Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
In questa tesina ho scelto l'argomento “La pubblicità” perché è l'ambito lavorativo in cui vorrei entrare in futuro e perché sono rimasta affascinata dal lato artistico di questo fenomeno, emerso durante la mia visita al museo del Novecento, a Milano. La mia ricerca è incentrata sulla pubblicità nell'epoca della sua maggiore fioritura artistica e culturale: gli anni Sessanta del Novecento, anni di profondo mutamento a livello sociale e culturale.
L'idea di fondo di questo lavoro è che la pubblicità sia qualcosa di più di una semplice tecnica per vendere servizi o prodotti. Si tratta di un aspetto fondamentale dell'economia contemporanea, ha avuto larga diffusione attraverso i media ed ha determinato risvolti sociali e culturali significativi. I primi due paragrafi della mia tesina di maturità trattano il contesto storico e la rivoluzione culturale. Per questa prima parte ho preso spunto da “Bill Bernbach e la rivoluzione creativa”, di Mara Mancina. La prima parte del libro mi ha permesso di entrare negli anni Sessanta e di poter osservare il clima che si respirava in America, soprattutto per quanto riguarda la pubblicità. Dopo l'iniziale parte storica, l'autrice tratta la figura di Bill Bernbach; un personaggio molto curioso e significativo per il mondo dei pubblicitari, una figura chiave all'interno della mia ricerca. Ciò che mi ha più affascinato della storia di questo pubblicitario, è la forza di volontà con cui egli ha portato avanti le sue idee e i suoi progetti. Ho capito che il pubblicitario è un creativo, non un semplice manipolatore di persone, né un semplice esperto di grafica. Le mie conoscenze psicologiche e sociologiche mi hanno permesso di studiare il fenomeno pubblicitario secondo un criterio oggettivo e di
scrivere quindi il terzo paragrafo: “Pubblicità e Comunicazione”. Ho scelto dei classici della comunicazione, primo fra tutti McLuhan perché contemporaneo a Bill Bernbach. Ho analizzato il primo libro dell'autore, “La sposa meccanica”, scritto nel 1951, mi ha permesso di capire quali fossero le preoccupazioni in termini psicologici della società del tempo nei confronti degli effetti dei media e le idee di fondo sui cui McLuhan elaborò le sue teorie. Non si tratta di un testo a tesi, nulla ha da dimostrare, semplicemente si pone come punto di partenza; più che un libro sembra un medium visivo, fatto di immagini e commenti.
Emergono i caratteri forti della società di massa e la segnaletica comunicativa della pubblicità che modella l'uomo industriale, da oggetto passivo a essere dinamico. Le intuizioni di McLuhan sono state poi sviluppate e dimostrate da altri studiosi; io le ho confrontate con le moderne teorie psicologiche. Il mestiere del pubblicitario, sviluppatosi sopratutto con i mass media , negli anni Sessanta ha subito una svolta sul piano creativo; mi sono chiesta com'è e
cosa significa fare pubblicità oggi. I miei dubbi sono stati sanati, grazie a “Il nuovo libro della pubblicità” di L.Bassat e G.Livraghi. In questo libro emergono gli aspetti fondamentali della pubblicità oggi, attraverso l'esperienza dei due autori e alle tecniche da loro utilizzati. Conclusa questa lettura, sono tornata alla mia tesi principale: il pubblicitario è un creativo. Creativo è colui che ha la capacità di creare opere d’arte e l’ingegno. La pubblicità è una forma d'arte? Come ha influenzato le correnti artistiche? E perché? Queste sono le domande a cui ho voluto rispondere nell'ultimo paragrafo del mio lavoro, poiché è proprio questo che mi affascina, di questo mestiere: fare del proprio lavoro un'espressione artistica. L'originalità e l'inventiva sono qualità che non mancano né agli artisti né ai pubblicitari. Per questa parte conclusiva della tesina mi sono aiutata con le tesi di Walter Benjamin in “L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica”. É stato il paragrafo più complicato, poiché il confine tra arte è pubblicità non è ben definito e molti studiosi, artisti, pubblicitari hanno tesi opposte. Una cos è certa: l'incontro tra questi due aspetti della creatività umana risveglia emozioni e determinati comportamenti nelle persone che costituiscono il pubblico.
Storia: Gli anni Sessanta.
