
Punto di partenza per sviluppare questa riflessione è stato l' articolo, Elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp, uscito su la Repubblica il 30 gennaio del 2018 e scritto dal giornalista, scrittore e docente universitario Marco Belpoliti che Skuola.net ha contatto per raccogliere le sue prime impressioni.
Belpoliti:"Ho avuto il mio quarto d'ora di celebrità"
Contattato da Skuola.net per una sua prima impressione sull'uscita di un suo articolo tra le tracce della prima prova di Maturità 2023, il giornalista e docente Belpoliti ci ha detto:"Come ha detto Andy Warhol, ho avuto il mio quarto d'ora di celebrità. Chi mi ha chiamato per complimentarsi mi ha detto 'sei diventato un classico'"."La risposta è stata,'non ho vinto il Nobel'. Pensandoci, anche vincere il Nobel non vuol dire diventare un 'classico' visto che molti sono stati dimenticati". Subito dopo il primo pensiero va ai maturandi:"Poveri studenti che dovranno faticare sulle mie parole visto che era ben lungi da me l'idea che qualcuno dovesse usarle per sostenere un esame. Tra l'altro quell'articolo non lo ricordavo più: l'ho riletto, non era male ed è anche un buon riassunto del libro che avevo letto e delle considerazioni personali che avevo fatto".
Il consiglio di Marco Belpoliti ai maturandi che sceglieranno la sua traccia
Il consiglio per i maturandi che andranno a scegliere la sua traccia è quello di "riflettere sull'uso che loro fanno di WhatsApp e più in generale dei social: la cosa che lì veniva solo accennata e di cui non ricordavo nulla è la frase di Roland Barthes che in Frammenti di un discorso amoroso parla del fatto che noi viviamo nella società dell'innamoramento diffuso"."Quando mandiamo un messaggio chiediamo 'ma tu mi ami? Tu mi vuoi bene? Tu sei attento a me? Tutto questo in senso sia amoroso-affettivo che amoroso-materno: in sostanza chiediamo di essere amati come lo siamo stati da nostra madre. Di conseguenza la domanda che facciamo agli altri e per cui vogliamo una risposta istantanea è: 'mi vuoi bene? Se mi vuoi bene rispondimi subito'".
Paolo Di Falco