Shymon
di Simone Milli
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TRACCE SVOLTE: IL GRUPPO, MARIA MONTESSORI, DON MILANI
Abbiamo in anteprima le tracce di Pedagogia e sociologia:

IL GRUPPO
- Il gruppo dei pari
Il gruppo è formato da un insieme di persone che stanno insieme stabilmente, condividendo obiettivi e visioni comuni e al cui interno si ha che fare con una realtà strutturata (con la presenza di status e ruoli).
Per i ragazzi il gruppo è di fondamentale importanza per la crescita, è una tappa importante che stimola il confronto con altri al di fuori della famiglia, e quindi aiuta anche lo sviluppo del senso critico.
Fin dai piccoli i bambini sentono il bisogno di stare in gruppo: l’unione è data
soprattutto dai giochi e dalle attività da svolgere.

La struttura è flessibile, si entra e si esce quando si vuole.
Intorno ai 10-11 anni il gruppo comincia ad assumere rilevanza più ampia: la struttura è più solida, c’è la presenza di status e ruoli ( il leader e l’emarginato, per esempio). Le norme sono più numerose e vengono tenute molto in considerazione; in questa fase è il gruppo che detta le abitudini, i modi di vestire, di ascoltare musica…. E’ il periodo del distacco dalla famiglia, fino a quel momento unico luogo (oltre la scuola) di confronto e di trasmissione di valori.
Il gruppo continuerà ad avere importanza nella vita dei ragazzi fino a che agenti esterni non entreranno e frantumeranno la coesione. Ad esempio, crescendo, si instaurano nuove relazioni, si incontrano nuove persone, ci si fidanza… Tutti elementi che possono allontanare dal gruppo iniziale.
L’influenza del gruppo durante l’adolescenza è molto ampia: da una parte il ragazzo si sente legato alla famiglia, ma dall’altra vorrebbe distaccarsene e per farlo deve farsi accettare dagli altri. Spesso si tende a comportarsi in maniera diversa da come si è solo per essere considerato “uno del gruppo”, altre volte invece si rimane sé stessi e non si scende a compromessi. Questo chiaramente dipende dal carattere e dal vissuto familiare di ognuno.
Non tutti i ragazzi fanno parte di gruppi. Molti preferiscono avere rapporti più intimi con le persone, altri invece vengono respinti dai coetanei e questo porta uno stato di infelicità, perchè si vorrebbe stare con gli altri ma si è respinti

-il gruppo
Il gruppo è formato da un insieme di persone che stanno insieme stabilmente, condividendo obiettivi e visioni comuni e al cui interno si ha che fare con una realtà strutturata (con la presenza di status e ruoli).
In ogni gruppo è presente un leader, una persona con un carisma molto forte in grado di trascinare gli altri membri. Può avere funzione positiva e negativa.
Con la sua capacità di coinvolgimento può infatti portare gli altri verso il bene ( ad esempio il volontariato) oppure la sua personalità è talmente forte da non permettere agli altri di esprimersi come credono.

Quando le persone cominciano a stare insieme non formano ancora un gruppo, esso va costruito piano piano, cercando di creare l’unità tra i membri. Ogni persona ha una propria identità, un IO che va a “scontrasi” con altri IO. E l’obiettivo che ci si deve porre è che questo IO diventi invece NOI, che va costruito con il tempo e la volontà di ciascuno.(costruzione identità collettiva)

Sono molti i fattori che favoriscono la coesione:
positiva immagine di sé;
accettazione reciproca;
rispetto reciproco;
valori e obiettivi comuni;
collaborazione e aiuto.

Ci sono anche fattori che invece possono essere da ostacolo alla coesione:
simpatie e antipatie per alcuni e non per altri;
competitività;
difesa dei propri interessi;
conoscenza superficiale dei componenti del gruppo

Anche nel gruppo più coeso ci sono problemi che minano l’unità. Sono quelle situazioni di conflitto, in cui due o più persone sono in contrasto tra di loro; questo è perfettamente normale. E’ però importante imparare a gestire i problemi relazionali per renderli occasione di crescita per il singolo.

