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Introduzione Cattive Ragazze tesina
Nella mia tesina analizzo la condizione della donna in generale, ma soprattutto racconto le storie affascinanti di tre donne che hanno fatto qualcosa di speciale e straordinario per la loro epoca, tre "cattive ragazze". Inoltre la mia tesina di terza media permette vari collegamenti interdisciplinari.
Collegamenti
Cattive ragazze tesina
Storia/Italiano - la principessa Anna Zingha.
Storia - colonialismo europeo nell'Africa Centrale nel 1600.
Geografia - l'Africa Centrale.
Storia/Geografia - la Somalia.
Attualità - Ilaria Alpi, infibulazione e Condizione delle donne in Africa, le donne e la Sharia.
Educazione Civica - le donne nella Costituzione Italiana.
Tecnica - il lavoro e le donne.
Motoria - Alfonsina Morini Strada.
Scienze - apparato genitale femminile, ciclo ovarico, gravidanza e parto.
Arte - il Cubismo: Les Demoiselles d'Avignon.
Francese - Lilian Thuram: Mes étoiles noires.
addestrati i soldati portoghesi e che armi usavano, così da addestrare il suo esercito con
quei metodi. Purtroppo nel 1624 il fratello Mani Ngola si impegnò in un'altra sanguinosa
guerra nella quale, oltre a essere sconfitto, morì avvelenato... Anna Zingha aveva appena
firmato la sua vendetta.
Dopo un breve dominio olandese, nel 1648 il Portogallo riprese possesso dell’Angola.
Venne firmato un trattato nel quale il re del Portogallo dichiarò di acconsentire alla
concessione di qualche provincia del regno d’Angola alla regina. Anna Zingha rispose a
quella “concessione” con una lezione di grandezza: “Che diritto ha sui miei stati?io ne
ho forse sui suoi? E’ perché oggi è lui il più forte? Ma la legge del più forte non prova
altro che la potenza, e non legittima in alcun caso una tale usurpazione. Il re del
Portogallo dunque farà un atto di giustizia e non di generosità restituendomi non soltanto
qualche provincia ma l’intero regno, sul quale né il suo lignaggio né il suo potere gli
danno alcun diritto.” E così riprese il controllo dell’intero regno che vide un periodo di
pace e prosperità, nel quale Anna Zingha si curò di stabilire la parità uomo-donna: a
ogni uomo incaricato di un posto di responsabilità venne affiancata una donna. Anna
Zingha morì nel1664 lasciando alla sua Africa il rispetto dei coloni occidentali ( che
purtroppo durò ben poco) e al mondo l’esempio di una donna che con la sua intelligenza
è riuscita a fare qualcosa di straordinario per la sua epoca.
Colonialismo europeo nell’Africa Centrale nel 1600
I mercanti europei nel 1600 temevano di addentrarsi nel continente perciò gli
insediamenti europei erano pochi e si limitavano alle coste. Un viaggiatore portoghese
del XVI secolo ci descrive così l’Angola: “Un vero Eldorado, con otto provincie
sfrontatamente fertili, irrigate da molti corsi d’acqua, dedite all’allevamento di bovini e
dotate di un’agricoltura che si dimostra autosufficiente (…) Le provincie, percorse da
viali di aranci, melograni e limoni, sono collegate da strade ben curate (…) Sembra che
la natura si diverta a riunire qui tutti i vantaggi che in altri luoghi la Provvidenza
concede solo separatamente”. Gli angolani e i portoghesi avrebbero potuto continuare a
vivere in pace se i coloni non avessero scoperto l’immensa ricchezza del paese: il fiume
Cuanza, carico di diamanti. Così l’Occidente, per impadronirsi di quelle ricchezze, mise
in atto una strategia di deportazione di massa, sottraendo al continente gli uomini e le
donne più giovani e forti, svuotando l’Africa delle sue forze vitali. Introdussero la guerra
tra i piccoli regni per fare in modo che il continente africano si indebolisse
“dall’interno”.
