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L’intento è mostrare quali siano i risultati conseguibili in una classe dove l’insegnante decide di adottare un approccio socio-costruttivista, ovvero propone attività che consentano la costruzione degli apprendimenti da parte dei bambini, riconosciuti come individui attivi e competenti e inseriti in un contesto sociale e culturale interattivo. Più in particolare l’interesse si focalizza sui vantaggi che si possono riscontrare conducendo un percorso geometrico imperniato sulla didattica per problemi, che fa quindi del problema il suo elemento cardine. Questa tesi partecipa al concorso "" La relazione si suddivide in tre capitoli, che forniscono dati ed informazioni per sostenere la tesi secondo cui questa modalità di procedere a scuola è valida, in quanto supportata sia dagli studi e le ricerche teoriche sia dalla pratica didattica. I risultati conseguibili non si esauriscono nell’acquisizione di conoscenze e competenze disciplinari, ma vanno anche a toccare aspetti come l’interesse, la motivazione, la capacità di lavorare in gruppo, lo sviluppo dei processi cognitivi e metacognitivi, il superamento di convinzioni ed immagini stereotipate.
Il primo capitolo fornisce le fondamenta teoriche del percorso e riporta le motivazioni che sono state alla base di tutte le scelte realizzate nella pratica. Qui si riflette innanzitutto su come l’interesse personale unito alla volontà di far emergere un’autentica idea di matematica, superando convinzioni ed immagini stereotipate diffuse, mi abbiano portato ad occuparmi di questa disciplina. Quindi si tratta l’importanza del problema nella matematica, andando ad analizzare i fondamenti di quell’approccio didattico noto in ambito internazionale come Problem-Based Learning e traducibile in italiano come didattica per problemi. Infine si spiegano le ragioni dell’uso di uno strumento di valutazione come il test, che è stato utile per confrontare i risultati emersi nella classe che ha seguito il percorso con quelli registrati da altre classi di controllo.
Il secondo capitolo si cala più nella pratica e ricostruisce gli aspetti più importanti del percorso. Lo scopo di questa trattazione è duplice: fornire maggior chiarezza al lavoro, avvicinando il lettore a ciò che è stato realizzato in concreto con i bambini, ma anche raccogliere dati significativi per le riflessioni conclusive. Se in primo luogo ci si preoccupa di contestualizzare il percorso, in un secondo momento si ricostruiscono tutti gli elementi che hanno caratterizzato quest’esperienza di insegnamento-apprendimento: la disciplina, l’approccio metodologico, le modalità comunicative, i tempi, gli spazi e i materiali utilizzati, gli obiettivi di apprendimento, i processi cognitivi attivati nei bambini. Il capitolo procede poi dando uno sguardo più approfondito alle attività svolte: i problemi, i test ed altre esperienze realizzate. Qui ho posto in primo piano il contributo dei bambini, senza i quali nulla avrebbe avuto senso; sono quindi descritte e commentate le modalità con cui questi hanno risposto alle attività: i procedimenti e le strategie attivati, gli interventi realizzati, i risultati conseguiti dai gruppi e dai singoli alunni.
Infine il terzo capitolo tira le fila di tutto il discorso, arrivando a delle riflessioni conclusive che si articolano in tre passaggi. Dapprima è analizzato criticamente il percorso effettuato, evidenziando quelli che a mio parere sono stati i suoi punti di forza e di debolezza; poi sono valutati i risultati raggiunti, ovvero i cambiamenti e i miglioramenti riscontrati nei bambini in seguito alla partecipazione alle attività proposte; infine si tenta una generalizzazione del discorso, integrando i contributi teorici con i dati provenienti dalla pratica ed arrivando a rispondere alla domanda da cui è partito tutto il lavoro: perché una didattica per problemi in geometria?
