Concetti Chiave
- La peste si diffonde rapidamente, con i decurioni che cercano aiuto senza successo dal governatore di Milano, Ambrogio Spinola, concentrato sulla guerra.
- Il cardinale Borromeo resiste inizialmente alla richiesta di una processione per paura del contagio e della sfiducia popolare, ma alla fine cede.
- L'11 giugno 1630 si tiene una processione, ma il contagio aumenta e il popolo incolpa gli untori per la tragedia.
- Con il peggiorare della situazione, i decurioni affrontano carenze di personale e risorse nei lazzaretti e chiedono aiuto ai frati cappuccini.
- Il terrore degli untori porta a sospetti reciproci nelle famiglie e a una caccia alle streghe, mentre si diffondono confessioni e teorie bizzarre.
Indice
Indifferenza del Governatore
La peste continua a diffondersi e a fare nuove vittime. I decurioni, per far fronte alla situazione, decidono di chiedere aiuto al governatore di Milano, Ambrogio Spinola. Quest’ultimo, impegnato nell’assedio di Casale Monferrato, resta alquanto indifferente alla sorte della popolazione. Da irresponsabile, pensa solo alla guerra e alla fama che ne avrebbe ricavato. Pertanto, non prende alcun provvedimento e affida la gestione dell’emergenza al cancelliere Antonio Ferrer.
I decurioni cittadini chiedono anche al cardinale Borromeo di organizzare una processione con le reliquie di san Carlo. Ma il cardinale rifiuta sia perché teme che un eventuale insuccesso spinga il popolo a nutrire sfiducia nei confronti di san Carlo, sia perché teme che la processione possa rappresentare per gli untori un’occasione per diffondere il contagio.
Il sospetto dell’esistenza degli untori cresce di giorno in giorno. Si trovano muri e porte unti che portano il popolo a respingere l’idea che la pestilenza sia legata a cause naturali. In città si registrano i primi casi di linciaggio di presunti untori.
Processione e Contagio
Il cardinale Borromeo riceve un’altra richiesta da parte del consiglio dei decurioni che insiste per ottenere la processione. Alla fine, il cardinale cede. Il tribunale di sanità, per ridurre i rischi di contagio durante la processione, ordina alcune precauzioni. L’11 giugno del 1930 si svolge la cerimonia. Vi partecipano il popolo e le autorità. Il giorno successivo il contagio aumenta e i morti crescono. La gente, però, attribuisce la causa di queste morti all’azione malvagia degli untori.
Problemi Logistici e Aiuti
Di fronte a questa situazione, i decurioni si trovano ad affrontare numerosi problemi. Innanzitutto, devono sostituire e aumentare gli inservienti pubblici. Tra questi i monatti (che hanno il compito di trasportare al lazzaretto i malati), gli apparitori e i commissari. Nel lazzaretto, inoltre, iniziano a mancare medici, medicinali e viveri e diventa anche necessario allargarlo per poter accogliere i malati da ricoverare. A tutto ciò si aggiunge anche il bisogno di scavare nuove fosse dove poter seppellire i morti. I decurioni purtroppo non riescono a risolvere tutte queste problematiche. Il tribunale di sanità decide, quindi, di chiedere aiuto ai frati cappuccini.
Gli ecclesiastici danno un enorme supporto per fronteggiare l’epidemia. Anche il cardinale Borromeo, che visita ogni giorno il lazzaretto, offre assistenza ai malati. Alla fine dell’epidemia egli ne uscirà miracolosamente illeso.
Crimini e Sospetti
La peste rappresenta anche un’occasione per commettere crimini e azioni malvagie, a fini di lucro, di cui i maggiori protagonisti sono i monatti e gli apparitori. Questi derubano le case abbandonate e si fanno pagare il silenzio nel nascondere i malati.
Ad un certo punto il terrore per gli untori è tale che anche le persone appartenenti alla stessa famiglia iniziano a sospettarsi reciprocamente.
Molti malati, durante i loro deliri causati dal morbo, confessano di essere degli untori. Inoltre, cominciano a circolare per Milano racconti di strane apparizioni e anche le strambe teorie di alcuni dotti. Anche i medici, come il Tadino, si arrendono alla follia collettiva. Non manca all’appello il cardinale Borromeo che crede anche lui alle unzioni.
La diffusione del contagio e il crescente numero di vittime spingono i magistrati cittadini ad una vera e propria caccia agli untori e ai produttori di unguenti.
Domande da interrogazione
- Qual è stata la reazione del governatore di Milano alla diffusione della peste?
- Perché il cardinale Borromeo era inizialmente contrario all'organizzazione di una processione?
- Quali problemi logistici hanno affrontato i decurioni durante l'epidemia?
- Come hanno contribuito gli ecclesiastici durante l'epidemia?
- Quali crimini e sospetti sono emersi durante la peste?
Il governatore Ambrogio Spinola ha mostrato indifferenza verso la situazione, concentrandosi sulla guerra e delegando la gestione dell'emergenza al cancelliere Antonio Ferrer.
Il cardinale temeva che un eventuale insuccesso potesse minare la fiducia del popolo in san Carlo e che la processione potesse facilitare la diffusione del contagio.
I decurioni hanno dovuto affrontare la carenza di personale, medici, medicinali e viveri, oltre alla necessità di ampliare il lazzaretto e scavare nuove fosse per i morti.
Gli ecclesiastici, inclusi i frati cappuccini e il cardinale Borromeo, hanno fornito un grande supporto, assistendo i malati e visitando quotidianamente il lazzaretto.
La peste ha portato a crimini come furti e estorsioni da parte di monatti e apparitori, mentre il terrore degli untori ha causato sospetti anche tra familiari e confessioni deliranti di malati.