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Sintesi
Sintesi Comunicazione e Potere tesina


L'obiettivo della seguente tesina di maturità è quello di descrivere il rapporto che sussiste tra comunicazione e potere. La comunicazione non verbale comprende tutti gli scambi che avvengono in un sistema diverso da quello verbale: nel canale uditivo comprende il sistema prosodico e il sistema paralinguistico: il primo comunica attraverso la melodia data ai discorsi, il secondo comprende tutti gli aspetti non verbali e non melodici del parlato (pause, sbuffi, esitazioni, colpi di tosse…); nel canale visivo-cinetico possiamo individuare il sistema cinesico, che pone l’attenzione sull’aspetto esteriore, la postura, i gesti… Gli altri due canali che fanno parte della comunicazione non verbale sono quello motorio tattile, che riguarda i contatti tra gli interlocutori e quello chimico olfattivo, che riguarda gli odori che le persone emettono mentre dialogano (utilizzo di profumi, rilascio di ormoni).
La seguente tesina permette di creare un collegamento tra la comunicazione e il potere, riprendendo in particolar modo l'utilizzo che il fascismo fa dei mezzi di comunicazione, come per esempio il cinema di propaganda fascista; in ambito storico viene anche effettuato un collegamento con il periodo fascista.
In Latino infine la tesina garantisce un collegamento con Quintiliano e il sorriso.


Collegamenti

Comunicazione e Potere tesina


Storia: Fascismo.
Arte: Cinema di propaganda fascista.
Latino: Quintiliano e il sorriso.
Estratto del documento

Il libro che diede il via agli studi sul linguaggio

L’espressione delle emozioni

del corpo fu

dell’uomo e degli animali, pubblicata nel 1872

dallo scienziato inglese Charles Darwin (1809-

1882). Egli cominciò studiando il modo di

comunicare degli animali, arrivando alla teoria

della selezione naturale: solo gli animali in

grado di comunicare riuscivano a capire in

tempi adeguati i pericoli e quindi a restare in

vita. Il linguaggio corporeo umano ha origine

da quello animale, da cui si è sviluppato e

differenziato nel corso del tempo. Dall’analisi

dei comportamenti degli animali partirono

quindi gli studi sulla comunicazione non verbale.

Albert Mehrabian (1939) è uno psicologo

statunitense di origine armena che ha condotto

degli studi sulla comunicazione non verbale.

Grazie a questi, negli anni ’60 ha elaborato una

teoria secondo la quale l’impatto complessivo di

un messaggio è per il 7% dato dall’aspetto

verbale, per il 38% dagli elementi non verbali del

parlato (come il ritmo, le pause, il tono di voce…)

e per il 55% dai messaggi non verbali, come ad

esempio quelli corporei.

Ray Louis Birdwhistell (1918-1994) è stato un

antropologo statunitense, considerato il

fondatore della cinesica. Egli sosteneva che tutti i

movimenti del corpo hanno un senso (non

essendo casuali), e che si potesse analizzare la

grammatica di questo paralinguaggio. Riprese poi

la teoria di Mehrabian sulle componenti della

comunicazione, sostenendo che in un dialogo la

componente non verbale ha un’importanza del

65% circa. Un’altra sua importante ricerca

statistica l’ha portato stimare che mediamente

un uomo è in grado di fare e riconoscere circa 250.000 espressioni facciali.

I segnali del corpo sono innati o acquisiti? 3

Noam Chomsky (1928), filosofo, linguista e

docente del MIT ( Massachusetts Institute of

Technology), in una serie di studi compiuti

attorno agli anni ‘50, ha ipotizzato che nel

cervello di ogni uomo esista un organo che

presiede alla facoltà del linguaggio, ovvero alla

capacità di strutturare gli enunciati di una

lingua, e che esso sia patrimonio biologico

della specie e quindi comune a tutti gli uomini.

Di conseguenza, per Chomsky, questa facoltà è

innata negli uomini e consente loro di

strutturare le espressioni in un modo preciso.

Da quest’ipotesi derivano due conseguenze

sorprendenti:

- la capacità di comunicare sarebbe iscritta nel bagaglio culturale della

specie;

- questa facoltà è presente e uguale in tutti gli individui.

Ricerche successive, condotte su ciechi, culture differenti tra loro e primati,

hanno stabilito che i segnali si dividono in diverse categorie: per esempio

tutti i neonati nascono con l’abilità di succhiare il latte materno; i bambini

sordi o ciechi sorridono lo stesso, pur senza averne visti o sentiti altri

compiere questo gesto; infine le espressioni facciali sono uguali tra diverse

culture. Quindi da queste ricerche semberebbe che molti gesti siano innati

negli uomini. Tuttavia è possibile che molti gesti siano stati appresi

culturalmente e quindi siano diventati per questo abituali. Ad esempio un

bambino che non ha più fame sposta la testa lateralmente per rifiutare altro

latte e da questo gesto deriva quello di scuotere la testa per esprimere una

negazione: come è noto, i bambini imparano per imitazione in asi ben

definite della loro età, non iniziano a parlare dal nulla. Un altro esempio è

dovuto dal sorriso: esso esprime un sentimento positivo in tutti gli uomini,

tuttavia ha un valore completamente diverso nei primati, in quanto un

animale che mostra i denti vuole dire che è disposto ad usarli pur di

attaccare o difendersi.