Indice
Introduzione
CAPITOLO 1- Le motivazioni alla base del percorso - 1.1 Introduzione - 1.2 Perché un percorso di matematica? - 1.3 Perché una didattica per problemi? - 1.4 Perché un test? -
CAPITOLO 2- La ricostruzione del percorso - 2.1 Introduzione - 2.2 Il contesto scolastico - 2.3 Una breve ricostruzione del percorso - 2.4 Uno sguardo alle attività - 2.4.1 Lo schema delle attività - 2.4.2 Il test iniziale - 2.4.3 Il primo problema: “Il contadino Johnny” - 2.4.4 La misurazione del perimetro di ambienti ed oggetti reali - 2.4.5 Il secondo problema: “Il circuito di Formula Uno” - 2.4.6 Il terzo problema: “Quanta erba per la mucca Viola!” - 2.4.7 La costruzione di figure con il cartoncino - 2.4.8 Il quarto problema: “Un nuovo pavimento” - 2.4.9 Il quinto problema: “Taglia e ritaglia” - 2.4.10 La costruzione delle formule per il calcolo dell’area - 2.4.11 Il test finale -
CAPITOLO 3 - Riflessioni conclusive - 3.1 Introduzione - 3.2 Uno sguardo critico al percorso - 3.3 I risultati raggiunti 3.4 - I vantaggi dell’uso di una didattica per problemi
Sitografia
Per la consultazione di test nazionali ed internazionali per la valutazione degli apprendimenti:
Illinois Standards Achievement Test (ISAT):
Massachussets Comprehensive Assessment System (MCAS):
www.doe.mass.edu/mcas
Test Invalsi:
Per la consultazione di materiali operativi per una didattica per problemi:
www.quadernoaquadretti.it
www.math.unipr.it/~rivista/RALLY/Edizioni.htm
 Laura Bassani, Forme, misure e costruzioni: perché una didattica per problemi in geometria?
ATTIVITA' OBIETTIVI
Comprendere il livello di
conoscenze e competenze dei bambini
Test iniziale sugli argomenti oggetto del percorso,
prima del mio intervento
Primo problema, Capire cos’è il perimetro di una figura e
“IL CONTADINO JOHNNY”: come si può misurare utilizzando i
riconoscimento e costruzione di quadretti; comprendere l’isoperimetria
ad un livello intuitivo
figure con un perimetro fissato Consolidare il concetto di isoperimetria;
affinare le capacità di misura e calcolo del
Disegno di figure isoperimetriche perimetro, imparando ad utilizzare diverse
e verifica della loro correttezza, unità e diversi strumenti di misura;
utilizzando prima lo spago comprendere la diversità tra lati “che
e poi il righello seguono e che attraversano i quadretti”
Misurazione del perimetro di Affinare le capacità di misura e calcolo del
ambienti ed oggetti reali, perimetro, utilizzando al meglio
riutilizzando lo spago, gli strumenti di misura
il metro e il righello
Gioco: far disegnare ai compagni Migliorare la capacità di riconoscere
una figura predisposta sulla carta segmenti “dritti” e “storti”, lavorando
quadrettata, utilizzando solo sulla carta a quadretti;
indicazioni verbali affinare il linguaggio geometrico
Secondo problema, “IL Consolidare le capacità di misura e calcolo
CIRCUITO DI FORMULA del perimetro, facendo riferimento a figure
UNO”: confronto tra perimetri di semplici e complesse
figure descritte o disegnate 36
ATTIVITA’ OBIETTIVI
Verificare che i bambini avessero compreso
Ripresa dei principali concetti gli elementi fondamentali del percorso,
emersi e costruzione insieme ai svolgendo un lavoro metacognitivo;
bambini di uno schema costruire le formule per il calcolo del
conclusivo perimetro delle figure “classiche”
Trovare strategie per velocizzare
Calcolo di perimetri di figure il calcolo dei perimetri,
con regolarità analizzando le proprietà delle figure
(simmetrie, parti che si ripetono)
Terzo problema, “QUANTA Capire cos’è l’area di una figura e come si
ERBA PER LA MUCCA può misurare utilizzando i quadretti;
VIOLA!”: costruzione di figure comprendere l’idea di area massima per un
isoperimetriche con una perimetro fissato
superficie sempre maggiore
Costruzione di figure con un Consolidare l’idea di area ed imparare a
