Concetti Chiave
- Alessandro Manzoni è un pioniere del romanzo storico italiano, influenzato dall'Illuminismo e dalla sua esperienza a Parigi.
- La sua conversione dal Calvinismo al Cattolicesimo riflette una ricerca di un equilibrio tra ragione e sentimento, tipico del Romanticismo.
- Nei Promessi Sposi, Manzoni introduce una lingua accessibile e colloca al centro del romanzo personaggi del popolo, evidenziando l'ascesa sociale degli umili.
- Il romanzo esplora la dialettica tra il bene e il male, con personaggi complessi e la possibilità di redenzione, come dimostrato dalla conversione dell'Innominato.
- Il messaggio finale dell'opera sottolinea la problematicità del male e il ruolo della fede nel dare senso al dolore, senza offrire soluzioni definitive ai dilemmi esistenziali.
Indice
L'influenza dell'Illuminismo su Manzoni
Alessandro Manzoni sarà fondamentale nello sviluppo di un genere letterario molto attuale ai giorni nostri: il romanzo; nella fattispecie, il romanzo manzoniano è un romanzo storico.
Manzoni nasce a Milano, cuno dei maggiori centri dell’Illuminismo. Manzoni ha dunque una formazione illuminista, sostanziata anche dal suo soggiorno a Parigi, dove sua madre ha una relazione con il conte Carlo Imbonati. Alla omrte della madre, Alessandro si trasferisce a Parigi, dove incontra degli intellettuali che inculcano in lui l’amore per la storia. E’ proprio questo incontro che indirizza il Manzoni verso gli studi storici.
La conversione religiosa di Manzoni
Nelle opere di Manzoni la storia sarà sempre presente. Egli non perviene direttamente dal capolavoro. Manzoni aveva prima aderito alla religione calvinista, poiché sua moglie professava questa religione; poi si converte al Cattolicesimo, seguendo l’evoluzione della sua formazione che aderisce da un lato agli ideali illuministici. Come Foscolo, Manzoni ritiene che la ragione non possa esser l’unica guida dell’uomo, perciò, in una visione tipicamente romantica, afferma che accanto alla ragione c’è il sentimento. Manzoni è molto legato agli ideali napoleonici di fratellanza, libertà e uguaglianza, che sono alla base dell’Illuminismo; ma quando nota che la ragione non consente la realizzazione di tali ideali, a cui comunque egli crede, cerca di trovare una risposta altrove. La risposta la trova nella religione: nel Calvinismo, che afferma che gli uomini non si salvano da soli, ma per un diretto intervento divino.
Manzoni è felice nello scoprire che è stato in grado di trovare una risposta alle sue domande attrav4erso la religione. Esprime questa felicità negli inni sacri, il più importante dei quali è la Pentecoste, ossia la discesa dello spirito santo sugli apostoli: si ha così il miracolo degli apostoli, che ora sono in grado di parlare tutte le lingue.
In Manzoni, il Cristianesimo non è dogmatico: egli attribuisce sicuramente importanza all’intervento della provvidenza, laddove per provvidenza si intende la presenza di Dio sulla terra, capace anche di orientare il male verso il bene. Gli inni sacri rappresentano l’approdo festoso del Manzoni alla religione, rappresentato attraverso una serie di momenti liturgici: l’annunciazione del nome di Maria, la passione di Cristo, la stessa pentecoste.
Le tragedie storiche di Manzoni
Successivamente Manzoni scrive due tragedie, il Carmagnola e l’Adelchi.
Alla base delle tragedie di Manzoni c’è sempre la storia. Egli era convinto che il conte di Carmagnola fosse innocente e fosse stato accusato di tradimento. Prima di essere condannato a morte, il conte si pente e si purifica: nelle tragedie, c’è quindi il concetto di “provida sventura”, un accostamento ossimorico. Il travaglio e l’incarcerazione di Carmagnola gli sono serviti per purificare i suoi peccati. E’ questa un’impostazione di carattere calvinistico.
La tragedia “Adelchi” ha una rappresentazione storica. Adelchi è figlio di Desiderio, re dei longobardi. Desiderio sottrae le terre al papa, che chiama in causa Carlo Magno. Carlo Magno aveva però sposato la figlia di Desiderio e non può dichiarargli guerra; la deve quindi ripudiare. La guerra si conclude con la sconfitta dei longobardi e la vittoria dei franchi.
Adelchi è contrario alla guerra che Desiderio vuole a tutti costi intraprendere; è una vittima della violenza, è colui che combatte per amore filiare. Pur essendo innocente e pur non volendo combattere, muore durante la battaglia e si purifica: ritorna nuovamente il tema della “provida sventura”. La sorella di Adelchi, per ragion di stato, viene ripudiata dal marito. Lei, però, è innamorata del marito: Manzoni mette quindi in evidenza il travaglio della donna che ama il marito e i figli, cerca conforto nella preghiera, ma poi ritorna questa fiamma ardente; si consuma tra i tormenti e alla fine muore anche lei. E’ l’alter ego di Adelchi: anche a lei viene negata la grazia salvifica.