Sociologia: La rivoluzione creativa.
Scienze della comunicazione: Pubblicità.
Storia dell'arte: Pop art e fotografia.
anni '60 ha subito una svolta sul piano creativo; mi sono chiesta com'è e
cosa significa fare pubblicità oggi. I miei dubbi sono stati sanati, grazie a
“Il nuovo libro della pubblicità” di L.Bassat e G.Livraghi. In questo libro
emergono gli aspetti fondamentali della pubblicità oggi, attraverso l'esperienza
dei due autori e alle tecniche da loro utilizzati.
Conclusa questa lettura,sono tornata alla mia tesi principale: il pubblicitario è
ha la capacità di creare opere d’arte e
un creativo. Creativo è colui che
d’ingegno. La pubblicità è una forma d'arte? Come ha influenzato le
correnti artistiche? E perché? Queste sono le domande a cui ho voluto
rispondere nell'ultimo paragrafo del mio lavoro, poiché è proprio questo
che mi affascina , di questo mestiere: fare del proprio lavoro
un'espressione artistica. L'originalità e l'inventiva sono qualità che non
mancano né agli artisti né ai pubblicitari. Per questa parte conclusiva mi
sono aiutata con le tesi di Walter Benjamin in “L'opera d'arte nell'epoca
della sua riproducibilità tecnica”. É stata il paragrafo più complicato,
poiché il confine tra arte è pubblicità non è ben definito e molti studiosi,
artisti, pubblicitari hanno tesi opposte. Una cosa è certa: l'incontro tra
questi due aspetti della creatività umana risveglia emozioni e determinati
comportamenti nelle persone che costituiscono il pubblico.
2
1 Contesto storico
1.1 Gli anni della società dei consumi e della classe media
Vinta la guerra mondiale – anche se nel 1950 iniziano le ostilità con la
Corea nell'ambito della guerra fredda con l'URSS – ed esportata nel
mondo intero un'immagine di superiorità tecnologica ed economica,
l'America entra trionfante negli anni '50, dominati da una combinazione di
fattori demografici e sociali che incrementeranno e orienteranno nuovi
consumi.
Il Baby boom registrato in
quegli anni raddoppiò la
popolazione rispetto al '900.
Esso comportò il bisogno di
nuove case, strade, mezzi di
trasporto e di centri dove
vendere i beni di consumo, gli
“shopping centers”.
Dopo l'alloggio, il secondo
bene primario tipicamente
americano era l'automobile.
Per questo motivo essa era
anche il prodotto più
pubblicizzato insieme alla popolarissima Coca-cola:
« Nel 1952 Fortune riportava che il più grande boom nella storia del
business pubblicitario sta entrando ora nella seconda decade, e ancora non
perde gas. Nel giro di quindici anni, dal 1945 al 1960, le registrazioni dei
veicoli balzarono da 31 milioni a 73,9.»
1
La società americana, vantava in quegli anni, un'economia in rapida
espansione e un alto grado di mobilità. Si allargava così la classe media
impegnata in un'industria che cominciava a chiedere sempre più
specializzazione, vale a dire impiegati e tecnici. L'americano medio di
questi anni è quindi appartenente alla classe dei colletti bianchi,vive con la
famiglia nei sobborghi dei centri urbani ed è “Preso dalla brama di un
consumismo in cui si può permettere merci inimmaginabili fino a quel
2
momento” ,“Possiede un'automobile, se non due, fa spese nei shopping
3
centres e aspira ad un modello di vita individualista e consumista”
“Ciò che c'è di veramente grande in questo paese è che l'America ha dato
il via al costume per cui il consumatore più ricco compra essenzialmente
le stesse cose di quello povero. Mentre guardi alla TV la pubblicità della
Coca-cola sai che anche il presidente beve la Coca-cola, Liz Taylor beve
Coca-cola e anche tu puoi berla” (A.Warhol)
3 I modelli seguiti dagli americani
erano le immagini stereotipate
offerte dai mass media, in
particolare dalla televisione. Infatti
gli anni '50 e '60 furono gli anni
d'oro della televisione,negli USA:
crebbero gli investimenti
pubblicitari sul nuovo media; i
negozi di apparecchi televisivi
divennero migliaia; nel 1952 venne
promulgato il primo codice
televisivo statunitense. Inizialmente
i confini fra le agenzie pubblicitarie
e i network televisivi erano molto
sfumati: chi lavorava in questo
ambiente passava da una parte
all'altra; continuamente i programmi
prendevano il nome degli sponsor, come la “Kraft Television Theater” o le
stesse soap opera. Successivamente si passò a una nuova politica
televisiva: la produzione riprese il totale controllo sullo show e nacquero i
primi break pubblicitari con spot molto simili a quelli di oggi. La
televisione conquistò gli americani con una velocità impressionante: entro
la prima metà degli anni Sessanta più del 90% delle case americane
4
possedeva uno o più televisori rispetto al 10% degli anni Quaranta .
