vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Collegamenti
Fame nel mondo, percorso
Geografia: Paesi del Nord e del Sud del mondo.
Economia: Condizione economiche dei paesi in via di sviluppo.
Sociologia: Tessuto sociale dei Paesi del Terzo mondo.
Geografia economica: Attività agricole, di pesca e di sostentamento nei paesi in via di sviluppo.
LA FAME NEL MONDO
La fame nel mondo
La fame nel mondo è un grande e difficile problema, che vede tutto il
pianeta impegnato, per cercare di risolverlo, con metodi efficaci e nel
minor tempo possibile, impedendo così la sua ulteriore espansione.
Questo problema, che affligge le popolazioni del Terzo mondo,
dipende da veri fattori.
Fattore demografico
Alla fine del secolo scorso, la popolazione mondiale ha raggiunto i 5
miliardi e mezzo di persone ed è in continuo aumento. Il mondo si può
divedere in Nord, dove si trovano i paesi ricchi e progrediti, con circa 2
miliardi di abitanti ed in Sud, povero e sottosviluppato, con circa
3.624.008.000 di abitanti. La linea di demarcazione fra queste due
grandi aree, coincide con il confine tra Stati Uniti e Messico, poi divide
l’Europa e l’U.R.S.S. dall’Africa, dai paesi arabi a dall’Asia; inoltre, sono
compresi, nei paesi industrializzati, l’Australia e la Nuova Zelanda.
Nella zona del Nord vi sono: l’Europa, che ospita circa 700 milioni di
abitanti e presenta una densità altissima, (67 ab/kmq), l’Oceania, che è
il continente meno esteso della Terra, solo 8.942.000 kmq di
superficie ed ha una densità di 3ab/kmq. L’America settentrionale, con
una superficie di 21.200.000 kmq e 350.547.000 abitanti. Invece, le
zone che fanno parte del Sud, sono: l’Asia, che è la più estesa del
mondo, (1/3 delle terre emerse), nonché la più popolata, ospitando la
metà dell’intera popolazione mondiale, la sua densità media è di 65
abitanti per chilometro quadrato, l’Africa, che ha circa 595 milioni di
abitanti e la sua densità è di 19ab/kmq, l’America meridionale e
centrale, che hanno rispettivamente una superficie di 17.900.000 kmq
ed un milione di chilometri quadrati, con 223.317.000 abitanti in
totale. Le zone più popolate del mondo, si trovano in India, Cina,
Messico, Venezuela, sulle coste della Colombia dell’Equador e del Perù,
a sud-est e nord-est del Brasile ed infine alcune parti dell’Africa
meridionale e sulle coste di quella settentrionale. Nei paesi sviluppati
si è giunti ad un equilibrio quasi perfetto, fra nascite e morti, in seguito
alla diminuzione della natalità. Nel Terzo mondo, invece, l’incremento
annuo della popolazione arriva fino al 3%, così si presenta un
raddoppio dei residenti, ogni 30 anni circa. Nelle nazioni ricche i
giovani stanno lentamente diminuendo, infatti i ragazzi al di sotto dei
15 anni sono appena il 23% della popolazione; mentre gli anziani
aumentano, le persone oltre i 65 anni sono l’11%. Negli stati poveri
accade il contrario: i ragazzi che hanno meno di 15 anni sono il 30%
della popolazione, mentre gli ultrasessantacinquenni sono appena il
4%. La distribuzione della popolazione, oggi, aumenta l’ineguaglianza
all’accesso delle risorse; così per impedire uno squilibrio crescente fra
l’incremento di ricchezza e l’aumento della popolazione, nei paesi del
terzo mondo asiatico, si attua il rigido controllo delle nascite, in modo
da avvicinarsi alla situazione dei paesi più progrediti.
