
Migliaia di studenti stanno affrontando la prima prova della Maturità 2025, che prevede diverse tracce di tema e analisi del testo. Tra le proposte gli studenti hanno trovato anche il testo argomentativo che ha come protagonista Paolo Borsellino, magistrato simbolo della lotta alla mafia.
Il brano scelto per la traccia si intitola “I giovani, la mia speranza” e invita a riflettere sul ruolo delle nuove generazioni nel contrasto a fenomeni criminali e sociali radicati.
Ecco chi era Paolo Borsellino.
Chi era Paolo Borsellino
Paolo Borsellino nacque a Palermo il 19 gennaio 1940, nel quartiere popolare della Kalsa. Dopo aver frequentato il liceo classico Giovanni Meli, dove fu anche direttore del giornale studentesco, si laureò in Giurisprudenza all’Università di Palermo con il massimo dei voti nel 1962. A soli 23 anni entrò in magistratura, distinguendosi come il più giovane magistrato d’Italia.
Durante la sua carriera, Borsellino si impegnò con dedizione nella lotta contro la mafia, collaborando con colleghi come Giovanni Falcone nel pool antimafia istituito a Palermo. Il suo lavoro lo portò a indagare sulle connessioni tra i vertici mafiosi e il mondo politico e degli affari. La sua attività gli costò la vita: fu ucciso il 19 luglio 1992 in un attentato in via d’Amelio a Palermo, insieme a cinque agenti della sua scorta.
“I giovani, la mia speranza”: il messaggio di Borsellino
Il testo oggetto della traccia della Maturità 2025 è tratto da un messaggio in cui Borsellino riflette sul rapporto tra la sua generazione e quella dei giovani riguardo alla consapevolezza della mafia. Il magistrato ricorda come, durante l’adolescenza, lui e i coetanei vivevano “nell’assoluta indifferenza del fenomeno mafioso”, un argomento praticamente ignorato all’epoca.
Negli anni successivi, invece, si sviluppò “una notevole rinascita della coscienza civile”, soprattutto tra i giovani, che divennero “perfettamente coscienti del gravissimo problema col quale noi conviviamo”. Questa presa di coscienza fa dire a Borsellino di essere “ottimista”.
Secondo il magistrato, uno dei punti di forza delle organizzazioni mafiose è il consenso sociale. “Se questo atteggiamento dei giovani viene alimentato e incoraggiato, non sarà possibile per le organizzazioni mafiose, quando saranno questi giovani a regolare la società, trovare quel consenso che purtroppo la mia generazione diede e dà in misura notevolissima. E questo mi fa essere ottimista”.