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Nella mia tesina ho deciso di ispirarmi all’acqua, perché in qualche modo è la fonte della vita, tutto scorre, come diceva Eraclito, niente è per sempre. L’acqua muta le sue rocce come il tempo muta noi, la nostra vita scorre come un fiume, si nasce, si cresce, affrontando rapide e cascate e si muore, sfociando in un oceano di anime.
La tesina di maturità che ho presentato inoltre permette vari collegamenti interdisciplinari.
Esposizione tecnica dell'acqua sul pianeta.
Italiano: D'Annunzio: l'acqua, Giuseppe Ungaretti: I fiumi.
Storia dell'arte: Gaudì e Friedrich.
Inglese: T.S Eliot.
altri prima di sfociare in mare o di perdersi nell’interno dei
continenti. Per esempio, in Africa il Nilo bagna Uganda,
Sudan ed Egitto; in Europa, il Tado e il Douro nascono in
Spagna e sfociano nell’Oceano Atlantico dopo aver
attraversato il Portogallo. Un fiume può anche fungere da
confine, come il Reno in Europa, che scorre per alcuni tratti
fra Germania e Francia; in America, il Rio Grande separa il
Texas(USA) dal Messico. Anche la stessa falda di acque
sotterranee sovente, è condivisa tra Stati confinanti. Là
dove le risorse idriche sono le stesse per più Stati occorre
stipulare accordi che salvaguardino i diritti di tutte le
popolazioni interessate. Se i patti si rivelano inattuabili, o
se sono violati unilateralmente, allora spesso nascono
conflitti che possono degenerare in vere e proprie guerre.
La scarsità d’acqua in In molte regioni del
molte aree del mondo mondo, in particolare
rappresenta un nei paesi meno
problema per le sviluppati, le
popolazioni, ma può condizioni ambientali e
anche far nascere veri la scarsità di
ACQU
e propri conflitti fra infrastrutture
stati vicini, per il adeguate rendono
controllo e lo molto problematico
A,
sfruttamento dei pochi l’accesso all’acqua
corsi d’acqua e delle potabile per una parte
falde acquifere. considerevole della
FONTE popolazione.
DI
Molti artisti del novecento, come D’annunzio, Ungaretti,
Gaudi e Thomas Stearns Eliot, si sono ispirati a questo
elemento per elaborare le loro opere, alcuni considerano il
ISPIRA
suo scorrere come un “flusso di ricordi” altri come una
similitudine alla vita e altri ancora prendono in
ZIONE
considerazione il suo movimento.
L’acqua è da per tutto, è sia dentro che fuori di noi, forse è
anche per questo che in moltissime poesie, dipinti e
ARTIS
architetture, ritroviamo quasi sempre un particolare che fa
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TICA riferimento ad essa.
Fra le opere degli artisti sopra elencati possiamo trovare
“Acqua” di Gabriele D’annunzio…
Acqua di monte
Acqua di fonte
Acqua che squilli
Acqua che brilli
Acqua che canti e piangi
Acqua che ridi e muggi
Tu sei la vita
e sempre sempre fuggi
In questo testo D’Annunzio sembra giocare con una serie di
parole che riportano al nostro udito, i suoni dell’acqua con
le sue infinite manifestazioni nel mondo della natura.
L’acqua scorre cantando, la sua voce è limpida e argentina e
richiama i rumori più antichi del mondo.
L’acqua è un elemento che è sempre stato caro a
D’Annunzio…
è un elemento primordiale e di vita e come la vita non si
può trattenere ne definire, perché è in continuo mutamento:
questo è il suo fascino, è la sua magia ed è l’incanto che
sempre noi sentiamo di fronte al suo perenne divenire.
Un tema diverso, ma sempre legato alla sacralità
dell’acqua, possiamo ritrovarlo nei “FIUMI” di Ungaretti…
Mi tengo a quest’albero mutilato
abbandonato in questa dolina
che ha il languore
di un circo
prima o dopo lo spettacolo
e guardo
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il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
in un’urna d’acqua
e come una reliquia
ho riposato
L’Isonzo scorrendo
mi levigava
come un suo sasso
Ho tirato su
le mie quattr’ossa
e me ne sono andato
come un acrobata
sull’acqua
Mi sono accoccolato
vicino ai miei panni
sudici di guerra
e come un beduino
mi sono chinato a ricevere
il sole
Questo è l’Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell’universo
Il mio supplizio
è quando
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non mi credo
in armonia
Ma quelle occulte
mani
che m’intridono
mi regalano
la rara
felicità
Ho ripassato
le epoche
della mia vita
Questi sono
i miei fiumi
Questo è il Serchio
al quale hanno attinto
duemil’anni forse
di gente mia campagnola
e mio padre e mia madre
Questo è il Nilo
che mi ha visto
nascere e crescere
e ardere d’inconsapevolezza
nelle estese pianure
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Questa è la Senna
e in quel suo torbido
mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi
contati nell’Isonzo
Questa è la mia nostalgia
che in ognuno
mi traspare
ora ch’è notte
che la mia vita mi pare
una corolla
di tenebre.