In conclusione non è possibile stabilire se tutti gli aspetti del linguaggio siano

innati o acquisiti: nonostante i progressi delle neuroscienze è ancora difficile

conoscere il processo di autoformazione della mente. Possiamo però

affermare che esistono dei messaggi del corpo che sembrano essere innati,

mentre altri sono acquisiti e dipendono dal contesto in cui si vive.

La Comunicazione non verbale è onesta? 4

Comunemente si ritiene che i gesti rivelino i sentimenti e e pensieri reali

delle persone, ma non è propriamente così. Studi di neurofisiologia e

neurologia hanno rivelato che negli uomini esistono sia una mimica

involontaria, controllata da parti meno evoulte del sistema nerovoso, come il

sistema extrapiramidale e il sistema nervoso vegetativo, sia una mimica

volontaria, controllata dalla corteccia cerebrale. I movimenti del nostro corpo

risultano quindi un misto tra volontari e involontari. Questo si può capire

analizzando due esempi di persone afflitte da lesioni cerebrali.

Se la corteccia

cerebrale è danneggiata il paziente risulterà espressivo, ma non in grado di

segnalare ciò che vuole, non essendo in grado di utilizzare la mimica

volontaria. Se, nel caso opposto, ad essere danneggiato è il sistema

extrapiramidale (come nel morbo di Parkinson), allora l’individuo sarà in

grado di produrre segnali non verbali a comando (utilizzando cioè una

mimica volontaria), senza riuscire tuttavia ad esprimere sentimenti

attraverso la mimica involontaria. Tuttavia la corteccia cerebrale comanda

sugli altri sistemi, di conseguenza, se allenati si può riuscire a fingere nella

mimesi. Ovviamente sarà più facile controllare quelle parti del corpo con cui

facciamo esperienza quotidianamente (le espressioni del viso), mentre sarà

più difficile controllare quelle parti su cui solitamente non è solitamente

posta la nostra attenzione (come mani e piedi). Attori, conferenzieri,

psicoterapeuti e politici sono solitamente esperti di questo tipo di

comunicazione, in quanto, ai giorni nostri, il loro successo è in gran parte

dovuto a come si presentato esteriormente. Esistono una serie infinita di

movimenti e gesti che essi studiano, col fine di ottenere maggior consenso

tra chi li osserva. 5

Le mani: onestà e autoritarietà

Le mani sono la parte del corpo che è maggiormente collegata al cervello e

mandano quindi dei messaggi non verbali che spesso superficialemente non

leggiamo: possono essere tuttavia uno strumento che ci permette di capire

subito la lealtà, l’onestà e il rapporto che si instaurerà con l’interlocutore.

Una persona che vuole essere

onesta tiene solitamente i

palmi rivolti verso l’alto:

questo gesto era anticamente

utilizzato per mostrare che

non si tenevano armi e che

quindi si voleva dialogare

pacificamente. Un uomo che

vuole mentire tende invece

solitamente a nascondere le

mani nelle tasche o a

incrociarle dietro la schiena. Il palmo rivolto verso il basso esprime invece

un gesto autoritario, di comando. Tant’è che il

braccio alzato col palmo rivolto verso il basso

divenne il simbolo del potere e il saluto

ufficiale dei regimi totalitari del ‘900 come

quelli di Hitler o Mussolini. Questo gesto era

utilizzato già nell’antichità, durante l’impero

romano, dai soldati e dai gladiatori per

salutare l’imperatore, e stava ad indicare

fedeltà, lealtà e onore. Venne poi ripreso dai

regimi novecenteschi in quanto era un gesto

che esprimva lealtà al regime: se questi

personaggi avessero rivolto il palmo verso

l’alto, il saluto sarebbe risultato meno

autoritario provocando nella folla ilarità e non

fiducia o timore. 6

Comunicazione non verbale e potere: la macchina del consenso

Mussolini, chiamato dal re il

30 ottobre 1922 per formare

un nuovo governo, fu il primo

uomo che utilizzò ogni forma

di comunicazione disponibile

col fine di ottenere consensi

tra gli italiani. Da qui il ricorso

ai due mezzi di

comunicazione di massa più

importanti all’epoca: la radio

e, soprattutto, il cinema.

