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Fisica- la “mela” di Newton, differenza tra la forza gravitazionale e quella elettrica; leggi di Maxwell e campi elettromagnetici
Matematica- equazioni differenziali applicate a Maxwell
Inglese- 1984 e George Orwell
Arte- il cenotafio di Newton
Scienze- Mineralogia e composizione chimica dei polimeri per elementi che costituiscono prodotti informatici
Filosofia- Hannah Arendt e l’assenza di pensiero
Storia- Terza rivoluzione industriale e neoliberismo
Latino- riflessione di Jobs, fondatore di Apple,“stoico moderno”, sul tempo e paragone con la concezione di tempo di Seneca del “De brevitatae vitae”
Italiano- “Think different” slogan di Apple e Steve Jobs che si ricollega a d’Annunzio
2
Storia
Steve Jobs e Stephen Wozniak, all’anagrafe 21 e 25 anni, fondano la
Apple Computer Inc il 1 aprile 1976 a Cupertino, in California. Come logo
i ragazzi decidono di utilizzare l’immagine di Newton sotto a un albero di
mele: è questo il papà della famosa Mela morsicata che da lì a qualche
anno avrebbe fatto il giro del mondo. Appassionati di elettronica, Jobs e
Wozniak si conoscevano dai tempi della scuola e già nei primi anni
Settanta avevano lavorato insieme a un dispositivo chiamato “Blue Box”
per telefonare gratuitamente ma illegalmente. Nel 1975 Wozniak inizia a
progettare il suo primo computer e Jobs ne coglie subito l’applicazione
commerciale. Il progetto è completato l’anno successivo e viene
battezzato “Apple I”. I suoi pregi sono la semplicità dei componenti, la
potenza e il fatto di collegarsi a un televisore, visto che all’epoca erano
rari i dispositivi video. Il prodotto però non viene capito subito: il
computer è in realtà una scheda madre, chi lo compra deve poi
aggiungere una tastiera, un case e un alimentatore. Il negozio The Byte
Shop ne ordina 50 esemplari, ma chiede che vengano completati degli
accessori. Questo fa nascere tensioni tra i soci, tanto che Wayne cede le
sue quote. Jobs e Wozniak non si perdono d’animo e assemblano i 50
computer a mano, nel garage di casa di Steve. L’affare va bene, tanto
che nell’aprile del 1977 viene lanciato l’Apple II. Questa volta il computer
è completo di case, tastiera e grafica a colori. Il prodotto arriva nelle
scuole e nelle università, e per molte persone è il primo computer della
loro vita.
Il logo
Per il lancio dell’Apple II Jobs decide di cambiare il logo e chiede al grafico
Rob Janoff di creare qualcosa di più semplice. Il risultato è una mela
morsicata con i colori dell’arcobaleno invertiti. Sui significati della scelta
esistono diverse versioni. La prima si collega alla mela di Newton,
raffigurato nel primo simbolo dell’azienda. Il morso sarebbe un’aggiunta
del grafico per distinguerla da un pomodoro o da altra frutta. Si dice,
altrimenti, che sia in omaggio ad Alan Turing, il padre degli studi moderni
sull’intelligenza artificiale, trovato morto suicida accanto a una mela
morsicata e avvelenata con cianuro di potassio. Un'altra ipotesi richiama
gli anni in cui Jobs lavorava presso una piantagione di mele. Infine, il
morso del frutto richiamerebbe il mondo dell'informatica, nel gioco di
parole "bite" (in inglese morso), la cui pronuncia è simile a quella di 3
"byte". Qualsiasi sia la verità, il logo risulta particolarmente appropriato
alla filosofia dell’azienda, perché coniuga desiderio e conoscenza (la
mela) a speranza e anarchia (l’arcobaleno con colori inversi).
Come si può osservare la mela di Newton del primo logo è una delle fonti
ispiratrici di Apple nonostante la non eccelsa qualità del logo. Newton dal
punto di vista fisico è stato come la Apple, una di quelle poche persone
che riescono grazie alle loro doti eccelse a cambiare la storia attraverso
le sue scoperte in campo fisico. Ma spesso nelle scoperte scientifiche
interviene una componente imprevedibile che è il caso e stando
all’aneddoto della mela caduta sulla sua testa, egli riuscì a trovare le
leggi della gravitazione universale. Gli anglosassoni indicano questa
capacità di fare scoperte importanti casualmente con il termine
“serendipity”, una componente molto presente nelle loro scoperte
scientifiche in particolare dal punto di vista fisico. Questo aneddoto sulla
sua vita che appare alquanto fantasioso ma possibile permette di fare
riferimento a un grande uomo della fisica e fare un paragone tra la forza
gravitazionale da lui scoperta e la forza elettrica, senza la quale la
grande rivoluzione informatica del secondo dopoguerra non sarebbe mai
potuto essere possibile. Inoltre strettamente collegato a tale argomento è
il rapporto tra campo elettrico e magnetico, studiato da Maxwell,
formulatore delle omonime leggi alla base dello studio dei campi elettro-
magnetici.
