vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Sintesi Amor di Patria, tesina
Il Patriottismo indica il profondo attaccamento per la propria patria, un sentimento che porta ad agire per la soddisfazione di sé stessi e della propria nazione. Il sentimento patriottico, si fa vivace nel XX secolo anche se era già presente in età romantica, ed è molto interessante da un punto di vista letterario in quanto, molti autori, seppur contemporanei, affrontano questo tema attraverso diverse sfaccettature. Ho deciso, per questo, di incentrare la mia tesina di maturità sull’ideale patriottico analizzato dall’ambiente italiano da Gabriele D’Annunzio, durante il periodo del Decadentismo. Analizzando questo grande letterato non posso non soffermarmi sul suo rapporto col regime fascista e il concetto di patria secondo il duce, Mussolini, che approfittando di un momento di debolezza del re Vittorio Emanuele II, riuscì ad ottenere l'incarico di formare un nuovo governo nel 1922, a seguito della marcia su Roma. Il sentimento patriottico coinvolge anche l’arte, ne fa testimonianza il magnifico dipinto di Eugène Delacroix, “La Liberta che guida il popolo!”, dove l’artista celebra le “tre gloriose giornate” di Parigi nel corso delle quali il popolo parigino insorse contro Carlo X, che aveva sospeso la libertà di stampa e sciolto la Camera dei deputati. Non solo i grandi artisti francesi volevano esaltare la loro patria, ma anche i grandi imperatori come Napoleone Bonaparte che fece costruire l’Arc de Triomphe per celebrare tutte le sue vittorie. Anche gli italiani volevano esaltare la loro patria così venne costruito l’Altare della Patria a Roma e il Sacrario di Redipuglia, in onore dei militari caduti per la loro patria. L'Altare della Patria, meglio conosciuto come Monumento Nazionale del Vittoriano si trova in Piazza Venezia per celebrare l'Unificazione d'Italia. La grande scalinata di pietra del sacrario di Redipuglia è meta di turismo scolastico, situata dentro il Carso triestino, luogo di durissime e sanguinose battaglie. Per me l’amor di patria è un gran sentimento, ma non si deve mai con la scusa della difesa della patria cadere nel circolo vizioso del razzismo. Quindi è giusto amare la propria patria,essere orgogliosi delle proprie origini,delle proprie usanze costumi, ma bisogna rispettare le altre nazioni, perché se questo sentimento viene esasperato si cade nel fanatismo e quindi nel razzismo che non fa altro che danneggiare qualcuno. La mia tesina permette anche dei collegamenti con altre materie scolastiche.
Collegamenti
Amor di Patria, tesina
Italiano: D'annunzio (l'impresa di Fiume e l'evoluzione letteraria).
Storia: Fascismo.
Storia dell'arte: Eugène Delacroix - La libertà che guida il popolo.
Inglese: Rome.
Francese: L'arc de triomphe.
Tecnica turistica: Il turismo giovanile.
Premessa
Il Patriottismo indica il profondo attaccamento per la propria patria, un sentimento che porta ad
agire per la soddisfazione di sé stessi e della propria nazione. Il sentimento patriottico, si fa vivace
nel XX secolo anche se era già presente in età romantica,
ed è molto interessante da un punto di vista letterario in
quanto, molti autori, seppur contemporanei, affrontano
questo tema attraverso diverse sfaccettature. Ho deciso,
per questo, di incentrare il mio percorso d’esame
sull’ideale patriottico analizzato dall’ambiente italiano da
Gabriele D’Annunzio, durante il periodo del
Decadentismo. Analizzando questo grande letterato non
posso non soffermarmi sul suo rapporto col regime
fascista e il concetto di patria secondo il duce, Mussolini,
che approfittando di un momento di debolezza del re
Vittorio Emanuele II, riuscì ad ottenere l'incarico di
formare un nuovo governo nel 1922, a seguito della
marcia su Roma. Il sentimento patriottico coinvolge
anche l’arte, ne fa testimonianza il magnifico dipinto di
Eugène Delacroix, “La Liberta che guida il popolo!”,
dove l’artista celebra le “tre gloriose giornate” di Parigi
nel corso delle quali il popolo parigino insorse contro
Carlo X, che aveva sospeso la libertà di stampa e sciolto la Camera dei deputati. Non solo i grandi
artisti francesi volevano esaltare la loro patria, ma anche i grandi imperatori come Napoleone
Bonaparte che fece costruire l’Arc de Triomphe per celebrare tutte le sue vittorie. Anche gli italiani
volevano esaltare la loro patria così venne costruito l’Altare della Patria a Roma e il Sacrario di
Redipuglia, in onore dei militari caduti per la loro
patria. L'Altare della Patria, meglio conosciuto
come Monumento Nazionale del Vittoriano si trova
in Piazza Venezia per celebrare l'Unificazione
d'Italia. La grande scalinata di pietra del sacrario di
Redipuglia è meta di turismo scolastico, situata
dentro il Carso triestino, luogo di durissime e
sanguinose battaglie.
