti. Infatti non sarebbe corretto affermare, che nel nostro Paese, il principio di uguaglianza sostanziale sia pienamente realizzato.
L’etnia si basa sui tratti culturali comuni, come le norme e i valori di una popolazione. Per identificarle, è necessario che ci sia un sentimento di appartenenza etnica vero e essa deve essere ritenuta radicata nel territorio, in quanto stabilisce un mito di fondazione. Essa si costruisce su elementi come: la patria (ovvero l’identificazione di un territorio ritenuto sacro), la lingua, i rapporti di discendenza, le usanze e le tradizioni.
Per quanto riguarda, invece, il concetto di nazione, la coscienza di appartenere a una nazione può svilupparsi in due modi:
- dal basso, nel senso che il sentimento di appartenere a un’unica etnia, può essere la spinta che porta al predominio di quella etnia sulle altre e quindi alla nascita di uno Stato nazione (come è accaduto in Francia, in Spagna, in Gran Bretagna, dove le minoranze etniche sono state sacrificate alla nazione, o solo mantenute come minoranze). Nasce dal basso, anche, quando la nazione si forma dalla disgregazione di un’entità politica precedente;
- dall’alto, e questo significa che lo Stato nazione, nasce per iniziativa di uno Stato regionale, che spinge altri Stati simili all’unificazione. Si procede in questo modo, quando l’entità politica risulta essere debole e quindi richiede una forte politica di uniformazione, realizzata attraverso la scuola, la televisione, i giornali... (un esempio é l’Italia, che è stata unita per iniziativa del Piemonte il 17 marzo 1861
«proclamazione dell'unità d'Italia»).
Uno dei rischi maggiori del multiculturalismo è quello di ghettizzare i gruppi culturali, invece che metterli in relazione, perchè anziché selezionare ciò che lega i gruppi sociali, la logica multiculturalista, non fa altro che selezionare ciò che li divide, rendendo queste differenze «normali», «oggettive» e «immutabili». Ad esempio anche nella scuola, spesso vengono creati corsi, classi distinte, per i vari gruppi etnici, per favorire l’inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro, ma in questo modo non si fa altro che creare vere e proprie sacche di emarginazione.
Si può notare come l’Unione Europea gestisce la società multiculturale, attraverso tutti i trattati che hanno contribuito alla sua formazione dal 1951 quando venne costituita la Comunità Europea del Carbone dell’Acciaio (CECA). L’istituzione della CECA segnò il primo passo verso la realizzazione dell’Unione Europea. Seguirono poi l’istituzione della Comunità Economica Europea (CEE), e l’EURATOM Comunità Europea per l’Energia atomica.
Nel 1985, venne firmata la Convezione a Schengen, che eliminava i controlli alle frontiere, per favorire la libera circolazione dei cittadini europei. Il 7 febbraio 1992, in Olanda a
Maastricht, venne firmato il Trattato sull’Unione Europea, che diede vita all’unione monetaria, ponendo le basi dell’euro, e all’unione sociale, introducendo il principio fondamentale della cittadinanza europea. La cittadinanza europea garantisce i diritti dei cittadini europei: sulla libertà di circolazione e soggiorno sul territorio degli Stati membri; abolisce ogni discriminazione tra i lavoratori; fornisce la possibilità di partecipare attivamente all’elezione del Parlamento Europeo e di dare vita o aderire ai partiti politici europei. Dal 1993 si instauró il Mercato Unico Europeo (UEM), con cui venne introdotta la libera circolazione di merci, servizi, capitali e delle persone, anche il Consiglio di Copenhagen, che fisserà i criteri di adesione all’UE.
Nel 1997 venne firmato il Trattato di Amsterdam, per la tutela dei diritti dei cittadini europei. Nel 2000 ci fu il Consiglio di Nizza, che invitò gli Stati a proseguire e accelerare le riforme per prepararsi all’adesione, e venne proclamata la carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Nel 2007 il Trattato di Lisbona, rafforza la politica sociale e riconosce ai diritti umani un carattere vincolante.
