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Note generali.
1. Non è presente alcuna rete preesistente. Si realizza l’intera cablatura in cavo
UTP CAT.5
2. L’accesso è realizzato con una connessione ADSL con un ISP condivisa
attraverso un router, si faranno 3 sottoreti che si distingueranno per edificio.
3. Negli edifici (A, B) verrà creato un locale per stampanti, dove ci saranno due
stampanti di rete, questi locali di troveranno sul primo e secondo piano, ogni
reception ha una stampante di rete dove potrà ricevere documenti attraverso
la rete. EDIFICIO B Server
B
EDIFICIO A Server
A
EDIFICIO C Server
C
Schema logico del cablaggio
E Ed. B
MC
EF IC IC
Ed. A Ed. B Ed.
IC
C TC Ed. A
TC Ed. A TC
Ed. C TC TC
Ed. B
Ed. A Ed. A
TO TO
Ed. C TO Ed. B
TO TO
Strumenti del cablaggio.
Entrance Facility (EF): è l’insieme delle infrastrutture e componenti
che vengono utilizzati per l’ingresso delle dorsali di comprensorio
nell’edificio. permutatore principale, identifica un locale
Main Crossconnect (MC):
tecnologico o un armadio di distribuzione da cui vengono distribuiti i cavi
di dorsale degli altri edifici, si trova preferibilmente nell’edificio centrale
di un compensorio o campus; esso è il primo livello di gerarchia del
cablaggio (centro stella di compensorio).
permutatore intermedio, identifica
Intermediate Crossconnect (IC):
un locale tecnologico o un armadio di distribuzione da cui vengono
distribuiti i cavi di dorsale di edificio ai vari piani, è situato nel scondo
livello di gerarchia del csblaggio (centro stella di edificio). Ogni edificio
deve avere un IC. è un armadio di piano vengono
Telecommunication Closet (TC):
distribuiti i cavi che raggiungono l’utente, esso è il terzo livello di
gerarchia del cablaggio (centro stella di piano).
è la dorsale di interconnessione tra l’edificio
Dorsale di Comprensorio:
centro stella di comprensorio e un altro edificio.
è la dorsale di interconnessione tra il locale
Dorsale di edificio:
tecnologico di edificio e l’armadio di piano.
è la presa utente che puo connettere
Telecommunication Outlet (TO):
due o piu connettori.
Scelta dei mezzi trasmissivi e delle connessioni.
Ed. B
EF MC
Ed. A Ed. B Ed. C
IC IC IC
Ed. A Ed. B Ed. C
TC TC TC
Ed. A Ed. B Ed. C
TO TO
TO
Legenda: Fibra ottica
=
UTP Cat. 5
=
Scelta dei mezzi trasmessivi e delle connessioni.
Le dorsali di comprensorio che vanno verso altri edifici (A-C) vengono effettuate
con un cavo di fibra ottica, invece tutto ciò che riguarda il cablaggio orizzontale e
dorsali che appartengono allo stesso edificio viene utilizzato un cavo UTP Cat. 5.
Armadi di permutazione.
MC IC B IC A
IC C Router/Modem
Router/Modem Router/Modem
Switch-ICB ic C
ica
mc Switch-ICA Switch-IC C
Switch-MC Patch Panel- Patch Panel-
ICB Patch Panel-
Patch Panel- ICA IC C
MC Componenti di reti
Modem/Router: contiene sia modem adsl che router con firewall configurabile.
Switch 10/100 a 32 porte Rj45 con uplink
Switch-xx:
Server di rete:
- Processore Intel® Core™ 2 Q9300 quad-core (2,5 GHz, cache 6 MB, FSB 1333
MHz)
- Memoria DDR2 a doppio canale da 3072 MB (2 x 1 GB, 2 x 512 MB) a 800 MHz
- Disco rigido 750 GB Serial ATA non RAID (7200 rpm)
- Schermo piatto LCD UltraSharp 1708FP da 17 pollici (plateado glacial , TCO'03)
Workstation per uffici:
- Processore Intel® Core™ 2 Duo E4600 (2,4 GHz, cache 2 MB, FSB 800 MHz)
- Memoria SDRAM DDR2 a doppio canale da 3072 MB [2x1024/2x512] a 800 MHz
- Disco rigido SATA da 500 GB e 7200 rpm
- Schermo piatto da 22" (E228WFP) nero.
Stampanti:
- Nove stampanti di rete laser B/N 14 ppm
Assegnazione indirizzi IP
Indirizzo IP assegnato: 192.168.0.0/24
Maschera di sottorete: 255.255.255.0
tre sottoreti 2 Bit QUINDI: Sottorete1 01 ED.
