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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Dall'invenzione del telefono alla trasmissione dat
Autore: Eliseo Pantone
Descrizione: questa tesina è stata scritta per l'esame di maturità nell'indirizzo elettronica e telecomunicazioni.
Materie trattate: storia, italiano, diritto, inglese, telecomunicazioni, sistemi, elettronica
Area: tecnologica
Sommario: LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE. Dal 1870 l'economia europea si trasforma, si passa dallo stadio del cavallo a quello della ferrovia,dell'automobile, dell'aereo. L'industria si afferma come settore preminente. Culla della Rivoluzione Industriale è l'Inghilterra, e da li successivamente si diffonde nel resto d'Europa, in America e in Asia. Il mondo industrializzato subisce un cambiamento sostanziale, grazie all'impiego delle macchine e all'utilizzo di nuove fonti energetiche inanimate(combustibili fossili). In questo periodo progredisce la conoscenza del pianeta, l'uomo pare sempre piu in grado di controllare e dominare il mondo. La Seconda Rivoluzione Industriale, è l'epoca dell'acciaio, della chimica, dell'elettricità , del motore a scoppio; sono gli anni in cui compaiono tanti oggetti comuni ancora oggi indispensabili, come telefono, telegrafo senza fili, cinematografo, ascensore elettrico, lampadina a filamento, autobus e tram, pneumatici, macchina per scrivere, automobile. La caratteristica che più la differenzia dalla precedente Rivoluzione Industriale sta nel fatto che le innovazioni tecnologiche non sono frutto di scoperte occasionali ed individuali, bensì da ricerche specializzate in laboratori scientifici e nelle università finanziate dagli imprenditori e dallo stato per il miglioramento dell'apparato produttivo; si può dire che la scienza si applica all'industria. I fattori che determinano la Seconda Rivoluzione Industriale sono: _NUOVI MATERIALI: si ha la scoperta dell'acciaio che è molto più malleabile e resistente del ferro, e con ciò si creano i primi altiforni, l'acciaio è il simbolo della nuova rivoluzione. Poi si hanno molte innovazione grandiose nel campo della chimica, la scoperta della dinamite, della gomma, del petrolio. Vengono scoperti vaccini contro malattie fino ad allora incurabili come il morbillo tramite la scoperta e lo studio dei micro-organismi. _ENERGIA ELETTRICA: era stata scoperta nel secolo precedente con Volta ma era stata limitato il suo studio alla pila. Ora viene sfruttata al meglio, prima per i telegrafi con Morse 1840, poi con l'elettromagnetismo con Faraday, e Siemens che creò anche la dinamo nel 1880.
creano operai massa e operai specializzati. Si fanno ciclo continui, con produzione in
serie di pezzi intercambiabili. Taylor, afferma che se ognuno si specializza in una
determinata cosa si riesce a rendere migliore il sistema.
In questi anni si ha però una grossa crisi; anche se erano state stabilite le ore
lavorative e quindi ciò significava minore sfruttamento i salari sono aumentati di
pochissimo. Oltre all’industria la crisi colpì anche l’agricoltura con molti contadini
che emigrarono perché vennero oppressi dai dazi sul loro raccolto. Fattore importante
della crisi fu la scarsa disponibilità di oro che non riusciva a soddisfare il mercato.
_INVENZIONE DEL TELEFONO:
La paternità dell'invenzione del telefono fu attribuita ad Antonio Meucci che nel 1860
dimostrò il funzionamento del suo apparecchio che chiamò teletrofono, anche se
forse il primato spetta ad un altro italiano, Innocenzo Manzetti, che riuscì a realizzare
un apparecchio elettrico in grado di comunicare a distanza già negli anni cinquanta
dell'Ottocento, ma senza riuscire a sviluppare ulteriormente il progetto. Manzetti
battezzò la sua invenzione, basata sull'induzione elettromagnetica, "télégraphe
parlant". Innocenzo Manzetti, come riportano numerose testimonianze dell'epoca
(giornali italiani e internazionali del 1864/65 che parlarono della dimostrazione
pubblica), riuscì a realizzare un apparecchio elettrico in grado di comunicare a
distanza utilizzando in principio di induzione magnetica mentre il primo dispositivo
di Meucci consisteva in due fili attorcigliati e stretti tra i denti. Meucci, avuta notizia
dai giornali, scrisse a Manzetti parlando di idee simili. Manzetti morì a 52 anni nel
1877, tutti i suoi prodotti scientifici (bussole, barometri, termometri ed il prototipo
del "téléphone") vennero ceduti dalla moglie Maria Rosa Anzola, con atto notarile del
7 febbraio 1880, a due viaggiatori americani: Max Meyer, uomo d'affari, e Horace H.
Eldred che si scoprì essere direttore dei telegrafi di New York.
Nel 1860 Philipp Reis presentò una macchina per la trasmissione elettronica di suoni
musicali tramite una barretta vibrante sotto l'influenza di un campo magnetico. Detto
dispositivo non era comunque in grado di trasmettere la voce.