Per realizzare i propri obiettivi e gli interessi dei cittadini l’Unione Europea dispone:
- del Consiglio dell’Unione Europea o Consiglio dei Ministri, organo decisionale della comunità europea, la cui funzione principale è quella di emanare le norme comunitarie;
- la Commissione Europea, organo titolare del potere esecutivo, i cui compiti sono l’iniziativa legislativa (ossia la predisposizione degli atti normativi della comunità), vigilare sul rispetto dei trattati delle norme comunitarie, predisporre il bilancio, rappresentare l’unione e negoziare accordi commerciali e di cooperazione con gli altri paesi;
- il Parlamento Europeo, organo di indirizzo e di controllo politico, ma non solo, in molte materie, esercita la funzione legislativa insieme al Consiglio dei Ministri;
- il Consiglio Europeo, il quale ha l’importante funzione di indirizzo politico e di deliberare le scelte politiche fondamentali per l’Unione Europea;
- infine, la Corte di Giustizia, organo giudiziario, che ha il compito di garantire il rispetto del diritto nell’applicazione dei trattati e delle norme comunitarie.
Il tema più attuale, in materia di sicurezza comune dell’Unione Europea, è quello dei migranti, che per sfuggire a povertà, persecuzioni e guerre, sbarcano ogni giorno in migliaia sulle coste europee. Per quanto riguarda il diritto di asilo politico, la commissione europea ha delineato dei criteri fondamentali:
- garantire protezione a chi si trova in una situazione di reale bisogno, come chi è in fuga da zone di guerra o realtà in cui i diritti umani fondamentali vengono calpestati;
- stabilire una procedura che sia comune tra tutti i paesi comunitari;
- assicurare la coerenza con le altre politiche.
Inoltre, la normativa europea prevede che chi chiede l’asilo politico, debba rimanere nel paese in cui gli viene riconosciuto lo status di rifugiato, e di regola è quello in cui arriva per la prima volta. In realtà, l’obiettivo di molti migranti non è quello di stabilirsi negli Stati mediterranei, che riescono a raggiungere via mare, ma raggiungere altri paesi europei. Quindi la commissione europea, sta predisponendo un piano, per distribuire i migranti con diritto di asilo, tra tutti i paesi dell’Unione Europea. Si tratta di un piano non solo per la ridistribuzione delle persone, ma anche delle responsabilità tra gli Stati comunitari, considerando il fatto che fino ad ora i maggiori oneri sono ricaduti sull’Italia e sulla Grecia. Purtroppo questa proposta, incontra ancora molte resistenze.
Va inoltre sottolineato che, anno dopo anno, il problema migratorio è peggiorato, tanto che l’emergenza immigrazione, ha portato alcuni Stati a sospendere gli accordi di Schengen, e quindi a ripristinare i controlli alla frontiera.
È dunque urgente attuare delle misure di supporto sia agli Stati, sia ai migranti, per ripristinare lo spirito di integrazione e di rispetto dei diritti umani, che rientra tra i fondamentali principi ispiratori dell’Unione Europea.
Le democrazie europee, dunque, mirano a un progetto politico che tenda a garantire a tutti gli individui libertà ed uguaglianza. Gli Stati infatti hanno attuato delle politiche nei confronti dei cittadini stranieri residenti nei loro paesi. Questo non è altro che il pluralismo delle democrazie moderne, le quali hanno diversi limiti e contraddizioni, in quanto il multiculturalismo ci costringe a decidere sia come cittadini sia in quanto Stati democratici, su una serie di questioni complesse, che ci mettono a dura prova (come ad esempio per quanto riguarda la scuola pubblica, è una scuola in cui si condividono alcuni valori di base?, oppure, siamo disposti a consentire che una comunità di persone si crei la propria scuola, dove venga coltivata la propria identità culturale o religiosa?. Per quanto riguarda i simboli religiosi, vanno posti tutti sullo stesso piano?, oppure si possono esporre negli spazi pubblici?…).
I rapporti internazionali tra i vari Stati sono disciplinati dal diritto internazionale, che corrisponde all’insieme delle norme giuridiche che regolano le relazioni tra gli Stati.
Il diritto internazionale ha un carattere pubblico, se riguarda le relazioni tra gli Stati; ha invece natura privata, se disciplina i rapporti tra i cittadini di uno Stato straniero (queste norme hanno valore solo all’interno dello Stato).
