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Sintesi Amor Sacro e Amor Profano, tesina
L’amore, passione cardinale dell’esistenza umana, è forse il più affascinante e il più coinvolgente fra i sentimenti uman. Divenuto spesso il motore dei pensieri e delle azioni dell’uomo , nonché l’oggetto privilegiato delle sue espressioni artistiche ,ha assunto nel tempo caratteristiche diverse che rispecchiano differenti concezioni della realtà.
Si tratta dunque di una forte inclinazione affettiva, un attaccamento appassionato e un’attrazione carica di dedizione verso un'altra entità astratta o reale, ma più comunemente verso un'altra persona. E’ possibile accedere ai diversi sensi della parola amore risalendo alla sua etimologia greca, che fornisce un ricco compendio in questo senso.
Il primo tipo di amore era Agape: (ἀγάπη “amore, carità”) era una istituzione caritatevole del cristianesimo antico, fiorente soprattutto nei secoli III e IV, che consisteva in una cena, alla quale qualche membro facoltoso invitava in casa sua i poveri e specialmente le vedove della comunità, sotto la presidenza di un vescovo, e in sua vece di un prete o diacono, che ne regolava il buon andamento secondo le norme stabilite. Anteros (Αντέρως): divinità greca sentita come personificazione dell’amore corrisposto o come vendicatrice di un amore non contraccambiato. Collegato all’amore omosessuale, ebbe culto associato a quello di Eros, particolarmente nell’ambiente delle palestre.
La Philia: l’amore di affetto e piacere, di cui ci si aspetta un ritorno, quello tra amici.
L’Eros (Ερως): dio greco dell’amore (detto in latino Amor e Cupido) figlio di Afrodite e Ares (o Zeus o Ermete). Dal nome del dio viene chiamato eros l’amore sessuale, con riferimento alle concezioni che di esso ebbero gli antichi. Veniva distinto dall’Himeros che era la passione del momento, il desiderio fisico presente ed immediato che chiede di essere soddisfatto. Le ultime tre forme d’amore erano il Pothos (Πόϑος): personificazione del rimpianto e del senso di nostalgia che si prova quando una persona amata è lontana, lo Stοrge che era l’amore d’appartenenza (ad esempio tra parenti e consanguinei), e infine il Thelema ovvero il piacere di fare qualcosa, il desiderio voler fare qualcosa che ci appassiona. Il mio proposito con questo elaborato è quello di esaminare l’evoluzione di due tra le più comuni accezioni dell’amore: l’Amore Sacro e l’Amore Profano. L’amore sacro non deve essere qui inteso come amore verso Dio ma come vincolo indissolubile nell’accezione che ha il termine sacer (=sacro) che indica piuttosto ciò che è stato "consacrato" (reso sacro o santo),il sacro è il carattere di ciò che possiede un valore assoluto. Opposto all ‘amore sacro è l’amore profano “pro-fanum” che si caratterizza per la sua collocazione al di fuori del tempio ‘’fanum’’ (parte consacrata )e indica un amore libero da vincoli di qualunque natura.
La mia tesina si propone di analizzare la reciproca influenza di questi due aggettivi nella storia esaminando il pensiero letterario e filosofico. Tale tesina di maturità nasce prima di tutto dalla curiosità di approfondire il significato profondo di questi due termini scavando nella storia fino alle loro radici sociali ed individuali; in secondo luogo dall’interesse nella indagine psicologica umana.
Collegamenti
Amor Sacro e Amor Profano, tesina
Greco-Alcesti, Euripide.
Latino-Catullo, Ovidio.
Italiano-Alighieri, Paolo e Francesca; Ermengarda e Lucia, Manzoni.
Inglese -Romeo and Juliet -Oscar Wilde letter to his lover.
Filosofia -Kierkegaard amore coniugale simbolo della vita etica e il Don Giovanni Shopenhauer-amore come peccato o vergogna.
Storia -Palmiro Togliatti e Nilde Iotti Fausto Coppi e Giulia Occhini.
Fra sacro e profano ,l’eterno mistero dell’Amore
L’amore ,passione cardinale dell’esistenza umana ,è forse il più affascinante e il più
coinvolgente fra i sentimenti umani . Divenuto spesso il motore dei pensieri e delle
azioni dell’uomo , nonché l’oggetto privilegiato delle sue espressioni artistiche ,ha
assunto nel tempo caratteristiche diverse che rispecchiano differenti concezioni della
realtà.