Elisha Gray lo inventò indipendentemente e ne diede dimostrazione nel 1876, ma due
ore prima di presentare la richiesta di brevetto, Alexander Graham Bell presentò la
sua (anche se il progetto da lui proposto non funzionava). Come risultato, soprattutto
negli Stati Uniti e Canada, Alexander Graham Bell viene accreditato dell'invenzione.
Nel 1871 Meucci aveva presentato un brevetto provvisorio, da rinnovarsi
annualmente al costo di 10 dollari, ma aveva potuto rinnovarlo solo fino al 1873, non
potendosi permettere la cifra di 200 dollari per il brevetto definitivo.
L'11 giugno 2002 il Congresso degli Stati Uniti ha riconosciuto, storicamente, ad
Antonio Meucci la paternità del telefono.
PIRANDELLO.
“…ognuno ha la sua verità, che nasce dal suo modo soggettivo di vedere le cose. Da
ciò deriva un'inevitabile incomunicabilità tra gli uomini, dato che ciascuno fa
riferimento alla realtà come gli appare, mentre non può sapere come sia per gli altri.
L'incomunicabilità accresce il senso di solitudine dell'uomo che scopre di essere
”
nessuno .
_VITA:
Pirandello nacque nel 1867 a Càvusu, luogo che al momento della sua nascita aveva
cambiato la sua denominazione originaria in "Caos", (al comune di Girgenti, oggi
Agrigento), da Stefano e Caterina Ricci Gramitto, in una famiglia di agiata
condizione borghese dalle tradizioni risorgimentali. La famiglia di Pirandello viveva
in una situazione economica agiata, grazie al commercio e all’estrazione dello zolfo.
Compiuti gli studi liceali, frequentò la facoltà di lettere all’Università di Roma,
laureandosi poi a Bonn, dove rimase per un certo tempo come lettore di italiano. Nel
1894, a Girgenti, Pirandello sposò Maria Antonietta Portulano, figlia di un ricco socio
del padre. Questo matrimonio probabilmente concordato soddisfaceva anche gli
interessi economici della famiglia di Pirandello. Si trasferì in seguito a Roma, dove a
partire dal 1897 sino al 1922 insegnò stilistica italiana all’Istituto Superiore di
Magistero, dedicandosi nel contempo all’attività letteraria; nel 1934 gli fu conferito il
premio Nobel. Nel 1904 una frana nelle miniere di zolfo provoca il disastro
economico della famiglia; la moglie ne riporta una crisi nervosa destinata ad
aggravarsi col tempo e che si manifesta fra l’altro con un’ingiustificata, patologica
gelosia(nel 1919 viene internata in una casa di cura); ogni tentativo del marito di
dimostrare che la realtà non è come pare alla moglie risulta vano. Nel 1924 Pirandello
chiede la tessera del Partito fascista; lo fa dopo il delitto Matteotti, quando non c’era
più da illudersi sulla vera natura di questo movimento, che si avviava a diventare
regime; questo è appunto un gesto sul quale si è molto discusso, ma del quale risulta
ancora difficile spiegare le ragioni. Forse lo ha fatto per poter continuare ad utilizzare
il suo teatro di Roma o forse perché deluso del risorgimento nel sud Italia, come
testimoniato dal romanzo “I vecchi e i giovani”, vede nel Fascismo qualcosa di
patriottico. Nel 1925 conosce Marta Abba, una giovane attrice sconosciuta, e la
sceglie come prima attrice del Teatro d’Arte di Roma che ha appena fondato. Per lei
lo scrittore nutre un intenso sentimento amoroso che limita deliberatamente, forse per
rispetto della moglie malata, vivendolo soltanto come ammirazione e amicizia. Morì
nel 1936 a Roma.
_POETICA:
“ non ci fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente ci faceva ridere adesso ci farà
tutt'al più sorridere.”
Numerosi sono i punti salienti della poetica pirandelliana; nel saggio “L’umorismo”,
viene fatta la distinzione tra comico e umoristico. Il primo, definito come
"avvertimento del contrario", nasce dal contrasto tra l'apparenza e la realtà. Nel
saggio citato Pirandello ce ne fornisce un esempio:
«Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile
manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a
ridere. "Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una rispettabile
signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a
questa espressione comica. Il comico è appunto un "avvertimento del contrario"».
L'umorismo,invece nasce da una meno superficiale considerazione della situazione:
«Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora
non prova forse piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo
fa soltanto perché pietosamente, s'inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le
canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che
io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me,
mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel
primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo “sentimento del
contrario”. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l'umoristico».