1.2 I mitici anni '60
In America, si registrò un generale aumento del costo della vita, che
generò le aspettative di un pubblico sempre più giovane e bisognoso di
profondi cambiamenti. Per questo motivo, a vincere le elezioni del 1960 fu
J.F.Kennedy, il più giovane presidente degli Stati Uniti. La presidenza di
Kennedy fu, in politica interna, improntata a un indirizzo riformistico. Il
neo-presidente, appena eletto, diede il via al tentativo di sbarco nella Cuba
castrista che si risolse nel disastro della Baia dei Porci. In questi anni gli
Stati Uniti riuscirono a far rimuovere i missili nucleari sovietici a Cuba
(1962), ma non riuscirono a placare gli scontri in Vietnam dove la guerra,
ufficialmente,cominciò nel 1964. Nel 1963 Kennedy fu assassinato a
Dallas in un attentato di cui non si riuscì mai a scoprire i mandanti, il
primo di una lunga serie di omicidi politici. Questi fatti contribuirono a
imprimere un segno di inquietante violenza su tutta una fase della storia
degli Usa.
La televisione porta queste preoccupanti notizie insieme a spettacolo e
pubblicità e viene considerato il medium più “Veritiero” secondo il
4
Larry Dobrow, giornalista , consulente e docente
pubblico.
pubblicitario americano affermò:
Come popolo eravamo più giovani che in qualsiasi altro momento della
nostra storia , più istruiti, più mobili, estremamente irrequieti e, la cosa
più importante , eravamo ottimisti. Il risultato fu che entrare negli anni '60
non ci bastò. Esplodemmo in quella nuova era. Eleggemmo il nostro più
giovane presidente, adottammo i britannici Beatles, cominciammo a
venerare la gioventù e l'esplorazione spaziale. Il passo si accelerò. Tutto
cambiava. Non gradualmente e spesso non comodamente. 2
Nel frattempo la pubblicità aspetta la sua rivoluzione con giovani
personaggi ricchi di aspettative ed entusiasmo. La grande società
consumistica, uscita da un decennio di distruzioni e orizzonti limitati, è
pronta a dare il benvenuto al futuro. C'era bisogno di un rapido e radicale
cambiamento nel modo di vivere e nella società, quindi, anche nelle
strategie di mercato.
Gli anni Sessanta in America portarono un completo spostamento degli
standard e una sfida ai valori tradizionali. A questo proposito, Marcuse
afferma che bisogna distruggere tutto ciò in cui si credeva fino a quel
momento, buttando a mare tutto ciò che fino al giorno prima
rappresentavano i valori tradizionali, solidi e sicuri, ormai inutili.
