matteobortone
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maturità scuola

Inizia a farsi tesa l'aria in vista della Maturità 2025, tra ansie, notti insonni sui libri o la classica paura di non farcela. Una sensazione comune tra gli studenti, ma che si differenzia da quelle delle generazioni passate, che hanno affrontato prove ben più severe.

Mentre oggi ci si preoccupa delle prove scritte e dell'orale, durante il quale verranno discusse anche le esperienze di PCTO, ma anche della novità introdotta dal ministro Valditara sul voto in condotta per essere ammessi, c'è stato un tempo in cui l'Esame di Stato era un vero e proprio "inferno didattico".

Negli anni, infatti, la Maturità si è evoluta, passando da un studio molto più rigido, come quello del primo modello del 1923, al maxi orale omnicomprensivo durante il periodo di pandemia, fino alla formula attuale con due prove scritte e una prova orale. 

Indice

  1. Maturità: i primi anni i più duri
  2. Dall'esame più longevo all’arrivo del quizzone
  3. Il nuovo Millennio: tante novità ma esami abbordabili
  4. La pandemia stravolge la Maturità
  5. Il ritorno alla normalità

Maturità: i primi anni i più duri

L'esame di Maturità, istituito nel lontano 1923, festeggia quest'anno ben 102 anni.

E in questo lungo periodo ne ha viste di tutti i colori, cambiando pelle e mettendo alla prova intere generazioni di studenti.

Fu una vera "Maturità da incubo" la sua prima versione: bisognava superare ben 4 prove scritte e un orale sul programma degli ultimi tre anni. Non a caso, le percentuali di bocciati erano molto più alte rispetto a oggi. Inoltre, l'intera commissione era composta solo da esterni, con prof anche universitari. 

La prima vera modifica arrivò nel 1937, che riguardò soprattutto i programmi scolastici oggetto delle prove finali, che si ridussero a quelli dell’ultimo anno.

Durante la Seconda guerra mondiale poi, venne modificato nuovamente, riducendo l’esame ad un semplice scrutinio di fine anno. Passato il periodo buio della guerra, nel 1951, venne rispolverato l’esame targato Gentile, con quattro prove scritte e prova orale, mettendo in crisi ancora una volta i maturandi dell’epoca.

Dall'esame più longevo all’arrivo del quizzone

Un modello durato circa trent'anni, è stato quello introdotto nel 1969 dal ministro Fiorentino Sullo, che prevedeva una commissione prevalentemente esterna, due prove scritte, due orali e un voto finale in sessantesimi.

Questo sistema è stato poi rivoluzionato dal ministro Luigi Berlinguer tra il 1996 e il 2000, dando vita alla cosiddetta "Maturità del quizzone". L'esame di Berlinguer ha introdotto elementi chiave ancora presenti oggi, come il credito scolastico, che incideva sul voto finale, e la diversificazione delle tracce per la prima prova di italiano (analisi del testo, saggio breve, tema di ordine generale e storico).

La caratteristica più distintiva era la terza prova, un "quizzone" multidisciplinare, e l'introduzione della tesina multidisciplinare all'orale. Anche la composizione della commissione divenne mista (tre membri interni, tre esterni e un presidente esterno) e fino al 1998 il punteggio era espresso in 60esimi, poi è passato ai 100esimi.

Il nuovo Millennio: tante novità ma esami abbordabili

L’Esame di Stato continua a cambiare anche nel nuovo millenio. A partire dal 2002, la Maturità ha subìto diverse modifiche, inizialmente sotto il Ministero di Letizia Moratti, che ha mantenuto un solo membro esterno nella commissione. Successivamente, l'aumento del punteggio massimo dei crediti scolastici (da 20 a 25) e l'introduzione del 100 e lode.

In questo periodo, l'ammissione all'esame ha visto l'introduzione del "giudizio di ammissione", e in seguito a gravi terremoti (Abruzzo 2009 ed Emilia-Romagna 2012), in alcune zone l'esame si è svolto in forma esclusivamente orale.

La vera rivoluzione è arrivata con la legge Fedeli del 2017, entrata in vigore nel 2019, che ha eliminato la terza prova e la tesina, innalzando il valore del credito scolastico a 40 punti e rendendo obbligatoria la sufficienza in tutte le materie e il PCTO (ex Alternanza Scuola-Lavoro) per l'accesso. Anche le prove INVALSI delle classi quinte sono diventate un requisito.

Le prove scritte sono state ridotte a due: la prima ha introdotto il testo argomentativo e sdoppiato le tracce di attualità e analisi del testo, mentre la seconda è diventata multidisciplinare, potendo includere anche due materie "di indirizzo".

Il colloquio orale ha incluso la discussione delle competenze acquisite tramite PCTO e una riflessione su Cittadinanza e Costituzione. Nel 2019, la Maturità è stata caratterizzata anche dall'introduzione delle "buste" per il colloquio orale, un'iniziativa del Ministro Bussetti che, a causa delle polemiche, è stata rapidamente abbandonata.

La pandemia stravolge la Maturità

L'emergenza da Covid-19, iniziata nel 2020, ha costretto il Ministero dell'Istruzione ad adottare soluzioni straordinarie per gli esami di Maturità. Per due anni, le prove scritte sono state eliminate e sostituite da un maxi-orale che valeva fino a 40 punti, condotto da una commissione composta interamente da membri interni, ad eccezione del presidente. Il restante punteggio, fino a 60 punti, derivava dai crediti scolastici.

Questa metodologia, introdotta dal ministro Azzolina e mantenuta dal ministro Bianchi (con l'unica differenza della possibilità di non ammissione all'esame, sospesa nel 2020), è proseguita fino all'edizione del 2022. Con la pandemia in fase calante, il Ministro Bianchi ha optato per una soluzione intermedia: reintrodurre le prove scritte, ma con delle semplificazioni.

Solo la prova di Italiano è rimasta a carattere nazionale, mentre la seconda prova, specifica per l'indirizzo di studi, è stata elaborata dai docenti interni delle singole commissioni (sempre con presidente esterno).

Il ritorno alla normalità

L'esame orale del 2022 ha ripreso la sua struttura tradizionale pre-pandemia, senza buste o elaborati, focalizzandosi sulla discussione di materiale scelto dalla commissione, sulla presentazione di esperienze PCTO e sulla valutazione dell'Educazione Civica.

Inoltre, nel 2022 è stata modificata la ripartizione dei punteggi: l'Italiano valeva 15 punti, la seconda prova 10, l'orale un massimo di 25, mentre i crediti scolastici hanno assunto un peso maggiore, arrivando fino a 50 punti. Passata l’emergenza sanitaria, il ministro Giuseppe Valditara, ha optato per un ritorno definitivo alla ‘normalità’ pre-pandemica.

Dal 2023, col ritorno alla normalità, l'esame ha infatti ripreso le sue caratteristiche standard: due prove scritte, orale multidisciplinare della durata di circa un'ora e credito scolastico riportato a 40 punti; il resto lo fanno le prove finali, che valgono fino a 20 punti ciascuna. Ed è con questa formula che dovranno fare i conti i maturandi del 2025.

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