Dalla raccolta “L’ALLEGRIA”, di Giuseppe Ungaretti
Antoni Gaudi, “Casa Mila”; Barcellona
1906-10
Giuseppe Ungaretti nasce nel
1888, ad Alessandria d’Egitto e
muore nel 1970.
Frequentò la scuola superiore
ad Alessandria, dove iniziò le
sue prime letture poetiche di
Baudelaire, Carducci, Pascoli,
D’Annunzio e Leopardi. In
seguito proseguì i suoi studi alla Sorbona di Parigi. Durante
questi anni universitari approfondì la conoscenza della
poesia decadentista e simbolista e conobbe i maggiori
rappresentanti delle avanguardie europee, sia nell’arte
come Picasso, De Chirico e Modigliani e alcuni dei maggiori
esponenti del Futurismo.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, andò a Milano
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dove si arruolò volontario come soldato e combatté nel
Carso e nel 1918 sul fronte Francese;
Infatti le sue prime poesie furono ispirate proprio alla
guerra.
Nel 1916, pubblicò la sua prima raccolta poetica intitolata
“POESIE DI GUERRA”, da cui trae “LA VEGLIA” ( composta
da due strofe più una terza che racchiude una riflessione),
in questa raccolta si aggrappa a tutte le cose belle delle
vita, che lo spingevano a superare quel periodo di
devastazione e dolore.
Un’altra raccolta fu “L’ALLEGRIA”, dalla quale possiamo
leggere “I FIUMI”.
In questa poesia di guerra il poeta entra in contatto fisico
con l’acqua, uscendo dal fronte e affrontando la morte, il
poeta decide di sdraiarsi in una pozza creata dal fiume
Isonzo, che lo leviga come se fosse una sua roccia,
portandolo a pensare che tutti i momenti della sua vita sono
stati legati a vari fiumi… questo pensiero gli fa fare un
viaggio mentale che lo porta sul Serchio dove vissero i suoi
avi, poi in Egitto dove sulle sponde del Nilo, aveva vissuto la
sua infanzia, dopo ancora si sposta in Francia sulle rive del
Senna dove aveva trascorso vari anni di studio… in fine
ritorna alla realtà concludendo la poesia con la frase “Una
Corolla di tenebre”, frase che identifica una vita piena di
angosce e tormenti a cui nessuno può sfuggire.Nella poesia
di Ungaretti troviamo uno sperimentalismo linguistico, già
visto nell’opera di Pascoli e D’Annunzio, appartenete alla
prima fase della sua vita, che va dal 1915 al 1932, dovuta
all’angoscia della morte e al desiderio di pace (componente
autobiografica), nella quale la poetica non descrive ma
vuole evocare e suscitare ricordi ed emozioni, attraverso un
linguaggio scarno ed essenziale, con l’abolizione della rima
e del verso tradizionale, scompare quasi totalmente la
punteggiatura e i versi si riducono alla misura della singola
parola, considerata come improvvisa e significativa
illuminazione.
Anche alcuni architetti e pittori prendono in considerazione
proprio il tema dell’acqua e della natura come per esempio
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l’architetto spagnolo Antoni Gaudi, che progetta un intero
edificio, chiamato “ Casa Mila”(1906-10). È stato progettato
per contenere una serie innumerevole di appartamenti.
Questa struttura è stata studiata nei minimi dettagli, come
la resa martellinata della pietra che fornisce continuità alla
sua superficie ondulata, composta da blocchi uniti con
molta precisione. L’elemento fondamentale è la luce, che
durante le fasi del giorno il sole fa cangiare, variando la
colorazione delle pareti, grazie anche al contrasto fra cavità
buie concave e quelle più luminose, convesse. Un evidente
contrasto si nota anche fra le ondeggianti e scomposte
ringhiere di ferro battuto (pensate come alghe appoggiate
sugli scogli) e la linea molto più dolce e fluente della
facciata, interrotta in alcuni punti da sculture a forma di
bocciolo di rosa con affiancano delle scritte in rilievo, in
latino (parole tratte dall’Ave Maria).
