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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Apollo, dioniso e la musica
Autore: Andrea La mantia
Descrizione: analisi di varie espressioni dell'arte musicale in relazione a concetti espressi dal filosofo nietzsche e idee personali
Materie trattate: filosofia, musica
Area: umanistica
Sommario: Introduzione "Nel canto e nella danza l'uomo si palesa come membro di una comunità superiore: egli ha disimparato a camminare e a parlare, e danzando è in procinto di volarsene via nell'aria. Nei suoi atteggiamenti parla la magia. E come frattanto gli animali ora parlano e la terra dà latte e miele, così anche da lui risuona qualcosa di soprannaturale: egli si sente come un dio, e ora egli stesso incede rapito e sublime, come vide in sogno incedere gli dèi. L'uomo non è più artista, è divenuto egli stesso opera d'arte" (Nietzsche, "La Nascita della Tragedia") La Nascita della tragedia La Nascita della Tragedia dallo Spirito della Musica (Die Geburt der Tragödie aus dem Geiste der Musik, 1872) è la prima opera matura di Friedrich Wilhelm Nietzsche, dedicata al musicista Richard Wagner. É un libro filosofico, filologico, e inoltre presenta una "metafisica da artisti": a tale proposito riportiamo alcune frasi scritte dallo stesso Nietzsche nel "Saggio di un'autocritica", prefazione che sostituì nell'edizione del 1886 la "Prefazione a Wagner" delle precedenti edizioni. "Un libro per iniziati, quasi una "musica" per quelli che, battezzati alla musica, sono legati fin dal principio a comuni e peregrine esperienze artistiche; quasi un segno di riconoscimento per i fratelli in artibus: un libro orgoglioso ed entusiastico che fin da principio si tiene lontano dalle "persone colte" anche più che dal profanum vulgus"; "ricorre sovente la tesi allusiva, che l'esistenza del mondo non si giustifica altrimenti che come fenomeno estetico"; "un dio artista affatto istintivo e amorale, che nel costruire come nel distruggere, nel bene come nel male, intende uniformarsi al suo capriccio e alla propria gloria di dominio, e che, creando mondi, si libera dalle pastoie della pienezza e dell'esuberanza e dalla pena delle contraddizioni che in lui si avviluppano"; "Tornerà forse come indecoroso il veder preso tanto sul serio un problema estetico, ove non siano in grado di riconoscere nell'arte nulla più che un piacevole superfluo, che un accompagnamento di sonagli alla "serietà dell'esistenza" cui si può ben rinunziare: quasi che poi nessuno sapesse cosa significhi, in questa contrapposizione, la "serietà dell'esistenza"." Il filosofo tedesco esamina in questa opera l'origine della tragedia greca, che egli individua nel solo coro ditirambico (il ditirambo era una composizione poetica corale, dove poesia, musica e danza erano fusi insieme e tutti e tre indispensabili in ugual misura; una danza collettiva eseguita in
A proposito di Socrate
apollineo, nel quale non è certamente dato di raggiungere l’effetto tragico”.
Nietzsche scrive queste parole: “Laddove in tutti gli uomini produttivi proprio l’istinto è la forza
creativo-affermativa e la coscienza si rivela critica e dissuadente, in Socrate invece il critico è
Si narra che Socrate
l’istinto e il creatore è la coscienza: una vera mostruosità per defectum!”.
durante la sua prigionia vedesse di frequente in sogno un’apparizione, che lo ammoniva in tal modo:
“Socrate, esercitati nella musica!”.
I due spiriti dell’arte
“lo sviluppo dell’arte è legato alla duplicità dell’apollineo e del dionisiaco, nel modo medesimo
come la generazione viene dalla dualità dei sessi in continua contesa tra loro e in riconciliazione
meramente periodica.”
“nel mondo greco esiste un enorme contrasto, enorme per l’origine e per il fine, tra l’arte plastica,
quella di Apollo, e l’arte non figurativa della musica, che è propriamente quella di Dioniso.”
