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filosofia- Friedrich Nietzsche
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Mappa concettuale
L’aforisma
Chi scrive aforismi?
Friedrich Nietzsche e l’uso dell’aforisma
La Volontà di Potenza
Giacomo Leopardi, il pensiero filosofico e il
linguaggio aforistico nell’ opera
Lo Zibaldone dei Pensieri
Oscar Wilde aphorisms
The Picture of Dorian Gray, Preface
Charles Baudelaire et le langage aphoristique
Mon Cœur mis à Nu
Jorge L. Borges y el empleo del aforismo en su cuento
La Biblioteca de Babel
nel periodo del 68
Jim Morrison aforista
La struttura dell’aforisma contemporaneo
L’aforisma e la perdita dell’autore
L’aforisma: tra ripetizione e originalità
L’aforisma aphorismòs
Il nome aforisma deriva dal greco e propriamente
significa “definizione”. 20
Di fatto, della definizione, l’aforisma ha sia l’essenzialità, che la
funzione di delineare in modo chiaro un concetto.
Ma l’aforisma ha anche qualcosa di più della definizione, è un
meccanismo espressivo che, in equilibrio tra eleganza e sostanza di
pensiero, a metà strada tra il gioco di parole e la massima filosofica,
aspira a far divertire e a far riflettere.
E’ quindi esattamente una frase che comprende , in un breve giro di
parole, il risultato di precedenti riflessioni, osservazioni ed
esperienze.
Nella famiglia dei generi letterari, l’aforisma è un parente molto
stretto della massima, della sentenza, dell’adagio, del motto e, per
certi rami, anche del più popolare proverbio, ma non coincide con
nessuno di questi classici modelli. Possiamo senz’altro affermare
che a designare una frase ad aforisma è la sua qualità.
Chi scrive aforismi? sa
Lo scrittore di aforismi è uno che conosce la VERITA’ e la
esprimere.
Ciò gli è consentito dalla cultura ma soprattutto dalla ricettività.
Si tratta quindi di un sapere per illuminazione, dove la sintesi
folgorante, trovata dallo scrittore di aforismi, equivale a quella di
una formula o di una definizione.
La particolare capacità che ha lo scrittore di aforismi riguardo all’
espressione allegorica, simbolica - sintetica, emblematica, lo rende
inoltre partecipe della magia delle lettere e dei numeri.
Lo affascina l’esattezza, la simmetria, l’armonia, l’ordine, la misura,
la bellezza, la purezza, l’unita’ delle cose, di cui egli istintivamente
ed ostinatamente va alla ricerca, anche quando sembrano rendersi
improvvisamente irreperibili .
Egli ama infatti andare nel profondo, “sondare gli abissi”, e
l’aforisma riuscito è sempre un premio al suo coraggio ed alla sua
costanza in questa ricerca, che in fondo non è altro che la ricerca di
un senso da dare all’esistenza.
La conoscenza che egli è in grado di attingere deriva in effetti dalla
più elevata tra le diverse facoltà conoscitive, e cioè quella che
rappresenta la comprensione immediata del verbo divino nella
meditazione.
Lo scrittore di aforismi infine è colui che attraverso le sue
“sentenze” ha il potere di giudicare la società in cui vive, e persino
la propria epoca. È il Vero ad eleggerlo e ad investirlo di tanta
autorità, conferendogli una funzione attiva e d’avanguardia.
20
Friedrich Wilhelm Nietzsche
20
“Non tutti gli uomini sono in grado di sopportare il non senso della
vita”
N
ietzsche (1844-1900), filosofo e scrittore, trovò nell’aforisma uno
strumento letterario affascinante e utilissimo, difatti diversi testi si
risolvono in una sequenza di aforismi, più o meno concettosi, tra
Menschliches, Allzumenschliches
questi possiamo citare (Umano
Morgenröte Die fröhliche Wissenschaft
troppo umano), (Aurora), (La
gaia scienza) e, infine, non possiamo non menzionare la raccolta dei
Der Wille zur Macht
suoi pensieri e aforismi dal titolo (La volontà di
potenza) pubblicata nel 1901, dopo la sua morte, in una prima
edizione comprendente 483 aforismi e in una seconda edizione del
1911 composta da ben 1067 aforismi.
