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Introduzione Cina: Città proibita,tesina
La seguente tesina maturità per Istituto tecnico geometri vuole essere un viaggio dentro la cultura cinese. Gli argomenti che permette di sviluppare questa tesina sono: Storia:Storia della Cina, Geografia:Pechino, Architettura:L'architettura cinese, Arte:Le Corbusier.
Collegamenti
Cina: Città proibita,tesina
Cina: Città proibita,tesina
Storia: Storia della Cina
Geografia: Pechino e la Cina in generale
Architettura: L'architettura cinese (uso dei colori, dei materiali, yin e yang, teoria dei cinque elementi, feng shui, simmetrie, influenza delle creature mitologiche)
Arte: Le Corbusier
città.
Una spiegazione più plausibile sull’origine della collina artificiale è che vi fosse
un tempo un lago naturale e che durante alcuni lavori per renderlo più
profondo, il fango estratto venisse accumulato, creando cosi un’isola. In
quest’isola alla quale fu conferito il nome di Isola della Giada Fiorita, furono
costruiti, prima dai Liao e poi dai Chin, palazzi adorni di bellissimi marmi. Pare
che quest’isola sia stata il primo nucleo fondamentale sulla quale venne
costruita in seguito la Città Proibita.
La dinastia dei Ming, per l’occidentali richiama delicate porcellane ed evoca
una società raffinata, anche se in realtà questa dinastia ha
seminato terrore nell’intero paese.
Il primo imperatore Hung Wu fece radere al suolo il Grande
Interno, a causa di una superstizione. Peiping si sarebbe
facilmente risollevata da questa devastazione, ma la
dinastia ne avrebbe subito l’impronta per gli anni a venire.
L’imperatore Hung Wu abolì il sistema meritocratico dei
ministri, accentrando sempre più il potere su di se,
facendo diventare i ministri ed i sottosegretari burattini
nelle sue mani. Durante il governo di Hung Wu il
terrorismo era all’ordine del giorno: dichiarò il primo
ministro traditore e con lui vennero giustiziate altre 30.000 persone, che non
avevano nessun tipo di legame con quest’ultimo. Molti cinesi vennero torturati
e fatti morire dopo qualche tempo. Hung Wu istituì un nuovo modo di tortura,
che consisteva nel tagliare a fette le vittime fino a farle morire lentamente con
i prescritti 3357 colpi di coltello. Hung Wu destinò la successione al nipote, che
fu costretto a fuggire sotto le vesti di monaco, per evitare la collera dello zio,
che acquisì il potere con la violenza e causò migliaia di morti. L’usurpazione
segnò un ruolo decisivo anche per Peiping, che venne ribattezzata Shun-T’ien-
Fu, nota come Pechino, capitale del Nord. Mentre Nanchino venne ribattezzata
Ying-T’ien-fu, capitale del Sud e assunse il ruolo di ausiliaria. Nel 1404 Yung Lo
diede inizio alla ricostruzione di Pechino, per renderla degna del suo nuovo
ruolo: essa aveva già subito notevoli mutamenti e la ricostruzione di Hung Lo
modificò i confini settentrionali, spostandoli a 800 metri di distanza più a Sud.
Le mura meridionali della città degli Hüan furono usate per la Città Imperiale,
mentre le mura meridionali del Grande Interno rimasero come base per la Città
Proibita. La sua ristrutturazione durò 16 anni, dal 1404 al 1420, e in questo
lasso di tempo aveva titolo di ausiliaria, che, dopo la morte di Yung Lo
riacquistò, a causa delle attività bellicose delle tribù barbare. Il timore delle
tribù barbare diede impulso a grandi opere di rinforzamento delle strutture di
difesa: mura, porte, torri di guardia, fossati e ponti furono consolidati.
In Europa si conobbe la grandezza di Pechino attraverso “Il Milione” di Marco
Polo e grazie ai missionari gesuiti, tra cui il più importante fu Matteo Ricci.
Alla dinastia dei Ming subentrò una dinastia di origine Manciù, che prese il 3
nome di Ch’ing, grazie alla quale Pechino cominciò a trovarsi in una posizione
più adatta per svolgere il ruolo di capitale. Il luogo infatti era ideale, in quanto
stava in mezzo alla terra d’origine dei Manciù e le risaie dello Yangtze.
I maggiori palazzi, che ancora oggi si possono ammirare, sono ricostruzioni
degli originali dei Ming ad opera dei Ch’ing.