Dopo la fine della prima guerra mondiale, 42 paesi fondarono la Società delle Nazioni, con l’obiettivo di dare vita a un’organizzazione che fosse in grado di evitare altre guerre. Venne
quindi previsto un consiglio generale, con il compito di risolvere gli eventuali conflitti tra gli Stati membri. A seguito dello scoppio della seconda guerra mondiale, emersero tutte le debolezze dell’istituzione internazionale, come le difficoltà degli Stati a far funzionare un organismo collettivo e la mancata partecipazione all’organizzazione di stati importanti a livello mondiale, come ad esempio gli Stati Uniti.
Nel 1944 gli stati più importanti e più potenti come Stati Uniti, Cina e Regno Unito predisposero una bozza di accordo, che sarebbe stata poi firmata alla fine del della seconda guerra mondiale. Il testo finale, diede ufficialmente vita all’ONU «Organizzazione delle Nazioni Unite». Le Organizzazioni Internazionali, sono state argomento di educazione civica, sia dal punto di vista sociologico, sia del diritto. Nel frattempo nel 1948, gli Stati che aderivano all’ONU, approvarono la dichiarazione universale dei diritti umani, per il riconoscimento dei diritti dell’uomo.
I governi si impegnarono dunque a lavorare per un mondo pacifico e giusto, in cui diritti umani sono universali e indivisibili. L’ONU, ha lo scopo principale di garantire la pace e la sicurezza tra le nazioni. Infatti il suo statuto prevede l’impegno a realizzare le condizioni generali di benessere, per favorire i rapporti pacifici tra gli Stati e combattere unitariamente i problemi della povertà, della fame, delle malattie, della violazione dei diritti umani e del degrado ambientale. Successivamente vennero fondate anche la NATO, WTO e l’OCSE.
I paesi hanno adottato diversi modelli, per gestire le problematiche di integrazione dei migranti nella società d'accoglienza:
- il modello pluralista (tipico del Regno unito), assicura a ogni individuo il libero esercizio dei propri diritti, imponendo come unico vincolo il rispetto del diritto altrui;
- il modello assimilazionista (adottato ad esempio dalla Francia), richiede a chi si trasferisce in un altro territorio, di assimilare interamente quella determinata cultura, dunque l’immigrato dovrà fare sua la cultura del paese che lo ospita e mantenere le sue usanze solo nell’ambito domestico (questo potrebbe portare alla scomparsa di diverse culture);
- l’istituzionalizzazione della precarietà (adottato dalla Germania, dal Belgio, Svizzera), invece, assume come presupposto che l’immigrato sia di “passaggio” e per lavoro in quel paese. Il compito dello Stato, sarà quello di integrare l’immigrato nel mondo del lavoro e favorire la sopravvivenza dei legami con il suo paese, per far sì che possa presto ritornarvi.
Il risultato è una popolazione europea altamente diversificata, con individui che lavorano e vivono in un paese, che non è quello d’origine.
In Italia, ad esempio, la percentuale di stranieri è arrivata quasi al 9% della popolazione, più gli irregolari, che potrebbero portare la percentuale a quasi il doppio.
Si potrebbe auspicare al fatto che le culture vengano inserite, ma non integrate completamente, quindi che ci sia sempre una fiducia reciproca, reciproca conoscenza, mediazione culturale, una politica democratica ma non universale.
Nessuno deve essere costretto a vivere secondo la cultura dominante, bisogna essere rispettosi verso tutte le culture, soprattutto presso le culture in cui ci si trasferisce, proprio perché si condivide lo stesso spazio. Si va quindi verso l’interculturalismo, ovvero un’integrazione tra le culture, dove gli individui e i gruppi sociali devono trovare dei valori comuni, al di là delle loro diverse etnie, religioni o culture, per poter costituire un terreno di dialogo, sul quale affrontare i principali problemi della convivenza civile e i vari comportamenti. Cosicché ogni persona sia libera di percorrere il proprio percorso di vita.
Il punto centrale dell’interculturalismo sono le relazioni umane, fondate sull’apertura all'altro e sul dialogo.