[Bob Dylan e Bertolt Brecht] Entrambi hanno un messaggio: mettere fine
alle cose come sono. Perfino in assenza di un qualsiasi contesto politico,
le loro opere evocano, per un fuggevole momento, l'immagine di un
mondo liberato e il dolore di un mondo alienato. 5
Per quanto riguarda la pubblicità, stava accadendo tutto talmente in fretta
che persino gli esperti pubblicitari non colsero a pieno l'estensione del
cambiamento cui la nazione era sottoposta. Le agenzie pubblicitarie
misero da parte il loro comune spirito conservatore per riconoscere la
necessità di rispondere alle preferenze dei consumatori che stavano
mutando drammaticamente. 5
Per comprendere l'ambiente pubblicitario di quegli anni è necessario fare
un passo indietro ed addentrarsi negli aspetti economici della pubblicità
americana. Dopo la seconda guerra mondiale i beni di consumo erano
aumentati notevolmente e la pubblicità cominciò a raddoppiare i suoi
investimenti. Ma negli anni '50 non vi furono annunci particolarmente
incisivi, con l'utilizzo di nuove tecniche fotografiche e tipografiche, a forte
impatto sui consumatori da parte delle grandi agenzie pubblicitarie. Questi
aspetti si riscontrano nelle appena nate agenzie, prima fra tutte quella di
Bill Bernbach, che inizialmente non ebbero grande successo. Erano gli
anni in cui McLuhan, nel suo primo libro, “La sposa meccanica” (1951)
riconosce nella pubblicità il più grande canale dello sforzo intellettuale e
artistico del mondo moderno. La pubblicità negli anni'50 tuttavia era priva
di creatività: i pubblicitari si adattavano, si copiavano, trattavano schemi
già visti, non ricercavano nuovi orizzonti. Il tipico annuncio degli anni '50
ripeteva un tema semplice, con una dimostrazione visiva se era un
annuncio televisivo. La pubblicità in questi anni si presenta priva di
finalità artistiche: sia il testo che l'immagine non dovevano essere artistici
e neppure particolarmente interessanti, né tantomeno divertenti: l'unico
criterio valido era l'efficacia persuasiva.
2 la rivoluzione creativa
Insoddisfazione, stanchezza,
conformismo, ripetitività, mediocrità
delle idee: questa era la pubblicità in
America prima di Bill Bernbach. Veniva
dal Bronx, era la figura perfetta per
cambiare il modo di fare pubblicità.
William Bill Bernach è considerato il
leader protagonista della rivoluzione
creativa della pubblicità. Egli si presentò
con una filosofia controcorrente: fino a
quel momento la pubblicità era
impostata in modo scientifico; per Bill
questo era un controsenso perché la
pubblicità doveva innovare, sorprendere
e non poteva farlo se si basava su schemi
e regole rigidi e prevedibili.
In una lettera datata 15 Maggio 1947 scrive:
6
se vogliamo avanzare, dobbiamo emergere con una personalità distinta.
Dobbiamo sviluppare la nostra propria filosofia e non avere la filosofia
pubblicitaria di altri imposta a noi.
Imbocchiamo nuovi sentieri. Proviamo al mondo che il buon gusto, la
buona arte, la buona scrittura possono creare una nuova vendita.
I cambiamenti che partono da Bill e dalla sua agenzia sono:
istituisce il binomio art/copy per una migliore creatività: Bernbach
• infatti trasferisce copywriters e art directors nello stesso reparto
incoraggiando dunque “scrittori” ed “illustratori” a lavorare
insieme. In questo modo tutti gli elementi di un annuncio vengono
integrati un'unica, significativa comunicazione e il messaggio che
ne esce è intelligente e diretto. In questo modo ai creativi venne
concessa sempre più libertà e il contatto diretto con il cliente non fu
solo permesso, ma anzi incoraggiato. Ai team creativi furono dati gli
strumenti per sviluppare le proprie idee, per riuscire a venderle e a
produrle.
Si serve di uomini e saperi nuovi, più freschi: Bernbach infatti per la
• prima volta offre opportunità di lavoro anche per coloro capaci di
dimostrare le opportune abilità e non solamente per quelli che
frequentavano scuole prestigiose in quanto, afferma, molte cose
sulla pubblicità le ha imparate non leggendo libri pubblicitari ma
grazie a sociologia, filosofia, letteratura, poesia.
attacca lo strapotere delle ricerche di mercato: infatti secondo Bill
• essi ostacolavano solo l’atto creativo e non lo aiutavano. Nella sua
visione le indagini di mercato portavano soltanto alla noia e
all’uniformità
avvicina i creativi ai clienti. Infatti furono i clienti stessi, attirati
• sempre più dall’impatto che le nuove campagne creative
raggiungevano, a chiedere alle
proprie agenzie più creatività
e a pretendere nuovi team
creativi dedicati ai loro
budget.
Il principio universale su cui si
basano le teorie di questo
pubblicitario è: per l’efficacia di un
messaggio pubblicitario la creatività
è inversamente proporzionale alla
ripetitività. Ciò significa che la
qualità può limitare la quantità
ottenendo gli stessi risultati .
Bernbach con i seguaci della DDB,
la sua agenzia, cominciò a creare 7
pubblicità sempre diverse ma tutte impattanti grazie al fatto che erano
libere, fresche e originali, non dovevano sottostare a regole ed obbedire a