Fattore economico
RISORSE ALIMENTARI E AGRICOLTURA
Il mondo, come abbiamo già detto prima, può essere diviso in due
parti una a Nord e l’altra a Sud. Nella zona sviluppata vi è
un’agricoltura efficiente commerciale e tecnologicamente avanzata
tipica dei paesi dell’UE, degli USA, del Canada, dell’Australia
dell’Argentina, della Nuova Zelanda. Questa si basa sulla
meccanizzazione intensiva del lavoro agricolo e sull’uso diffuso
dell’irrigazione, dei fertilizzanti, degli antiparassitari e di nuove
tecniche di tipo biologico e genetico. I cereali, la soia, lo zucchero e le
altre piante alimentari così coltivate, non solo, sono sufficienti a
soddisfare la domanda interna, ma vengono esportate in grande
quantità. Nei paesi poveri l’agricoltura praticata è la monocoltura
speculativa e quella di sussistenza. La prima ha origine
dall’introduzione di piante estranee, alle coltivazioni che di solito si
fanno in queste zone, come l’arachide in Senegal e la canna da
zucchero in Brasile. Questa viene praticata sui latifondi controllati da
pochi proprietari locali o da gruppi alimentari stranieri. La
monocoltura speculativa occupa i terreni più fertili, che spesso sono
ipersfruttati, fino al loro esaurimento. Anche se è praticata con
tecnologie moderne e risulta altamente produttiva, non genera
benessere, perché il prodotto è interamente esportato e spesso a dei
prezzi poco remunerativi, così solamente una piccola parte della
popolazione beneficia del guadagno. Alle grandi masse di contadini
poveri, vengono assegnate delle terre marginali, divise in micro-
proprietà, dove è praticata un’agricoltura di sussistenza, che essendo
priva di adeguati investimenti, non può fornire il fabbisogno
necessario alla popolazione del luogo. Inoltre, nell’estremo oriente
intertropicale, le piane alluvionali, che sono coltivate, si alternano ai
villaggi, posti su dei lievi promontori, per diminuire il pericolo di
inondazioni. Nei deserti, come quello del Gobi in Asia e quello del
Sahara in Africa, l’unica forma di agricoltura è esercitata nelle oasi, in
cui gli insediamenti e le coltivazioni dipendono dalla quantità di acqua
disponibile. Nei Kibbutzim, villaggi israeliani, siti nella zona più arida
della Palestina, sono stati modificati del tutto, sia l’aspetto tecnico, che
quello sociale di campagna: infatti il deserto è stato bonificato con
sistemi ingegnosi di irrigazione. Inoltre, il mondo sottosviluppato, pur
avendo un’abbondante pesca, il 63,5% dell’intero pianeta, non riesce a
soddisfare il fabbisogno alimentare, perché il prodotto ittico viene
interamente esportato. Infine, i prodotti dell’allevamento, bovino,
suino, ovino, equino e del latte, vengono sfruttati dal Nord. Un altro
punto, questo a svantaggio del Sud! Un altro fattore che “contribuisce”
alla fame di queste popolazioni, è l’inquinamento causato dai paesi
occidentali: con le loro industrie immettono in atmosfera sostanze
nocive, come l’anidride carbonica e gli ossidi di azoto, che trasportati
dal vento, raggiungono queste zone.
RISORSE MINERARIE ED ENERGETICHE
In questo campo, il Terzo mondo ha un vantaggio rispetto al Nord:
infatti i giacimenti minerari più ricchi si trovano nell’Africa centrale ed
australe; qui ci sono miniere con grandi quantità di oro, diamanti,
cobalto, cromo, rame, mentre in quella settentrionale si trovano
giacimenti di fosfati. In Cina, l’estrazione del ferro e del carbone ha
origini molto antiche; negli ultimi tempi, l’area del sud-est asiatico è
diventata la più grande fornitrice mondiale di stagno. In Brasile ci
sono le saline, di cui il cloro ed il sodio sono i minerali principali
esistenti nel mare, di facile estrazione con l’evaporazione e la
cristallizzazione, in fondali bassi e preparati a questo scopo. Anche per
quanto riguarda le risorse energetiche, i paesi del Sud sono molto
ricchi: nell’ Asia sud orientale ed in Africa ci sono i più grandi pozzi di
petrolio e in più delle aree atte a giacimenti off-shore, al largo delle
coste.
CAUSE E CONSEGUENZE
A questo punto, dato che il Terzo mondo è abbastanza ricco di risorse
naturali, ci si potrebbe chiedere, come mai ci sia tanta povertà e fame.
La risposta è che i paesi progrediti e sviluppati consumano l’80%
dell’energia globale, lasciando al Terzo mondo solo il 20%, che non è
sufficiente a soddisfarne le esigenze. Inoltre, l’occidente acquista le
materie prime dai paesi poveri, a basso costo, produce dei manufatti,
come capi d’abbigliamento ed auto vetture, che rivende a prezzi molto
elevati, agli stessi paesi sottosviluppati. Le fabbriche infatti, nel Terzo
mondo sono poche ed ancora in via di sviluppo. Nel sud del nostro
pianeta, la popolazione è prevalentemente impiegata nell’agricoltura,
anziché nell’industria, né tantomeno nel terziario. Nel Terzo mondo
fanno eccezione alcuni paesi, come il Brasile, il Messico e Taiwan, dove
una parte della manodopera lavora nell’industria. Naturalmente, solo
nel nord si presentano grandi occasioni di lavoro; anche perché il sud
è privo di infrastrutture, di tecniche, di capitali ed inoltre vede
aggravarsi sempre di più, la sua condizione di arretratezza economica.