La follia è il gran tema che percorre tutta l'opera pirandelliana. Non lesse
direttamente gli scritti di Freud, ma la sua opera è piena di richiami al mondo della
follia, dell'inconscio, del sogno. Pirandello inizia a riflettere sulla pazzia in seguito a
delle crisi della moglie, ma le formulazioni scientifiche di Freud diventano il suo
punto di partenza per esplorare quella crisi d'identità che qualsiasi evento può
scatenare e che è uno dei temi fondamentali della sua produzione. Nelle sue opere il
tema della follia è legato all'idea per cui la personalità degli uomini non è una, ma
molteplici; ed i suoi personaggi si sdoppiano, sono dissociati e contemporaneamente
uno, nessuno e centomila.
Dal contrasto tra la vita e la forma nasce il “relativismo gnoseologico” che si esprime
in due sensi: orizzontale, ovvero nel rapporto interpersonale, e verticale, ovvero nel
rapporto che una persona ha con se stessa. Gli uomini nascono liberi ma il “Caso”
interviene nella loro vita precludendo ogni loro scelta: l'uomo nasce in una società
precostituita dove ad ognuno viene assegnata una parte secondo la quale deve
comportarsi. Ciascuno è obbligato a seguire il ruolo e le regole che la società impone,
anche se l'io vorrebbe manifestarsi in modo diverso: solo per l'intervento del caso può
accadere di liberarsi di una forma per assumerne un'altra, dalla quale non sarà più
possibile liberarsi per tornare indietro, come accade al protagonista de Il fu Mattia
L'uomo dunque non può capire né gli altri né tanto meno sé stesso, poiché
Pascal.
ognuno vive portando - consapevolmente o, più spesso, inconsapevolmente - una
maschera dietro la quale si agita una moltitudine di personalità diverse e
irriconoscibili.
Queste riflessioni trovano la più esplicita manifestazione narrativa nel romanzo Uno,
nessuno e centomila:
Uno: perché ogni persona crede di essere un individuo unico con caratteristiche
• particolari;
Centomila perché l'uomo ha, dietro la maschera, tante personalità quante sono
• le persone che ci giudicano;
Nessuno perché, paradossalmente, se l'uomo ha 100.000 personalità invero non
• ne possiede nessuna, nel continuo cambiare non è capace di fermarsi nel suo
vero "io".
Ci sono diverse reazioni al relativismo:
_Reazione passiva: L'uomo accetta la maschera, che lui stesso ha messo o con cui gli
altri tendono a identificarlo. Ha provato sommessamente a mostrarsi per quello che
lui crede di essere ma, incapace di ribellarsi o deluso dopo l'esperienza di vedersi
attribuita una nuova maschera, si rassegna. Vive nell'infelicità, con la coscienza della
frattura tra la vita che vorrebbe vivere e quella che gli altri gli fanno vivere per come
essi lo vedono. Accetta alla fine passivamente il ruolo da recitare che gli si attribuisce
sulla scena dell'esistenza. Questa è la reazione tipica delle persone più deboli come si
può vedere nel romanzo “Il fu Mattia Pascal”
.
_Reazione ironico/umoristica: Il soggetto non si rassegna alla sua maschera però
accetta il suo ruolo con un atteggiamento ironico, aggressivo o umoristico. Ne fanno
esempio varie opere di Pirandello come La patente. Il personaggio principale di
quest’opera, Rosario Chiàrchiaro, è un uomo cupo, vestito sempre in nero che si è
fatto involontariamente la nomea di iettatore e per questo è sfuggito da tutti ed è
rimasto senza lavoro. Il presunto iettatore non accetta l'identità che gli altri gli hanno
attribuito ma comunque se ne serve. Va dal giudice e, poiché tutti sono convinti che
sia un menagramo, pretende la patente di iettatore autorizzato. In questo modo avrà
un nuovo lavoro: chi vuole evitare le disgrazie che promanano da lui dovrà pagare
per allontanarlo. La maschera rimane ma almeno se ne ricava un vantaggio .
_Reazione drammatica: L'uomo vuole togliersi la maschera che gli è stata imposta e
reagisce con disperazione. Non riesce a strapparsela ed allora se è così che lo vuole il
mondo, egli allora sarà quello che gli altri credono di vedere in lui e non si fermerà
nel mantenere questo suo atteggiamento sino alle ultime e drammatiche conseguenze.
Si chiuderà in una solitudine disperata che lo porta al dramma, alla pazzia o al
suicidio come accade ad esempio per i personaggi dei drammi Enrico IV, dei Sei
personaggi in cerca d'autore
.
Nell'opera pirandelliana viene introdotto un nuovo personaggio: il "il forestiere della
vita", colui che "ha capito il giuoco" e che perciò si isola, rifiutando di assumere la
sua parte, ed osservando gli uomini imprigionati dalla "trappola" con un
atteggiamento umoristico.
PESSIMISMO
_ :
Mentre Leopardi, alla fine esorta gli uomini ad affratellarsi in nome del dolore, il
pessimismo di Pirandello è maggiore perché è radicale, nasce cioè dalle radici della
vita dell'uomo che resta sempre solo senza la possibilità di comunicare con gli altri