Concetti Chiave
- Don Abbondio è un curato codardo che desidera vivere una vita tranquilla e senza conflitti.
- Durante una passeggiata serale, viene intimato da due bravi di non celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia.
- I bravi sono al servizio di Don Rodrigo, un signorotto locale, e Don Abbondio è paralizzato dalla paura.
- Rientrato a casa, rivela il suo incontro a Perpetua, la sua serva, chiedendole di mantenere il segreto.
- Perpetua suggerisce di denunciarlo all'arcivescovo, ma Don Abbondio rifiuta per timore di ritorsioni.
Il Ritorno di Don Abbondio
Sta scendendo la sera su un piccolo, innominato paese lombardo tra le Alpi e il lago di Como; Don Abbondio, il curato, ritorna dalla sua quotidiana passeggiata, leggendo il breviario. Tutto è tranquillo, consueto per il curato, che, non essendo nato "cuor di leone", ha un suo ideale ben fermo: "star nei suoi panni", ignorato da tutti, restare equidistante tra i cattivi e i buoni, vivere, come Dante condannava, "senza infamia e senza lode".
Purtroppo, solo per vivere questo suo codardo ideale di vita in un secolo tanto duro quanto il XVII, quest'uomo si è fatto sacerdote.L'Incontro con i Bravi
Si può immaginare che con che cuore egli si accorga ad un tratto di essere aspettato ad un crocicchio da due bravi: sgherri prezzolati al servizio di signorotti prepotenti, contro le cui malefatte si erano rivelate impotenti le "gride" e le leggi dei vari governatori. Al curato viene ingiunto da due messeri di non unire in matrimonio Renzo Tramaglino e Lucia Mondella e viene pronunciato il nome di Don Rodrigo, un signorotto del luogo. Don Abbondio, che aveva balbettato qualche scusa, a quel nome si sprofonda in un inchino e in complimenti che vengono presi senz'altro come un'accettazione. E del resto il curato, pur senza confessarlo a se stesso, ha già scelto la via dell'iniquità, anche se egli di natura non è malvagio; infatti, un solo sentimento è in lui: la paura.
La Confessione a Perpetua
Giunto, fuori si sé, alla sua curia, non regge all'incalzare di domande di Perpetua, la serva fedele, spaventata dal suo aspetto sconvolto. Don Abbondio, dopo avere ripetutamente fatto giurare a Perpetua il silenzio, si libera del suo segreto e rivela il terribile incontro. Il buon senso della donna indica subito al padrone la via giusta: scrivere all'arcivescovo, "che non ha paura di nessuno, e, quando può fare star a dovere uno di questi prepotenti, per sostenere un curato, ci gongola".
Ma Don Abbondio non prende neppure in considerazione una così logica proposta e ribatte: "Quando mi fosse toccata una schioppettata nella schiena, Dio liberi! l'arcivescovo me la leverebbe??". Penosamente lamentandosi, preoccupato per il domani, giorno stabilito con le nozze, don Abbondio, a lume di candela, si dirige verso la sua camera e, giunto alla soglia, si volta indietro verso Perpetua mette il dito sulla bocca, dice, con tono lento e solenne: - Per amor del cielo! - e sparisce.
Domande da interrogazione
- Qual è l'ideale di vita di Don Abbondio?
- Chi sono i bravi e cosa chiedono a Don Abbondio?
- Come reagisce Don Abbondio all'incontro con i bravi?
- Qual è il consiglio di Perpetua a Don Abbondio e come reagisce lui?
Don Abbondio aspira a vivere "senza infamia e senza lode", mantenendo un profilo basso e restando equidistante tra i buoni e i cattivi.
I bravi sono sgherri al servizio di signorotti prepotenti e chiedono a Don Abbondio di non celebrare il matrimonio tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella.
Don Abbondio, spaventato, accetta implicitamente le richieste dei bravi, scegliendo la via dell'iniquità per paura.
Perpetua consiglia di scrivere all'arcivescovo per chiedere aiuto, ma Don Abbondio rifiuta, temendo per la sua sicurezza personale.