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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Bisanzio : il sogno di una civiltà
Autore: Adriano Angelini
Descrizione: la tesina si propone di inquadrare la civiltà bizantina nel mondo medioevale: forte della tradizione classica e dell'innovazione che riesce a proporre l'impero di costantinopoli riesce a sopravvivere per secoli in un mondo in cui le barbarie regnano
Materie trattate: storia-arte-italiano-inglese
Area: umanistica
Sommario: Da principio era la parola, una parola dal suono magico, come poche altre nella storia. Anche se non fosse mai esistito un impero chiamato Bisanzio, quel nome sarebbe sicuramente rimasto impresso nella memoria degli uomini per la sua musicalità e per le immagini che ancora oggi evoca : oro e malachite e porfido, cerimoniali maestosi e solenni, pesanti broccati intessuti di rubini e smeraldi, sontuosi mosaici rifulgenti fra nuvole ed incenso. Poi, la posizione privilegiata. Posta alle porte dell'Asia, sulla punta orientale di un grande promontorio triangolare bagnato a Sud dal mar di Marmara ed a Nord Est da un'insenatura profonda e navigabile nota fin dalla più remota antichità come il Corno D'Oro. Bisanzio costituiva uno splendido porto naturale ed una roccaforte invalicabile, tanto che bastò fortificarla soltanto dal lato di terra. Ed era difficile attaccarla anche dall'acqua, perché il mare di Marmara è protetto da due stretti lunghi ed angusti il Bosforo ad est e l'Ellesponto, o Dardanelli, a Ovest. Infine, l'uomo : Costantino I, imperatore di Roma. Nessuno ha meritato il titolo di " Grande" quanto questo sovrano, che in appena quindici anni prese due decisioni epocali, ciascuna capace di mutare il corso della storia : l'adozione del cristianesimo come religione ufficiale dell'impero ed il trasferimento della capitale da Roma alla nuova città eretta sul luogo dell'antica Bisanzio, la città che per sedici secoli avrebbe portato il suo nome, Costantinopoli. La domanda sorge spontanea : come fece l'ambizioso progetto di Costantino a resistere così a lungo quando oltre i suoi confini regnavano caos e disordine? La risposta è nella tradizione, unita ad un'innovazione del tutto particolare, che esso incorpora in se stesso e che finisce per renderlo unico sia dal decaduto Occidente, che tuttavia si apprestava nell'ombra a rinascere più forte che prima, e l'Oriente sempre meno affascinante e misterioso. Cultura Greca, organizzazione statale romana e religione cristiana sono gli elementi chiave di Bisanzio. E' essenziale la coscienza di appartenere ad un impero, ed è questa coscienza a fondamento e salvaguardia della continuità della Nuova Roma e dell'Oriente di fronte al crollo dell'Occidente. Bisanzio trarrà forza non solo dalla cultura latina, della quale non resta, dopo l'età di Eraclio (610-641), che il diritto, la scienza giuridica e fossili della lingua burocratica e militare; sono i "logoi ellenikoi", l'ellenismo tardo antico, pagano e cristiano, a costituire il carattere autentico della cultura di Bisanzio.
l’individualismo dell’immagine. E l’individualismo costituisce un altro dei caratteri
esprime
fondamentali del mondo bizantino ; individualismo che si ritrova in tutte le figure sociali e che può
sconfinare nell’egoismo, nell’eccessiva cura di se stessi, che tutto rende lecito senza remore di
amicizia, di lealtà, di rettitudine.
Ma questo individualismo è anche isolamento, e costituisce uno degli elementi più marcati di
romano di Bisanzio : a partire dall’età di Eraclio, infatti,
discontinuità con il passato tardo il crollo
della vita urbana e la crisi delle relazioni sociali, che portano in Occidente ad una riorganizzazione
in un sistema diverso, determinano il ripiegamento su se stesso dell’individuo, la solitudine.
Il contadino, il pilastro, insieme al soldato, della società bizantina, è solo di fronte alla pressione
fiscale, ad esattori rapaci e crudeli.