Nietzsche afferma che l’aforisma è un’illuminazione istantanea,
paragonabile ad un’immagine veloce ed incompleta, è compito
dello spettatore integrare con il proprio pensiero quanto visto.
Davanti all’aforisma il lettore , non comprende l’essenza di questo
prima di averci riflettuto ed averlo interpretato, non a caso
Nietzsche parla di “arte dell’interpretazione”. Questo non significa
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che egli accosti gli aforismi alla rinfusa, anzi, essi sono inseriti in
sapienti costruzioni architettoniche, non di rado aperte e concluse
da poesie, al fine di allentare tensioni e pesantezze, introducendo
brio e leggerezza.
“L’autore deve chiuder bocca, quando apre bocca la sua opera”
“ la vita è essenzialmente sopraffazione di ciò che è debole”
La Volontà di Potenza
L’opera è un insieme di appunti e aforismi che, dopo la morte di
Nietzsche, furono riordinati dalla sorella. La donna diede un ordine e
una struttura tale da farne venire fuori un pensiero
razzista,antisemita e antiegualitario. Dopo aver scoperto la
manomissione della sorella, alcuni studiosi provarono a ricercarne il
vero significato: tra essi furono importanti gli italiani Giorgio Colli e
Mazzino Montinari .
La volontà di potenza, secondo il filosofo, è l’intima essenza
dell’essere. La vita e il mondo sono volontà di potenza. Essa non si
manifesta però solo nella vita, ma anche nella natura, nella morale,
nella politica, nell’arte. Questa forza però, incarnandosi nel
superuomo, può diventare strumento di dominio e sopraffazione nei
confronti degli uomini più deboli. Il suo pensiero si presta a
strumentalizzazioni, infatti questo concetto potrebbe legittimare e
giustificare le leggi antiegualitarie e i regimi autoritari. Varie furono
dunque le linee politiche che trovarono giustificazione dei loro
programmi nel pensiero di Nietzsche .
Giacomo Leopardi
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“Il più solido piacere di questa vita è il piacer vano delle illusioni”
L
eopardi (1798-1837) poeta e prosatore, lungo tutta la sua vita
aspirò ad essere anche un filosofo cioè un intellettuale che si
interroga sulle ragioni delle cose e sul senso della vita.
Zibaldone,
Testimonianza di questa aspirazione è lo un grande
volume dove Leopardi usava appuntare note, pensieri, osservazioni
poetiche e, appunto, pensieri filosofici sotto forma di aforismi.
Pensieri,
Molti di questi ultimi furono raccolti nell’opera mai ultimata
e pubblicata dopo la sua morte, nel 1845.
Questa sorta di diario fu iniziato a Recanati nel luglio 1817 e finito
nel dicembre del 1832 a Firenze: pubblicato per la prima volta in
sette volumi nel 1898 da una commissione presieduta da Giosuè
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Carducci. Il suo vero titolo è Zibaldone dei Pensieri anche se
l'opera è più nota con il solo nome di Zibaldone; in esso c'è un
continuo dialogo del poeta con se stesso: sono pagine piene di
ricordi e di poesie, in cui si parla in forma libera di letteratura, di
filosofia, di politica e di religione: i frammenti hanno la data, quasi a
tracciare lo sviluppo di quel pensiero travagliato: "In quelle pagine
la vita vissuta si spoglia delle sue apparenze materiali, si depura in
esperienza, diventa riflessione, dibattito, tentativo di filosofia"
(Momigliano). Lo Zibaldone contiene dunque, col disordine
inevitabile in un diario e con le incoerenze naturali in riflessioni che
si svolgono in un lungo ordinario di anni, la poetica del Leopardi e la
filosofia della sua vita; si ordina e si chiarisce come il diario
contemplativo d'una sofferenza, che tende a purificarsi e a risolversi
nel canto.
Massime dallo Zibaldone
Oggidì le menti superiori hanno questa proprietà che sono
facilissime a concepire illusioni, e facilissime e prontissime a
perderle (parlo anche delle illusioni della giornata): a concepirle, per
la molta forza dell'immaginazione: a perderle, per la molta forza
della ragione. (26 Giugno 1820).
