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Con la nascita del calcolo infinitesimale e differenziale ad opera di Newton e Leibnitz, che facevano ricorso all'evidenza geometrica nell'introdurre i concetti di limite e di continuità, e con la successiva algebrizazione della geometria iniziatasi con Cartesio, la geometria venne detronizzata e quindi messa in secondo piano rispetto all'Algebra ed all'Analisi Matematica. Però mentre della geometria e dei suoi metodi si conosceva una costruzione rigorosa e assiomatica, non succedeva altrettanto per l'algebra e l'aritmetica; i numeri (naturali, interi, razionali, reali) furono introdotti senza troppi scrupoli rigoristici, solo in funzione strumentale del loro uso. Infatti i numeri irrazionali erano già stati introdotti nell'antichità greca come rapporto fra grandezze incommensurabili (ad esempio lato e diagonale di un quadrato) per via, quindi, puramente geometrica; per via algebrica, invece, furono introdotti dalla necessità di risolvere equazioni del tipo x2 - 2 = 0, né si aggiunse altro. Oggi sappiamo che tutti gli insiemi numerici si possono ricondurre agli insiemi dei numeri naturali con successive estensioni. Diceva Kroneker: "I numeri naturali li ha fatti il buon Dio, tutto il resto é opera dell'uomo", dove l'espressione "il buon Dio" sta a significare semplicemente che l'uomo ha rinunciato a dare una spiegazione dei numeri naturali, essendo questi legati alla semplice e "naturale" operazione del contare. Prima di introdurre i numeri reali secondo Cantor (a partire dai razionali), vedremo brevemente [2] come si possono introdurre i numeri interi ed i numeri razionali a partite dai numeri naturali; seguirà ancora un paragrafo sulle proprietà dell'insieme dei razionali strutturato con le operazioni '+' , '.' e con la relazione d'ordine .
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Raffaele Santoro: I numeri reali e la potenza del continuo Pagina 7
per la successione a), scegliendo = 1/7, tutti i termine della successione, dal termine a 8
in poi, sono compresi nell'intervallo ]-1/7,1/7[.
per la successione d), prendendo = 1/5, tutti i termine della successione, dal termine a 4
in poi, sono compresi nell'intervallo ]-1/5,1/5[.
Si dice allora che la successione, quando n tende all'infinito, tende a zero o anche che la
successione converge a zero. In termini più precisi: ,
Si dice che una successione (a ) tende a zero se, per ogni (+), tutti i termini
n
della successione, a partire da un certo termine di posto n , appartengono
0
[:
all'intervallo ]-,
n ]-, [.
(+), , n / n> n a
0 0 0 n
Quando la successione (a ) tende a zero, si scrive:
n
a 0, oppure .
lim a 0
n n
n
É facile verificare che la somma di due successioni che tendono a zero è una successione
che tende a zero:
a 0
n a b 0 .
n n
b 0
n
Analogamente, il prodotto di due successioni che tendono a zero è una successione che
tende a zero:
a 0
n a b 0 .
n n
b 0
n (a :
Infine, se la successione tende a zero, lo stesso accade per la successione ),
n
Raffaele Santoro: I numeri reali e la potenza del continuo Pagina 8
, (a
(a ) 0 ) 0.
n n
Però, non sempre le successioni convergenti tendono a zero, anzi accade piuttosto che
convergano verso un altro (razionale o no) a 0. Per stabilire se una successione razionale
converge verso un numero a, diamo la seguente definizione:
Una successione convergente (a )tende ad a se la successione (a - a ) tende a zero:
n n
a a, oppure .
lim a a lim a a 0
n n n
n n
Esempi:
La successione dell'esempio b) tende a 2/3. Infatti abbiamo (costruendoci la successione
differenza b ):
n
2 2 2 n 1 1
;
b a
n n
3 3 3
n 3
n
1
la successione è il prodotto del numero razionale 1/3 per la successione di
b
n 3
n
termine generale 1/n dell'esempio a), che abbiamo visto convergere a zero. Quindi, per
quanto visto sopra, anche la successione: 2
b a
n n
3
tende a zero e a tende a 2/3.
n
La successione:
a 0
,
3
; a 0
,
33
; a 0
,
333
;
1 2 3 2
converge a 1/3 = 0,333… . Infatti la successione: tende a zero:
b a
n n
3
b 0
,
0333 ; b 0
,
00333 ; b 0
,
000333 ;
1 2 3
Come prima, è facile dimostrare che la somma ed il prodotto di due o più successioni
convergenti è ancora una successione convergente. Ma c'è di più: si può dimostrare che
lim a b lim a lim b
n n n n
n n n
lim a b lim a lim b
n n n n
n n n
lim a lim a ,
n n
n n
7 Criterio di convergenza di Cauchy
Fino ad ora abbiamo considerato la convergenza di successioni razionali di cui conoscevamo
già il limite di convergenza. A volte, però, è solo necessario sapere se una successione
razionale converge oppure no, senza conoscerne il limite verso cui converge, e questo anche
perché è molto spesso difficile calcolare tale limite. Perciò stabiliremo ora un criterio
;
(necessario) di convergenza delle successioni in questo criterio è il criterio di Cauchy:
Raffaele Santoro: I numeri reali e la potenza del continuo Pagina 9
+,
Se una successione razionale converge ad a, allora, comunque si sceglie un
è possibile trovare un indice n tale che:
0
a a
m
n > n , > n risulta: .
