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Sintesi
Introduzione Costruzione del consenso tesina


Questa tesina di maturità descrive la costruzione del consenso, che porta alla distorsione della realtà. Gli argomenti che la tesina tratta sono i seguenti: in Matematica e fisica il linguaggio scientifico, in Storia il fascismo e il nazismo, in Inglese Animal Farm.

Collegamenti

Costruzione del consenso tesina


Matematica e Fisica - Il linguaggio scientifico.
Storia - Fascismo e Nazismo.
Inglese - Animal Farm.
Estratto del documento

Martino Biasioli – Classe V Ai

A.S. 2012-2013

LA DISTORSIONE DELLA REALTÀ E

LA CREAZIONE DEL CONSENSO

COMUNICAZIONE

Quando parliamo di comunicazione, intendiamo tutta quella serie di

azioni e atteggiamenti che ci portano a trasmettere un qualcosa agli altri.

cum + munire = mettere insieme

Il termine deriva dal latino e

communico = far partecipe.

La comunicazione è a contatto diretto con il linguaggio, che rappresenta

il mezzo più comune con cui interagiamo con altri individui.

Attraverso di esso siamo in grado di trasmettere e ricevere informazioni,

che interpretiamo secondo la nostra cultura e il nostro modo di pensare.

Il significato semantico di determinate parole, ad esempio, viene

percepito e interiorizzato dall'individuo a seconda del contesto sociale in

cui esso si è sviluppato e ha appreso il linguaggio, contesto che varia da

paese a paese, da popolo a popolo.

Ad esempio, in spagnolo non esiste una parola che descriva un "distacco

definitivo", l'equivalente del nostro "addio". Gli spagnoli non riescono ad

assimilarne il concetto se non filtrato attraverso l'immagine della morte.

Differenze linguistiche come questa comportano quindi una

comunicazione non sempre oggettiva, che può portare ad ambiguità e

incomprensioni.

IL LINGUAGGIO SCIENTIFICO

Durante questi cinque anni di liceo scientifico, quando mi trovavo a dover

rispondere a delle domande, le facoltà che mi sono state più richieste

sono state la chiarezza e la precisione.

La comunicazione diretta e oggettiva per eccellenza è infatti proprio

quella della scienza. Per le scienze, infatti, la ricchezza semantica, la

varietà di sinonimi e le sfumature delle lingue naturali costituiscono non

un pregio, bensì un ostacolo. Chi si occupa di scienza tende all'univocità,

alla precisione e alla chiarezza dei termini e degli enunciati: perciò a

volte è addirittura spinto a usare, invece della lingua ordinaria, un

linguaggio "formale" o "simbolico".

L'obiettivo è quello di sbarazzarsi di ambiguità, sinonimi e omonimi:

"campo" indica una precisa struttura fisica e non (anche) un

appezzamento di terra coltivato o un settore disciplinare. Si tratta

insomma di dosare le differenze, introducendone alcune e

sopprimendone altre.

Tullio De Mauro attribuisce al linguaggio scientifico qualità come

semplicità, universalità, oggettività, verificabilità, formalità, in modo da

eliminare dai testi qualsiasi ambiguità o soggettività dell'autore.

BULLET THEORY

Ritornando alla comunicazione, si può dire che la partecipazione alla vita

sociale è caratterizzata dal bisogno di informazione. Stampa, radio,

telefono, cinema e televisione, assieme alle nuove tecnologie

multimediali (internet), hanno reso la comunicazione di massa il tratto

caratterizzante della società contemporanea. Attraverso la

comunicazione di massa si crea, come lo definisce Marshall McLuhan, un

villaggio globale dove tutti possono ricevere informazioni su qualsiasi

argomento.

teoria ipodermica bullet theory)

La (o è una teoria che considera i media

come potenti strumenti persuasivi che agiscono direttamente su di una

massa passiva e inerte.

Il termine “bullet” sta a indicare il proiettile, cioè il messaggio mediale,

“sparato”dal medium, che colpisce direttamente il cervello soggetto, il

quale non ha alcuna possibilità di opporsi.

bullet theory

Fondamento e giustificazione della è la teoria della società

di massa, che considera la maggioranza degli individui

 isolati

 indifferenziati e anonimi

 poco colti

 senza organizzazione e leadership

 contraddistinti da comportamenti collettivi uniformi

 facilmente condizionabili

La teoria nasce negli USA nel periodo tra le due guerre mondiali (1920 –

1930) e rappresenta il clima di opinione che si respirava in quegli anni

circa gli effetti dei media: in quel periodo infatti l'Europa era attraversata

da fascismo e nazismo, i primi a sfruttare appieno la potenza dei mass

media.

