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Q
(Tale formula discende, per esempio, dalla formula dell’area classica dell’Analisi Matematica che
permette, tra le altre cose, il calcolo della misura di Hausdorff di dimensione 2 di un insieme).
√
2 2 2 2 2
Osserviamo che |x ∧ x | + hx , x i = |x | |x | , da cui |x ∧ x | = EG − F , per cui A si può
u v u v u v u v
anche riscrivere come Z p 2
A(R) = EG − F dudv.
Q
Sia ora D ⊂ U un dominio limitato, sia h : D → una funzione differenziabile e sia ε > 0; diciamo
R
3
che la funzione φ : D × (−ε, ε) → è la h di x(D) se
variazione normale determinata da
R
φ(u, v, t) = x(u, v) + th(u, v)N (u, v).
t t
Denotiamo anche con x (u, v) = φ(u, v, t); vista la regolarità di h ed N , risulta che x parametrizza
ancora una regione di superficie regolare, che è modificata ortogonalmente rispetto a x(D). In tal
modo è possibile coniderare la funzione
Z p 2
t t t
A(t) = E G − (F ) dudv, t ∈ (−ε, ε),
D
t t t t
essendo E , F e G i corrispondenti di E, F e G per la nuova parametrizzazione x .
3 ′
Definizione 3.1 x : U → superficie minima S A (0) = 0
Diciamo che parametrizza una se per
R
D ⊂ U x(D).
ogni e ogni variazione normale di
Andiamo quindi a derivare la funzione A(t) rispetto a t; prima però calcoliamo la quantità
p 2
t t t
E G − (F ) .
Si ha t
x = x + thN + th N
u u u
u
tv
x = x + thN + th N
v v v
2
da cui 2 2 2
t
E = E + th(hx , N i + hx , N i) + t h hN , N i + t h h
u u u u u u u u
2 2 2
t
F = F + th(hx , N i + hx , N i) + t h hN , N i + t h h
u v v u u v u v
2 2 2
t
G = G + th(hx , N i + hx , N i) + t h hN , N i + t h h .
v v v v v v v v
Ricordando le espressioni per e, f e g, e l’espressione per H in (2.1) si ha che
2 2
t t t
E G − (F ) = EG − F − 2th(Eg − 2F f + Ge) + R(t) =
2
= (EG − F )(1 − 4thH) + R(t),
dove R(t) è derivabile con R(t)/t → 0 per t → 0. Dunque si ha
Z q
p 2
EG − F 1 − 4thH + R(t) dudv,
A(t) = D
2
essendo R(t) = R(t)/(EG − F ). Per il Teorema di derivazione sotto il segno di integrale si ha
√
′ 2
(−4hH + R (t)) EG − F
Z
′
A (t) = dudv.
q
D 2 1 − 4thH + R(t)
′
Avendosi R(t)/t → 0, per t → 0, si ha pure R (0) = 0; dunque
Z p 2
′
A (0) = − 2hH EG − F dudv. (3.1)
Q
Dalla (3.1) si deduce che se S ha curvatura media H ≡ 0 allora S è una superficie minima. Viceversa
supponiamo che esista un punto q ∈ D con H(q) 6 = 0. Allora possiamo costruire una funzione
differenziabile h : D → con h(q) = H(q) e che sia identicamente 0 al di fuori di un piccolo intorno
R ′
contenente q. Allora seguendo la variazione normale determinata da h si avrebbe A (0) < 0, e
quindi S non è una superficie minima. L’equazione delle superfici minime, in forma parametrica,
viene quindi ad essere H = 0, ovvero
hN, x ihx , x i + 2hN , x ihx , x i + hN, x ihx , x i = 0.
uu v v u v u v vv u u
Osserviamo che una superficie minima è, per definizione, punto critico del funzionale dell’area, ma
non necessariamente punto di minimo del funzionale stesso. Mediante tecniche più sofisticate di
Calcolo delle variazioni è possibile stabilire se e quando effettivamente il funzionale dell’area ha
minimo in un suo punto critico.
4 Superfici isotermiche
Allo scopo di costruire esempi non banali di superfici minime, andiamo a considerare una classe
più ristretta di parametrizzazioni; più precisamente diciamo che la parametrizzazione x = x(u, v) è
se hx , x i = hx , x i e hx , x i = 0. Osserviamo che se è data una parametrizzazione
isotermica u u v v u v
2 2
isotermica, allora, posto λ = hx , x i = hx , x i si ha x + x = 2λ H, avendo denotato con H
u u v v uu vv
il cosidetto definito come H = HN . Infatti si ha, differenziando,
vettore curvatura media
hx , x i = hx , x i = −hx , x i.
