Maturità, come funziona la nuova seconda prova degli istituti professionali? Risponde il preside
Il decreto legislativo n°61 del 2017 ha cambiato i connotati dello scritto di indirizzo degli istituti professionali: la normativa avrà effetto a partire dalla Maturità 2023. Sulle caratteristich...
Torna la Maturità e la seconda prova cambia ancora una volta faccia. O per meglio dire, vedrà un ritorno alle origini: lo scritto di indirizzo tornerà nazionale e verrà redatto negli uffici del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Non cambia il contenuto della prova che, come da tradizione, verterà sulle materie caratterizzanti il percorso di studi. Nel caso dell’istruzione Professionale, da quest’anno entrerà in vigore la nuova normativa che disciplina gli esami di Stato per questo percorso di studi. Una misura intrapresa dal Ministero Bianchi e confermata lo scorso settembre anche dalla gestione Valditara.
Nel dettaglio, è stata rimodulata la seconda prova degli istituti professionali: il nuovo impianto dello scritto di indirizzo degli istituti professionali risponde al decreto legislativo n° 61 del 2017, con le nuove disposizioni che produrranno il loro effetto già a partire dalla Maturità 2023. La seconda prova si presenterà ai maturandi sotto una nuova veste e per capire meglio quali sono i cambiamenti più significativi, il portale Skuola.net ha intervistato Domenico Ciccone, dirigente scolastico e componente del direttivo nazionale A.N.D.I.S.
Facendo riferimento all’ordinanza ministeriale sugli esami di Maturità 2023, si legge che “Negli istituti professionali di nuovo ordinamento, la seconda prova non verte su discipline ma sulle competenze in uscita e sui nuclei fondamentali di indirizzo correlati”. Cosa vuole dire nel pratico? Che tipo di prova dovranno aspettarsi i ragazzi dei professionali?
“Iniziamo con una precisazione: non è soltanto la seconda prova dell’esame di Stato che non verte sulle discipline ma l’intero impianto curriculare dell’istruzione professionale. Fin dal primo anno di applicazione dei Nuovi Ordinamenti di cui al D.M 92 del 2018, è apparso ragionevolmente chiaro che la struttura del curricolo dei nuovi professionali ha subito una rivoluzione copernicana, un passaggio epocale dalla classica configurazione per discipline ad una più moderna e funzionale visione per competenze. L’esame di Stato di quest’anno, che vede schierate per la prima volta le classi quinte del nuovo ordinamento, segue le sorti della riforma, peraltro rafforzata e ratificata anche dalle Linee guida, adottate con decreto 766 del 23 agosto 2019. In esse si legge che: ‘Il principio guida della riforma è quello secondo cui, per garantire una formazione di qualità, sia necessario porre l’accento non solo sulla trasmissione di saperi, ma sull’utilizzo che gli studenti fanno di ciò che apprendono sia nel percorso formativo che in altri contesti, una volta messi a fronteggiare compiti, problemi e situazioni complesse. Sotto il profilo metodologico, il passaggio da un impianto disciplinarista ad un approccio competence-based non si esaurisce, quindi, in una semplice distribuzione diacronica dei contenuti da insegnare/apprendere, ma richiede la reinterpretazione dei nuclei essenziali dei saperi e delle progressioni didattiche in un’ottica di continuità".
“I nuclei fondamentali degli indirizzi correlati rappresentano i saperi indispensabili, quelli che sono necessari per la strutturazione delle competenze, correlate al profilo d’uscita, e descritte nel corrispondente Profilo educativo culturale e professionale, distinto per ciascuno degli undici indirizzi, comune a tutti gli indirizzi dell’istruzione professionale. Tali nuclei assumono un valore formativo rispetto alle competenze che sorreggono, alle tematiche ricorrenti nella strutturazione di percorsi, che costruiscono strutture sulle quali si innestano i compiti cognitivi e operativi dei giovani. Veniamo alla prova che gli studenti dovranno affrontare: essa sarà un’unica prova integrata, di cui il Ministero decide una parte (la “cornice generale di riferimento”) e la commissione definisce l’altra parte, ossia le specifiche richieste per il determinato percorso attivato dalla scuola. Una scelta necessaria, in ragione della salvaguardia delle scelte curriculari autonome che ciascuna istituzione di istruzione professionale compie, sulla base della progettazione integrata con il territorio e con le istanze occupazionali, un modo per dare pieno valore alle autonome scelte operate dalle singole istituzioni scolastiche nella costruzione dei percorsi.”
La prova non sarà nazionale, bensì sarà redatta nell’ambito delle commissioni d’esame, quindi da docenti interni ed esterni competenti nelle materie coinvolte. Tuttavia sulla base di indicazioni ministeriali nazionali che stabiliranno quale tipologia di prova sviluppare e su quali nuclei tematici. Può darci qualche esempio delle possibili tipologie di prove che gli studenti si troveranno ad affrontare per i vari indirizzi?
