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Sintesi
Filosofia - Il Taoismo filosofico di Lao Tzu
Italiano - Italo Calvino e Le Città Invisibili
Inglese - A Passage to India by Edward Morgan Forster
Sociologia - La stratificazione, le classi sociali e la mobilità sociale in India
Antropologia - Forme artistiche legate a riti e a momenti di culto e il fenomeno dell’autenticità rappresentata
Estratto del documento

So, the official British residents avoided contact as much as possible with the Indians, it was often

called ‘‘native contamination’’. They mostly lived in their private clubs and military camps, which

were built beyond the walls of the old Indian towns.

6 Là dove sorge il sole

Forster chooses to centre the novel on the reactions to the new country of the two newly arrived

characters Mrs Moore and Miss Adela Quested to show how relations between the English and

the Indians work in colonial India.

2. The historic fall of the colonialism in India

Gandhi was the father of India’s independence. The Indians looked

upon him as ‘‘Mahatma’’ which in Sanskrit means ‘‘great soul’’.

Millions of farmers and intellectuals together followed him during his

famous march against salt tax in 1930, when he reached the sea and

‘‘illegally’’ picked up salt from the sands on the shore. It was the first

example of Ghandi’s non-violent rebellion against the British

government. Indians also refused to buy British-made products. Years

of ‘‘civil disobedience’’ forced the British government to pass the

Government of India Act in 1935, which created a federation of

provinces. Finally, in 1947 India was divided into Hindu India and

Muslim Pakistan, both independent states.

 The story

Mrs Moore and Miss Adela Quested came to Chandrapore to

visit Ronald Heaslop, Mrs Moore’s son and Adela’s future

husband. Both women are full of enthusiasm for the Indian

culture. When they ask the other British to be introduced to

the ‘‘real’’ India, they find that is exactly what Anglo-Indians do

not want to do. For this different views about Indians, their

relation with Heaslop becomes tense.

The only British who is sincerely interested in the Indians and in

their culture is Fielding, an English liberal who is a friend of Dr

Aziz, a young Muslim Indian doctor who is anxious to establish

personal contacts with the British. Aziz invites the two women

to visit the local Marabar Caves, a sacred Hindu site. There

takes place a mysterious incident: Adela, who suffers from an

attack of hysteria, accuses Aziz of having attempted to rape her.

During her deposition at the trial, however, she retracts her

accusation and Aziz is acquitted.

After the trial Adela is rejected by the British colony, which considers her a traitor and her

engagement to Heaslop is broken off. Heaslop’s career is ruined because of the scandal. Even Aziz

and Fielding’s friendship is over. Aziz now hates the British and thinks that being friends with one

of them would be a great misfortune. 7 Là dove sorge il sole

La stratificazione e la mobilità sociale in India

I sistemi di stratificazione variano fortemente da una società all’altra. I sociologi hanno sviluppato

alcuni concetti fondamentali da impiegare nell’analisi dei sistemi di stratificazione e delle differen-

ze esistenti fra loro.

 Sistema di stratificazione aperto o chiuso

In un sistema aperto, i confini tra gli strati sono flessibili. È possibile per gli individui cambiare il

proprio status, attraverso sforzi o insuccessi personali. Il sistema di tipo chiuso invece, è detto si-

stema di casta. Poiché lo status sociale di una persona è determinato esclusivamente dalla nasci-

ta, esso corrisponde in maniera immodificabile a quello dei suoi genitori. Una caratteristica comu-

ne dei sistemi di casta è costituita dall’endogamia: ci si può sposare solo tra individui dello stesso

gruppo. In una società di casta lo status è ascritto perché viene attribuito in forza di fattori sui qua-

li un individuo non esercita alcun controllo. I sistemi di casta esistevano in parecchie società anti-

che, nel mondo moderno sono rari.

La vita degli indiani è stata contrassegnata dal sistema di casta per più di 2500 anni. Anche se

questo sistema è stato abolito a partire dal 1949, è tuttora un elemento importante, in particolare

nelle aree rurali, che sono state toccate relativamente poco dal processo di modernizzazione.

 Le caste e le jati

In origine, le caste o varna si basavano sulle differenze etniche della popolazione indiana.

Le principali sono quattro:

1) La casta dei brahmini, ossia dei sacerdoti 2) La casta dei ksatriya, ovvero dei

e degli studiosi; nobili e dei guerrieri;

8 Là dove sorge il sole

3) La casta dei vaishya, cioè dei mercanti 4) La casta degli shudra o dei

e degli artigiani specializzati; semplici lavoratori.

Queste quattro caste sono composte da migliaia di sottocaste o jati. Spesso una jati è collegata ad

una particolare occupazione e ci si attende che tutti i suoi membri facciano lo stesso lavoro. Nes-

suno può cambiare il proprio status. Così, i matrimoni misti tra le caste sono tabù e quelli tra

membri di jati diverse sono disapprovati.

Oltre a queste caste, ci sono gli harijan o paria, che non

appartengono a nessuna casta. Essi sono detti anche

“intoccabili” perché toccare uno di loro o anche soltan-

to essere toccati dalla loro ombra è una forma di conta-

minazione rituale per coloro che appartengono ai varna

più elevati: in alcune regioni non è permesso agli intoc-

cabili di entrare nei villaggi durante le prime ore del

mattino e nel tardo pomeriggio perché i loro corpi get-

terebbero ombre tanto lunghe da costituire un pericolo

rituale per gli altri.

