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Latino-Catullo e Ovidio
Italiano-Dante (Paolo e Francesca )-Manzoni
Filosofia-Schopenhauer e Kierkegaard
Inglese-Shakespeare -Wilde
Storia-Palmiro Togliatti e Nilde Jotti
Le parole di Alcesti pongono l’accento sull’eccezionalità del proprio
comportamento:lei avrebbe potuto continuare a vivere e, rimasta
vedova,risposarsi,avere altri figli ma la forza del suo amore l’ha spinta a
sacrificarsi.Una dedizione così immensa che le permette di pretendere dal
marito un compenso non del tutto adeguato ma degno:il giuramento di
rimanerle per sempre fedele ,di non dare una matrigna ai loro figli. Difatti
Eumelo il maschio avrà certamente nel padre un valido sostegno mentre alla
bambina Polimena mancherà il conforto della presenza materna.
ricorda quello che ho fatto e serbami
μὲν
ἀλλὰ ταῦτα gratitudine :ho anch’io una richiesta
θεῶν τις ἐξέπραξεν ὥσθ᾽ οὕτως ἔχειν. da farti ,non di eguale valore certo
μοι μ
εἶεν: σύ νύν τῶνδ᾽ ἀπό νησαι χάριν: ,niente vale quanto la vita,ma senza
μ μὲν
αἰτήσο αι γάρ σ᾽ ἀξίαν οὔποτε
(ψυχῆς dubbio giusta;lo riconoscerai tu stesso
μ
γὰρ οὐδέν ἐστι τι ιώτερον), .I figli ti sono cari,come lo sono a
δίκαια δ᾽, ὡς φήσεις σύ: τούσδε γὰρ φιλεῖς me ,se continui a provare dei
'γὼ
οὐχ ἧσσον ἢ παῖδας, εἴπερ εὖ φρονεῖς: sentimenti .Perciò ,ti prego, lasciali
μ μ
τούτους ἀνάσχου δεσπότας ἐ ῶν δό ων padroni della mia casa ,non
305καὶ μὴ ' μ μητρυιὰν
πιγή ῃς τοῖσδε τέκνοις, risposarti ,non imporre loro una
μ
ἥτις κακίων οὖσ᾽ ἐ οῦ γυνὴ φθόνῳ matrigna ,una donna peggiore di
μ
τοῖς σοῖσι κἀ οῖς παισὶ χεῖρα προσβαλεῖ. me ,che con animo malevolo alzerà le
mani sui nostri figli.
Ma un dio ha voluto che questo fosse
il nostro destino .E sia così. Tu però
Dopo queste ultime parole intense e ricche di pathos Alcesti si rivolge
nuovamente al marito affermando :
με: Bisogna che muoia ,e questa
δεῖ γὰρ θανεῖν sventura non accadrà domani , né
καὶ τόδ᾽ οὐκ ἐς αὔρι ον domani ancora:fra poco apparterò
μοι †μηνὸς†
οὐδ᾽ ἐς τρίτην ἔρχεται κακό alla schiera dei defunti. Addio siate
μ
ν,ἀλλ᾽ αὐτίκ᾽ ἐν τοῖς οὐκέτ᾽ οὖσι λέξο felici. Tu,marito mio, ti puoi vantare
μέν,
αι.χαίροντες εὐφραίνοισθε: καὶ σοὶ di aver sposato la migliore delle
μ
πόσι,γυναῖκ᾽ ἀρίστην ἔστι κο πάσαι λαβ donne ,e voi , figli miei, di essere
μ μητρὸς
εῖν, ὑ ῖν δέ, παῖδες, ἐκπεφυκέναι. nati dalla migliore delle madri.
E’ indubbio che Euripide abbia voluto mettere in risalto non solo l’eroismo di Alcesti
ma anche la piena consapevolezza del proprio sacrificio. Alcesti tuttavia pretende dal
marito la Μνήμη ossia l’eternità della memoria ; nelle sue ultime parole rivela
pienamente la femminilità della sua natura e risuona insieme all’orgogliosa
coscienza di sé anche l’amore possessivo e geloso ,capace di perdurare e di esigere
di essere corrisposto anche dopo la morte.
Latino
L’amor sacro e l’amor profano trovano la loro
sintesi in Catullo, che pone al centro
foedus
dell’esistenza amorosa il , ovvero il patto
fides,intesa
sacro ed inviolabile basato sulla
come assolutà fedeltà, che deve essere
rispettato da entrambi gli amanti per
raggiungere la completezza psicologica ed
affettiva.