Si tratta dunque di una forte inclinazione affettiva, un attaccamento appassionato e
un’attrazione carica di dedizione verso un'altra entità astratta o reale, ma più
comunemente verso un'altra persona.
E’ possibile accedere ai diversi sensi della parola amore risalendo alla sua etimologia
greca, che fornisce un ricco compendio in questo senso.
Il primo tipo di amore era Agape: (ἀγάπη “amore, carità”) era una istituzione
caritatevole del cristianesimo antico, fiorente soprattutto nei secoli III e IV, che
consisteva in una cena, alla quale qualche membro facoltoso invitava in casa sua i
poveri e specialmente le vedove della comunità, sotto la presidenza di un vescovo, e in
sua vece di un prete o diacono, che ne regolava il buon andamento secondo le norme
stabilite.
Anteros (Αντέρως): divinità greca sentita come personificazione dell’amore
corrisposto o come vendicatrice di un amore non contraccambiato. Collegato all’amore
omosessuale, ebbe culto associato a quello di Eros, particolarmente nell’ambiente delle
palestre.
la Philia: l’amore di affetto e piacere, di cui ci si aspetta un ritorno, quello tra amici.
L’Eros (Ερως): dio greco dell’amore (detto in latino Amor e Cupido) figlio di Afrodite e
Ares (o Zeus o Ermete). Dal nome del dio viene chiamato eros l’amore sessuale, con
riferimento alle concezioni che di esso ebbero gli antichi.
Veniva distinto dall’Himeros che era la passione del momento, il desiderio fisico
presente ed immediato che chiede di essere soddisfatto.
Le ultime tre forme d’amore erano il Pothos (Πόϑος): personificazione del rimpianto e
del senso di nostalgia che si prova quando una persona amata è lontana, lo Stοrge che
era l’amore d’appartenenza (ad esempio tra parenti e consanguinei), e infine il Thelema
ovvero il piacere di fare qualcosa, il desiderio voler fare qualcosa che ci appassiona.
Il mio proposito con questo elaborato è quello di esaminare l’evoluzione di due tra le
più comuni accezioni dell’amore: l’Amore Sacro e l’Amore Profano.
L’amore sacro non deve essere qui inteso come amore verso Dio ma come vincolo
indissolubile nell’accezione che ha il termine sacer (=sacro) che indica piuttosto ciò che
è stato "consacrato" (reso sacro o santo),il sacro è il carattere di ciò che possiede un
valore assoluto. Opposto all ‘amore sacro è l’amore profano “pro-fanum” che si
caratterizza per la sua collocazione al di fuori del tempio ‘’fanum’’ (parte consacrata )e
indica un amore libero da vincoli di qualunque natura .
Il mio studio si propone di analizzare la reciproca influenza di questi due aggettivi nella
storia esaminando il pensiero letterario e filosofico. -Tale progetto nasce prima di tutto
dalla curiosità di approfondire il significato profondo di questi due termini scavando
nella storia fino alle loro radici sociali ed individuali; in secondo luogo dall’interesse
nella indagine psicologica umana.- Greco
La forza di tale sentimento e di tale dio porterebbe uno dei due innamorati perfino a
scegliere di morire in nome della salvezza dell’altro. Un esempio potrebbe essere la vicenda
di Alcesti, la quale eroicamente scelse di morire al posto del marito Admeto garantendo a
se stessa la possibilità di tornare nel mondo dei viventi.
179 b
Καὶ μὴν γε μόνοι τὴν τῷ
ὑπεραποθνῄσκειν ἐθέλου ἀλλὰ ἐκείνηςἀνεῖσαν ἀγασθέντες ἔ
σιν οἱ ργῳ· οὕτω καὶ θεοὶ τὴν περὶ τὸνἔρωτα σπο
μόνον καὶ αἱ γ υδήν τε καὶ μάλιστα τιμῶσιν.
