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Percorso delle varie caratteristiche della mano sia dal punto di vista prettamente fisico, con la sua descrizione e le sue caratteristiche ma anche da un punto di vista più letterario o scientifico.
Materie trattate: arte fisica italiano inglese
“Mi accingo ad intraprendere questo elogio della mano
così come si adempie ad un dovere d’amicizia”
Con queste parole esordisce Henri Focillon nel suo saggio “Elogio della mano”. Può sembrare infatti un elogio strano e azzardato. In
fondo, qual è lo scopo di una mano? Niente di più che un mezzo per interagire con l’esterno, per sentirlo e toccarlo. Forse è proprio
così ma durante il mio percorso nell’arte del disegnare ho capito e imparato che la mano, la mia mano, è qualcosa di più che un
semplice mezzo, ma un’amica sempre fedele, su cui vale la pena spendere qualche parola. E’ un rapporto curioso, infatti, quello che
si crea con le proprie mani. Nel momento in cui scrivo, vedo le mie mani correre, affrettarsi, a volte però ancora troppo lente mentre
rincorrono i pensieri che scivolano via veloci. Il pensiero, infatti, corre ma il segno, fidato prodotto delle mani, resta impresso sulla
pagina bianca.
Le mie mani sono compagne instancabili, amiche d’avventura, sempre pronte ad aiutarmi. Servitrici? Può darsi. Sono dotate di una
natura energica e libera, di una propria fisionomia. Volti senza occhi e senza voce, ma vedenti e parlanti.
Ci sono ciechi che con il tempo imparano a vedere con le mani, ma anche i vedenti hanno bisogno delle mani per vedere. Non solo
per completare la percezione delle apparenze ma anche e soprattutto per creare, indipendenti dal pensiero e dalla funzione
verbale. La mano infatti può acquisire questa indipendenza. Nel mio percorso di apprendimento mi è stato proposto di copiare un
disegno capovolto, senza essere quindi consapevole di ciò che stavo disegnando. In questo modo, ricopiando i singoli segni
apparentemente senza senso, la mia mano ha imparato un approccio a vedere, ossia a copiare semplicemente senza chiedersi
“cosa sto disegnando”. Quello riportato qui sotto è un disegno realizzato, o meglio, copiato al contrario.
(credo che questo sia un tipico 2
esempio di mano servitrice..!!)
Le mani poi dicono qualcosa di noi. Vi sono mani destinate per scioltezza all’analisi, vi sono dita lunghe e fragili del rassoiner, mani
fatte per la tenerezza o al contrario “Mani troppo grandi
per regalare un fiore”
(“Trieste” U.Saba )
mani queste di chi è scontroso e troppo vitale per la tenerezza di un fiore, esile e delicato. Perché la mano agisce, anzi è azione.
Afferra, crea, a volte si direbbe che pensi. In stato di quiete non è un utensile senz’anima, un attrezzo abbandonato sul tavolo o
lasciato ricadere lungo il corpo: in essa permangono l’istinto e la volontà di azione.