In questo reciproco impegno amoroso sono
conciliate le due forme d’amore separate dalla
l’amare
società romana: , ovvero l’amore
erotico tipico delle relazioni extraconiugali
bene velle
occasionali, e il , l’affetto più tenero
e duraturo tipico degli affetti familiari.
E' paradossale, ma significativo, che Catullo
cerchi la sacralità dell'amore proprio in una
relazione con Clodia moglie di Metello , assai
più anziana di lui e infedele per natura. Eppure
di questo suo amore Catullo ha una visione
sublime: traspone in esso tutti i valori positivi
pietas,
della società romana: la la virtù di chi
fides,
adempie ai propri doveri, e la il vincolo
che impone il rispetto dei patti.E’ un valore tanto
alto da essere identificato con una divinità ,la
dea Fides.
Il carme sembra vivere della forte contrapposizione tra un tempo passato ,in cui
Lesbia nei momenti di più intensa passione gli diceva di amarlo sopra ogni cosa
e di non voler cedere mai alle proposte d’amore di nessuno ,neppure di Giove.
Catullo sentì di amare la sua donna non solo con una passione intensa e
travolgente ma soprattutto considerandola degna di stima , di affetto e di
profonda tenerezza; e un tempo presente molto diverso in quanto Lesbia non è
stata all’altezza di ricambiare quell’amore e ha ceduto ad un volgare tradimento
che nel cuor di Catullo ha avuto un effetto devastante egli anche se arde di una
passione ancora più violenta, ma ai suoi occhi è vilior et levior cioè “più vile e
leggera” .
CARMEN 72 Dilexi tum te non tantum ut vulgus
amicam,
(distici elegiaci) sed pater ut gnatos diligit et generos.
Nunc te cognovi: quare etsi impensius
Dicebas quondam solum te nosse uror,
Catullum,
Lesbia, nec prae me velle tenere Iovem.
multo mi tamen es vilior et levior. Ti amai ,allora, non tanto come il volgo
omoteleuto (ama) un’amante,
« Qui potis est ? », inquis quod amantem ma come un padre ama i figli e i generi.
iniuria talis Adesso so chi sei (ti conosco): perciò,
cogit amare magis, sed bene velle sebbene brucio con maggior violenza
minus tu sei per me molto più vile e
spregevole.
Traduzione “Com’è possibile?”, dici. Perché una tal
offesa
Dicevi, un tempo di conoscere solo costringe un amante ad amare di più,
Catullo, ma a voler bene di meno.
Lesbia, e di non voler abbracciare al
posto mio neppure Giove .
Commento
Quando il poeta si accorge di avere amato un’idealizzazione della donna verso la
quale aveva proiettato tutte i suoi sogni, Catullo prende coscienza dell’illusorio
inganno di cui è stato vittima ed elabora questo binomio per lui inconciliabile di
amare e bene velle, ovvero di amore carnale e desiderio sensuale da una parte e di
senso di stima e di rispetto vincolato dal foedus dall’altra. I tradimenti di Lesbia
hanno svuotato l’amore della sua essenza più nobile e preziosa; rimane la passione,
ma il suo divampare affievolisce il bene velle: fra i due amanti non esiste più né
intesa né concordia. In Catullo vengono meno infatti l’affetto e la stima nei
confronti della donna invece sopravvive l’ardore dei sensi continuamente
alimentato dalla gelosia.
Il carme 72 si collega al carme 109 in cui Catullo precisa che cosa sia un
profondo e completo vincolo d’amore .
Carme 109
(distici elegiaci)
Iucundum, mea vita, mihi proponis Traduzione
amorem Vita mia, mi prometti che questo nostro
hunc nostrum inter nos perpetuumque amore sarà gioioso ed eterno .
fore. O grandi dei , fate che possa
Di magni, facite ut vere promittere promettere veramente,
possit, e che lo dica sinceramente e dal
atque id sincere dicat et ex animo, profondo dell’animo in modo che a noi
ut liceat nobis tota perducere sia possibile protrarre per tutta la vita
uita questo eterno patto di sacra amicizia.
aeternum hoc sanctae foedus
amicitiae.
Catullo esordendo con il dolce epiteto “Vita mia” si rivolge alla sua amata Lesbia e
agli dei affinché il suo desiderio venga ascoltato. Dopo tante rotture e tradimenti
Lesbia promette a Catullo un amore puro ,sincero e fedele .Il poeta si augura che le
parole dell’amata siano vere ,colpisce l’uso delle parole “sanctae foedus
amicitiae”,ossia patto di sacra amicizia .Egli aspirava ad un legame coniugale
basato sul rispetto e sulla fiducia .ad un amore puramente gioioso ,egli contrappone
un legame eterno e inscindibile . Il desiderio di trasformare un legame adulterino in
un patto sacrale crolla e il cuore del dolce amante si spezza. Pervaso di passione e
di tenerezza , forgiato da violente e ardenti riconciliazioni , l’amore di Lesbia e
Catullo ancora oggi sopravvive nei versi immortali del poeta ,ci sorprende ,ci
commuove e lascia in noi un’impronta dolce e imperitura.