Tutto questo è molto importante per evitare la discriminazione e l’emarginazione, verso gli immigrati ma non solo, perché ogni giorno si assiste ad episodi di questo genere, tra ragazzi di quartieri diversi, tra ricchi e poveri, tra uomini e donne.
Il termine multiculturalismo ha un significato descrittivo, con cui si descrive che nella
società contemporanea convivono culture differenti e un significato normativo, che invece si
riferisce a come queste culture dovrebbero interagire fra loro, e chi si occupa di abolire ogni
l’Unione
forma di discriminazione, ovvero Europea e le varie Organizzazioni Internazionali.
Dal punto di vista antropologico e sociologico, dal dibattito sul multiculturalismo avvenuto
tra gli anni Sessanta e Settanta del 900, in America, è emersa la domanda sulla possibilità
« »
di una convivenza tra persone diverse per razza, etnia, tradizioni culturali..., che
convivono dentro la stessa unità sociale, in modo che tutti abbiano gli stessi diritti e doveri.
Per capire se questo fosse possibile, gli studiosi hanno analizzato i concetti base del
migrazioni…
dibattito, ovvero i concetti di razza, etnia, nazione,
Il concetto di razza, dal punto di vista biologico non ha alcuna rilevanza, in quanto gli
scienziati hanno individuato che ci sono piú differenze nel patrimonio genetico tra individui,
« »,
della stessa razza che tra gruppi di individui.
Purtroppo però, dal punto di vista sociologico, non è cosi, perché come ben sappiamo le
differenze, ad esempio del colore della pelle, della religione, sono state interpretate come
differente intelligenza, differente indole, per ammettere e autorizzare la discriminazione e
per mascherare soprattutto interessi politici ed economici (esistono tantissimi casi di
discriminazione razziale, come la persecuzione degli ebrei, la lunga discriminazione
razziale nei confronti dei neri negli Stati Uniti, e un esempio molto vicino a noi sono le leggi
razziali emanate da Benito Mussolini nel 1939).
Fortunatamente, nelle società contemporanee, la discriminazione razziale legale, almeno in
gran parte di esse, è stata ormai abolita.
Questo è avvenuto anche in Italia, dopo l’entrata in vigore della Costituzione 1° gennaio
L’art.
1948. 3 della Nostra Costituzione, sancisce il principio di uguaglianza formale, per cui
tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e il principio di uguaglianza sostanziale, con
nell’eliminare
cui lo Stato sostiene il suo impegno attivo gli ostacoli, che dovessero
impedire la realizzazione pratica dell’uguaglianza. L’art. 6 Cost. tutela la diversità etnica e
dunque le minoranze linguistiche. Potremmo citare ancora l’art. 8 che tutela la libertà
religiosa.
Tutto ciò non ha comunque permesso di eliminare, le forme di discriminazione informale,
che sono ancora molto presenti. Infatti non sarebbe corretto affermare, che nel nostro
Paese, il principio di uguaglianza sostanziale sia pienamente realizzato. 1
L’etnia si basa sui tratti culturali comuni, come le norme e i valori di una popolazione. Per
identificarle, è necessario che ci sia un sentimento di appartenenza etnica vero e essa
deve essere ritenuta radicata nel territorio, in quanto stabilisce un mito di fondazione. Essa
si costruisce su elementi come: la patria (ovvero l’identificazione di un territorio ritenuto
sacro), la lingua, i rapporti di discendenza, le usanze e le tradizioni.
Per quanto riguarda, invece, il concetto di nazione, la coscienza di appartenere a una
nazione può svilupparsi in due modi:
nel senso che il sentimento di appartenere a un’unica etnia, può essere la
- dal basso,
spinta che porta al predominio di quella etnia sulle altre e quindi alla nascita di uno
Stato nazione (come è accaduto in Francia, in Spagna, in Gran Bretagna, dove le
minoranze etniche sono state sacrificate alla nazione, o solo mantenute come
minoranze). Nasce dal basso, anche, quando la nazione si forma dalla disgregazione
un’entità
di politica precedente;
dall’alto,
- e questo significa che lo Stato nazione, nasce per iniziativa di uno Stato
regionale, che spinge altri Stati simili all’unificazione. Si procede in questo modo,
quando l’entità politica risulta essere debole e quindi richiede una forte politica di
uniformazione, realizzata attraverso la scuola, la televisione, i giornali... (un esempio
l’Italia,
é che è stata unita per iniziativa del Piemonte il 17 marzo 1861
« »
proclamazione dell'unità d'Italia ).