Il sistema di casta indiano è strettamente connesso alla religione indù: ogni essere umano si rein-

carna passando attraverso una serie di esistenze, se una persona non riesce a vivere rispettando

gli obblighi del sistema di stratificazione, essa si reincarnerà come membro di un varna inferiore,

come un individuo fuori casta o anche come un animale.

Il sistema di casta indiano è in rapido declino nelle aree urbane, perché in un ambiente affollato e

anonimo è difficile stabilire qual è la casta di appartenenza e osservarne le regole. Lo sviluppo in-

dustriale ha prodotto anche una notevole mobilità sociale, sia ascendente che discendente, cosic-

ché oggi esistono molti brahmini poveri e molti shudra o harijan ricchi.

9 Là dove sorge il sole

Forme artistiche orientali legate a riti e a momenti di culto e il fenomeno

dell’autenticità rappresentata

L’antropologia religiosa studia il rapporto che l’uomo, costruttore e manipolatore di simboli, in-

trattiene con ciò che considera il soprannaturale o il sacro. Le espressioni dell’esperienza religiosa

sono al tempo stesso ideali (credenze, miti, dottrine), pratiche (culti, riti, feste, atti magici), socio-

logiche (legami sociali all’interno di un’organizzazione religiosa) e storiche (mutamenti della vita

religiosa nei vari periodi).

 Le pratiche rituali

In tutti i sistemi di credenze esiste l’idea di una forza soprannaturale. Ogni culto ha bisogno di

rituali come, ad esempio, una processione, una preghiera collettiva, una danza sacra, un sacrificio

animale, una prova di forza, un banchetto. La caratteristica fondamentale di ogni rituale è la sua

ripetitività. Ogni rito è fatto di formule predefinite, gesti e azioni codificati, spesso solenni, investiti

di una forte carica simbolica, che in molti casi devono avvenire in determinati luoghi di culto, dove

gli spettatori partecipano attivamente ed emotivamente.

 Un rito sociale e spirituale praticato in Giappone e particolarmente famoso è il Cha No Yu

(茶の湯), conosciuto in Occidente come la Cerimonia del Tè.

È una delle arti tradizionali zen più note, definitivamente codificata alla fine del XVI secolo dal mo-

naco buddhista, giapponese, zen Sen no Rikyū (1522-1591). Ma l’origine di una cerimonia formale

che accompagnasse il consumo del tè è senza dubbio cinese.

Questa cerimonia e pratica spirituale può essere

svolta secondo stili diversi ed in forme diverse. Co-

me per molti riti, anche la Cerimonia del Tè deve

essere eseguita attraverso particolari gesti compiuti

in una sequenza di interazioni codificate e organiz-

zate (anche gli invitati si accomodano in un ordine

rigorosamente precostituito) e in determinati luo-

ghi, attrezzati di oggetti semplici ma dotati di un

grande significato. La bevanda che risulta dalla pro-

duzione dei germogli terminali della pianta del

matcha (抹茶), tè verde polverizzato, ha un effetto

notevolmente eccitante. Infatti veniva e viene an-

cora utilizzata dai monaci zen e buddhisti per rima-

nere svegli durante le pratiche meditative.

Una leggenda attribuisce la nascita della pianta del tè alla figura leggendaria di un monaco bud-

dhista indiano chiamato Bodhidharma: questi, addormentatosi durante lo zuòchán (坐禅, pratica

meditativa buddhista), al momento del risveglio si strappò le palpebre per impedire nuovamente

l'assopimento e le gettò via. Da queste nacquero le prime piante del tè.

«Il cuore della Cerimonia del Tè consiste nel preparare una deliziosa tazza di tè; disporre il carbone

in modo che riscaldi l'acqua; sistemare i fiori come fossero nel giardino; in estate, proporre il

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freddo; in inverno, il caldo; fare tutto prima del tempo; preparare per la pioggia e dare a coloro con

千利休

cui ti trovi ogni considerazione» - Sen no Rikyū ( )

 Il gusto artistico come prodotto culturale

Per arte si intende quell’insieme di pratiche il cui scopo è principalmente quello di dare piacere e

suscitare emozioni. Con il termine arte infatti ci si rivolge abitualmente alla pittura, alla scultura,

alla musica, alla letteratura, alla danza, alla fotografia, al cinema e ad altre forme di espressione

della creatività umana, che risultano legate alla cultura di appartenenza di chi le produce. Questo

fa sì che a volte oggetti o altre creazioni artistiche particolari e tipiche di un certo luogo non

vengano comprese e di conseguenza non piacciano ad un pubblico straniero.

In alcune società la produzione di musica è un

fatto elitario: solo alcuni specialisti sanno utiliz-

zare i codici musicali, come nel caso delle musi-

che colte dell’India e del Giappone o dell’Occi-

dente stesso. Alcune melodie indiane o giappo-

nesi possono apparire noiose e monotone ad un

orecchio occidentale. Siamo infatti abituati a

decifrare i suoni mediante un’educazione mu-

sicale differente, per questo quelle che a un in-

diano o ad un giapponese paiono come nette

variazioni di tono, risultano impercettibili al

nostro orecchio e l’insieme ci sembra monoto-

no. Viceversa, la nostra musica suona un po’

rozza e semplice alle loro orecchie. Il gusto del

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