Apollineo
Apollo, dio olimpico della divinazione, delle arti e delle scienze, soprattutto della musica e della
medicina; dio del castigo, protettore della flora, degli armenti, delle case e dei loro abitanti; anche
dio del sole; bel giovane, figlio di Zeus e di Leto o Latona, fratello gemello di Artemide. Presenta
spesso tratti assai crudeli. Ciò è in relazione con il compito assegnatogli da suo padre Zeus: il dio
infatti doveva punire le azione ingiuste compiute dagli umani e garantire la giustizia. Le qualità
attribuite ad Apollo come dio delle belle arti e specialmente della musica e della poesia sono legate
alla predilezione di Apollo per la lira e al suo insegnamento di musica e poesia impartito alle Muse
sui monti Parnasso ed Elicona presso Delfi. La tradizione vuole che Apollo abbia avuto
un’incredibile quantità di rapporti amorosi infelici. Fu considerato il più nobile fra gli dei olimpici e
anche quello dotato del carattere più esemplare: egli infatti incarnava la bellezza, il dominio di sé, la
moderazione e l’armonia, e si contrapponeva al male e all’ingiustizia. Pare che la musica di Apollo
eccitasse gli dei olimpici. In scultura, a partire dal IV secolo a.C. Apollo incarnò (accanto a Dioniso
e a Ermes) la quintessenza della giovane bellezza maschile (il cui corrispondente femminile è
Afrodite). Gli attributi del dio sono la lira, l’arco e le frecce, e talvolta anche il treppiede, l’onfalo
(un oggetto simbolico che contrassegnava un luogo sacro, emblema del "centro del mondo", il
metafisico punto immobile dal quale la realtà si manifesta; il più famoso era quello del tempio di
Apollo, a Delfi, rappresentato da un cono di marmo) e il grifone (un uccello sacro). Le statue di
Apollo hanno un corpo slanciato e maschile, ma talvolta presentano tratti quasi femminei.
Apollineo è per Nietzsche il mondo del sogno. “La bella parvenza dei mondi del sogno, nella cui
Il suo primo
creazione ogni uomo è perfetto artista, è il presupposto di ogni arte figurativa”.
“ingenuo” cantore è stato Omero. In sogno l’uomo gode di un mondo perfetto, ordinato, tutto ha un
fine e un perché; tuttavia, anche nella massima intensità del sogno, in fondo sentiamo che esso è
solo apparenza. Il sogno è insomma una bella illusione, ma pure sempre un’illusione. Il sogno ha
pertanto un limite (che può essere assimilato al velo di Maia di cui ci parla Schopenhauer): “quella
linea sottile, che l’immagine sognata non può oltrepassare senza avere effetto patologico;
altrimenti l’apparenza ci ingannerebbe come una realtà grossolana: quel senso adeguato del limite,
quella immunità dalle commozioni sfrenate, quella sapiente pacatezza del dio delle forme. L’occhio
di lui, conformemente all’origine, dev’essere “sereno come il sole”; anche quando si adira e
guarda accigliato, splende intorno a lui la santità della bella apparenza.”
Dionisiaco
Dioniso, dio del vino, della fertilità e dell’estasi; figlio di Zeus e Semele. Nei suoi lontani viaggi
che lo portarono fino in India, Dioniso era accompagnato dalle Menadi o Baccanti. Queste “donne
invasate” prendevano parte a riunioni e riti misteriosi (thiasos) in onore della loro divinità: si
abbandonavano all’ekstasis (cioè all’uscire fuori di sé) che Dioniso infondeva e raggiungevano lo
stato di (l’essere pieno di Dio) per mezzo di danze selvagge. Come segno della loro
enthusiasmos
appartenenza a Dioniso ne portavano l’attributo, il tirso, un bastone con avviluppate edera e vite.