Ma perché un organo muto e cieco ci parla con così tanta forza di persuasione? La risposta è perché è uno dei più originali, snodato
su articolazioni delicatissime, con un’armatura di tantissime piccole ossa. Nel corpo centrale sono racchiuse cinque ramificazioni
ossee che si diramano per poi separarsi, come da un unico germoglio in cinque piccole dita, ciascuna delle quali ha un proprio
compito e un proprio temperamento, dal più grosso pollice, sentinella dalla sua posizione isolata, al più piccolo mignolo. 3
La mano sembra infatti essere una vera e propria gerarchia, una famiglia, fatta di piccole parti ma ognuna indispensabile per le altre
quattro. Ed è proprio così che “ come soleva dire Padron’Ntoni mostrando un pugno chiuso – per menare il remo bisogna che le
cinque dita s’aiutino l’un l’altra”. Diceva pure “gli uomini sono come le dita di una mano, il dito grosso deve fare da dito grosso e il
dito piccolo da dito piccolo”. Ogni persona ha quindi un ruolo predefinito e preciso nella società, ed è quello che le è stato
assegnato nella gerarchia. Quindi secondo l’ideale dell’ostrica espresso da Verga non c’è speranza di un’ascesa sociale, di cui solo il
tentativo è un fallimento, un regresso. E quello della Famiglia Malavoglia ne è il perfetto esempio: dal tentativo di un arricchimento
attraverso l’affare dei lupini scaturirà poi tutta la loro disgrazia. Anche la mano allora deve sottostare a questo ideale e accettare la
sua fisionomia rifiutando ogni illusorio miglioramento, così come il mignolo è nato per essere mignolo e non può tentare di diventare
indice. 4
La mano destra e la mano sinistra
Se ci pensiamo infatti le mani sono una coppia. Così come abbiamo due orecchie e due occhi abbiamo anche due mani, che non
sono però una coppia di gemelli passivamente identici. Una è la destra e l’altra la sinistra. È una cosa che ci insegnano fin da
bambini, distinguere le due. “destra” e “sinistra”. Ma in che termini possiamo definire questa differenza? Perché una è diversa
dall’altra? Di certo non si distinguono coma la sorella maggiore dalla minore o come due figlie diversamente dotate. Personalmente
non credo nella assoluta superiorità della destra. Questa non è infatti sempre la carta che copre il sasso o le forbici che tagliano la
carta, e quindi la mano più forte, che vince sempre. Eppure si è soliti attribuire alla destra una ben meritata superiorità. Ma perché?
Solo per il fatto che è più utile?
Ricordo che da bambina provavo una strana antipatia per la mano sinistra, quella mano incapace, che non sa scrivere bene, tiene
la penna in modo impacciato e traccia i suoi scarabocchi. Non riuscivo a capire il perché di questa sorta di handicap che in fondo
tutti noi abbiamo, se non consideriamo gli ambidestri (ambidestri?..anche questo nome è un po’ discriminante. Perché infatti non
ambimancini o ambi sinistri?). E mentre la sinistra era impegnata a dare un senso alle linee che tracciava senza riuscirci, la destra la
osservava, con tono saccente: lei si che ci sa fare, è una mano per bene ma così conformista. Col tempo però dopo aver visto tante
volte la mano sinistra riposarsi ,quasi morta sul foglio bianco mentre la destra, indaffarata corre avanti e indietro per le righe, ho
capito che la sinistra forse è la mano più debole, la sostituta, che è però in grado di adattarsi e adempire a tutti i compiti dell’altra.
Poesia per la mano sinistra e per la mano destra
La mano sinistra penzola nell' acqua
La destra stringe i nodi
La destra cuce un orlo
La sinistra dorme sulla seta
La destra mangia
La sinistra ascolta sotto il tavolo 5
La destra fa il giuramento
La sinistra porta gli anelli
La destra vince, la destra perde
La sinistra tiene le carte
La sinistra sfiora le corde mentre la destra
corre, corre, su e giù, su e giù
e quando la destra non riesce a dormire
e gira intorno al mondo
contro il tempo
la sinistra è sepolta.
Oh, mano sinistra, sei così quieta
Hai tu bambini, un cane
Amanti e debiti?
E’ la destra che fa acquisti dal droghiere 6
Cambia marcia
Si affanna per un altro dovere
Nutre il piccino con cucchiaini d’argento
E' la destra che impugna il coltello
per tagliar via la sinistra
La mano sinistra attende
un cane cieco
che reca in bocca
il guanto della destra
il coltello cade, sbatte
La mano sinistra
è l' unica chance per la destra.
Se alla destra viene infatti a mancare la sinistra precipita in una solitudine piena di difficoltà. Se ci pensiamo è la sinistra che modula e
dà un ordine alla destra. Mentre questa infatti sfiora le corde di una chitarra, la sinistra ha l’arduo compito di scegliere una nota tra i
7
tanti tasti disponibili. Smettiamola dunque di snobbare la mano sinistra. Anche lei ha il suo compito, quello di subentrare alla destra in
caso di necessità. È quindi una fortuna che non abbiamo due destre.