Questi strumenti davano

un’immagine positiva e

autoritaria del duce, rendendolo un mito e un idolo tra buona parte della

popolazione. Mussolini stesso riteneva che “la cinematografia è l’arma più forte”

per ottenere consenso, in quanto anche la parte di popolazione analfabeta

poteva in questo modo capire le idee del regime ed esserne così facilmente

influenzata. Gran rilievo assunse la fondazione dell’istituto Luce (l’unione

cinematografica educativa) nel 1924, che fu usato dal regime per diffondere sia

film di propaganda, sia discorsi fatti alle piazze plaudenti da Mussolini: i

cinegiornali. Questi filmati, che solitamente precedevano la visione di un film,

favorirono la nascita e lo sviluppo del mito del duce. Anche la cinematografia in

quegli anni, sempre per volontà del duce, ebbe una

grande crescita, grazie anche a celebri registi come

Alessandro Blasetti, Giovacchino Forzano e Carmine

Gallone. Nel 1932 inoltre venne inaugurata la mostra

del cinema di Venezia e nel 1937 vennero fondati gli

studi di Cinecittà. I film che circolavano in quel

periodo erano per la maggior parte vicini al regime e

ne promuovevano la politica. Questi possono essere

divisi in gruppi dalle caratteristiche simili.

I primi sono

quelli riguardanti

la politica interna

adottata dal regime: essi si proponevano di

raffigurare i cambiamenti positivi avvenuti

col fascismo, (ad esempio la bonifica 7

dell’agro pontino), di esaltare la vita rurale o di celebrare la marcia su Roma e i

valori del fascismo (come la famiglia, l’onore e la guerra): tra questi troviamo

“Vecchia Guardia” “Camicia Nera”

di Blasetti o di Forzano.

Nella seconda categoria possiamo

collocare i film riguardanti la politica

“Sentinelle di Bronzo”:

estera, tra cui in

questi veniva rappresentata la

grandezza dell’Italia rispetto agli altri

paesi; veniva quindi esaltato il

colonialismo italiano per la sua missione

civilizzatrice e venivano denigrate altre

nazioni non alleate, come Gran

Sovietica.

Bretagna, Stati Uniti e Unione

Un’ultima categoria da me riscontrata è quella

encomiastica: vengono r accontati, infatti, fatti

storici inerenti alla Storia d'Italia e narrate le

biografie dei più importanti personaggi italiani,

soprattutto del risorgimento; inoltre il regime

fascista si propone come successore dell’impero

romano, ricordandone i principali protagonisti ed

esaltandone la “romanità”. Tra questi film hanno

“1860” “Giuseppe Verdi”

gran rilievo di Blasetti, Scipione

e

l’Africano” di

Gallone.

Mussolini fu tra i primi, quindi, ad utilizzare

questo importante mezzo di comunicazione per

ottenere una cosa senza la quale non avrebbe

potuto governare per cosi tanti anni: il consenso.

8

Analisi del discorso fatto a Napoli il 25-10-1931 da Benito Mussolini.

Argomenti: ricostruzione europea e sulla politica economica del

vecchio continente. (link video alla fine del testo)

“Non sono pochi oggi nel mondo che affrontano i problemi della ricostruzione

europea dal nostro punto di vista. Sono passati nove anni da quando l’Italia

fascista, a Londra, pose il problema delle riparazioni e dei debiti nei termini che

oggi sono all’ordine del giorno. E come si può parlare di ricostruzione europea,

se non verranno modificate alcune clausole di alcuni trattati di pace che hanno

spinto interi popoli sull’orlo del disastro materiale e della disperazione morale?

E quanto tempo dovrà ancora passare per convincersi che nell’apparato

economico del mondo contemporaneo c’è qualche cosa che si è incagliato, e

forse spezzato? Queste sono direttive precise con le quali si serve la vera pace,

la quale non può essere dissociata dalla giustizia, altrimenti è un protocollo

dettato dalla vendetta, dal rancore o dalla paura. La crisi mondiale, che non è

più soltanto economica, ma è ormai soprattutto spirituale e morale, non ci deve

fermare in uno stato di abulia o di inerzia. Tanto maggiori sono gli ostacoli e

tanto più precisa e diritta deve essere la nostra volontà di superarli. Popolo

napoletano, camicie nere di Napoli e della Campania, a chi i più alti doveri

nell’Italia fascista di domani?”

( analisi in parte attinta dalla tesi di laurea di Gherbi Marco )

Il discorso inizia con Mussolini che si dispone frontalmente alla folla, appoggiato

con entrambe le mani al parapetto del balcone. Pronuncia la sua prima frase

sollevandosi, così da far convergere l’attenzione su di lui e, per catalizzare

l’interesse dei partecipanti, colloca una lunga pausa dopo la prima frase. Per

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