Fisica: la “mela” di Newton, confronto tra forza
elettrica e magnetica, leggi di Maxwell. 4
Isaac Newton pubblicò i “Philosophiae Naturalis Principia Mathematica” nel
1687, opera nella quale descrisse la legge di gravitazione universale e,
attraverso le sue leggi del moto, stabilì i fondamenti per la meccanica classica.
l'annus mirabilis,
Si dice che Newton nel 1666, fosse seduto sotto un melo nella
sua tenuta a Woolsthorpe quando una mela gli cadde sulla testa. Ciò, secondo
la leggenda diffusa da Voltaire, lo fece pensare alla gravitazione e al perché la
Luna non cadesse sulla terra come la mela. Cominciò a pensare dunque a una
forza che diminuisse con l'inverso del quadrato della distanza, come l'intensità
della luce. Newton però non tenne conto delle perturbazioni planetarie e di
conseguenza i suoi calcoli sul moto della Luna non erano corretti. Deluso smise
quindi di pensare alla gravitazione.
Nel 1679, Newton ritornò alle sue idee sulla gravità pubblicando i “Philosophiae
Naturalis Principia Mathematica” (Principi matematici della filosofia naturale)
comunemente chiamati Principia.
L'opera è unanimemente considerata un capolavoro assoluto della storia della
scienza. Egli usò la parola latina gravitas (peso) per la determinazione analitica
della forza che sarebbe stata conosciuta come gravità, e definì la legge della
gravitazione universale.
Tale forza presenta varie analogie e differenze con un’altra forza, quella
elettrica.
La forza gravitazionale tra due masse è direttamente proporzionale al prodotto
delle masse m1 ed m2 ed inversamente proporzionale al quadrato della loro
distanza r. Compare anche una costante di proporzionalità, G, detta costante di
gravitazione universale. G non è altro che la forza con cui si attraggono due
masse di un chilogrammo poste a un metro di distanza. Con le unità di misura
del Sistema Internazionale G = 6,67 * 10^-11 N*M^2/Kg^2.
La forza elettrostatica (detta anche forza di Coulomb) tra due cariche elettriche
q1 e q2 poste a distanza r l’una dall’altra è direttamente proporzionale al
prodotto delle due cariche elettriche e inversamente proporzionale al quadrato
della distanza r tra le due cariche stesse. Anche in questo caso compare una
costante di proporzionalità, chiamata costante di Coulomb, che non è altro che
la forza con cui si attraggono due cariche di un Coulomb poste a un metro di
distanza l’una dall’altra. La costante di Coulomb, in unità del Sistema
Internazionale è pari a 8,99*10^9 N*m^2/C^2. Invece la costante Epsilon zero
(che compare nella costante di Coulomb) è pari a 8,85*10^-12 C^2/m^2*N.
Questa costante viene chiamata costante dielettrica del vuoto.
Le due forze hanno una evidente analogia. Sono entrambe inversamente
proporzionali al quadrato della distanza.
Una differenza sostanziale si può trovare invece nel fatto che la forza
gravitazionale è sempre attrattiva mentre la forza elettrostatica è attrattiva 5
quando le cariche hanno segno opposto e repulsiva quando hanno lo stesso
segno. L’altra differenza notevole sta nella enorme differenza di intensità.
Un’altra similitudine è che sono entrambe forze conservative, cioè il lavoro non
dipende dalla traiettoria ma solo dalla posizione iniziale e finale.
Il concetto di elettricità è strettamente collegato a quello di magnetismo. Ed è
stata questa scoperta che ha permesso lo sviluppo informatico che oggi
conosciamo per la creazione di prodotti come computer, televisori,
smartphone, tablet. Tutti prodotti che Apple non avrebbe mai potuto creare.
Tale relazione tra campo elettrico e magnetico è stata scoperta da Maxwell.