“La parte nazionale della prova dovrà riferirsi all’indirizzo e, nel contempo, prestarsi a essere declinata in relazione a percorsi diversi. Le seconde prove non si sosterranno sulle discipline ma sulle competenze in uscita e sui nuclei fondamentali di indirizzo correlati. La trasmissione della parte ministeriale della prova avviene tramite plico telematico, il martedì precedente il giorno di svolgimento della seconda prova. La chiave per l’apertura del plico viene fornita alle ore 8:30. Le commissioni elaborano, entro il mercoledì 21 giugno per la sessione ordinaria ed entro il mercoledì 6 luglio per la sessione suppletiva, tre proposte di traccia. Tra tali proposte viene sorteggiata, il giorno dello svolgimento della seconda prova scritta, la traccia che verrà svolta dai candidati. I quadri di riferimento per la seconda prova dell’istruzione professionale sono distinti per indirizzo ed elencano: le caratteristiche della prova d’esame che contemplano quattro diverse tipologie, anch’esse sul rapporto tra prova distinte per indirizzo, e le indicazioni relative alla durata ed al rapporto tra la parte nazionale; i nuclei tematici; gli obiettivi della prova e la griglia di valutazione , con la sola lista degli indicatori, restando alla commissione il compiti di declinare i descrittori con la relativa gradualità della valutazione.”
Chi scriverà la traccia d’esame e in quali modalità?
“La traccia d’esame sarà redatta dalla Commissione declinando le indicazioni ministeriali in relazione allo specifico percorso formativo attivato (o agli specifici percorsi attivati) dall’istituzione scolastica. Sarà indispensabile tenere presente il codice ATECO1, in coerenza con le specificità del Piano dell’offerta formativa e, ovviamente, la prova dovrà essere pensata e proposta con riferimento alla dotazione tecnologica e laboratoriale d’istituto, in ragione della necessità di disporre di attrezzature e strumentazioni per consentire l’eventuale contemporaneo svolgimento delle prove. A seconda della situazione presente nell’istituto saranno contemplate due diverse modalità di predisposizione della prova: negli istituti con una sola classe per un dato indirizzo, l’elaborazione delle tracce viene affidati ai docenti della commissione titolari degli insegnamenti.
Mentre negli istituti con più classi quinte che seguono lo stesso percorso, l’elaborazione è affidata a tutti i docenti titolari della disciplina che, in sede collegiale, elaborano insieme le tracce. Durante la stesura occorre definire la sua durata, sulla base di quanto indicato nel relativo quadro di riferimento e la eventuale prosecuzione dello svolgimento nella giornata successiva se ne ricorrano le condizioni (disponibilità di laboratori, strumentazioni, locali.) Qualora la prova si dovesse svolgere in due giorni: in ognuno dei giorni deve essere fornita ai candidati una specifica e distinta consegna e l’articolazione deve essere comunicata con apposito avviso all’albo ed alle singole classi nell’area del registro elettronico.”
Come giudica questa nuova modalità di svolgere la seconda prova negli istituti professionali?
“Dirigo istituti professionali da molti anni e, dal punto di vista del dirigente di lungo corso, la nuova modalità legittima e ratifica il nuovo paradigma curriculare, didattico, organizzativo e metodologico dell’Istruzione professionale. Ingiustamente considerata la Cenerentola della scuola secondaria di Secondo grado, l’I.P. è in realtà la scuola più avanzata, sotto ogni aspetto, nel panorama scolastico italiano. Purtroppo negli ultimi dieci anni ha dovuto subire ben tre cambiamenti ordinamentali e sopportare ingiuste discriminazioni da parte di un’utenza sempre più orientata alla licealità, piuttosto che alla valorizzazione della diversità delle intelligenze.
Infatti, soltanto gli studenti delle classi quinte, che si apprestano a sostenere le prove dell’esame di Stato nell’Istruzione Professionale, dovranno affrontare una maggiore difficoltà e dimostrare di possedere conoscenze e abilità declinate in tangibili competenze. Il mio giudizio, per quello che può contare, è positivo ma mi consentirete di sottolineare la scarsa attenzione delle strutture ministeriali verso la specifica formazione necessaria per i docenti dell’istruzione Professionale. Peraltro è davvero sorprendente l’idea di licealizzare il curricolo di uno degli indirizzi più prestigiosi “Industria e artigianato per il Made in Italy” con un fantomatico Liceo del made in Italy. Questo doppio binario nel quale l’Istruzione Professionale deve essere all’avanguardia nel mentre è talmente dimenticata da doversi quasi giustificare, mi rende molto determinato nell’affermare che saremo all’altezza come sempre e nonostante tutto.”
Data pubblicazione 7 Giugno 2023, Ore 11:56
Data aggiornamento 7 Giugno 2023, Ore 11:57
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