La facciata è un non-finito, anche se Gaudi in realtà avrebbe
voluto che fosse completamente affrescata con colorazioni
multicolori(ripresi dai colori freschi degli alberi, dei fiori e
dell’azzurro cielo catalano), è anche una sintesi che
nasconde sotto le forme naturalistiche affrescate, uno
spessore murario composto da mattoni legati tra loro da
malta e rivestito con sottili lastre in pietra modellata.
La smaterializzazione della solidità muraria avrebbe
“restituito” l’architettura a una natura, madre del cielo,
della terra e del mare che coglieva l’atto creativo dell’uomo
verso il cosmo, avvicinandosi così a Dio. A differenza di altri
edifici questo non ha una vera e propria solidità plastica,
ma riprende molto il movimento della natura, ottenuto
tramite vivaci movimenti simili a quelli geologici.
In pianta l’edificio si presenta come un grande rettangolo,
forato al centro da due grandi corti, le cui pareti, sono
modellate da leggeri rilievi plastici e sono completamente
affrescate(con motivi floreali e vegetali che cangiano dal
rosso, al giallo al blu). La struttura portante è composta da
pilastri dalla disposizione irregolare(richiesto
dall’andamento sinuoso delle pareti).
All’interno, le pareti dell’edificio sono strutturate secondo il
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movimento di quelle esterne e sono decorate con disegni di
polpi, flora marina e lumache di mare in rilievo; i soffitti, in
gesso modellato, riprendono la forma delle onde increspate
dal vento.
Anche alcuni pittori, come per esempio l’artista romantico
Caspar David Friedrich, dipinse “Monaco in riva al mare”…
dipinto che mette a confronto l’inferiorità dell’uomo
rispetto all’infinità del mare, un mare che non ha ne confini
ne stabilità.
Gran parte del dipinto è occupato da puro cielo, mentre la
parte restante è divisa in una striscia di mare e una di terra,
sulla quale, leggermente decentrata, è posta la figura di un
monaco che medita. La scena è composta dai tre elementi
che compongono “lo scheletro della natura”, cielo, mare e
terra.
Il monaco in questo quadro è collocato ai confini del mondo
materiale mentre contempla e si confronta con l’infinito di
un mare e di un cielo senza ne orizzonti ne confini,
rafforzando il contrasto fra vicino e lontano, il terreno e
l’immateriale, danno all’ osservatore l’impressione di
trovarsi davanti ad un mondo privo di limiti.
Friedrich eleva il simbolo del paesaggio a un livello più
emozionale e simbolico, traducendo i fini dell’arte cristiana
in un linguaggio nuovo, cioè quello laico.
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THE
“Monaco in riva al mare”, di C.D. Friedrich… 1809-10
WATER
IN THE
We have seen the influence of water in the Italian poets, in the
Spanish architecture and in the German painting, now we see, to
HEART
conclude, the inspiration of the English poets… one of them is the
modernist T.S. Eliot, who, in one extract from his poem “The Waste
Land”(Published in 1922, expressing the post-war sense of
AND IN
depression, futility and fall of values… Is divided in 5 sections). In
“The Rock and the Water”, he presents the modern world made of
THE
rock , sterile and lifeless and the water is the symbol of the past,
fertile and moving.
SOUL
Here is no water but only rock
Rock and no water and the sandy road
The road winding above among the mountains
Which are mountains of rock without water 33
If there were water we should stop and drink 5
Amongst the rock one cannot stop or think
Sweat is dry and feet are in the sand
If there were only water amongst the rock
Dead mountain mouth of carious teeth that cannot spit 34
Here one can neither stand nor lie nor sit 0
There is not even silence in the mountains
But dry sterile thunder without rain
There is not even solitude in the mountains
But red sullen faces sneer and snarl 34
From doors of mud-cracked houses 5
If there were water
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And no rock
If there were rock
And also water
And water 35
A spring 0
A pool among the rock
If there were the sound of water only
Not the cicada
And dry grass singing 35
But sound of water over a rock 5
Where the hermit-thrush sings in the pine trees To “The Waste Land”
Drip drop drip drop drop drop drop
But there is no water ”What the thunder said”
By T.S. Eliot
In the first part the poet walks on the winding mountains and
dreams the water (he expressing his wish with the metaphors)… In
the second part he accepts the presence of both (“ a pool among