“Lo smembramento dell’Africa è proseguito per secoli e ancora oggi continua con lo
stesso meccanismo.” – Lilian Thuram Le Mie Stelle Nere
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L’Africa Centrale
L’Africa viene suddivisa in tre regioni: l’Africa settentrionale dove è diffusa la religione
islamica, l’ Africa centrale legata alle tradizioni dei popoli indigeni e l’ Africa
Meridionale, più moderna e caratterizzata da savane e deserti. L’ Africa Centrale è una
stretta fascia a cavallo dell’Equatore che va dalla Penisola dei Somali a est,
all’Arcipelago di Capo Verde a ovest. Il clima nella parte occidentale è caratterizzato da
precipitazioni abbondanti tutto l’anno e temperature elevate con escursioni termiche
limitatissime. E’ la zona delle foreste pluviali e delle savane alberate. La fascia orientale
invece è caratterizzata da numerosi rilievi, laghi e vulcani (a causa della Rift Valley). Il
lago più importante è il
lago Vittoria da cui
nasce il Nilo. Le
precipitazioni sono
meno abbondanti e
savane e steppe si
trasformano in deserto.
Somalia, Ilaria
Alpi e l’infibulazione e la donna in Africa
La Somalia è uno stato africano ex colonia italiana. Infatti la Somalia fu, dal 1889 al
1908, un protettorato italiano e poi, dal 1908, una colonia. Nel 1935 la Somalia divenne
il fronte meridionale d'attacco all'Impero etiope, al comando del generale Rodolfo
Graziani. Nel giugno 1936, dopo la fine della guerra d'Etiopia, la Somalia Italiana entrò
a far parte dell'Africa Orientale Italiana, che includeva anche l'Etiopia e l'Eritrea. Nella
suddivisione amministrativa dell'Africa Orientale Italiana la colonia fu riorganizzata
come Governo della Somalia italiana. Durante la Seconda Guerra Mondiale venne
occupata dal Regno Unito e dal 1950 al 1960 fu sotto l’Amministrazione Fiduciaria
Italiana. La storia della Somalia come stato comincia nel 1960. Da questa data fino al
1969 la Somalia ha combattuto due guerre contro l’Etiopia. Dal 1969 al 1991 vide la
dittatura di Siad Barre e dal 1991 al 2004 conobbe una sanguinosa guerra civile.
3 E’ in
questo contesto che Ilaria Alpi, una
giornalista italiana, viene inviata in
Somalia. Verrà poi uccisa in un’esecuzione
il 20 Marzo 1994 a Mogadiscio insieme al
collega Miran Hrovatin, probabilmente
perché “sapeva troppo”. Ilaria Alpi sapeva
bene che l’inchiesta sul commercio illegale
di armi e rifiuti tossici era qualcosa di delicato e pericoloso, ma non si è fermata davanti
a nessun ostacolo: ha continuato ad indagare e a raccogliere informazioni fino al 20
Marzo 1994. Dal giorno della sua morte, tutti i suoi appunti, tutte le registrazioni, i
documenti, i dati che aveva raccolto sono stati rubati. Nonostante questa inchiesta non
sia stata ancora portata a termine, Ilaria Alpi rimarrà nei cuori di molti come esempio di
coraggio, intelligenza e testardaggine …come “la ragazza che voleva raccontare
l’inferno”.
Oltre all’inchiesta sul traffico di armi e di rifiuti tossici tra Italia e Somalia che stava
conducendo, Ilaria Alpi si occupava anche della condizione delle donne in Africa, per
esempio del fatto che le donne che vivono in paesi come il Sudan, la Somalia, il Mali o
l’Egitto sono le vittime dell’infibulazione. E’ una procedura mutilativa eseguita con
coltelli, lamette o pezzi di vetro alla quale vengono sottoposte tutte le bambine intorno ai
5-6 anni: è un rito di ammissione nella società, se non sei infibulata non ti sposi e sei
considerata priva di ogni dignità. Molte donne muoiono per emorragie o infezioni
conseguenti all’infibulazione.
In Africa la donna non va a scuola perché alle ragazze, sin dalla prima infanzia, spetta il
compito di dedicarsi alle necessità della famiglia. La giornata lavorativa di una donna
che vive in uno qualsiasi dei villaggi del continente africano è un continuo susseguirsi di
attività estenuanti che iniziano alle quattro del mattino e terminano la sera. Sono
interessanti le parole di una dodicenne della Sierra Leone, perché riassumono il ruolo
che la donna ha nella società africana:
Il nome di mia madre è affanno
Il nome di mia madre è affanno.
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D’inverno mia madre si affanna
A cercare la legna,
d’estate mia madre si affanna per l’acqua,
tutto l’anno si affanna per il riso.
Il nome di mia madre è affanno.