ἐρῶντεςοὐ ὅτι ἄνδρες, ἀλλὰ ἀρετὴν
Solo gli amanti accettano di morire per altri; non
υναῖκες. τούτου δὲκαὶ Πελίου θυγάτηρ
ἡ Ἄ solo gli uomini, ma anche le donne. E di questa
λκηστις μαρτυρίανπαρέχεται
ἱκανὴν ὑπὲρ mia affermazione offre agli Elleni una bella
τοῦδε testimonianza la figlia di Pelia, Alcesti, che volle,
τοῦ λόγου εἰς τοὺς μό
Ἕλληνας,ἐθελήσασα ella sola, morire per il suo sposo, pur avendo egli
νη τοῦ αὑτῆς
ὑπὲρ ἀνδρὸς ἀποθανεῖν,ὄντ padre e madre. E quella tanto li superò
ων αὐτῷ πατρός τε nell'affetto, in virtù dell'amore, da farli risultare
καὶ μητρός, οὓς τοσοῦτονὑπερεβάλ estranei al loro figlio, e parenti solo di nome. E
ἐκείνη questo gesto da lei compiuto parve così bello non
ετο τῇ φιλίᾳ διὰ τὸν ἔρωτα, ὥστε ἀποδεῖξ solo agli uomini, ma anche agli dei, al punto che
αιαὐτοὺς τῷ καὶ
ἀλλοτρίους ὄντας ὑεῖ ὀνό questi, pur avendo concesso solamente a pochi
ματι μόνονπροσήκοντας, καὶ τοῦτ' ἐργασα uomini, fra i molti che compirono molte buone
μένη τὸ οὕτω καλὸνἔδοξεν
ἔργον ἐργάσασ azioni, il dono di lasciar tornare l'anima dall'Ade,
θαι οὐ μόνον καὶ θεοῖς,ὥ
ἀνθρώποις ἀλλὰ tuttavia lasciarono tornare la sua anima,
στε πολλῶν πολλὰ καὶ καλὰ meravigliati dalla sua azione. In questo modo
ἐργασαμένων anche gli dei onorarono l'impegno e la servitù al
εὐαριθμήτοις δή τισιν τοῦτο γέρας
ἔδοσαν servizio dell'amore.
οἱ θεοί, πάλιν τὴν ψυχήν,
ἐξἍιδου ἀνεῖναι Il mito di Alcesti
Alcesti è una personaggio della mitologia
greca, figlia di Pelia, re di Iolco, e di Anassibia.
Suo padre Pelia la promise in sposa a chi
sarebbe riuscito a mettere al giogo due bestie
feroci.
Il re di Fere, Admeto, grazie all'aiuto di Apollo,
riuscì nell'impresa e ottenne Alcesti in sposa.
Il giovane, infatti, ricevette dal dio del sole un
carro tirato da un leone e da un cinghiale.
Apollo, una volta compiuta l'impresa, chiese
ad Admeto di sacrificarsi per ricambiare
l'aiuto ricevuto. Admeto chiede ai suoi
genitori di sacrificarsi per lui ma loro
rifiutano. Allora, Alcesti decide di sacrificarsi
al posto del suo sposo.
Ancora in lutto Admeto ospita Eracle a casa
sua e gli racconta la sua storia. Eracle,
commosso sia dalla storia, sia dall'ospitalità
che gli ha offerto il povero Admeto, decide di
scendere negli Inferi, e riporta Alcesti sulla
terra.
Emblema della donna ideale nella Grecia del V
secolo, Alcesti è la sposa fedele e la madre
“la divina Alcesti, la più bella tra le affettuosa che, sopraffatta dalla passione, è
figlie di Pelia” disposta a sacrificare la propria vita per
salvare quella del marito. Vede spegnersi la
Iliade, II 714-715 sua esistenza nel fiore della giovinezza, e si
offre alla morte senza lacrime nè afflizione,
non rimpiangendo il passato nè
rimproverando Admeto dell'egoistico patto
con Apollo.
Nella "Alcesti" Euripide riesce a creare un mondo femminile idealizzato, dove la donna
diventa eroina di fronte alla morte. Alcesti cede alla debolezza del marito, e con uno
sconvolgente atto di fermezza, non indugia a sacrificare la propria gioia per il bene dell'uomo.
Ἄδμητος
σοῦ γὰρ φθιμένης οὐκέτ᾽ ἂν εἴην: Se tu muori io sono finito. La mia vita e la mia
ἐν σοὶ δ᾽ ἐσμὲν καὶ ζῆν καὶ μή: morte dipendono tutte da te :il tuo amore mi è
sacro.
σὴν γὰρ φιλίαν σεβόμεσθα.
Ἄλκηστις ἀλλ᾽ ἄνδρα τε σχεῖν Θεσσαλῶν ὃν ἤθελον
Ἄδμηθ᾽, ὁρᾷς γὰρ τἀμὰ πράγμαθ᾽ ὡς ἔχει, καὶ δῶμα ναίειν ὄλβιον τυραννίδι.