Ma in un sistema fortemente gerarchizzato ogni funzionario è solo di fronte al suo superiore, ed i
ranghi più alti del potere sono soli di fronte all’imperatore, che può privarli di potere e della stessa
vita. E l’imperatore è chiuso nella solitudine del Palazzo, sovente tra imperatrici ed eunuchi infidi,
intrighi e congiure , o può essere dato in pasto ad una folla inferocita.
d’animo più diffuso è quello della precarietà, dell’insicurezza
Nessuno può sentirsi sicuro ; lo stato
del vivere. Di qui la confidenza con i santi, il ricorso ossessivo all’icona, ma anche alle scienze
occulte, all’oniromanzia, alle predizioni astrologiche.
In questa instabilità c’è anche diffidenza verso il sociale, l’etica cui attenersi resta quella del giusto
mezzo, della moderazione, dell’umiltà e dell’isolamento : il cerchio si chiude.
Solo è anche l’uomo santo, che volontariamente cerca un colloquio più diretto e più certo con Dio ;
ritira perciò dal mondo e dalle sue tentazioni per rifugiarsi da monaco in una vita “ separata” ;
si
esaspera talvolta questa separazione dal consorzio umano vivendo da stilita, su una colonna, quasi a
marcare il distacco da questa terra.
L’uomo santo, anche nelle sue forme socialmente più integrate, come quelle del monaco cenobita
ed urbano, rappresenta la difesa dell’ortodossia, la strada per la salvezza dell’anima, cui ogni
bizantino tende. A Bisanzio l’utilità dell’uomo santo non è mai messa in dubbio.
Ma la sua missione interna ed esterna, vittoria spirituale su se stesso e salvazione degli altri, è
condotta dal monaco in solitudine, in maniera individualistica, evitando la vita comunitaria con altri
monaci o la vita a corte.
L’altro polo, quello per chi non si consacra alla vita spirituale , è la famiglia, “somma di
individualismi”, che è a fondamento della struttura sociale di Bisanzio; la solidità dell’istituto
familiare è nel contempo conseguenza e causa ulteriore dell’isolamento dell’uomo da altre forme di
organizzazione sociale.
Nella famiglia la donna ha un suo posto degno ed elevato, riconosciuto dalle leggi e dalla
tradizione: la donna è il centro di questo mondo ordinato che è la famiglia, è operosa e severa
amministratrice del patrimonio.
Tradizionalismo, conformismo, dunque, ma come copertura e rifugio di un individuale solo ed
insicuro.
Analizzando a fondo la società bizantina partendo dagli uomini che la compongono vengono ad
emergere comportamenti, pulsioni, contraddizioni di un mondo fatto di continuità e fratture, di
conformismo e di modernità che colpiscono : Bisanzio anticipa lo Stato centralizzato di età
moderna, sperimenta forme “ statuarie” di povertà e di assistenza pubblica e privata fin da epoca
a modi “ capitalistici” di espansione economica, concede alla donna, pur nelle
assai antica, si apre
maglie di un antifemminismo diffuso, una dignità ed un ruolo sconosciuti fino ai giorni nostri,
anticipa pratiche di lavoro intellettuale (edizione di testi, maniere di lettura) dell’età moderna.
Cittadino di un mondo terreno ch’è proiezione sbiadita e manchevole di quello celeste, suddito di un
“luogotenente di Dio”, l’uomo bizantino vive il suo individualismo nell’ordine gerarchico
costituito, nel rispetto dell’ortodossia, nei valori della tradizione, cercando la giusta misura, ma
all’orrore degli eccessi; egli è l’erede orgoglioso di un impero che
senza sottrarsi al fascino e
ha dalla sua parte la potenza di Cristo, “ il quale disperde i popoli che
calpesta i nemici perché
non gioisce di spargimenti di sangue”: Cristo, che dà al giusto la forza “ di
vogliono la guerra e offesa su serpenti e scorpioni”.