Right hand Left hand
(particolare di “Piano lessons” di J.M. Basquiat) 8
The importance of the hands for Blake
Hands are a means of knowledge, but above all instruments of creation for every man but especially for the artist. Whatever the
strength of perception and of invention , without the help of the hand, it wouldn’t give life to an inner tumult. In a dream man can be
visited by visions of exceptional places, faces of perfect beauty, that anything will never reproduce. What distinguishes dream from
reality is that in a dream one can’t set up a work of art: his hands are still. And art is made by hands. However someone has found the
secret, the mystery to change visions into reality. Blake is the “creator” par excellence. Skilful writer but even more skilful engraver, he
represents the typical craftsman or better saying the medieval artist that a sudden change let him be born in England at the
beginning of the machine Era. His poetics is often accompanied by engravings, which complete the meanings of his writings. These
engravings suggested an objection to the paper of Gutenberg , refusing the rigid building up according to the structure of a “cage”.
Blake’s writing instead flows freely, happily supported by manual ability, it doesn’t know schematic limits, it creeps into images,
extending and completing them. His intense creative activity that is supported by imagination which allows him to see beyond the
surface reality is a real shaping. He himself seems to be endowed with the power of God to create.
Adam was shaped with mud, as a statue. In his engraving “Elohim creating Adam” this concept is clearly visible. God’s hand moulds
Adam’s face, that seems a wood sculpture. However the picture of the Creator is so powerful that he’s even able to trap man’s
senses into a material body.
The same hands can create very different creatures. Blake himself wonders
Did he who made the Lamb make thee?
The ability of the Creators seems to be hidden in this feature of being able to create anything. In the two poems “The Lamb” and “The
Tyger” Blake explores the different qualities of God, which instead don’t seem to be so different one from another. 9
“what immortal hand or eye
could frame thy fearful symmetry?”
(…)
What the hand dare seize the fire?
(…)
What the hammer? What the chain?
In what furnace was the brain?
What the anvil? What dread grasp
Dare its deadly terrors clasp?
Here the Creator is represented as a powerful being that can overwhelm man and that can shape a fearful symmetry so he can
reach the sublime. God is a craftsman who uses tools such as the hammer and the anvil, but he even uses his hands as a primary
source to create in his sort of atelier the most amazingly frightening creatures, that sometimes even the one who made them has to
fear.
So Blake in this two poems presents the process and mechanism of creation, connecting the qualities of the one who makes a piece
of art and the product itself. These two have in fact a very strict relationship. The Tyger and the Lamb are, according to Blake, two
sides of the Creator. (engraving of “The Lamb”) (engraving of “The Tyger”) 10
Il segreto della mano: il tatto
“Visto da vicino, è un paesaggio singolare, con i suoi monti, la grande depressione centrale, le strette valli a volte intersecate da
screpolature incidentali, curve e intrecci, a volte invece intatte e sottili come una scrittura.”
Oltre a rappresentare un essere affascinante la mano non ha mai abbandonato l’uomo nella sua conoscenza. Nella loro forma
attuale le mani hanno dato forma agli intendimenti dell’essere umano, l’uomo ha fatto la mano nel senso che l’ha liberata dai vincoli
della schiavitù imposti dalla natura, rendendola una creatura autonoma e sempre più incline all’apprendimento. Ma la mano ha
fatto l’uomo; gli ha permesso certi contatti con l’universo che gli altri organi e parti del suo corpo non gli garantivano. Questo è il vero
segreto della mano che attraverso il senso più vero di tutti, il tatto, può soppesare il mondo toccandolo letteralmente con mano.
Anche il peso più insensibile, qualsiasi cosa abbia una scorza, una buccia o la pietra stessa ridotta in schegge o levigata sul letto di un
fiume sono tutti fenomeni che la mano avverte con la sua presa, esito di un esperimento che la mente o la vista non possono fare da
sole. “La vista scivola sulla superficie del mondo, non riesce a distinguere il miraggio dalla realtà. La mano invece sa che l’oggetto