0 0 n m /2+,
Infatti, se la successione razionale converge ad a, allora, esiste un n tale che,
0
m > n risulta:
0
;
a a m 2
varrà anche la relazione, per n > m:
.
a a
m 2
Allora:
.
a a a a a a a a a a
n m n m n m 2 2
a a
Dunque (come volevasi dimostrare, c.v.d.).
n m
"… questo criterio … si riferisce soltanto ai termini della successione presa in esame, e non
suppone la conoscenza di alcun numero oltre ad essi. In parole povere, il criterio esige che i
termini della successione si addensino gli uni agli altri, sicché la differenza fra uno di essi
(scelto abbastanza in avanti) ed un qualunque termine successivo diventi piccola ad
arbitrio..." [3].
Come si è già anticipato, il criterio di convergenza di Cauchy è solo necessario e non
sufficiente: esistono cioè successioni razionali che, pur soddisfacendo al criterio di Cauchy,
non convergono ad alcun numero razionale.
Consideriamo un numero decimale periodico: , ed a partire da questo costruiamoci
a 2
, 2
35
la successione (a ):
n
a 2
, 2
; a 2
, 23
; a 2
, 235
; a 2
, 2353
; a 2
, 23535
;
1 2 3 4 5
questa successione soddisfa il criterio di Cauchy e converge ad un numero razionale. Infatti
abbiamo:
2213
3 3 .
10 a 2235
, 35
, 10
a 22
, 35 10 a 10
a 2213 a 990
In generale, ogni sviluppo decimale periodico converge ad un numero razionale:
ammettiamo la facile dimostrazione che è simile a quella del caso particolare precedente.
a , m m m
Consideriamo ora un allineamento decimale limitato non periodico: . A
0 1 2 n
partire da questo allineamento costruiamoci la successione razionale:
b a , m ; b a , m m ; b a , m m m ; .
1 0 1 1 0 1 2 n 0 1 2 n
Tale successione verifica il criterio di Cauchy:
m 9 10 1
n 1
b b ;
n 1 n n 1 n 1 n 1 n
10 10 10 10
Raffaele Santoro: I numeri reali e la potenza del continuo Pagina 10
n
n n n>n
posto , =10 / :
10 0 0 1
− < = .
+1
10
Però tale successione non converge ad alcun numero razionale, perché, se fosse
lim = ∈, dovrebbe essere razionale, contro l‟ipotesi che è invece uno sviluppo
a
→∞
illimitato non periodico.
bisogno di ampliare l‟insieme numerico
Pertanto abbiamo per far sì che ogni successione
razionale di Cauchy converga ad un numero appartenente al nuovo insieme, ampliamento di
.
Ovviamente, questo nuovo insieme numerico che andremo a definire dovrà contenere come
proprio l‟insieme ;
suo sottoinsieme non solo, ma, oltre ad avere tutte le proprietà
dovrà eventualmente risultare una struttura „più ricca‟, proprio
,
strutturali già viste di
perché dovrà permettere la convergenza di tutte le successioni di Cauchy.
8 Esistenza dei numeri irrazionali
2
− 2 = 0
Sappiamo che l‟equazione .
non è risolubile in I greci conoscevano già una
dimostrazione di questo fatto. La dimostrazione la troviamo negli “Elementi” di Euclide.
Supponiamo che esista un numero razionale x il cui quadrato sia uguale a 2; possiamo,
allora, rappresentare x con una frazione irriducibile :
2
2 2 2
= ⇒ = = 2 ⇒ = 2 ; (*)
2
2
Da quest‟ultima espressione risulta che è un numero pari, quindi anche m sarà pari e
potremo scrivere: = 2′ ′.
con
Con questa sostituzione la (*) diventa:
2 2 2 2
4′ = 2 ⇒ 2′ = ;
2
da quest‟ultima espressione risulta che anche è pari e quindi anche n è pari; allora, se m e
=
che
n sono pari, avranno in comune il fattore 2, contro l‟ipotesi è una frazione
irriducibile.
Siamo arrivati ad una conclusione assurda supponendo che x sia razionale; quindi è assurda
= 2 2
quest‟ultima ipotesi: non è razionale. D‟altra parte, però, rappresenta la misura
della diagonale di un quadrato di lato 1; quindi la sua esistenza è altrettanto legittima come
qualunque altro numero razionale. 2.
Non abbiamo, dunque, motivi di dubitare dell‟esistenza di numeri come Però non
2
servirebbe a nulla creare un nuovo simbolo come senza verificare che questa estensione
della nozione di numero non conduce a contraddizioni. .
Noi abbiamo accennato brevemente, nei paragrafi 3 e 4, alle estensioni successive di
Per assicurare l‟esistenza di interi relativi abbiamo considerato delle classi di equivalenza in
x. ,
Poiché tutte le operazioni conducono a coppie i cui elementi appartengono a la
teoria degli interi relativi non può essere contraddittoria, se è coerente l‟aritmetica di .
Analogamente, l‟esistenza dei razionali è assicurata dalla studio di classi di equivalenza in
− 0
x ,
Raffaele Santoro: I numeri reali e la potenza del continuo Pagina 11
Si tratta ora di considerare l‟ampliamento di .
ad Un tale ampliamento è diverso dagli
ampliamenti considerati fino ad ora. Infatti la costruzione di richiede la nozione di limite.
Questa differenza indica il passaggio dall’algebra all’analisi matematica.
9 Costruzione dei numeri reali: insieme
l‟insieme delle successioni di ) l‟insieme
Nel seguito indicheremo con e con (
delle successioni fondamentali (cioè che soddisfano il criterio di Cauchy).
Se e appartengono a , le successioni
+ = + , + , … = , , …
e
1 1 2 2 1 1 2 2
appartengono ancora a . Infatti: +
, ⟺ , , > ⇒
0 0