Ciò, dipende anche dai governi, a cui non interessa affatto , che il
popolo muoia di fame; ma, pensano ad ottenere sempre di più, la
supremazia assoluta, provocando talvolta delle guerre. Tutto questo
provoca, naturalmente delle conseguenze inevitabili, come
l’analfabetismo, la disoccupazione, il basso reddito, l’elevata mortalità
infantile e la diffusione delle malattie. Nel sud la disoccupazione, che è
dovuta alla mancanza di lavoro nelle fabbriche e all’analfabetismo, è
un fenomeno dilagante, che sembra non arrestarsi. Questo problema è
legato anche alla distribuzione della forza lavoro nei paesi
sottosviluppati; inoltre, gli accordi commerciali fra i paesi
industrializzati e quelli in via di sviluppo, sono molto deboli e scarsi. I
paesi poveri vendono i loro prodotti agricoli, scambiandoli con
macchinari industriali di stampo capitalistico. Questo fa aumentare la
disoccupazione e la sottoccupazione nelle campagne; il lavoro
precario, che da l’agricoltura, produce una reddito pro capite basso,
che risulta essere insufficiente per i bisogni del singolo lavoratore, che
deve provvedere al mantenimento della sua famiglia. Il basso reddito
provoca mortalità infantile: infatti la qualità e la quantità
dell’alimentazione è molto scarsa. Si pensi che in Africa ed in Asia le
calorie vengono fornite da alimenti vegetali meno pregiati e non da
quelli di origine animale, che sono molto preziosi per il nostro
organismo. Inoltre, nel mondo sottosviluppato le risorse alimentari
stanno diminuendo, invece di aumentare. In Africa 20 milioni di
bambini soffrono la fame, circa 4 milioni muoiono ogni anno. Questo è
l’aspetto più drammatico della fame del mondo. In America Latina la
situazione è simile, però qui gli effetti sono meno evidenti: 4 milioni
sono i piccoli malnutriti e circa un milione quelli che muoiono
annualmente. In Asia si va leggermente migliorando: la percentuale
delle pover creature malnutrite sta diminuendo. Comunque se
confrontiamo questo dato, con l’aumento della popolazione, notiamo
che è quello più alto rispetto ad ogni altra regione; infatti sono 6
milioni i bambini sotto i 5 anni morti durante il 1980. Sono dati
sconcertanti, perché la situazione stava migliorando negli anni 70’, ma
è peggiorata negli ultimi 5 anni. Secondo le statistiche dell’ONU, ogni
anno nel mondo si compie una tragedia: 20 milioni di bambini sono
condannati a morire di fame! 57.000 bambini morti ogni giorno,40
ogni minuto! Legato al problema della mortalità infantile, c’è anche
quello delle morti per malattie infettive, tra cui la più diffusa è la
lebbra, causata da vari motivi come la scarsa igiene, la pessima
alimentazione…
LA REALTA’
Nel terzo mondo la popolazione delle grandi città sta crescendo con un
tasso di incremento triplo rispetto a quello con cui si svilupparono le
vaste città dell’Europa nell’800’. Nell’America Latina più della metà
degli abitanti sono urbanizzati: solo in Argentina su un popolazione di
25 milioni di abitanti, 7 milioni e mezzo vivono nella conurbazione di
Buenos Aires e gli abitanti di Calcutta sono arrivati ad essere più di 60
milioni, alla fine del secolo scorso. In Africa più del 15% degli abitanti
è urbanizzata; i segni più evidenti della crescita delle città tropicali,
sono le cosiddette: “bidonvilles”. Ogni grande città, dei paesi del Terzo
mondo, è circondata da queste misere abitazioni, costruite alla meglio
per ospitare la gente povera ed emarginata della società. Queste
capanne coesistono con i grattacieli, le fabbriche e gli altri moderni
edifici, dove albergano le ricche élite del mondo degli affari economici.
Al contrario nelle baracche, dove vive la povera gente che spera di
trovare un posto di lavoro nel terziario, regnano la fame e le malattie.
Purtroppo, un numero sempre crescente di persone è costretto a