Uno dei rischi maggiori del multiculturalismo è quello di ghettizzare i gruppi culturali,
invece che metterli in relazione, perchè anziché selezionare ciò che lega i gruppi sociali, la
logica multiculturalista, non fa altro che selezionare ciò che li divide, rendendo queste
« » « » « »
differenze normali , oggettive e immutabili . Ad esempio anche nella scuola, spesso
vengono creati corsi, classi distinte, per i vari gruppi etnici, per favorire l’inserimento dei
ragazzi nel mondo del lavoro, ma in questo modo non si fa altro che creare vere e proprie
sacche di emarginazione.
come l’Unione Europea gestisce la società multiculturale, attraverso tutti i
Si può notare
trattati che hanno contribuito alla sua formazione dal 1951 quando venne costituita la
Comunità Europea del Carbone dell’Acciaio L’istituzione della CECA segnò il
(CECA).
primo passo verso la realizzazione dell’Unione Europea. Seguirono poi l’istituzione della
e l’EURATOM Comunità Europea per l’Energia
Comunità Economica Europea (CEE),
atomica.
Nel 1985, venne firmata la Convezione a Schengen, che eliminava i controlli alle frontiere,
per favorire la libera circolazione dei cittadini europei. Il 7 febbraio 1992, in Olanda a
2
sull’Unione all’unione
Maastricht, venne firmato il Trattato Europea, che diede vita
dell’euro, all’unione
monetaria, ponendo le basi e sociale, introducendo il principio
fondamentale della cittadinanza europea. La cittadinanza europea garantisce i diritti dei
cittadini europei: sulla libertà di circolazione e soggiorno sul territorio degli Stati membri;
abolisce ogni discriminazione tra i lavoratori; fornisce la possibilità di partecipare
attivamente all’elezione del Parlamento Europeo e di dare vita o aderire ai partiti politici
europei. Dal 1993 si instauró il Mercato Unico Europeo (UEM), con cui venne introdotta la
libera circolazione di merci, servizi, capitali e delle persone, anche il Consiglio di
all’UE.
Copenhagen, che fisserà i criteri di adesione
Nel 1997 venne firmato il Trattato di Amsterdam, per la tutela dei diritti dei cittadini
europei. Nel 2000 ci fu il Consiglio di Nizza, che invitò gli Stati a proseguire e accelerare le
riforme per prepararsi all’adesione, e venne proclamata la carta dei diritti fondamentali
dell’Unione Europea. Nel 2007 il Trattato di Lisbona, rafforza la politica sociale e
riconosce ai diritti umani un carattere vincolante. l’Unione
Per realizzare i propri obiettivi e gli interessi dei cittadini Europea dispone:
Consiglio dell’Unione Europea
- del o Consiglio dei Ministri, organo decisionale
della comunità europea, la cui funzione principale è quella di emanare le norme
comunitarie;
- la Commissione Europea, organo titolare del potere esecutivo, i cui compiti sono
l’iniziativa legislativa (ossia la predisposizione degli atti normativi della comunità),
vigilare sul rispetto dei trattati delle norme comunitarie, predisporre il bilancio,
rappresentare l’unione e negoziare accordi commerciali e di cooperazione con gli altri
paesi;
- il Parlamento Europeo, organo di indirizzo e di controllo politico, ma non solo, in
molte materie, esercita la funzione legislativa insieme al Consiglio dei Ministri;
il quale ha l’importante funzione di indirizzo politico e di
- il Consiglio Europeo, l’Unione
deliberare le scelte politiche fondamentali per Europea;
- infine, la Corte di Giustizia, organo giudiziario, che ha il compito di garantire il
nell’applicazione
rispetto del diritto dei trattati e delle norme comunitarie.
