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Introduzione
Il percorso che ho scelto di presentare è connesso ad un argomento che ritengo fortemente importante e che mi sta molto a cuore, riguarda il ruolo assunto dalla donna nel contesto storico-sociale che si estende dall’800 sino all’età contemporanea.
I motivi che mi hanno condotto alla scelta e quindi all’analisi di tale argomento sono molteplici ma i più importanti sono:
1) la sua attualità;
2)la mia personale volontà di evidenziare il processo discriminatorio a cui la donna è stata sottoposta nel corso dei secoli, e credo di non sbagliare nel ritenere che ancora oggi, anche se in misura inferiore, ne sia soggetta.
La mia è una critica, anche se velata, nei confronti di una società che da sempre ci considera inferiori, che ha più volte, nel corso della storia, ghettizzato le donne dimenticando il ruolo chiave che le stesse hanno assunto e tutt’oggi assumono all’interno di essa, nei suoi molteplici settori.
Per questo evidenzierò:
1) in ambito STORICO la nascita, lo sviluppo del movimento femminista e il ruolo che questo movimento e quindi le sue rappresentanti hanno assunto nella società;
2) in ambito FILOSOFICO mi ricollegherò al femminismo del novecento analizzando la figura di Hannah Arendt e il ruolo da lei assunto in tale contesto;
3) in ambito LINGUISTICO analizzerò la descrizione della donna per due importanti autori dell’Ottocento – Novecento, Huxley & Orwell, ed inoltre l’influenza che una figlia può subire dall’educazione di una madre femminista (Mary Shelley);
4) in ambito LETTERARIO analogamente al precedente il ruolo assunto dalla donna (come Femme Fatale) in D’annunzio e in Verga;
5) in ambito SCIENTIFICO analizzerò il ruolo di Marie Curie nella definizione della radioattività e nella scoperta dei radioisotopi ma, soprattutto, la sua importanza nell’affermazione dell’uso degli apparecchi radiografici (spiegherò la struttura di un apparecchio radiografico digitale che sfrutta un elaboratore e un convertitore A\D). inoltre mi soffermerò su una problematica che oggi è ampiamente connessa alla donna ovvero la fecondazione assistita e infine analizzerò gli effetti negativi della radioattività.
lavoro femminile era valutato in misura inferiore rispetto a quello maschile;
ma la scrittrice pone inoltre in evidenza, riportando alcune parole che Marx
espresse nel Manifesto, che nel momento in cui la donna entrava a lavorare
nella fabbrica era perché il datore di lavoro aveva deciso di risparmiare sul
capitale variabile, secondo convinzioni dell’epoca l’industria si sviluppava in
misura maggiore tanto più il lavoro maschile era soppiantato da quello della
donna e dei fanciulli.
In questo periodo la Chiesa si oppose duramente al femminismo ritenendo
che distruggesse la famiglia patriarcale per cui il movimento femminista si
diffuse maggiormente e con minori difficoltà nei paesi di religione
protestante. A capo di tale movimento si posero donne qualificate della
classe media tra cui: Lucrezia Mott (che tenne pubblicamente la prima
assemblea sui diritti delle donne), Elisabeth Stanton e Emmeline
Pankhurst (che insieme ad un gruppo di donne dell’Indipendent Labour
Party fondò nel 1903 il Women’s social and political union, Wspu).
Le femministe inglesi si riunirono per la prima volta nel 1855 per ottenere
pari diritti di proprietà.
In Gran Bretagna la pubblicazione dell’opera del filosofo J.S.Mill
intitolata “Schiavitù delle donne” richiamò l’attenzione sulla questione
femminile e condusse alla concessione, nel 1870, dei diritti di proprietà alle
donne sposate, successivamente furono introdotte le leggi sul divorzio, sul
mantenimento e sostegno economico dei figli ecc…..
R uolo determinante nell’affermazione dell’uguaglianza fu assunto dalle
“Suffraggette” che fiorì dal 1860 al 1930 riunendo donne di diversa classe
sociale, di diversa istruzione attorno ad un comune obbiettivo la conquista
del diritto al voto. Era particolarmente attivo in Inghilterra e negli Usa
dove organizzava vere e proprie manifestazioni di protesta che divennero
via, via sempre più violente fino alla cosiddetta “guerra delle vetrine” in
cui presero di mira le proprietà rompendo a sassate le vetrine dei negozi.
Le caratteristiche di tale movimento furono evidenziate da Sheila Rowbotham
che nel 1974 pubblico il libro “Esclusa dalla storia”, all’interno di tale opera
la scrittrice evidenzia le caratteristiche del ciclo completo del Wspu, e il ruolo
delle sue principali attiviste. Inizialmente, come evidenzia la scrittrice e
studiosa inglese, il Wspu si costituì come movimento radicale che attraverso
proteste e tentativi di riforma riuscì a spaccare in due il parlamento inglese
composto dal Labour party e dal Liberal Party cercando, semplicemente, di
strappare il diritto al voto ai partiti sopra elencati; successivamente si
trasformò in una mera organizzazione illegale il cui centro operativo risiedeva
a Parigi e le cui attiviste operavano clandestinamente effettuando vere e
proprie azioni dimostrative (atti incendiari ecc…) contro obbiettivi di carattere
simbolico e con lo scopo di dividere la classe maschile dominante.