Per me l’amor di patria è un gran sentimento,ma
non si deve mai con la scusa della difesa della
patria cadere nel circolo vizioso del razzismo.
Quindi è giusto amare la propria patria,essere
orgogliosi delle proprie origini,delle proprie usanze
costumi,ma bisogna rispettare le altre nazioni,
perché se questo sentimento viene esasperato si
cade nel fanatismo e quindi nel razzismo che non fa
altro che danneggiare qualcuno. Storia:il Arte: La
Letteratura: fascismo Libertà che
Gabriele guida il
D’Annunzio popolo (Eugène
Delacroix)
L’amor di patria
Francese:
Arc de Tecnica
tuistica:
Triomphe Inglese: Il turismo
Rome scolastico
Gabriele D’Annunzio: “Italia o morte!”
Titolo di un discorso che d'Annunzio tenne nel Giugno del 1919 per scuotere
l'indifferenza degli italiani di fronte alla questione di Fiume.
Gabriele D’Annunzio, come molti altri scrittori e poeti dei primi anni del Novecento, pose spesso
l’attività letteraria al servizio di ideali nazionalistici e patriottici. Tornato in Italia allo scoppio
della Grande guerra, dopo un periodo passato in Francia per sfuggire ai creditori, D’Annunzio si
schierò dalla parte degli interventisti. Dopo la guerra, si parlò in Italia di “vittoria
mutilata”(l’Italia non aveva ottenuto nessun beneficio dalla guerra), pertanto D’Annunzio decise di
condurre la spedizione per la presa di Fiume. Per quanto riguarda l’Italia in guerra, quest’ultima
aveva stipulato il Patto di Londra: prevedeva
che l'Italia entrasse in guerra al fianco
dell'Intesa entro un mese, ed in cambio avrebbe
ottenuto, in caso di vittoria, il Trentino, il Tirolo
meridionale, la Venezia Giulia, l'intera penisola
istriana con l'esclusione di Fiume, una parte
della Dalmazia, numerose isole dell'Adriatico.
D'Annunzio ne fece una questione di orgoglio
nazionale e, proprio a causa della mancata
annessione di Fiume, raccolse dei volontari e
occupò la città di Fiume (settembre 1919),
proclamandosene governatore, facendosi
nominare prima "comandante" e poi "reggente".
Egli voleva che Fiume fosse un simbolo della
ripresa e rinascita italiana, ma di fatto i suoi 14
mesi di governo peggiorarono le già disastrose
condizioni economiche in cui versava la città. Il
12 novembre 1920 venne stipulato il trattato di
Rapallo: Fiume divenne città libera, Zara passò
all'Italia; ma D'Annunzio non accettò l'accordo
e il governo italiano di Giovanni Giolitti il 26
dicembre 1920, fece sgomberare i legionari con la forza, causando numerosi morti. Nel 1924 lo
Stato libero di Fiume, fu infine annesso all'Italia, dove rimase fino al 1945. Oltre ad essere un
accanito attivista politico, D'Annunzio ha anche segnato la storia della letteratura italiana. Possiamo
identificarlo come uno dei più importanti decadentisti, con una vasta attività letteraria.