Da questa teoria derivano alcuni termini usati oggi comunemente, ad

esempio nel campo della pubblicità i destinatari di un annuncio si

definiscono “target” (bersaglio).

LA CREAZIONE DEL CONSENSO NELLA STORIA: LA

PROPAGANDA

Ma facciamo un passo indietro: la persuasione ha radici storiche molto

antiche. Basta pensare alla retorica dei sofisti Greci, che aveva un ruolo

talmente importante nella società da essere insegnata a tutti i discepoli.

L'unico mezzo sfruttato era la parola, che doveva suscitare emozioni

negli ascoltatori, “sedurli” per poi convincerli. Che cos'è poi l'Eneide se

non un tentativo di Augusto di legittimare la presa di potere di Cesare e

dei sui discendenti?

Ma è dai primi del Novecento che i mezzi di comunicazione vennero

utilizzati sistematicamente come strumento politico.

Ciò coincide con la nascita della propaganda, cioè di un insieme di

metodi utilizzato da un gruppo organizzato per ottenere il consenso,

attivo o passivo, della massa in relazione ad azioni politiche, talvolta

anche attraverso manipolazioni psicologiche.

L’affermazione della propaganda di tipo moderno avviene dopo la prima

guerra mondiale, favorita dall'avvento dei totalitarismi.

Mussolini, Hitler, Stalin compresero la situazione in cui si trovavano e il

grande vantaggio di cui avrebbero potuto disporre se avessero eliminato

le voci dissidenti: i loro organi sarebbero stati l'unica fonte di

informazione, un'informazione calata dall'alto e incontrovertibile.

FASCISMO

Il 15 novembre 1914 Benito Mussolini fonda il quotidiano “Il Popolo

d’Italia”, che si rende portavoce delle linee a favore dell’intervento in

guerra dell’Italia, mentre inizialmente il quotidiano socialista “l’Avanti”

sosteneva la neutralità assoluta: di conseguenza venne espulso dal

proprio partito.

In seguito, con l’avvento del fascismo e la presa del potere da parte di

Mussolini, i mezzi di comunicazione di massa vennero utilizzati per

radicare all’interno del tessuto sociale un’adesione che non fosse

ottenuta soltanto con la repressione, ma fosse anche espressione di

consenso.

STAMPA

La stampa, soprattutto quella periodica (quotidiani e riviste), venne

completamente “fascistizzata” e posta sotto il controllo di appositi uffici

governativi; vennero emanate disposizioni che stabilivano quello che si

doveva o non si doveva pubblicare (ad esempio, vennero ridimensionate

le rubriche di cronaca nera), e imponevano il modo in cui si dovevano

presentare le notizie, con l’impaginazione, il rilievo e le fotografie

desiderati dall’alto.

Il popolo d'Italia divenne organo ufficiale del partito, fino alla sua

chiusura nel 1943.

Dall’emanazione delle leggi fascistissime del 1925, venne applicata la

censura, con la sospensione di tutte le pubblicazioni periodiche contrarie

al fascismo: tutte le pubblicazioni non approvate e autorizzate dal

governo vennero considerate illegali, molti giornali di opposizione

vennero chiusi.

RADIO

Dall’inizio degli anni Trenta il regime utilizzò assiduamente la radio e il

cinema, i nuovi mezzi audiovisivi capaci di inviare messaggi e

coinvolgere settori della popolazione prima difficilmente raggiungibili dai

giornali, come le comunità rurali, gli analfabeti e i semianalfabeti, a quel

tempo ancora numerosi in Italia. Vennero trasmessi i “giornali radio”,

posti al servizio del regime e strettamente sorvegliati da un “Comitato

superiore di vigilanza sulle radiodiffusioni”.

Fu dedicata particolare attenzione alla diffusione della radio nelle

campagne, allo scopo di dotare tutte le scuole rurali di un apparecchio

radiofonico in grado di funzionare come una vera e propria voce del

regime.

Nell’ufficio dei direttori scolastici venne installato il Radiorurale, un

apparecchio collegato alle aule grazie a un sistema di amplificatori.