numero fissato di quadretti di misurarla con un’unità di misura concreta;
cartoncino e successiva approcciarsi alla composizione e
rappresentazione su carta scomposizione di aree; comprendere il
quadrettata concetto di equiestensione
Costruzione con quadretti di Consolidare i tre concetti e le loro relazioni
cartoncino e rappresentazione di nelle figure; affrontare nuovamente la
figure che indaghino le possibili misura del perimetro e dell’area
compresenze di isoperimetria,
equiestensione e congruenza Consolidare l’idea di area come misura di
Quarto problema, “UN NUOVO una superficie; affinare le tecniche per la
PAVIMENTO”: ricopritura di misura e il calcolo dell’area; provare ad
una superficie rettangolare con utilizzare diverse unità di misura e rendersi
diverse unità di misura conto di aver bisogno di una convenzionale 37
ATTIVITA’ OBIETTIVI
Introduzione del cm² e Conoscere ed utilizzare l’unità di misura
costruzione concreta del m² con convenzionale per il calcolo di superfici
carta da pacchi
Quinto problema, “TAGLIA E Prendere maggior confidenza con la
RITAGLIA”: confronto tra aree, scomposizione e ricomposizione di figure,
prima utilizzando la utile per il confronto e il calcolo di aree;
scomposizione e ricomposizione, provare ad effettuare misure in cm²
poi la misura in cm²
Misurazione di superfici di Padroneggiare meglio l’unità di misura
oggetti reali, utilizzando il dm² e convenzionale per il calcolo di aree,
il cm² costruiti con la carta avendo la possibilità di maneggiarla
millimetrata concretamente
Costruzione delle formule per il Affinare la conoscenza delle figure
calcolo dell’area delle figure “classiche” e delle loro proprietà; far
“classiche”, utilizzando la proprie le formule per il calcolo
scomposizione e ricomposizione veloce dell’area
delle figure Comprendere il livello di
conoscenze e competenze dei bambini
Test finale sugli argomenti oggetto del percorso,
dopo il mio intervento
Far esprimere i bambini rispetto alla
Discussione finale in grande propria esperienza, affinando il lavoro
gruppo: condivisione di vissuti, metaconoscitivo; terminare il percorso e
emozioni ed apprendimenti riflettere a caldo sui suoi punti
legati al percorso di forza e di debolezza 38
2.4.2 Il test iniziale
Come prima attività ho proposto alla classe un test per comprendere il punto di
partenza, ovvero le conoscenze e competenze geometriche che i bambini possedevano
prima del mio intervento. Di seguito sono riportati gli esercizi del test:
1) Un rettangolo ha la base lunga 12 centimetri e l’altezza lunga il doppio della base.
Quanto misura il suo perimetro?
…………………………………………………………………………………………
2) Colora allo stesso modo le figure che hanno lo stesso perimetro:
3) Un contadino possiede un terreno che ha la forma disegnata qui sotto. Sono riportate
alcune misure dei lati. Quale sarà il perimetro di tutto il terreno?
400 m
480 m
520 m
440 m 39
4) Colora la figura che occupa una superficie maggiore:
5) Giorgio prende un foglio rettangolare e colora al suo interno un altro rettangolo. Sul
disegno sono riportate le misure dei rettangoli. Quanto misura l’area della parte del
foglio che Giorgio non ha colorato, che quindi è rimasta bianca?
12 cm²
80 cm²
58 cm²
68 cm²
6) Gemma incolla 4 cubetti come è mostrato nella figura:
Poi colora l’intera figura di rosso. Quante facce dei 4 cubetti saranno colorate di rosso?
4
9
18
24 40
i. Descrizione dell’attività e modalità di svolgimento
Lo scopo dell’attività era costruire la microindagine da me condotta e descritta in §1.4;
questa prevedeva la somministrazione di due test, uno all’inizio e uno al termine del
percorso, nella classe dove ho svolto l’esperienza (la 5A della scuola di via Tajani) e in
altre 4 classi di controllo (la 5B della scuola di via Tajani, la 5A, la 5B e la 5C della
scuola di via Clericetti).