camminare senza danno e
Roma e Bisanzio: un confronto storico
Le capitali dei due Imperi Romani hanno rappresentato nella visione della storia due realtà ritenute
per troppo tempo inconciliabili, ma in realtà le due civiltà erano animate da un unico spirito,
L’Impero come
un'unica matrice: l'idea dell’Impero. entità capace di raccogliere e offrire una patria
d’Oriente
comune a genti assai diverse tra loro per razza, cultura e religione. Per secoli l'Impero è
stato considerato con sufficienza, tanto da meritarsi l'epiteto "bizantino", un appellativo denigratorio
rispetto alla descrizione ufficiale. Gli abitanti, infatti, si chiamavano Romei, o Rhomaioi, e questo
sta a testimoniare la continuità della tradizione, rispetto agli indegni epigoni franco-germanici.
Quali attributi possiedono, infatti, l'impero di Carlo o di Ottone per essere appellati "Romano"?
quello “bizantino”? Molto, per non dire tutto.
Poco, per non dire nulla. E Le differenze, certamente,
sono numerose, alcune anche sostanziali, ma mai tali da giustificare il ghetto della storia in cui la
realtà bizantina è stata relegata in passato. Descritta una sorta di Gezabele corrotta e sanguinaria,
responsabile di aver tradito gli antichi ideali del mondo greco-romano, essa al contrario ha
rappresentato la rivalsa e la sopravvivenza di Roma nel mondo medievale. E' interessante osservare
le affinità tra le due città Stato sin dalle loro rispettive origini: entrambe hanno un fondatore
eponimo (Romolo e Byzas) dai connotati mitico- leggendari, entrambe edificate su sette colli e in
una posizione strategica notevole. Roma, infatti, è punto d'incontro tra gli Etruschi a nord ed i Greci
a sud e beneficia di un clima fortemente propizio. Bisanzio sorge sul Bosforo, il punto di volta per i
d’Europa.
traffici dal Mar Nero alle steppe ucraine, vero granaio Sarà lungamente contesa dalle
potenze che si avvicenderanno di volta in volta nel corso delle guerre fratricide greche: si poteva
ben dire allora che chi tiene il Bosforo domina l'Egeo, e chi tiene Bisanzio, domina il Bosforo. Tali
caratteristiche non devono essere considerate da poco: furono proprio queste che persuasero
quell’11 L’Imperatore fu
Costantino I a sceglierla come nuova capitale, maggio dell'anno 330.
mosso, pare, da presagi e superstizioni (uno su tutti: la costa orientale del Bosforo rammentava
troppo il fato funesto della perduta e leggendaria Ilio) ma anche da considerazioni pragmatiche.
Dalla Tracia, infatti, potevano essere agevolmente raggiunte le frontiere sarmatiche e persiane, da
troppo tempo fonte di gravosi problemi per l'Impero. Da quel momento in avanti la storia di
Bisanzio si muoverà sui solchi già tracciati dalla sua gemella antenata Roma, nel tentativo di
emularne la gloria. Se i confini geografici di Bisanzio cambieranno col passare del tempo, analoga
sorte non toccherà a quelli ideali, che saranno sempre rivendicati. Sulla scia della tradizione si
colloca sempre la concezione della massima Autorità politica e simbolo stesso dell'impero:
l'Imperatore.
E’ stato detto – in maniera assai miope a dire il vero - che il Princeps Romano, un primo tra pari, fu
E’ più
sostituito dal Basileus-Dominus, Isapostolo, irraggiungibile nella sua Maestà divina.
opportuno, invece, evidenziare il carattere di "magistratura" del titolo imperiale. Chi a Bisanzio
da parte dell’esercito,
accede al trono deve ricevere la triplice acclamazione elettiva del Senato e del
popolo prima di essere incoronato nella basilica di Santa Sofia: una triplice acclamazione che trova
istituzione dell’antica Roma.