D'Annunzio difatti cominciò a scrivere da appena adolescente, fino alla fine dei suoi giorni. La sua
evoluzione letteraria può dividersi in molteplici fasi:
La prima fase si rifà a un Verismo e Naturalismo primitivo e instintuale. Queste
caratteristiche li troviamo nelle liriche: Primo vere (1879), Canto novo (1882) e Terra
Vergine. Questa fase giovanile è contraddistinta dal panismo, la fusione fra uomo e natura
divinizzata.
La seconda fase è quella che riguarda estetismo edonistico, che a tutto antepone il piacere e
la bellezza (il piacere,1889).
La terza fase in cui prevalgono i temi della bontà, dell’innocenza e dell’accostamento ai
valori cristiani. In prosa e anche in poesia predomina un profondo stato di crisi, malinconia e
stanchezza. Vi è un avvicinamento ai modelli letterari stranieri, il simbolismo di Verlaine e il
russo Dostoevskij. Questi temi si fanno evidenti nel romanzo Giovanni Episcopo (1891),
L’innocente (1892) e in Poema paradisiaco (1893).
La quarta fase è ispirata alla massima espressione del superomismo e del panismo. Il
superuomo dannunziano disprezza ogni forma
di vita volgare e banale e esalta la giustizia
della ineguaglianza. Tutti questi elementi
sono presenti nel romanzo Le vergini delle
rocce (1895) ,successivamente il fuoco (1900)
e anche nel capolavoro poetico dannunziano
Alcyone (1903).
La quinta e ultima fase è detta “notturna”, dal
libro di prosa Notturno, pubblicato nel 1921.
Il Notturno si distingue per struttura e tono:
esso è composto da pagine scarne ed
essenziali, liricamente evocative, dove
prevalgono la brevità dei periodi, le notazioni
impressionistiche, gli spunti e i frammenti
lirici e meditativi sulla fugacità della vita e
sull’approssimarsi della morte. Questa nuova
struttura sarà poi il modella che ispirerà il
frammentismo
in Italia.
Nel pensiero, nella poetica e nelle opere di
D’Annunzio, si ritrovano elementi che rappresentano fondamenti del Decadentismo europeo.
L’estetismo tipico dell’autore è uno degli atteggiamenti più diffusi nella cultura decadente ed è
caratterizzato dall’esaltazione dei valori estetici in quanto unisce il compiacimento per la vita
trasgressiva, nella costante tensione a trasformarla in un’opera d’arte.
Il Panismo (detto anche sentimento panico della natura) è una percezione molto profonda del
mondo esterno (soprattutto paesaggi naturali) che crea una fusione tra l'elemento naturale e quello
più specificatamente umano. E' la tensione a identificarsi con le forze naturali e a fondersi con esse
istintivamente.
Quello di D'Annunzio consiste nel considerare la natura come un'entità viva e movimento continuo.
Con questa entità l'uomo deve fondersi e stabilire un contatto intenso, fino ad immergersi nel suo
ritmo vitale; uomo e mondo si uniscono e entrano direttamente in contatto. E' questo il "panismo
dannunziano", quel sentimento di unione con il tutto, che ritroviamo in tutte le poesie più belle di
D'Annunzio, in cui riesce ad aderire con tutti i sensi e con tutta la sua vitalità alla natura, s'immerge
in essa e si confonde con questa stessa. Esempio classico di metamorfosi panica: "la pioggia nel
pineto" in cui si compie la completa fusione della donna (Ermione) con la natura.
Dalla tendenza decadente ha origine un’altra figura mitica, il superuomo dannunziano, ossia
l’individuo superiore alla massa che si muove alla conquista di mete eroiche. Tale superuomo ha dei
significati politici, poiché il superuomo d’annunziano ha il compito di riportare l’Italia alla
grandezza passata e ai suoi destini imperiali. L’atteggiamento superomistico culmina nel romanzo
Le vergini delle rocce (1896), in cui il protagonista si definisce un esteta ma, soprattutto, un
superuomo che intende generare un nuovo re di Roma, capace di guidare l’Italia.