Maxwell pubblica nel 1873 la sua opera fondamentale, il “Treatise on electricity
and magnetism”, in cui compaiono le equazioni che regolano il comportamento
dei campi elettrico e magnetico, anche se non erano esplicitamente contenute
nella forma tradizionale in cui oggi sono contenute
Legge di Gauss per il campo elettrico:
∑
❑ q
∫ E∗dS= ε
S
Questa equazione consente di determinare il campo elettrico generato da una
distribuzione qualsiasi di cariche. Il campo elettrico è quindi dato dalla somma
algebrica delle cariche diviso per la costante dielettrica.
Legge di Gauss per il campo magnetico:
❑
∫ B∗dS=0
S
Poiché non esistono cariche magnetiche isolate (dette monopoli magnetici) da
cui possono originarsi linee di campo che si estendono all’infinito il flusso netto
6
del campo magnetico attraverso una qualunque superficie chiusa è sempre
nullo. In altre parole le linee di campo che escono dalla superficie rientrano
nella superficie stessa.
Legge di Faraday-Lenz:
❑ −dθ
∫ E∗DI= dt
γ
La circuitazione del campo elettrico lungo un percorso chiuso è uguale alla
derivata temporale, cambiata di segno, del flusso del campo magnetico
attraverso la superficie delimitata dal percorso.
Legge di Ampère-Maxwell:
−dθ /dt
❑ )
∫ =uI +
B∗dI uε¿
γ
Rispetto alla legge di Ampère Maxwell introdusse il concetto di corrente di
spostamento. Tale legge ha validità generale e si applica sia a situazioni
statiche sia situazioni dinamiche.
Conseguenza fondamentale di queste equazioni è la previsione teorica
dell’esistenza di onde elettromagnetiche, propagantesi alla velocità c=3*10^8
m/s, confermata successivamente da una serie di esperimenti di Hertz negli
anni 1886-1889, diversi anni dopo la pubblicazione del trattato di Maxwell.
Questa scoperta fu di vitale importanza per lo sviluppo della fisica del ‘900 in
quanto la velocità della luce viaggiava a tale velocità senza richiedere un
mezzo materiale nel quale propagarsi, un comportamento piuttosto
contraddittorio rispetto alle leggi della fisica del tempo e che porterà diversi
fisici a interrogarsi su questo fenomeno provando a teorizzare varie teorie
come quella dell’etere luminifero, una sostanza che riempiva tutto lo spazio
interstellare e che serviva come supporto per la propagazione di tali onde. Sarà
poi Einstein a eliminare questa convinzione, postulando che la velocità della
luce è sempre pari a c in ogni mezzo materiale, aspetto alla base della teoria
della relatività ristretta einsteiniana.
Matematica: applicazione equazioni differenziali e
integrali
Le leggi di Maxwell così espresse dal punto di vista matematico rappresentano
delle equazioni differenziali.
Si chiama equazione differenziale un’equazione che ha per incognita una
funzione y=f(X) e che stabilisce una relazione fra la variabile indipendente x, la
funzione y e almeno una delle sue derivate. 7
Proprietà
Ognuna delle funzioni che verifica un’equazione differenziale si chiama
soluzione o integrale dell’equazione. Il grafico di una soluzione si chiama curva
integrale. Chiamiamo integrale generale l’insieme di tutte le funzioni che sono
integrali dell’equazione. L’ordine di un’equazione differenziale è l’ordine
massimo delle derivate che compaiono nell’equazione
Equazioni del primo ordine
Un’equazione differenziale del primo ordine è riconducibile alla forma
F(x,y,y’)=0.
In forma normale si scrive: y’=G(x,y)
Spesso in un’equazione differenziale del primo ordine si cerca una soluzione
particolare in cui la curva integrale passa per un punto (x’,y’) assegnato.
{ ( )
' =0
F x , y , y
' '
=f (x )
y
Tale problema prende il nome di problema di Cauchy e la condizione y^'=f(x^')
è detta problema di Cauchy.
Inoltre un’equazione differenziale del primo ordine è detta a variabili separabili
quando può essere scritta nella forma y’=g(x)*h(y), con g(x) e h(y) funzioni
continue.
Nella risoluzione di un’equazione differenziale è necessario l’utilizzo di integrali.
Si chiama integrale indefinito della funzione f(x), e si indica con:
∫ ( )
f x dx
L’insieme di tutte le primitive F(x)+c di f(x), con c numero reale qualunque. In
questa scrittura f(x) è detta funzione integranda e la variabile x variabile di
integrazione.
Una funzione F(x) si dice primitiva della funzione f(x) definita nell’intervallo
chiuso e limitato (a,b) se F(x) è derivabile in tutto (a,b ) e la sua derivata è f(x).