All’inizio del XIX secolo gli europei, agli occhi dei cinesi, apparivano come un
nuovo gruppo di barbari fastidiosi. La prima grande sconfitta dei cinesi a opera
degli inglesi, si ebbe con la guerra dell’oppio del 1839-1842: quando gli inglesi
minacciarono di cessare il rifornimento di cereali, occupando un tratto del
Grande Canale, l’imperatore dei Ch’ing scese subito a patti, stipulando così il
primo trattato commerciale. La guerra si svolse poco più a Sud della capitale, e
quando gli inglese giunsero nei pressi di Pechino, si decise allora di rinforzare le
difese del Paese.
Nel 1912 la Città Proibita cessò di essere il centro del potere cinese: P’u-yi
abdicò pur mantenendo il titolo e ottenne di ricevere una piccola pensione
annua, gli fu permesso inoltre di rimanere a vivere nella città e
successivamente di vivere nel Palazzo d’Estate.
A seguito della vittoria della guerra civile, nel 1949 Mao Tse-tung proclamò la
nascita della Repubblica Popolare Cinese, stabilendo la capitale a Peiping,
rinominata Pechino. Mao Tse-tung, nonostante si opponesse al regime
imperiale, mantenne un profondo rispetto per la storia cinese e le sue
tradizioni. Questo suo atteggiamento è stato determinante per la cura e per il
restauro della Città Proibita e degli altri monumenti storici di Pechino.
Nel 1987 la Città Proibita è stata dichiarata patrimonio dell’umanità,
dall’UNESCO. 4
Architettura della Città Proibita
Le prime costruzioni facenti parte della Purpurea Città Proibita, risalgono al
1179, esse son state costruite sotto la dinastia dei Chin, che trasferirono la loro
capitale a Pechino. Essi mantennero le vecchie mura settentrionali esistenti dei
Liao, espandendo la città nelle altre direzioni, Ovest, Sud ed Est: la città
assunse cosi una forma quadrata. Furono utilizzate le fondamenta del vecchio
palazzo dei Liao, e ampliandolo, come era stato fatto in precedenza per la città,
costruirono una piccola cittadella fortificata interna, conosciuta come la Città
Imperiale, dove vivevano l’imperatore e la sua corte. Di questa prima
edificazione è giunto fino a noi veramente poco, dato che Gengis Khan, durante
le sue incursioni, saccheggiò e incendiò molti edifici.
Quibilay, che fondò la dinastia degli Yuan, inizialmente effettuò alcuni lavori di
ristrutturazione della vecchia capitale e solo successivamente fermò i lavori e
decise di costruire una città totalmente nuova, una nuova capitale centrale,
con nuove mura, nuovo fossato e un nuovo palazzo imperiale. Prima di dare
inizio a tale opera era stata fatta un’analisi topografica del luogo, compiuta da
geomanti: fu studiata una zonizzazione, dividendo il territorio in distretti, con il
palazzo dell’imperatore posto sull’asse principale Nord-Sud. Questo palazzo
prese il nome di Grande Interno, e dalle successive dinastia venne chiamato
Città Proibita. L’accesso era costituito da sei porte, disposte tre sul lato
meridionale, e le altre una per lato: la porta centrale a Sud aveva tre aperture,
che Marco Polo, alla sua visione, pensò che sul lato meridionale ci fossero ben 5
porte date le loro grandi dimensioni. L’apertura centrale, che conduceva al
Grande Interno, spettava all’imperatore. Il Grande Interno è un complesso di
edifici raggruppati intorno a due sale principali, poste lungo l’asse Nord-Sud.
Marco Polo alla visione della più importante fra le due sale, la descrisse come
“egli è il maggiore che mai fu veduto”. La Sala della Grande Luce misurava,
infatti, 64 metri da Est ad Ovest e 38 metri da Sud a Nord, con un soffitto alto
25 metri; inoltre essa era circondata da una veranda marmorea e sopraelevata
5
di oltre 3 metri dal terreno. Si poteva accedere alla veranda da ogni lato,
attraverso delle scale marmoree. Dietro il palazzo vi erano dei veri e propri
quartieri, che servivano come tesorerie e come residenza per mogli e
concubine.
Dietro la Sala della Grande Luce, sorgeva un gruppo di costruzioni di
dimensioni più piccole, ma alte almeno il doppio: si presume che fossero a due
piani. Fuori dalle mura della Città Palatina, ma sempre dentro le mura della
Città Imperiale, sorgeva la collina verde di Marco Polo: questa era alta un
centinaio di metri e aveva un diametro di oltre 1 chilometro. Questa collina era
formata da terra dragata dal lago a Ovest della città e l’imperatore vi aveva
fatto piantare alberi, in particolare sempreverdi, ed il terreno era stato
pavimentato con lapislazzuli per intensificarne il colore: sulla sua sommità fu
costruito un palazzo, anch’esso verde. Intorno alla collina si trovava un parco,
dove vivevano varie specie di animali, quali cervi bianchi e caprioli e dove
l’imperatore poteva passeggiare attraverso dei sentieri rialzati, per evitare che
venissero invasi dal fango e dall’acqua.