Lo stile di D’Annunzio si caratterizza per un lessico singolare, ricco e di grande varietà
espressiva attraverso l’utilizzo di termini arcaici, ricercati, dialettali e l’uso di vocaboli e linguaggi
musicali che suscitano emozioni e sensazioni visive e uditive.
I versi dannunziani ricreano metafore e sinestesie di immagini, colori e ritmi, tendendo alla
realizzazione di quella poesia pura che è l’obiettivo della lirica europea e che risponde a uno dei
principi fondamentali del Simbolismo.
Mussolini e il fascismo
Noi, ieri come oggi ed oggi come domani, quando si tratta della Patria e del Fascismo,
" siamo pronti ad uccidere come pronti a morire" - Roma, 28 gennaio 1924
Il culmine del sentimento patriottico si ha nel periodo che intercorre tra le due guerre con l’avvento
del fascismo. L’Italia, uscita dalla guerra, si trova a combattere un periodo di forte crisi, causato dal
debito pubblico, la svalutazione della lira e la conseguente inflazione. Tutto ciò provocò un
malcontento nel popolo italiano e si facevano sempre più frequenti gli scioperi. In questo clima di
caos la politica italiana fu caratterizzata dalla nascita, nel 1919, del Partito Popolare Italiano, che
segna il rientro dei cattolici nella politica italiana, guidato da Don Luigi Sturzo. Il partito avrebbe
dovuto essere democratico, cioè preoccuparsi dei ceti più deboli e delle zone più deboli del paese
(partito interclassista). Nel giugno 1920, tornò al potere Giovanni Giolitti, che lasciò che i moti
rivoluzionari degli operai si placassero da sé perché l’intervento del governo avrebbe aumentato la
tensione sociale. Il suo governo avrebbe potuto reggero solo con l’appoggio dei socialisti, ma questi
si rifiutarono di sostenere il governo. Nel maggio 1921, si ottennero le elezioni anticipate e Giolitti
formò il “blocco nazionale”, una lista di liberali e
nazionalisti in cui inserì anche esponenti fascisti. Così
facendo, voleva eliminare il potere dei popolari e
socialisti che stavano conquistando un ruolo
fondamentale nella società italiana. Allo stesso tempo,
cominciava a manifestarsi la violenza del fascismo,
che Giolitti voleva moderare. Il risultato fu che il PSI
perse voti e seggi dopo la divisione del Partito
Comunista d’Italia (nato nel 1920 dopo l’occupazione
delle fabbriche, guidato da Antonio Gramsci), ma
ottenne comunque la maggioranza; il PPI aumentò i
propri seggi. Nel giugno 1921, il governo di Giolitti si
poteva dichiarare decaduto e si dimise dopo non aver
raggiunto i suoi obiettivi. Questo indebolì i partiti di
massa e aumentò il potere del fascismo (movimento
socialista secondo cui fra capitalisti e proletariati
doveva esserci guerra aperta, fino alla rivoluzione
finale). Il suo principale esponente fu Benito
Mussolini, direttore dell’ “Avanti!” (1912-14).
Mussolini riteneva che i lavoratori dovessero sempre
essere pronti per la rivoluzione, infatti, si impegnava a
mantenere vivo il loro entusiasmo rivoluzionario
attraverso il giornale del partito.
Mussolini fu l’artefice della “settimana rossa” nel giugno 1914, una serie di scioperi che riguardò
soprattutto la Romagna e le Marche, provocò vari disordini e si concluse senza nessun risultato.
Scoppiata la guerra, il PSI decise che l’Italia non doveva intervenire. Mussolini, invece, si schierò
con gli interventisti e abbandonò l’ “Avanti” per fondare “Il Popolo d’Italia”, che provocò la sua