vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Finanza: la privatizzazione dell'acqua in Italia
Diritto: il referendum sull'acqua
Italiano: Eugenio Montale
Storia dell'arte: l'Impressionismo
Storia: la crisi di Suez
Introduzione
L’acqua è la risorsa naturale più importante sulla terra poiché senza di essa non ci
sarebbe vita. Essa però sta diventando un bene molto prezioso e non disponibile per
tutti a causa del sempre più elevato consumo d’acqua in attività agricole, industriali e
domestiche, degli sprechi e dell’inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere. Infatti,
solo l’acqua dolce può essere utilizzata per le attività dell’uomo, mentre l’acqua salata
eliminerebbe la fertilità dei terreni, impedendo successivi raccolti, o incrosterebbe i
componenti meccanici delle industrie.
Dall’inizio del XXI secolo, la Terra si trova quindi di fronte ad una crisi idrica molto
grave: circa 884 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. Numerosi
organismi sia internazioni sia locali si stanno quindi attivando per cercare di risolvere il
problema.
Per frenare gli sprechi molti governi si stanno dirigendo verso una gestione privata del
servizio idrico. Ciò è quello che si sta verificando anche in Italia dove, col Decreto
Ronchi si stabilisce l’affidamento del servizio idrico a soggetti privati attraverso gara o
società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato detenga
almeno il 40%.
Contro questo decreto i rappresentanti del Forum italiano dei movimenti per l'acqua
hanno presentato alla Corte di Cassazione 3 quesiti referendari, 2 dei quali sono stati
giudicati ammissibili e per i quali tutti i cittadini italiani aventi la maggiore età, il 12 e
13 giugno 2011 sono chiamati a votare. I 2 quesiti propongono l’abrogazione di vari
passaggi del Decreto Ronchi e quella parte del comma 1 dell’Articolo 154 del Decreto
che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla
Legislativo n. 152/2006
tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale
investito.
L’acqua inoltre è stata fonte di ispirazione per numerosi poeti. Un esempio sono le
poesie di Eugenio Montale, nelle quali la figura del mare è particolarmente presente in
quanto simbolo di una felicità irraggiungibile, di cui l’uomo poteva godere solamente
nel periodo della sua infanzia mentre da adulto viene abbandonato sulla terra come un
inutile osso di seppia. L’acqua però può anche essere simbolo del male di vivere
dell’uomo quando viene rappresentata come «rivo strozzato», nella poesia Spesso il
male di vivere ho incontrato.
Furono ispirati dall’acqua anche i pittori impressionisti e in particolare Claude Monet, il
quale ritiene che essa sia ottima per studiare le variazioni di luce, grazie alla sua
trasparenza, al suo potere riflettente e la sua condizione di moto continuo. L’acqua fu
quindi oggetto di molte sue opere come Impression soleil levant e in particolar modo
nel ciclo di 250 dipinti Le Ninfee.
L’acqua infine può essere causa di guerre. In particolare fu proprio il possesso del
canale di Suez, strategico per il trasporto del petrolio, che causò la seconda guerra
arabo-israeliana. 4
La crisi idrica mondiale
Fra tutte le risorse naturali, l'acqua è la più importante poiché senza di essa non c'è vita
ed è per questo che viene anche definita oro blu. L’acqua però, pur essendo una
risorsa rinnovabile, sta diventando un bene sempre più prezioso e non disponibile per
tutti. Questa scarsità idrica dipende da vari fattori.
Innanzitutto l’acqua non è distribuita in modo uniforme sulla terra poiché il livello delle
precipitazioni varia a seconda della fascia climatica in qui ci troviamo, quindi le regioni
della fascia equatoriale, che hanno un clima umido disporranno di più acqua rispetto a
quelle della fascia tropicale, caratterizzate da un clima secco.
Negli ultimi anni però questa distribuzione è andata via
via alterandosi provocando il fenomeno della
desertificazione, cioè il degrado dei terreni coltivabili
in aree aride che si verifica per:
Il sovra-pascolamento, che comporta la
compattazione e l’impoverimento del suolo;
L'agricoltura intensiva, che prevede l’utilizzo
spesso eccessivo di fertilizzanti, pesticidi, ecc. che
rendono il suolo meno fertile;
La salinizzazione, ovvero l’aumento dei sali nel terreno che elimina la fertilità dei
terreni e impedisce successivi raccolti;
I disboscamenti che privano il terreno della sua protezione;
Le variazioni climatiche, dovute all'innalzamento della temperatura terrestre.