CINEMA

Nel 1923 fu fondata l' Unione Cinematografica Educativa (istituto LUCE),

con il compito di diffondere l'istruzione di base e di svolgere opera di

propaganda.

Nacquero i cinegiornali Luce, notiziari proiettati obbligatoriamente nelle

sale cinematografiche, che divulgavano simultaneamente in tutto il

territorio nazionale le opere del regime e mettevano in risalto la figura di

Mussolini, nell’intento di creare il “mito del duce”, personaggio

trascinatore e infallibile.

Fu di grande importanza l'avvento del sonoro, che nel 1931 permise

l'aggiunta dei famosi cronisti che, con molta enfasi, esaltavano le

“imprese” del duce e i successi dell'Italia fascista.

Vennero prodotti serie di film eroici che esaltavano la romanità e le virtù

guerriere degli italiani e dei fascisti.

Si sviluppò anche il filone dei telefoni bianchi, serie di film evasivi nei

quali vi era sempre la presenza di un telefono bianco, non sgraditi al

regime perché considerati adatti a distogliere gli spettatori da problemi

più gravi e attuali.

Quest’azione di propaganda venne svolta in condizioni di monopolio, in

quanto non era ammessa nessuna voce di opposizione. La

disinformazione era tale che, quando la guerra cominciò a volgere per il

peggio e il sistema “fascismo” iniziò a collare, pochissimi ne erano a

conoscenza. NAZISMO

"Molti sono coloro che lo vedono come un modello, con una fede quasi

commovente nelle sue doti di protettore, di salvatore, di colui che li

libererà dalla loro disperazione"

- Louis Solmitz, insegnante di Amburgo, 1932.

Il forte desiderio della popolazione di avere leader politici carismatici

costituisce sempre terreno fertile per l'uso della propaganda.

Durante il periodo fortemente instabile della Repubblica di Weimar, i

Nazisti sfruttarono questo desiderio per consolidare il proprio potere

attraverso la campagna, accuratamente studiata, con la quale crearono

l'immagine del loro capo, Adolf Hitler.

In particolare, il materiale prodotto per le campagne elettorali a partire

dagli anni '20 e per tutti gli anni '30, insieme ai materiali visivi dal forte

impatto e le apparizioni pubbliche attentamente orchestrate,

collaborarono a creare il "culto del capo" intorno ad Hitler, la cui fama

crebbe essenzialmente grazie ai discorsi che egli pronunciò ai grandi

raduni di massa, alle parate e alla radio. Nel costruire il personaggio

pubblico, i responsabili della propaganda Nazista dipinsero Hitler a volte

come un soldato pronto all'azione, altre come un padre (anche se non

ebbe figli) e, infine, persino come un messia giunto a riscattare il destino

della Germania.

Durante la Prima Guerra Mondiale il giovane Hitler, che era stato

nell'esercito e aveva combattuto al fronte dal 1914 al 1918, venne

fortemente influenzato dalla propaganda usata in quel periodo. Come

molti altri, credeva fermamente che la Germania avesse perduto quella

guerra non perché sconfitta sul campo di battaglia, ma a causa della

propaganda nemica. Egli pensava che i semplici e chiari messaggi con i

quali i vincitori di quel primo conflitto mondiale avevano inondato la

Germania, avessero dato coraggio alle truppe nemiche, sottraendo

contemporaneamente ai Tedeschi il desiderio e la forza di continuare a

combattere. Hitler comprendeva assai bene il potere di certi simboli, di

certa oratoria e di certe immagini, perciò creò slogan politici in grado di

raggiungere le masse in modo semplice, concreto ed emotivamente

accattivante.

La pubblica adulazione di Adolf Hitler costituì un elemento costante della

vita tedesca: i responsabili nazisti della propaganda dipinsero il loro capo

come la personificazione della Germania e come un uomo che emanava

forza da un lato e devozione cieca alla patria dall'altro.

I numerosi artisti “arruolati” disegnarono ritratti, poster e busti del

Führer, che vennero poi riprodotti in grandi quantità e distribuiti sia nei

luoghi pubblici che nelle abitazioni private. Contemporaneamente, la

casa editrice del Partito Nazista stampò milioni di copie della sua

Mein Kampf

autobiografia politica, il , molte delle quali in edizioni

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