Fuori dalle mura imperiali si ramificava la vera e propria città, della quale il
giovane mercante veneziano rimase estasiato:
“Tutta la città adunque è tirata per linea, imperocchè le strade generali dall’una
parte all’altra, sono cosi dritte per linea: che s’alcuno montasse sopra il muro
d’una porta, e guardasse a drittura, può vedere la porta dell’altra banda a
riscontro di quella. E per tutto dai lati di ciascuna strada generale, sono stanze,
e botteghe di qualunque maniera. E tutti i terreni sopra li quali sono fatte le
abitazioni per la città sono quadri, e tirati per linea, e in ciascuno terreno, vi
sono spaziosi, e gran palazzi, con sufficienti corti, e giardini. E questi tali
terreno sono dati a ciascun capo di casa, cioè, il tale di tal progenie ebbe
questo terreno; e il tale della tale, ebbe quell’altro, e così di mano in mano. E
circa ciascun terreno cosi quadro, sono belle vie, per le quali si cammina, e in
questo modo tutta la città di dentrò è disposta per quadro, com’è un tavoliero
da scacchi, e cosi bella e maestrevolmente disposta, che non saria possibile in
alcun modo raccontarlo”.
Le strade erano studiate per aumentare il benessere dei cittadini: quelle larghe
andavano da Est a Ovest, al contrario quelle che andavano da Sud a Nord, per
la maggior parte, erano strette e corte. Tutto ciò era finalizzato a ottenere la
massima esposizione a Sud degli edifici, in modo da proteggerli dai venti freddi
del Nord. A oriente
sorgeva il Tempio degli
Antenati, ed a occidente
sorgeva l’Altare della Terra
e del Frumento. Sul lato
settentrionale si trovava il
6
Porta Wu Men
più grande dei mercati, la cui collocazione, alle spalle del palazzo
dell’imperatore, è dovuta al fatto che per la cultura cinese l’attività
commerciale era considerata volgare.
Nel 1404, Yung Lo, decise di ristrutturare Pechino, cioè “Shun-t’ien-fu”, per
renderla degna del suo nuovo ruolo. La città era costituita da 3 cerchia di mura
concentriche: quella della città vera e propria, quelle della Città Imperiale e
quelle della Città Proibita. Yung Lo, con le modifiche che apportò a Pechino,
acquisì un notevole spazio a Sud della Città Proibita, dove trasferì il Tempio del
Cielo e dell’Agricoltura. Questa sua nuova disposizione modificava i vecchi
criteri della città, ma aumentava l’importanza dell’asse Nord-Sud. Questo asse,
sotto l’imperatore Yung Lo, venne spostato verso Est, anche se attraversava
comunque i più importanti edifici imperiali. Una leggenda popolare racconta
che all’arrivo nella sua futura capitale, l’imperatore abbia ricevuto un plico nel
quale erano scritte tutte le istruzioni per ricostruire la città secondo i principi
della geomanzia, cioè con ognuna delle strutture pensate come parti del corpo
di una figura mitologica. Si dice che, Yung Lo, abbia applicato tali regole alla
lettera, infatti osservando l’asse principale, ci accorgiamo che Pechino è
costruita seguendo la struttura del corpo umano. Al tempo di Yung Lo l’asse
cominciava dalla porta centrale delle mura meridionali, divenuta nota come
Ch’ien Men, ovvero Porta Frontale. Da qui si procedeva verso Nord,
attraversando la porta dei Ming fino alla porta T’ien An Men, Porta della Pace
Celeste, che immetteva nella Città Imperiale. Proseguendo ancora verso Nord si
trovava la porta Tuan Men, Porta del Buon Comportamento, fiancheggiata dal
Tempio del Cielo e dell’Agricoltura. Infine, si giungeva alla Wu Men, Porta del
Mezzogiorno, dalla quale si accedeva
alla Città Proibita.
Qui, secondo i testi classici cinesi, si
incontravano i tre piani fondamentali
della vita dell’universo: il piano
umano, quello terrestre e quello
celeste, dove lo yin e lo yang si
trovavano in equilibrio. Nel punto di
incontro doveva sedere l’unico uomo
degno di tale posto, che facesse
parte dunque di tutte le dimensioni,