Le due scuole facevano parte dello stesso Circolo Didattico e condividevano alcuni
principi educativi (cfr. 2.2); gli insegnanti che operavano sulla stessa fascia d’età
stendevano insieme la programmazione annuale e mantenevano periodici contatti. Per
questi motivi, ferma restando la libertà di insegnamento, tutte le classi indagate non
avrebbero dovuto discostarsi molto per quanto riguardava i contenuti trattati negli anni.
Ciò che distingueva le realtà erano altre variabili:
- la scuola di via Clericetti è nata come scuola speciale per bambini ambliopi e negli
anni ha mantenuto alcune configurazioni particolari, che l’hanno sempre distinta dalle
altre scuole come quella di via Tajani: classi ridotte, con la presenza di uno o più
bambini diversamente abili o con disturbi dell’apprendimento e del comportamento;
tutti gli insegnanti, anche i titolari della classe, specializzati nel sostegno di bambini
diversamente abili; una pratica didattica sempre attenta alle novità e alle
sperimentazioni per rispondere ai bisogni e alle esigenze dei suoi bambini “speciali”;
- nel caso specifico delle classi indagate, quelle di via Tajani non hanno avuto una
continuità didattica nell’area matematico-scientifica dove si sono susseguiti diversi
insegnanti nel corso degli anni; invece in tutte le classi di via Clericetti è rimasto lo
stesso insegnante di ambito per almeno 3 anni;
- nelle classi di via Tajani proprio a causa di questa discontinuità è stato difficile risalire
agli stili didattici adottati negli anni, mentre in quelle di via Clericetti, da ciò che ho
potuto rilevare, vi era una convergenza di stili tra le tre insegnanti: tutte erano aperte a
sperimentazioni e lavori con metodologie attive che nella pratica predominavano sulle
attività più tradizionali; tutte avevano partecipato più volte ad iniziative come i giochi
matematici promossi dall’Università di Milano ed avevano accolto nelle loro classi
tirocinanti ed anche tesisti; inoltre due di loro avevano studiato nel mio corso di laurea,
41
da cui avevano assorbito linee di pensiero innovative sui versanti pedagogico,
psicologico e didattico.
Queste informazioni saranno utili per l’interpretazione dei risultati conseguiti al termine
del percorso; già in questa sede fanno però emergere un dato rilevante: nella
microindagine ho dovuto basarmi su gruppi predefiniti (le classi) e quindi non mi è stato
possibile partire da realtà equivalenti per certi parametri. Utilizzando i termini della
pedagogia sperimentale non solo i campioni non erano probabilistici, cioè scelti a caso
tra una popolazione in modo che fossero rappresentativi delle sue caratteristiche, ma
anche l’assegnazione dei soggetti ai gruppi sperimentale e di controllo non è stata
casuale. “L’assegnazione casuale alle condizioni previste” sarebbe la scelta migliore
perché “aiuta a ridurre molte minacce alla validità interna” (Paoletti, 2006). Non sempre
è però possibile operare in questo modo, soprattutto in un progetto come il mio;
l’importante è tenerne conto in sede di interpretazione dei risultati.
Ritengo rilevante riportare anche un altro aspetto: se la mia idea iniziale era di
confrontare una realtà scolastica basata su una pratica “tradizionale” con una basata su
una pratica “innovativa”, in realtà il modo di lavorare delle classi indagate non si
presentava così agli antipodi. Fin da subito mi sono resa conto che ciò che avrebbe
davvero distinto la 5A di via Tajani sarebbe stato il mio percorso, che sicuramente non
sarebbe stato proposto con gli stessi termini nelle altre realtà.
Il test si componeva di esercizi piuttosto standard che prevedevano risposte multiple o
chiuse; tutti sono stati da me elaborati, sebbene alcune idee siano state riprese da prove
3 .
precedentemente consultate
Nell’elaborazione dei q