In caso di guerra l’importante è vincere e vince solo chi sa pianificare in modo che quando si scende in campo si ottenga il massimo profitto nel minor tempo possibile, meglio se senza combattere o col minimo delle perdite.
La pianificazione deve avvenire in un contesto variabile, con pronte reazioni ai cambiamenti di situazione che portino a rapidi aggiustamenti dei piani strategici e delle tattiche operative.
L'arte della guerra riprende molti temi dal Tao-te Ching di Lao Tzu, ma anche dal più antico testo classico cinese lo I Ching che recita: "I veri leader quando hanno un progetto pianificano sin dall'inizio" e "I leader, considerano sempre i problemi e cercano di prevenirli."
Mentre per la dottrina militare occidentale (ripresa da von Clausewitz) la forza non è nient'altro che l'applicazione della potenza militare, per Sun Tzu la forza di una nazione è l'esercizio dell'influenza, dell'autorità e dell'energia messe in insieme.

I principi esposti nell'Arte della guerra avrebbero ispirato i modelli di management ed in particolare di marketing che sono alla base alla base dello sviluppo della Cina, del Giappone e del Sud-Est asiatico.
Il trattato fonda il suo pensiero sul concetto di mou, ossia calcolo intelligente: massimo risultato con il minor dispendio di energie e risorse.
Due dei principi più famosi:
- "la politica è la prosecuzione della guerra sotto altre forme";
- "la vittoria più ambita è quella che si conquista senza battaglia e addirittura senza schieramento militare".
d esempio G. A. Michaelson, manager di alto livello nella classifica della rivista Fortune, individua i seguenti punti chiave per conquistare i propri obiettivi:
• il rispetto per il consumatore;
• l’importanza dell’organizzazione delle informazioni;
• la rilevanza della posizione;
• l’uso della sorpresa;
• l’utilizzo sapiente delle proprie forze;
• la necessità di una struttura di comando ben organizzata.