B Sottorete2 10 ED. A
Sottorete3 11 ED. C
Nuova Maschera di sottorete: 11111111.11111111.11111111.11000000
BINARIO
255 .255 .255 .192
DECIMALE
Assegnazione IP Indirizzo di rete
quarto byte
SR1 01 x x x x x x NOME BINARI DECIM
HOST O ALE
Rappresenta il quarto Byte Rete 010000 64
00
Dell’indirizzo IP. Broadcast 011111 127
11
Router 010000 65
NOME BINARI DECIM
01
HOST O ALE
Server B 010000 66
Rete 100000 128
10
00
Reception B 010000 67
Broadcast 101111 191
11
11
Ut. Uff. 1B 010001 68
Router 100000 129
00
01
Ut.1 010001 69
Server A 100000 130
(Uff.2B) 01
10
Ut.2 010001 70
Reception A 100000 131
(uff.2B) 10
11
Ut. Uff.3B 010001 71
Ut. Uff. 1 A 100001 132
11
00
Ut. Uff.4B 010010 72
Ut.1 100001 133
00
(Uff.2A) 01
Prt1 010010 73
Ut.2 100001 134
(loc.Prt1B) 01
(uff.2A) 10
Prt2 010010 74
Ut. Uff.3 A 100001 135
(loc.Prt1B) 10
11
Ut. Uff.5B 010010 75
Ut. Uff.4 A 100010 136
11
00
Ut.1 010011 76
Prt1 100010 137
(Uff.6B) 00
(loc.Prt1A) 01
Ut.2 010011 77
Prt2 100010 138
(Uff.6B) 01
(loc.Prt1A) 10
Ut.1 010011 78
Ut. Uff.5 A 100010 139
(Uff.7B) 10
11
Ut.2 010011 79
Ut.1 100011 140
(Uff.7B) 11
(Uff.6A) 00
Prt1 010100 80
Ut.2 100011 141
(loc.Prt2B) 00
(Uff.6A) 01
SR2 10 x x x x x x Prt2 010100 81
Ut.1 100011 142
(loc.Prt2B) 01
(Uff.7A) 10
Ut.2 100011 143
(Uff.7A) 11
Prt1 100100 144
(loc.Prt2A) 00
Prt2 100100 145
(loc.Prt2A) 01
SR3 11 x x x x x x NOME BINARI DECIM
HOST O ALE
Rete 110000 192
00
Broadcast 111111 255
11
Router 110000 193
01
Server C 110000 194
10
Reception 110000 195
C 11
Prt (loc.Prt 110001 196
C) 00
Ut. Uff.1C 110001 197
01
Intranet Ut. uff.2C 110001 198
Per sviluppi future della rete, in
10
quanto il DHCP-server fornisce tutte le
informazioni necessarie al client nel momento stesso in cui questo effettua la
propria fase di avvio.
Come prerequisito, è necessario disporre di un server DNS, che effettui la
risoluzione diretta e inversa degli indirizzi IP.
Per limitare gli accessi dalla rete LAN ad internet è necessario l’utilizzo di un
server Firewall che filtri le comunicazioni non necessarie.
Nel predisporre la cablatura di un edificio, occorre stendere un progetto, cioè un
insieme complesso di attività opportunamente coordinate per il conseguimento di un
obiettivo, la cui realizzazione comporta la pianificazione e il controllo di un insieme di
attività interconnesse (risorse umane, tecniche, finanziarie).
Esistono delle tecniche reticolari grafiche orientate alla soluzione di problemi di
programmazione operativa.
Una di queste tecniche è il PERT, Project Evaluation and Review Techniques, un
modello per la gestione dei progetti.
Risulta necessario scomporre un progetto nelle attività elementari che compongono
un progetto e collegarle secondo una logica di conseguenza temporale (come se fosse
una Work Breakdown Structure).
Occorre inoltre prevedere la durata di ogni singola operazione e conviene riportare
tutti i dati in una tabella.
Finita la rappresentazione tabellare, si procede alla rappresentazione grafica delle
operazioni.
Per convenzione nel reticolo le attività sono rappresentate con archi continui orientati,
mentre i cerchi (nodi) rappresentano gli istanti “inizio” e “fine” di ogni attività. Noi
diremo che ogni nodo è un evento, definito come l’istante di tempo in cui tutte le
attività entranti nel nodo stesso siano state completate. Inoltre in ogni reticolo devono
essere distinguibili gli eventi di inizio e fine dell’intero progetto. Un arco tratteggiato
indica un vincolo di “precedenza” tra due attività e può essere inteso come un’attività
fittizia (dummy) di durata nulla. Ad esempio nel seguente reticolo l’arco tratteggiato
indica che l’attività “D” non può iniziare prima che siano state completate le attività
“C” e “B”.