Del seguito di Dioniso facevano inoltre parte i Satiri e i Sileni, tra i quali si distingueva soprattutto
Sileno, educatore di Dioniso. Dioniso doveva spesso scontrarsi sia con il disprezzo e il dubbio circa
3
la sua origine divina (le sorelle di Semele – Ino, Agave e Autonoe – dopo la sua morte sparsero la
voce che ella si sarebbe soltanto vantata di essere l’amante di Zeus, mentre viceversa ella avrebbe
avuto soltanto una relazione con un mortale), sia con l’opposizione al suo culto orgiastico. Il re
tracio Licurgo lo cacciò dal suo regno e il dio cercò rifugio in mare presso Teti. La storia più
conosciuta sul tema dell’avversione a Dioniso è la trama della tragedia di Euripide, il
Le Baccanti
quale insiste molto sulla pericolosità dell’estasi e della seduzione esercitata dai misteri. Nell’arte
figurativa l’immagine di Dioniso è talvolta quella di un uomo autorevole, alto, vestito e con la barba,
talaltra quella di un fanciullo nudo, effeminato, in certi casi ubriaco. Anche in questo si constata la
contrapposizione con Apollo, il dio della misura e della ragione, il quale appare invece giovane,
atletico e fiero. Dioniso è in mezzo a tralci di vite o di edera, ha con sé il tirso, un calice di vino in
mano, è vestito con una pelliccia di pantera sulle spalle e ha accanto gli animali a lui consacrati (la
pantera e la capra).
Dionisiaco è per Nietzsche il mondo dell’ebbrezza. È l’impulso profondo e primordiale della natura,
che mette l’uomo in grado di percepirne i misteri più profondi e terribili, e di diventare tutt’uno con
essa. È disordine, caos, estasi. “Il mostruoso orrore da cui l’uomo è assalito, quando d’improvviso
perda la fiducia nelle forme conoscitive del fenomeno, per il fatto che il principio di causa sembra
che in taluna delle sue manifestazioni soffra eccezione. Se accanto a questo orrore poniamo il
rapimento gioioso, che per l’infrangersi stesso del principium individuationis sale dal fondo intimo
dell’uomo, anzi dalla natura, noi ci formiamo un’idea dell’essenza del dionisiaco, che ci è resa
anche più accessbile mercè il paragone con l’ebbrezza. Quei commovimenti dionisiaci, che
crescendo sommergono in completo oblio il senso soggettivo, sorgono o per effetto delle bevande
narcotiche, delle quali tutti gli uomini e i popoli primitivi parlano in termini ditirambici, oppure per
la potenza della primavera, il cui approssimarsi compenetra di allegrezza l’intera natura.”
“Ma in verità l’eroe è il Dioniso sofferente dei misteri, è il dio che prova su di sé i dolori
dell’individuazione, il dio di cui i miti meravigliosi raccontano, che fanciullo fu fatto a pezzi dai
titani, e in quello stato lo adorarono con il nome di Zagreo: donde si fa capire che codesto
smembramento, in cui consiste la vera e propria passione di Dioniso, è semplicemente la
trasformazione in aria, acqua, terra e fuoco; e che dunque dovremmo considerare lo stato
dell’individuazione come la fonte e la causa originaria di tutto il patire, come alcunchè di
rifiutabile per se stesso. Dal riso di codesto Dioniso sono nati gli stessi dèi olimpici, dal pianto gli
uomini. Durante la sua esistenza di dio fatto in pezzi Dioniso ha la duplice natura di un feroce
Il primo poeta dionisiaco fu Archiloco.
demone selvaggio e di un mite e clemente dominatore.”