uu u vu v u vv
Dunque hx + x , x i = 0; similmente si prova che hx + x , x i = 0. Ne segue che x + x è
uu vv u uu vv v uu vv
un vettore parallelo ad N ; ma x è isotermica per cui
1 g + e
H = 2
2 λ
2 2
da cui 2λ H = g + e = hx + x , N i, e quindi x + x = 2λ H.
uu vv uu vv
2 2
Sia f una funzione reale di classe C (U ), con U aperto di ; la quantità f + f viene anche
R uu vv
denotata con ∆f ed è detta di f ; diciamo che f è se ∆f = 0. Abbiamo quindi
laplaciano armonica
dimostrato la seguente Proposizione: 3
Proposizione 4.1 x(u, v) = (x (u, v), x (u, v), x (u, v))
Sia una parametrizzazione isotermica per
1 2 3
S; S x i = 1, 2, 3.
una certa superficie regolare allora è minima se e solo se è armonica per
i
(Catenoide) La è la superficie ottenuta per rivoluzione attorno all’asse z
catenoide
Esempio 4.2
della catenaria y = a cosh(z/a); si ottiene una parametrizzazione
x(u, v) = (a cosh v cos u, a cosh v sin u, av), 0 < u < 2π, v ∈ R
2
2
che risulta essere isotermica: infatti E = G = a cosh v mentre F = 0. Inoltre si verifica diretta-
mente che x + x = 0, per cui la catenoide è una superficie minima. Si potrebbe dimostrare che
uu vv
la catenoide è l’unica superficie minima di rivoluzione.
Catenoide.
(Elicoide) L’elicoide è la superficie parametrizzata da
Esempio 4.3 x(u, v) = (a sinh v cos u, a sinh v sin u, au), 0 < u < 2π, v ∈ R
2
2
e risulta essere isotermica: infatti, come prima, risulta E = G = a cosh v, F = 0 e x + x = 0,
uu vv
per cui l’elicoide è una superficie minima. L’elicoide è una superficie rigata, ovvero costituita da
rette; si potrebbe dimostrare che l’elicoide è l’unica superficie minima rigata, escluso ovviamente il
caso del piano. Elicoide.
(Superficie di Enneper) La è la superficie parametrizzata
superficie di Enneper
Esempio 4.4
da 3 3
u v
2 2 2 2 2
x(u, v) = u − + uv , v − + vu , u − v , (u, v) ∈ .
R
3 3 4
Anche in tal caso è facile verificare che è isotermica e che vale x + x = 0, per cui anche la
uu vv
superficie di Enneper è un esempio di superficie minima. La superficie di Enneper, a differenza
delle due precedenti, è una superficie che ha autointersezioni, come appare anche dalla figura qui
sotto. Superficie di Enneper.
5 Superfici minime e funzioni olomorfe
Concludiamo questa breve nota con un interessante legame tra superfici minime e funzioni di varia-
bile complessa. Ricordiamo che una funzione f : U → con U aperto di è detta (o
olomorfa
C, C,
derivabile in senso complesso) se esiste ed è finito
f (z + h) − f (z)
′
f (z) = lim h
h→0
per ogni z ∈ U . Denotando con f (z) = f (u, v) + if (u, v), essendo z = u + iv, l’olomorfia di f
1 2
equivale alle seguenti condizioni di Cauchy-Riemann:
∂f ∂f ∂f ∂f
1 2 1 2
= , = − .
∂u ∂v ∂v ∂u
3
Sia ora x : U → una parametrizzazione di una superficie regolare S; consideriamo le tre funzioni
R
ϕ , ϕ e ϕ di variabile complessa date da
1 2 3 ∂x ∂x ∂x ∂x ∂x ∂x
1 1 2 2 3 3
ϕ (z) = − i , ϕ (z) = − i , ϕ (z) = − i ,
1 2 3
∂u ∂v ∂u ∂v ∂u ∂v
dove, come al solito, z = u + iv e x(u, v) = (x (u, v), x (u, v), x (u, v)). Un semplice conto mostra
1 2 3
che si ha 21 22 23
ϕ (z) + ϕ (z) + ϕ (z) = E − G + 2iF.
21 22 23
Dunque x è isotermica se e solo se ϕ (z) + ϕ (z) + ϕ (z) = 0; inoltre la condizione x + x = 0
uu vv
equivale a ∂ ∂
(x ) = − (x )
1 1
u v
∂u ∂v
∂ ∂
(x ) = − (x )
2 2
u v
∂u ∂v
∂ ∂
(x ) = − (x )
3 3
u v
∂u ∂v
che esprime una parte delle condizioni di Cauchy-Riemann sulle funzioni ϕ . È facile verificare che
i
le restanti condizioni sono sempre soddisfatte, per costruzione delle ϕ stesse, e dunque concludiamo
i
21 22 23
che se ϕ (z) + ϕ (z) + ϕ (z) = 0 allora ϕ sono olomorfe se e solo se x parametrizza una superficie
i
minima. 5