Tale movimento ebbe nel 1913 la sua martire Emily Davison che si lanciò
sotto la carrozza del sovrano durante un affollato derby rimanendone
uccisa.
T ale agitazione fu più efficace quando il movimento si legò ai sindacati
operai e al partito socialista; questo legame fu evidente soprattutto in
Italia.
Nel nostro paese il movimento femminista si fece avanti dopo l’Unità
(1861) e si sviluppò per opera di due importanti personalità: Anna Maria
Mozzoni e Anna Kuliscioff (quest’ultima proveniente dalla russia, laureata
in medicina e di cultura marxista, fu arrestata e poi rilasciata per i tumulti
di Milano del 1898, proseguì la sua milizia nel partito socialista che
contribuì a fondare insieme a Turati con il quale era legata da una
relazione sentimentale), ma divenne formalmente un’oganizzazione solo
nel 1908 durante il congresso delle donne tenutosi in quell’anno a Roma.
Le due inizialmente amiche videro divergere i loro obbiettivi nel momento in
cui la Mozzoni decise di non entrare a far parte del partito ritenendo (questo
viene espresso in una lettera che la stessa invia al direttore della rivista
l’Avanti), che quest’ultimo poco si interessava alla questione delle donne
cercando inoltre di rintanarla nel focolare domestico per farla così morire di
fame; tali affermazioni furono duramente contestate dalla Kuliscioff
nell’articolo “In nome della libertà della donna. Laissez faire, laissez passer!”
nel quale dichiarava che il partito socialista cercava di risolvere la
problematica connessa alla questione femminile tendendo a rendere libera
quest’ultima a partire dal miglioramento delle condizioni del suo lavoro in
fabbrica, riportando alla mente della sua “amica”la legge che venne fatta
approvare dallo stesso partito nel 1902 e che tutelava la donna nell’ambito
lavorativo introducendo:
l’orario di lavoro a 12 ore con 2 ore di riposo;
due mesi di congedo dopo il parto;
il divieto di lavoro notturno per le ragazze di età inferiore ai 17 anni.
U na proposta di allargare il diritto di voto alle donne, presentata in Italia
nel 1919, fu travolta insieme alle istituzioni liberali dall’avvento del
fascismo; anche le riviste femminili dopo il 1925 persero ogni autonomia
lasciandosi così assorbire nelle strutture del regime.
La politica fascista assunse verso la donna un duplice atteggiamento: da
una parte accentuò la ghettizzazione della donna perché influenzata da
un’ideologia misogina, dall’altra la invitò alla partecipazione perché capì
l’importanza che l’appoggio delle donne poteva avere sull’affermazione del
fascismo; mirò quindi all’affermazione di “UNA DONNA FASCISTA PER
L’ITALIA FASCISTA” trasformando il tradizionale ruolo della donna in
una missione patriottica. A differenza dello stato liberale il fascismo
assunse una politica basata sull’educazione della donna (fu istruita su
tematiche quali: economia domestica, educazione dell’infanzia ma furono
inoltre introdotti sport femminili..). La propaganda fascista descrive una
donna diversa dalle femministe ma anche dalla donna bambola, è una
donna energica e creatrice di figli – soldati.
Nel 1935 la guerra in Etiopia segnò la svolta verso un nazionalismo sempre
più razzista ed antifemminista, furono sciolte le maggiori associazioni
femministe . Solo con la caduta del fascismo e con la resistenza (alla quale
le donne contribuirono attivamente), vi fu il superamento di tali condizioni
che limitavano la partecipazione della donna alla vita pubblica.
La costituzione della Repubblica, alla cui redazione nel 1948 parteciparono
anche 4 donne, sanciva la piena uguaglianza dei diritti civili e politici tra
uomo e donna. In Italia le donne parteciparono al voto solo nel 1946, in
Svizzera nel 1971, ancora oggi le donne dei paesi islamici sono escluse dal
voto. La società araba e quella giapponese sono tutt’oggi fortemente
organizzate su un impianto antifemminista o di discriminazione verso le
donne.