Quando si costruisce il reticolo è bene tener presenti le seguenti regole:
tutti i vincoli di “sequenzialità” devono essere rispettati
non si devono mai creare loops (cioè cammini chiusi) all’interno del reticolo
non è possibile definire due o più attività aventi gli stessi istanti di inizio e fine
L’ultima regola è dovuta soprattutto alla difficoltà di implementare al calcolatore un
algoritmo che preveda la definizione di più di una variabile tra due stessi nodi.
E’ possibile anche definire il reticolo in un altro modo, cioè rappresentando le attività
con i nodi e i vincoli di sequenza con gli archi orientati. Questo tipo di notazione, meno
usata, presenta il vantaggio di non dover fare ricorso alle attività fittizie.
Il reticolo ci consente di calcolare il tempo di realizzazione di un progetto, nonché di
tutte le fasi intermedie della sua realizzazione.
Definiremo tempo minimo per un evento il tempo in cui si verificherà l’evento stesso
supponendo che tutte le precedenti attività siano iniziate quanto prima possibile e
siano durate esattamente il tempo stimato.
Il tempo minimo per ogni evento (e quindi anche per l’evento “fine”) è calcolato
esaminando il reticolo a partire dall’evento inizio. Considerato un qualsiasi nodo se in
tale nodo arriva una sola attività il tempo minimo sarà la somma tra il precedente
tempo minimo e la durata dell’attività che ci ha condotto al nodo, altrimenti se nel
nodo entrano più attività si dovrà calcolare questa somma per ogni attività e il tempo
minimo sarà dato dal valore massimo di tali somme.
Si procede alle stime della durata di ciascuna attività, intesa come tempi al più presto,
cioè il minor tempo entro il quale può terminare ciascuna operazione
Qui consideriamo durate certe, ma possono anche essere considerate variabili
aleatorie: ad ogni attività i è assegnata una durata d(i).
Si indica con il simbolo E l’istante di inizio dell’attività al più presto; un’attività inizia al
i
più presto se tutte le attività che la precedono sono terminate.
Si calcola poi il tempo al più tardi, cioè il tempo massimo entro cui la determinata
operazione deve finire. Si indica con L l’istante di inizio al più tardi, cioè l’ultimo
i
istante di inizio utile affinché l’attività non porti ritardi alle attività successive.
Fatto questo si realizza lo schema grafico che permette di visualizzare l’inizio e la fine
di ogni operazione.
E’ così possibile definire lo scarto:
F =L -E
i i i
che rappresenta lo scarto fra il tempo al più presto e quello al più tardi di inizio e fine
operazioni.
Un’attività a scarto nullo è detta critica
Se un’attività critica subisce un ritardo, tutto il progetto ne risente!
Questa osservazione ci porta a definire cammino critico un percorso tra l’istante di
inizio e l’istante di fine dell’intero progetto formato da attività aventi tutte tempo di
slack uguale a zero. La somma dei tempi delle attività di un cammino critico sarà
quindi il tempo minimo per la realizzazione del progetto.
L’individuazione delle attività critiche e di un cammino critico consentono di rivelare i
colli di bottiglia nello svolgimento del progetto.
Ovviamente, anche nei progetti esistono, come abbiamo detto, variabili
ed eventi aleatori di cui bisogna tenere conto e occorre spesso attribuire
un valore alla probabilità di accadimento di tali eventi. Ad esempio, i
tempi calcolati sono spesso stime e non dati certi come abbiamo supposto. Si applica
talvolta un’analisi a scenari, attribuendo ad ogni scenario una probabilità di
accadimento. Qual è il significato che può essere attribuito, infatti, alla probabilità
assegnata ad un determinato evento? Non è certo quello di stabilire a priori se il
fenomeno accadrà o no nel corso di un singolo esperimento o progetto. Tuttavia,
quando l'esperimento è ripetuto più volte in condizioni di uniformità, le cause
assolutamente imprevedibili che ne determinano i vari esiti, sembrano piegarsi man
mano ad un ordine razionale. E' come se il fenomeno aleatorio obbedisse a leggi che
appaiono molto vicine a quelle di tipo deterministico. Il metodo Monte Carlo è uno dei
metodi che permettono di ottenere con relativa facilità i risultati in situazioni anche
molto complesse. Essi sono spesso approssimati e contengono un grado d'incertezza
(piccolo, quanto si vuole, ma non eliminabile). Si tratta di un metodo ideato da un
gruppo di fisici verso la metà degli anni quaranta. Ecco come è nata l’idea di calcolare
l’area di una figura curvilinea servendosi del caso. Si disegna in un quadrato Q la
superficie chiusa S a contorno curvilineo di cui si vuole calcolare l’area .
Si faccia cadere da una certa altezza sul quadrato una manciata di riso, si contino