la propria innegabile matrice nell’analoga Diversi Imperatori, poi,
considerarono il proprio governo un vero e proprio "mandato morale" attribuito loro dal popolo
piuttosto che un'investitura divina. Un'ennesima riprova è costituita dalla norma che regolava la
successione del potere: sia a Roma che a Bisanzio vi furono dinastie di Imperatori, ma il principio
della continuità dinastica non era mai automatico o scontato. Se si osserva la celeberrima (ed
–
intricatissima!) dinastia Giulio Claudia, si nota come molti regnanti non avessero, in realtà, alcun
E’ anche vero, d’altronde,
vincolo di sangue con il precedente (Tiberio ed Augusto ad esempio). che
in circostanze straordinarie, quasi sempre in tempo di crisi, veniva acclamato come deus ex machina
l’erede di una gloriosa dinastia; pensiamo alla metà dell'XI secolo, con gli ultimi Macedoni, o alla
decisione di inviare Giuliano in Gallia perché cugino dell'Imperatore.
L'aura di sacralità dalla quale era pervasa la figura dell'Imperatore, quindi, non abbagliò mai la
mentalità romano-bizantina a differenza del mondo persiano - arabo. L'Imperatore rimaneva sempre
e comunque un uomo, e come tale poteva subire gli avversi colpi del destino. E' significativo al
riguardo sottolineare come a Bisanzio, in 1058 anni di storia, su 107 imperatori solo 37 morirono di
morte naturale e una mezza dozzina in guerra. A Roma si verificò più o meno la stessa drammatica
proporzione nell'età aurea del principato: in 126 anni 11 Imperatori su quattordici morirono di
Come non trovare sinistramente veritiera l’affermazione di
morte violenta. Mommsen, quando parla
–
di "autarchia temprata dal diritto di regicidio"? Il potere imperiale rivela se visto sotto questa
prospettiva - un inaspettato lato "democratico", giacché chiunque o quasi può accedervi. Se non si
d’insurrezione storia
contano i tentativi militare, è emblematica l’avventurosa di Basilio, fondatore
militava neanche nell’esercito,
della dinastia Macedone. Basilio non ma proveniva dal volgo
nell’intento di
ignorante; solo alle proprie forze ed alla straordinaria tenacia riuscì indossare la
porpora imperiale. Un evento del genere apparirebbe inconcepibile in un qualsiasi altro regno
occidentale, dal Medioevo in poi.
Per rimanere nell'ambito politico-amministrativo si può notare come a Bisanzio, con la creazione
degli Esarcati da parte di Maurizio II prima e dei Temi Eracliani poi, si sia avuto un recupero della
coesistenza dei due poteri: quello civile e quello militare, un tempo la norma nella Roma
repubblicana ma consuetudine desueta nel Basso Impero. L'importanza di questi provvedimenti si
rivela fondamentale: saranno proprio gli Esarcati ed i Temi a suonare a più riprese la riscossa di
Bisanzio nei periodi bui. Infatti, fu Eraclio, figlio dell'Esarca di Cartagine, a salvare Costantinopoli
dalla morsa Avaro-Persiana, ed altrettanto provvidenziale giungerà Leone III, già Stratega del Tema
Anatolico, respingendo la marea islamica. Più in generale si deve alla struttura dei Temi la
sopravvivenza stessa dell'Impero, dalla lotta per l'esistenza a quella per la difesa dei confini, fino
alla ripresa dell'espansione. Sarebbe forzosamente deviante paragonare le insurrezioni militari
succedutesi nei secoli sempre nell'ambito dei Temi a quelle che avvenivano al tempo dell'Impero
Romano, quando le Legioni di stanza nelle varie province sostenevano la causa del proprio
generale?
A questo punto occorre inevitabilmente accennare alla natura dell'esercito Romano-Bizantino. I
Bizantini privilegiarono la cavalleria rispetto alla classica fanteria pesante sia perché possedevano
un'invenzione sconosciuta ai Romani, la staffa, sia perché trovarono nelle popolazioni nomadi
eurasiatiche nemici straordinariamente mobili negli spostamenti. Ma a parte la considerazione di