λέξαι θέλω σοι πρὶν θανεῖν ἃ βούλομαι. κοὐκ ἠθέλησα ζῆν ἀποσπασθεῖσα σοῦ
ἐγώ σε πρεσβεύουσα κἀντὶ τῆς ἐμῆς σὺν παισὶν ὀρφανοῖσιν, οὐδ᾽ ἐφεισάμην
ψυχῆς καταστήσασα φῶς τόδ᾽ εἰσορᾶν ἥβης, ἔχουσ᾽ ἐν οἷς ἐτερπόμην ἐγώ.
θνῄσκω, παρόν μοι μὴ θανεῖν ὑπὲρ σέθεν,
Admeto, vedi bene in quali condizioni mi diversamente ,non morire per te e
trovo, ma prima di morire voglio dirti le sposarmi un altro Tessalo ,chi volevo,e
mie ultime volontà: io ti ho preferita a me vivere ricca e felice in una dimora regale
stessa ,ti ho dato la vita e morendo ti ho .Ma non ho voluto vivere senza di te ,con i
restituito alla luce .Potevo agire figli orfani, e non ho risparmiato la mia
giovinezza ,le gioie e i piaceri di cui godevo.
Le parole di Alcesti pongono l’accento sull’eccezionalità del proprio comportamento:lei
avrebbe potuto continuare a vivere e, rimasta vedova,risposarsi,avere altri figli ma la forza del
suo amore l’ha spinta a sacrificarsi.Una dedizione così immensa che le permette di
pretendere dal marito un compenso non del tutto adeguato ma degno:il giuramento di
rimanerle per sempre fedele ,di non dare una matrigna ai loro figli. Difatti Eumelo il maschio
avrà certamente nel padre un valido sostegno mentre alla bambina Polimena mancherà il
conforto della presenza materna.
ἀλλὰ ταῦτα μὲν Ma un dio ha voluto che questo fosse il
θεῶν τις ἐξέπραξεν ὥσθ᾽ οὕτως ἔχειν. nostro destino .E sia così. Tu però ricorda
εἶεν: σύ νύν μοι τῶνδ᾽ ἀπόμνησαι χάριν: quello che ho fatto e serbami gratitudine
αἰτήσομαι γάρ σ᾽ ἀξίαν μὲν οὔποτε :ho anch’io una richiesta da farti ,non di
(ψυχῆς γὰρ οὐδέν ἐστι τιμιώτερον), eguale valore certo ,niente vale quanto la
δίκαια δ᾽, ὡς φήσεις σύ: τούσδε γὰρ φιλεῖς vita,ma senza dubbio giusta;lo
οὐχ ἧσσον ἢ 'γὼ παῖδας, εἴπερ εὖ φρονεῖς: riconoscerai tu stesso .I figli ti sono
τούτους ἀνάσχου δεσπότας ἐμῶν δόμων cari,come lo sono a me ,se continui a
305καὶ μὴ 'πιγήμῃς τοῖσδε μητρυιὰν τέκνοις, provare dei sentimenti .Perciò ,ti prego,
ἥτις κακίων οὖσ᾽ ἐμοῦ γυνὴ φθόνῳ lasciali padroni della mia casa ,non
τοῖς σοῖσι κἀμοῖς παισὶ χεῖρα προσβαλεῖ. risposarti ,non imporre loro una matrigna
,una donna peggiore di me ,che con animo
malevolo alzerà le mani sui nostri figli.
Dopo queste ultime parole intense e ricche di pathos Alcesti si rivolge nuovamente al marito
affermando :
δεῖ γὰρ θανεῖν με: Bisogna che muoia ,e questa sventura non
καὶ τόδ᾽ οὐκ ἐς αὔρι ον accadrà domani , né domani ancora:fra
οὐδ᾽ ἐς τρίτην μοι †μηνὸς† ἔρχεται κακόν,ἀλ poco apparterò alla schiera dei defunti.
λ᾽ αὐτίκ᾽ ἐν τοῖς οὐκέτ᾽ οὖσι λέξομαι.χαίρον Addio siate felici. Tu,marito mio, ti puoi
τες εὐφραίνοισθε: καὶ σοὶ μέν, πόσι,γυναῖκ᾽ vantare di aver sposato la migliore delle
ἀρίστην ἔστι κομπάσαι λαβεῖν,ὑμῖν δέ, παῖδ donne ,e voi , figli miei, di essere nati dalla
ες, μητρὸς ἐκπεφυκέναι. migliore delle madri.
E’ indubbio che Euripide abbia voluto mettere in risalto non solo l’eroismo di Alcesti ma anche la