Il vero motore della società africana sono le donne che gestiscono l’agricoltura,
l’artigianato, mandano avanti la famiglia e fanno diversi chilometri a piedi ogni giorno
per andare a prendere l’acqua. Il loro lavoro, però, non viene né riconosciuto, né
retribuito.
Esiste il Gruppo Femminile Imprenditrici nel Mondo (Women ’s World Banking Group)
che fornisce un credito alle donne che vogliono intraprendere un’attività commerciale e
il reddito prodotto dalle donne viene reinvestito per migliorare le condizioni di vita delle
loro famiglie. Questi microcrediti sono uno strumento di lavoro e, allo stesso tempo,
aiutano le donne ad opporsi ai tabù e alle discriminazioni.
In Africa diverse donne di grande valore morale e intellettuale esercitano da diversi anni
un ruolo di mediazione nei conflitti, ma mai in forma ufficiale: sono sempre escluse dai
tavoli di pace dominati dai “signori della guerra”.
“Speriamo che il futuro sia donna!”- Rita Levi Montalcini
Le donne e la sharia
In molti paesi come Arabia Saudita, Nigeria, Kuwait, Yemen, Emirati Arabi Uniti, Iran,
Iraq o Afghanistan viene applicata la sharia (la legge degli integralisti islamici) che è alla
base di tutte leggi approvate in quei posti. Di conseguenza le donne sono costrette a
vivere in casa, senza poter andare a scuola, escluse dalla vita vera, separate dal resto del
mondo da un velo nero che le copre dalla testa ai piedi.
Possono uscire solo con un uomo perché altrimenti i
talebani le arresterebbero. I talebani sono integralisti
islamici che leggono meccanicamente il Corano senza
interpretarlo e impongono alle donne queste condizioni di
vita assurde, costringono i bambini ad imparare a memoria
il Corano e a odiare l’Occidente. Sono contro ogni forma
di informazione, tutti i libri devono essere eliminati, non ci
sono computer, né giornali.
A proposito della condizione delle donne in questi paesi
abbiamo letto “Sotto il Burqa” un libro che racconta la vita
delle donne afghane attraverso la storia verosimile di una
bambina, Parvana, che appunto vede la guerra e le
ingiustizie da dietro il chador. Il libro, scritto da Deborah
Ellis, fa parte di una trilogia che ci porta a conoscere una
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città distrutta, Kabul, la vita delle donne rinchiuse in casa, la fame e la sete, le case di
fango dei campi profughi … La voglia di imparare, il coraggio e i sogni di Parvana e di
tutte le bambine come lei.
Le donne nella Costituzione Italiana
Art.3 Uguaglianza tra donne e uomini:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali.”
Art.29 Uguaglianza nell’ambito familiare:
“Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti
stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.”
Art.30 Tutela dei figli nati fuori dal matrimonio e uguaglianza dei doveri di padre e
madre:
“È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori
del matrimonio. La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica
e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima.”
Art.31 Protezione della maternità:
“La Repubblica protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti
necessari a tale scopo.”
Art.37 Diritti e doveri della lavoratrice:
“La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che
spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della
sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale
adeguata protezione.”
Art.48 Diritto al voto:
“Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.”
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Alcune leggi da ricordare:
1970 (Legge n.898) E’ possibile
DIVORZIARE.
1971 (Legge n.1204) Congedo di
maternità.
1978 (Legge n.194) Tutela sociale della
maternità e possibilità di interrompere
volontariamente la gravidanza.
1981 (Legge n.442) Abrogazione del
delitto d’onore.
2007 (Legge n.188) Divieto delle DIMISSIONI IN BIANCO.
Il lavoro delle donne
In pochi anni il numero delle donne che lavorano è enormemente aumentato: in Europa
lavora il 60-70% delle donne, anche se esse costituiscono la percentuale maggiore dei
disoccupati europei e sono la forza lavoro che fa meno carriera.
In Italia ancora persiste il divario tra donne e uomini in ambito lavorativo, nonostante
l’art. 37 della Costituzione Italiana metta nero su bianco che lavoratori e lavoratrici
devono avere stessa retribuzione e stessi diritti.
Da un’indagine condotta in Italia emerge che il 69% delle donne che sono membri di
Consigli di Amministrazione è nel nord Italia, il 27% al centro e solo il 4% al sud:
insomma, anche trovandoci nello stesso paese le percentuali variano moltissimo tra nord
e sud. Eppure sono molti gli studi di economia e sociologia che lo confermano: la
presenza delle donne aumenta la qualità degli eletti in Parlamento e quando sono al