-status Lo Status è la posizione che l’individuo occupa nella società; esso è simbolico perché è una posizione che l’individuo ha nella mente degli appartenenti alla società.
Un individuo non ha mai un solo status. Per esempio una persona può avere lo status di padre di famiglia,di marito, di impiegato e di insegnante di canto, a seconda dei luoghi e delle situazioni che vive.
Nonostante i molti status è possibile individuarne uno chiave, cioè una posizione sociale principale che condiziona le altre. Ad esempio per un politico la vita sociale finisce per avere più importanza della vita privata, poiché c’è meno tempo per dedicarsi alla famiglia o ai propri interessi.

- il ruolo Il ruolo è il complesso delle azioni che ci si aspetta da un individuo per la posizione che occupa nella società. Ad esempio se io sono un poliziotto ci si aspetta da me che io mi comporti in maniera conforme al ruolo che occupo: rispetto della legge, autorità, impeccabilità…. I ruoli sono legati alle istituzioni: la persona si trova a doverli svolgere perché perché occupa quella determinata posizione.
Esistono anche ruoli informali, non legati cioè alle istituzioni, ma che vengono attribuiti in maniera inconsapevole. Ad esempio in una classe può esserci l’alunno che da sempre fastidio e da cui ci si aspetta sempre un comportamento simile.

Le altre le stiamo preparando, è al lavoro una laureanda in Scienze della Formazione, già educatrice professionale di comunità

Maria Montessori
Maria Montessori si laurea in medicina ed è proprio stando in contatto con bambini con disturbi psichici, che si rende conto della sua vocazione: quella di educare questa tipologia di bambini, attraverso la sollecitazione dell’attività sensoriale, toccando e manipolando la terra e gli oggetti; stimolando l’utilizzo dei sensi.
Ella crede possibile un recupero intellettuale di questi bambini, infatti, all’interno della scuola da lei gestita svolge ordinate lezioni.
Gli “anormali” seguiti da Maria Montessori, agli esami nelle scuole elementari “TRADIZIONALI”, ottennero risultati uguali e talvolta superiori a quelli raggiunti dagli scolari “normali”.
si pose così un nuovo problema: perché i bambini correttamente seguiti dalla Montessori, hanno raggiunto un buon risultato? E perché quelli delle scuole “normali” non ne hanno raggiunto uno migliore? Qual è il problema della scuola?
Inizia così il suo interesse per i bambini “normali”, fondando la prima Casa dei Bambini, il 6 gennaio 1907, a San Lorenzo, un quartiere di Roma.
Una scuola a misura di bambino con piccole porte, piccole sedie, lavandini su misura… Un ambiente caldo e confortevole dove gli alunni potevano sperimentare il contatto con gli oggetti e la natura e allo stesso tempo imparare a svolgere attività pratiche.
I bambini dovevano essere lasciati liberi di agire e di scegliere quello che più li interessava. Per questo era importante costruire un ambiente ricco di materiali e di stimoli.
All’interno della Casa dei Bambini si svolgevano attività di educazione sensoriale e intellettuale, per un possibile avviamento dei bambini alla lettura, alla scrittura e all’aritmetica unito allo svolgimento di esercizi di vita pratica, per accentuare l’aspetto pratico e socializzante dell’educazione. ( ad es: abbottonare, sbottonare, spazzare…)
La Montessori scopre così che il bambino ha una forte capacità di attenzione, al contrario di quanto si era sempre pensato. La loro consueta disattenzione infantile è, infatti, il frutto dell’inibizione per la repressione del mondo esterno e dell’autorità degli adulti, piuttosto che una tendenza naturale.
I bambini, liberati dalle inibizioni del mondo, rilevano una insospettata capacità di attenzione e di concentrazione.

DON LORENZO MILANI