D urante gli anni sessanta i profondi mutamenti politici, economici, sociali
ecc.. portarono ad una riaffermazione dei movimenti femministi il quale in
questi anni mise in discussione le istituzioni sociali, e non solo, fondando le
proprie critiche su studi (women’s study) che dimostravano l’origine
culturale e non biologica delle supposte differenze tra uomo e donna. Il
primo documento di questo genere di femminismo lo si ebbe il 1° dicembre
1966 ovvero il Manifesto programmatico del gruppo DEMAU (=
Demistificazione dell’Autoritarismo Patriarcale), il cui tema centrale era :
“il maschile come valore dominante è la contraddizione tra donna e
società” il cui obbiettivo era “l’integrazione della donna nella società
attuale” in cui l’unica alternativa era mascolinizzarsi o ritornare
nuovamente ad assumere il ruolo tradizionale. Si fondo un movimento di
liberazione della donna che si basava su organizzazioni composte di sole
donne che discutevano tra loro degli argomenti più disparati come : la
critica delle gerarchie generalmente maschili ecc…il tutto condusse
appunto ad una forma di separatismo femminile.
Tra gli anni Ottanta – Novanta il femminismo assume la sua più ampia
radicalità soffermandosi ad analizzare studi sull’identità e soggettività
femminile.
Tra le più importanti femministe del Novecento abbiamo: Simone Weil,
Hannah Arendt ecc…..
FILOSOFIA:
dalle fotocopie.
ITALIANO:
La letteratura italiana si caratterizza per una forte presenza maschile
infatti, solo nel 1800 vediamo il concretizzarsi del rapporto tra donna e
letteratura.
In tale ambito alla donna tradizionale tende a contrapporsi la donna
demoniaca o prostituta che si caratterizza per la sua sessualità oppressiva,
perché perversa, mascolina e sopraffattrice.
In molti romanzi la donna diviene la protagonista della passione amorosa,
l’eroina che rappresenta la parte repressa della società.
Le figure femminili della letteratura ottocentesca si allontanano dal
modello shakesperiano di Ofelia assumendo un atteggiamento di ribellione
nei confronti della morale e della società (Madame Bovary di Flaubert).
La donna come madre, serva, bambola è affiancata dall’esatto contrario
ovvero la “femme fatale” che è abnegazione femminile.
Il Verismo, corrente di pensiero che si sviluppa in tale periodo, evidenzia la
separazione tra desiderio fisico e spiritualità romantica descrivendo
l’amore come un istinto cieco che parte dai sensi e arriva, pur di
affermarsi, alla violenza e all’omicidio.
La donna diviene la sintesi dell’orrido, pura follia e incarnazione del male
(la lupa).
La femme fatale è una donna seducente ma anche strumento di
perversione; è un modello negativo di donna che si contrappone a quello
positivo della visione tradizionalista. Ma è proprio lo sdoppiamento della
donna e l’affermazione della femme fatale che cattura l’uomo.
Verga, una delle figure chiave del naturalismo – europeo e fondatore in
Italia del verismo, nato nel 1840 e morto nel 1922 descrive all’interno delle
sue opere figure femminili di grande impatto sul lettore. Una di queste
figure femminili sulle quali ho deciso di basarmi è la Lupa, protagonista
della novella omonima (appartenente alla composizione “Vita dei Campi”
del 1880). La lupa rappresenta una donna sensuale, mascolina,
affascinante che conduce gli uomini al peccato. Lei obbedisce alla forza
della propria passione come se fosse l’incarnazione del demonio; nella sua
stessa descrizione vi sono elementi che ci conducono a tale affermazione: è
alta, magra, nonostante la sua non più giovane età seduce ancora gli
uomini del villaggio che pur volendo non riescono a respingerla. Anche la
scelta del nome non è casuale, così come in Dante, la lupa è
rappresentazione simbolica della lussuria.
Nella Lupa è incarnato il male perché portatrice di un peccato che non
inganna solo l’uomo comune ma anche quello religioso come Padre
Angelino.
Nella novella la Lupa viene posta da Verga a confronto con la figlia usata
dalla medesima come merce di scambio o strumento per giungere ad un
preciso obbiettivo l’uomo, da lei desiderato, ma non amato, perché
inaccessibile.
La Lupa sintetizza in se la passione distruttiva (esercitata nei confronti
degli uomini) e quella autodistruttiva ( nei suoi confronti, alla fine verrà
uccisa). Alla Lupa Verga contrappone l’immagine femminile nella società
contadina e borghese, caratterizzata da un ritorno alla famiglia racchiusa
nella novella de “I Malavoglia”. Qui le donne sono accomunate da una
stessa sorte la rinuncia del vero amore a favore di un matrimonio di
interesse con un estraneo, vittime di un destino che le sacrifica per un
unico interesse: la roba.
Tra gli autori più importanti nell’inserimento della figura della femme
fatale nella letteratura italiana vi è G. D’Annunzio che descrive nelle sue
opere la donna come adultera, portatrice di ambiguità e di misteri, dietro
la cui raffinata sensualità si cela la sua vera natura di ingannatrice e
seduttrice di uomini. E’ una donna che gestisce ampiamente tutte le
situazioni, disorientando l’uomo con la sua ambiguità. L’opera che mi è