Il tema più attuale, in materia di sicurezza comune dell’Unione Europea, è quello dei
migranti, che per sfuggire a povertà, persecuzioni e guerre, sbarcano ogni giorno in
migliaia sulle coste europee. Per quanto riguarda il diritto di asilo politico, la commissione
europea ha delineato dei criteri fondamentali:
- garantire protezione a chi si trova in una situazione di reale bisogno, come chi è in
fuga da zone di guerra o realtà in cui i diritti umani fondamentali vengono calpestati;
3
- stabilire una procedura che sia comune tra tutti i paesi comunitari;
- assicurare la coerenza con le altre politiche.
chiede l’asilo politico, debba rimanere nel
Inoltre, la normativa europea prevede che chi
paese in cui gli viene riconosciuto lo status di rifugiato, e di regola è quello in cui arriva per
la prima volta. In realtà, l’obiettivo di molti migranti non è quello di stabilirsi negli Stati
mediterranei, che riescono a raggiungere via mare, ma raggiungere altri paesi europei.
Quindi la commissione europea, sta predisponendo un piano, per distribuire i migranti con
diritto di asilo, tra tutti i paesi dell’Unione Europea. Si tratta di un piano non solo per la
ridistribuzione delle persone, ma anche delle responsabilità tra gli Stati comunitari,
considerando il fatto che fino ad ora i maggiori oneri sono ricaduti sull’Italia e sulla Grecia.
Purtroppo questa proposta, incontra ancora molte resistenze.
Va inoltre sottolineato che, anno dopo anno, il problema migratorio è peggiorato, tanto che
l’emergenza immigrazione, ha portato alcuni Stati a sospendere gli accordi di Schengen,
e quindi a ripristinare i controlli alla frontiera.
È dunque urgente attuare delle misure di supporto sia agli Stati, sia ai migranti, per
ripristinare lo spirito di integrazione e di rispetto dei diritti umani, che rientra tra i
dell’Unione
fondamentali principi ispiratori Europea.
Le democrazie europee, dunque, mirano a un progetto politico che tenda a garantire a
tutti gli individui libertà ed uguaglianza. Gli Stati infatti hanno attuato delle politiche nei
confronti dei cittadini stranieri residenti nei loro paesi. Questo non è altro che il pluralismo
delle democrazie moderne, le quali hanno diversi limiti e contraddizioni, in quanto il
multiculturalismo ci costringe a decidere sia come cittadini sia in quanto Stati democratici,
su una serie di questioni complesse, che ci mettono a dura prova (come ad esempio per
quanto riguarda la scuola pubblica, è una scuola in cui si condividono alcuni valori di
base?, oppure, siamo disposti a consentire che una comunità di persone si crei la propria
scuola, dove venga coltivata la propria identità culturale o religiosa?. Per quanto riguarda i
simboli religiosi, vanno posti tutti sullo stesso piano?, oppure si possono esporre negli spazi
pubblici?…).
I rapporti internazionali tra i vari Stati sono disciplinati dal diritto internazionale, che
all’insieme
corrisponde delle norme giuridiche che regolano le relazioni tra gli Stati.
Il diritto internazionale ha un carattere pubblico, se riguarda le relazioni tra gli Stati; ha
invece natura privata, se disciplina i rapporti tra i cittadini di uno Stato straniero (queste
all’interno
norme hanno valore solo dello Stato).
Dopo la fine della prima guerra mondiale, 42 paesi fondarono la Società delle Nazioni, con
l’obiettivo un’organizzazione
di dare vita a che fosse in grado di evitare altre guerre. Venne
4
quindi previsto un consiglio generale, con il compito di risolvere gli eventuali conflitti tra gli
Stati membri. A seguito dello scoppio della seconda guerra mondiale, emersero tutte le
debolezze dell’istituzione internazionale, come le difficoltà degli Stati a far funzionare un
collettivo e la mancata partecipazione all’organizzazione di stati importanti a
organismo
livello mondiale, come ad esempio gli Stati Uniti.
Nel 1944 gli stati più importanti e più potenti come Stati Uniti, Cina e Regno Unito
predisposero una bozza di accordo, che sarebbe stata poi firmata alla fine del della
all’ONU «
seconda guerra mondiale. Il testo finale, diede ufficialmente vita Organizzazione
»
delle Nazioni Unite . Le Organizzazioni Internazionali, sono state argomento di
educazione civica, sia dal punto di vista sociologico, sia del diritto. Nel frattempo nel 1948,
all’ONU,