Il loro contrasto e la loro conciliazione
Come è possibile che all’interno di una stessa civiltà (addiritura all’interno di una stessa opera
d’arte) convivano due impulsi tanto diversi, opposti? Da una parte abbiamo gli dei dell’Olimpo, di
derivazione apollinea, i quali sono nientemeno che un’esaltazione della vita (“ottimismo”, “serenità
greca” ): “Nulla in loro sa di ascesi, di spiritualità, di moralità: presso di loro non altro ci parla
che una lussureggiante, una trionfale esistenza, nella quale ogni cosa è deificata, non importa se
Dall’altra abbiamo la saggezza popolare, la diffidenza verso la forza titanica della
buona o cattiva.”
natura, in una parola Dice il
“tutta quella filosofia del dio silvestre insieme coi suoi esempi mitici”.
saggio Sileno al re Mida che lo implorava di rivelargli quale fosse per gli uomini la cosa
migliore: ”stirpe misera e caduca, figlia del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che è
per te il meno profittevole a udire? Ciò che è per te la cosa migliore di tutte, ti è affatto
irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma, dopo questa, la cosa migliore per
Com’è possibile che questi due punti di vista così diversi convivano e siano
te è morire subito.”
indissolubilmente intrecciati? Ecco come: “Il greco sapeva e sentiva i terrori e gli orrori
dell’esistenza: precisamente per trovare la forza di vivere fu indotto a porre davanti a essi la
I due impulsi sono dunque reciprocamente necessari:
luminosa creazione del sogno olimpico.”
“tutto il mondo del travaglio è necessario, affinchè l’individuo ne venga spinto a produrre la
visione liberatrice, e quindi immerso nella visione di quella, stia tranquillo sulla sua barca
Gli dei dell’Olimpo e tutte le altre rappresentazioni apollinee
ondeggiante, in mezzo al mare.” 4
“sono prodotti necessari dell’aver guardato nel grembo terribile della natura, cioè sono esse stesse,
per così dire, macchie lucenti a soccorso dell’occhio offeso dall’orribile tenebra.” “E tali
rappresentazioni sono il sublime, considerato come padroneggiamento estetico dell’orrore, e il
comico come sollievo artistico dal disgusto dell’assurdo.”
“Un’antichissima credenza popolare, specialmente persiana, dice che solo dall’incesto può
Pensiamo alla figura mitologica di Edipo:
nascere un mago sapiente”. “il mito sembra voglia
sussurrarci che la sapienza, e propriamente la sapienza dionisiaca, è un abominio contro natura;
che chi col suo sapere precipita la natura nell’abisso dell’annientamento, deve provare anche su se
medesimo la dissoluzione della natura. “La punta della sapienza si rivolta contro il sapiente: la
sapienza è un delitto contro la natura”.”
La Musica
I riti dionisiaci “parvero qualcosa di nuovo e di inaudito al mondo greco-omerico: particolarmente
la musica dionisiaca suscitò il suo terrore e orrore. Se apparentemente la musica era già
conosciuta come arte apollinea, vuol dire che essa, esattamente intesa, non era tale se non come
onda ritmica, la cui forza figurativa veniva sviluppata per produrre stati d’animo apollinei. La
musica di Apollo era l’architettura dorica espressa in note, ma in note appena accennate, quali
sono proprie della cetra. L’elemento che in essa era evitato con cura, come non apollineo, era
appunto quello che forma il carattere della musica dionisiaca e della musica in generale, vale a
dire la forza sconvolgente del suono, il torrente compatto della melodia e il mondo affatto
incomparabile dell’armonia.”
La musica ha una natura dionisiaca, tuttavia come vedremo è possibile riscontrare in essa anche
alcuni elementi apollinei. Cos’è la musica innanzittto? Il termine deriva senz’altro dalle Muse, le
dee della musica, della poesia e della danza (nonché delle arti, delle scienze e della memoria), le
nove figlie di Zeus e della titanessa Mnemosine (“memoria”). La seconda delle arti, secondo la
classificazione proposta da Ricciotto Canudo nel manifesto “La (1911):
nascita della sesta arte”
Architettura (arte primitiva per antonomasia, ossia l'arte dell'uomo di costruirsi un riparo), Musica