A Ovidio..Piacciono tutte!
Amores 2,4)
(
In questa raccolta di elegie, chiaramente ispirata a Tibullo e Properzio, ma ricca
anche di motivi di evidente derivazione alessandrina e catulliana, viene celebrato
un tema fondamentale della poesia di Ovidio:l’amore come passatempo giocoso,
svincolato da ogni forma di impegno sentimentale.A differenza di altre opere
elegiache, manca negli Amores una figura femminile dominante, come può essere
Lesbia per Catullo:infatti, benchè gran parte delle elegie sia dedicata alla
misteriosa Corinna, la sua presenza ha contorni sfumati e impalpabili.Forse è una
donna-simbolo, certamente non è l’amata del poeta.Egli afferma anzi, con schietta
sincerità, che il suo cuore non è fatto per accontentarsi di un solo grande amore,
ma è pronto a inchinarsi di fronte a qualsiasi donna avvenente.
Già negli Amores si delineano anche altri elementi costitutivi della poetica
ovidiana:il poeta, estraneo alla religione tradizionale e ai suoi contenuti storico-
politici, si serve della mitologia solo come fonte per le storie che intende
raccontare. In questo egli si rivela figlio del suo tempo,di quella generazione
scettica che si disinteressava della religiosità legata a un mos maiorum ormai
ritenuto sorpassato, e che si era dimostrata insensibile, per non dire ostile, alle
riforme augustee in campo religioso. Rispetto alla poesia amorosa precedente,
oltre alla figura femminile unificatrice, manca in Ovidio il dramma sentimentale
generato da queste donne nei loro amanti-poeti .Anche se molte elegie degli
Amores hanno per argomento litigi fra innamorati, scene di gelosia, tradimenti e
riconciliazioni, non vi è in esse alcuna traccia del pathos creato da queste vicende
nella tradizione precedente o contemporanea: Ovidio ha una concezione
dell’amore come lusus, gioco leggero, destinato a lasciare solo tracce superficiali
nell’animo di chi lo ha vissuto.
E così il poeta non è più totalmente dedito alla sua amata, né di conseguenza può
farle professione di fedeltà eterna e immutabile.
Davvero lontani ormai dall’esperienza amorosa totalizzante di Catullo e degli altri
elegiaci suoi contemporanei Tibullo e Properzio dove le donne amate ,Delia e
Nemesi diventano veri e propri miti e catalizzano ogni pensiero ed emozione dei
servitium amoris
poeti. Il tema del non è rivolto ad una donna ma allo stesso
Amore Qui Ovidio seppur calato nella finzione letteraria, confessa di amare tutte le
donne ,senza alcuna distinzione :”Non una bellezza stabilita eccita i miei amori /
cento le cause del mio amore interrotto” ( vv 9-10; trad. L. Canali)
Segue la descrizione tutti i tipi di donna che ai suoi occhi sono attraenti per
bellezza, portamento ,ognuna portatrice di un dettaglio che lo fa impazzire, e tutte
in definitiva egli vorrebbe sedurre. Sicuramente ha ispirato il famoso “catalogo” del
Don Giovanni,opera musica da Mozart (1756-91) ma il cui libretto venne scritto da
Lorenzo Da Ponte.
“Non oserei difendere con menzogne i miei riprovevoli costumi,
e servirmi di armi fallaci in difesa dei miei vizi.
Confesso, se pure giova qualcosa confessare le colpe;
ma dopo la confessione ricado folle nelle mancanze.
Le odio, ma non posso non essere desideroso di ciò che odio:
ahi, com’è duro sopportare ciò di cui ci si vorrebbe liberare!
Mi mancano le forze e la capacità di guidare me stesso;
sono trascinato come una nave sospinta dai flutti impetuosi.
Non una bellezza stabilita eccita i miei amori:
cento le cause del mio amore ininterrotto.
Se una ha gli occhi modesti rivolti a terra,
ne brucio: è quel suo pudore che mi insidia.
Se un’altra è provocante, mi affascina perchè non è un’ingenua,
e promette di sapersi muovere sul morbido letto.
Se è parsa intrattabile e rigida, somogliante alle Sabine, penso
che provi desiderio ma dissimuli nel profondo del cuore.
Se Se sei istruita, mi piaci per questa dote di rare qualità;