In secondo luogo aumento demografico e lo sviluppo economico che si sono
verificati negli ultimi anni, hanno portato ad un sempre più massiccio consumo d’acqua
in attività quali l’agricoltura, che assorbe la maggior parte delle risorse idriche
(soprattutto nei paesi del sud del mondo), l’industria e gli usi domestici.
Tutte queste attività non consumano l'acqua allo stesso
modo. Infatti, mentre l'acqua usata per l'agricoltura non
può essere recuperata perché una parte è utilizzata per gli
animali, una parte per irrigare le piante, una parte viene
assorbita dal suolo e una parte evapora, gran parte
dell'acqua utilizzata per industria è riciclabile quando
ripulita dalle sostanze inquinanti tramite impianti di
depurazione. Non tutti i paesi tuttavia hanno a
disposizione le capacità tecniche ed economiche per fornirsi di depuratori, pertanto nei
paesi più poveri le acque reflue inquinino i corsi d’acqua.
Per quanto riguarda gli usi domestici invece, il consumo
di acqua è maggiore dove esiste un acquedotto, perché
basta aprire un rubinetto per averla, mentre dove esso
non c’è e si devono fare chilometri per procurarsi l'acqua,
il consumo è minore. Infatti, confrontando i livelli di
consumi d’acqua potabile nei vari paesi del mondo
possiamo notare che un australiano utilizza in media più
di 1000 litri di acqua potabile al giorno, un americano da 5
300 a 400 litri, un europeo da 100 a 200 litri, mentre in alcuni paesi in via di sviluppo il
consumo quotidiano pro capite è solo di pochi litri.
Le necessità idriche di queste attività sono per lo più soddisfatte tramite la trivellazione
di pozzi che attingono dalla falda acquifera, che è alimentata dalle precipitazioni. Un
suo eccessivo sfruttamento porta all’abbassamento del livello della falda. Inoltre, nei
grandi centri urbani, la superficie del suolo viene resa impermeabile dall’asfalto e dal
cemento perciò l’acqua della pioggia viene direttamente convogliata nelle fognature e
scaricata nei corsi d’acqua, senza penetrare nel sottosuolo e ricaricare la falda.
La convergenza di questi due fattori fa sì che in molte città il livello della falda, negli
ultimi anni, si sia abbassato notevolmente.
Infine, a ridurre la quantità d’acqua “pura” concorrono gli inquinamenti dei fiumi e
delle falde acquifere, prodotti dagli scarichi urbani, dell’industria e dell’agricoltura.
Un esempio è dato dalla recente chiusura del poligono di tiro a volo di Vergiano per
inquinamento ambientale. Secondo le indagini di laboratorio sui pallini sparati nel
poligono infatti, il piombo rilasciato sul terreno e nelle acque del Marecchia, supera di
ben 2.240 volte il valore massimo consentito dalla legge. Il rischio maggiore è dato
dall’inquinamento della falda del Marecchia che rifornisce tutta la riviera. Infatti, il
piombo ha esclusivamente effetti negativi sulla nostra salute e può quindi causare seri
danni in seguito al suo assorbimento tramite l’acqua che giunge ai nostri rubinetti.
In conseguenza a tutto ciò, la Terra si trova ad affrontare
dall’inizio del XXI secolo, una crisi idrica molto grave. Infatti,
si calcola che circa 884 milioni di persone non abbiano
accesso all’acqua potabile e che più di 2,6 miliardi di persone
non abbiano servizi sanitari di base con la conseguenza che
circa 1,5 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno
per malattie connesse alla mancanza di acqua e di servizi
igienico-sanitari.
Di fronte alla gravità di tale problema, occorre che i governi di tutte le nazioni e le
amministrazioni locali garantiscano la protezione e la depurazione dell’acqua dalle
contaminazioni che produciamo.