(pag. 113, volume primo)
Passano anni interi senza che noi proviamo un piacer vivo, anzi una
sensazione pur momentanea di piacere. Il fanciullo non passa
giorno che non ne provi. Qual è la cagione? La scienza in noi, in lui
l'ignoranza. Vero è che così viceversa accade del dolore. (2 Luglio
1821).
(pag. 471, volume primo)
In ordine alle donne, diceva taluno, ho già perso due virtù teologali,
la fede e la speranza. Resta l'amore, cioè la terza virtù, della quale
per anche non mi posso spogliare, con tutto che non creda nè speri
più niente. Ma presto mi verrà fatto, e allor finalmente mi appiglierò
alla contrizione. (25 Luglio 1820).
(pag. 149, volume primo)
Non per questo che il piacere del dolore è conforto all'infelicità
moderna, l'ignoranza di esso piacere era difetto alla felicità antica.
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Come nella speranza o in qualunque altra disposizione dell'animo
nostro, il bene lontano è sempre maggiore del presente, così per
l'ordinario nel timore è più terribile il male. (26 Marzo 1820).
Oscar Wilde
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“I am so clever that sometimes I don't understand a single word of
what I am saying.”
“A man who does not think for himself does not think at all.”
W
ilde (1854-1900) distinguished himself for his eccentricity and he
was a supporter of the theory of “Art for Art’s Sake”.
“My life is like a work of art”
Many people, who appreciate the paradoxical aphorisms of Oscar
Wilde, may not know of the fact that he never wrote a text of
aphorisms, and that all the famous aphorisms mentioned in book or
magazines, are actually the result of a lots of arbitrary
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extrapolations from his works (comedies, novels, stories, wise,
etc.).In fact, Wilde had such a strong talent for creating effect
sentences, that he had no need to write real aphorisms to become a
teacher of this literary genre.
Two small anthologies of Oscar Wilde’ aphorisms already appeared
some years before his death; the first one is “Phrases and
Philosophies for the Use of the Young” published in 1894 on
The Chameleon, later studied and revisited by the students of
Oxford; the second, entitled “Ocariana”, that was edited and
published in 1895 by Wilde’ wife, Constance.
The only aphorisms as such published by Wilde himself were the
twenty-one that constitute The preface to The Portrait of
Dorian Gray.
Preface Prefazione
THE artist is the creator of beautiful things. To L'artista è il creatore di cose belle. Rivelare l'arte
reveal art and conceal the artist is art's aim. e celare l'artista è il fine dell'arte.
The critic is he who can translate into another Il critico è colui che sa tradurre in forma diversa o
manner or a new material his impression of in nuova materia la sua sensazione del bello.
beautiful things.
The highest as the lowest form of criticism is a La più alta come la più meschina forma di critica
mode of autobiography. sono una sorta di autobiografia.
Those who find ugly meanings in beautiful things Quelli che vedono brutti significati nelle cose belle
are corrupt without being charming. This is a fault. sono disonesti senza essere interessanti. Questo è
un difetto.
Those who find beautiful meanings in beautiful Quelli che vedono bei significati nelle cose belle
things are the cultivated. For these there is hope. sono i raffinati. Per essi c'è speranza.
They are the elect to whom beautiful things mean Essi sono gli eletti per cui le cose belle significano
only beauty. solo bellezza.
There is no such thing as a moral or an immoral Non esistono libri morali o immorali. I libri sono
book. Books are well written, or badly written. That scritti bene o scritti male. Tutto qui.
is all.
The nineteenth century dislike of realism is the L'avversione del diciannovesimo secolo per il
rage of Caliban seeing his own face in a glass. realismo è la rabbia di Calibano che vede il suo
volto in uno specchio.
The nineteenth century dislike of romanticism is L'avversione del diciannovesimo secolo per il
the rage of Caliban not seeing his own face in a romanticismo è la rabbia di Calibano che non vede
glass. il suo volto in uno specchio.
The moral life of man forms part of the subject- La vita morale dell'uomo fa parte della materia
matter of the artist, but the morality of art consists dell'artista, ma la moralità dell'arte consiste
in the perfect use of an imperfect medium. nell'uso perfetto di un mezzo imperfetto.