A livello internazionale numerosi organismi si sono mossi in tal senso, ma in particolar
modo le Nazioni unite.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, infatti, dopo aver stabilito
il 2003 come Anno internazionale dell’Acqua, ha deciso di
proclamare il periodo 2005 - 2015 “Decennio Internazionale
dell’Acqua”, a partire dal 22 marzo 2005, Giornata Mondiale
dell’Acqua con l’obiettivo principale di focalizzare l’attenzione su
tutte le problematiche legate all’acqua, al fine di conseguire i
risultati stabiliti a livello internazionale, in particolare dimezzare il
numero della popolazione che non ha accesso all'acqua potabile e ai servizi igienico-
sanitari di base entro il 2015 e di porre fine allo sfruttamento non sostenibile delle
risorse idriche.
Sempre le Nazioni Unite, con la Risoluzione del 29 luglio 2010, hanno dichiarato per la
prima volta nella storia il diritto all'acqua, un diritto umano universale e
6
è un diritto
fondamentale, sottolineando che l'acqua potabile e per uso igienico, “
umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani”.
La Risoluzione, infatti, sebbene non sia vincolante, invita gli Stati a fornire risorse
finanziarie, competenze e tecnologie, in particolare verso i paesi in via di sviluppo, al
fine di incrementare gli sforzi per fornire acqua potabile sicura, pulita, accessibile e
disponibile e servizi igienico-sanitari per tutti.
Infine, si sono attuate soluzioni anche a livello locale. Numerosi comuni come Rimini,
Forlì, Cesena, Ravenna, Bologna e Ferrara e, dal 1° giugno 2011 anche Santarcangelo,
hanno provveduto alla costruzione di “Case dell’acqua”,
ovvero edifici tecnologicamente avanzati dai quali si può
prelevare acqua liscia (gratuitamente) o gasata (a 0,05€),
a temperatura ambiente o refrigerata.
L’obbiettivo è quello di spingere ad un utilizzo sempre più
frequente dell’acqua del rubinetto perché è sicura,
controllata ed economica, (1 litro costa poco più di
0,001€), e di ridurre i rifiuti plastici provocati dal consumo
di acqua in bottiglia (l’Italia detiene il primato europeo di consumo pro capite di acqua
in bottiglia: 194 litri all’anno). 7
La privatizzazione dell’acqua
in Italia Prima del 1994, su tutta la penisola si contavano circa
13 mila gestori.
La legge Galli (n. 36/1994) ha riorganizzato il
sistema in grandi comprensori, chiamati ATO, Ambiti
territoriali ottimali (oggi sono 92), e obbliga ogni Ato a
farsi carico sia dell’erogazione del servizio sia di tutto
il ciclo dell’acqua, dalla captazione alla depurazione. È
con questa legge che la gestione dell’acqua si sposta
a carico dell’utente tramite la tariffa.
Altro importante passo verso la privatizzazione, è contenuto nella finanziaria del
governo D’Alema (2000) che stabilisce come uniche forme societarie possibili per
l’affidamento del servizio idrico le società per azioni pubbliche, private o miste, cioè
aziende con scopo di lucro.
Il decreto Ronchi infine, approvato alla Camera il 19
novembre 2009, stabilisce che, a partire dal 1°
gennaio 2012, la gestione del servizio idrico vada
affidata in via ordinaria a imprenditori e società
private scelti con apposito bando di gara, oppure a
società miste pubblico/privato, in cui il privato sia scelto
attraverso gara e detenga almeno il 40% delle quote
azionarie. Infatti, le 64 ATO che non hanno ancora
proceduto all’affidamento, o hanno affidato la gestione
del servizio idrico a società a totale capitale pubblico, cesseranno entro il dicembre
2011, a meno che non diventino società miste, con capitale privato al 40%.
Le società quotate in Borsa invece, per poter mantenere l’affidamento del servizio,
dovranno far scendere la proprietà pubblica della società al di sotto del 40% entro
giugno 2013 e al 30% entro il dicembre 2015.
In via straordinaria, la gestione del servizio idrico potrà essere affidata senza gara ad
in house,
una società privata o pubblica. In tali casi però si deve trattare di società cioè