La convinzione di Manzoni è che l’opera poetica debba avere il vero per soggetto, l’utile per scopo, l’interessante per mezzo.
I Promessi Sposi: un romanzo innovativo
I Promessi Sposi si apre con il ritrovamento di un manoscritto del 600: la storia è vecchia, come dice l’autore, scritta in maniera illeggibile. Manzoni decide di riscriverla, in maniera che sia comprensibile a tutti.
Una scelta innovativa di Manzoni è quella di collocare al centro del romanzo due persone del popolo. La religiosità di Manzoni in questo romanzo è anticonformistica, egli ha una visione antibiblica. L’idea è che i guai possono colpire anche le persone innocenti. Renzo era un umile all’inizio della storia, alla fine diventa un imprenditore; si ha quindi l’ascesa sociale degli umili.
Un altro motivo innovativo del romanzo è la lingua. Manzoni non usa più la lingua aulica del genere classico, ma è una lingua viva, vicina al parlato.
Il contesto storico è quello del Seicento: la carestia, la peste, la guerra del Monferrato erano un momento significativo. Ma perché Foscolo ambienta la sua storia nel 600, e non nell’800? Manzoni non avrebbe potuto fare pubblicamente riferimento alla situazione storica che si stava ripetendo nell’800, perché il romanzo sarebbe stato censurato; perciò Manzoni fa riferimento al 600, in cui c’era la dominazione spagnola, descrivendo le analogie tra i due secoli. Il 600 era anche un periodo di ingiustizie dovute al potere delle classi dirigenti.
Per quel che riguarda la struttura del romanzo, oltre al vero storico, Manzoni fa anche riferimento al vero poetico. Il vero poetico è rappresentato dalla storia d’amore tra Renzo e Lucia. Renzo e Lucia sono due personaggi non veri, ma verosimili. Renzo e Lucia, gli umili, sono vittime delle ingiustizie.
Il sistema dei personaggi del romanzo è molto complesso. Si sviluppa la dialettica tra il male e il bene e quindi la suddivisione tra personaggi buoni e personaggi malvagi. Nelle tragedie manzoniane, dove c’era una divisione netta tra i due tipi di personaggi, e quindi non c’era alcun tipo di dialogo tra personaggi buoni e personaggi cattivi, qui non solo il dialogo c’è, ma abbiamo anche il caso di un personaggio malvagio, l’Innominato, che si converte al bene.
Si ha anche il tema della stratificazione sociale dei personaggi: Don Rodrigo rappresenta i vrtici, la classe più alta, mentre Renzo e Lucia sono appartenenti alle classi non abbienti.
Il punto di vista da cui viene narrato la storia è il punto di vista onniscente: il narratore è esterno e sa tutto, interviene nella storia, giudica gli eventi, conosce in anticipo come alcune vicende si concluderanno, anticipa la narrazione. Questo aspetto connota la struttura del romanzo, che è la struttura del romanzo ottocentesco. Manzoni ricorre dunque a questo stratagemma, cioè quello di presentare il romanzo come la trascrizione di una storia vera, si ribadisce quindi il concetto di verità. Manzoni si preoccupa anche della chiarezza del linguaggio.
Manzoni non avrebbe scritto quest’opera senza pensare che quest’opera avrebbe fatto un bene. Manzoni scrive quest’opera perché vuole guidare le nuove classi dirigenti in modo che abbiano consapevolezza in primo luogo dei ruoli che ricoprono (infatti, nel romanzo incontriamo uomini che non gestiscono al meglio il proprio potere e prevaricano la libertà degli altri) e in secondo luogo
Il messaggio civile de I Promessi Sposi
Manzoni parte dagli ideali dell’Illuminismo, per i quali la felicità è un dovere: Renzo e Lucia sono esponenti di un popolo che ha da sempre sofferto. Per Manzoni è importante l’interesse nei confronti del popolo, che era già presente nella tragedia Adelchi. In questa tragedia, il popolo dei longobardi vede il proprio potere negato dai latini, che li hanno sconfitti. I latini, a loro volta, vengono sconfitti dai franchi: i longobardi pensavano dunque che a questo punto avrebbero potuto riconquistare la propria libertà, ma il coro della tragedia, vero portavoce di Manzoni, ammonisce a non pensare che i franchi avrebbero potuto restituire il potere, perché la concezione del potere non deriva mai da un popolo straniero. Gli italiani devono dunque riappropriarsi del proprio ruolo di protagonisti per poter risorgere.
L’utile de “i promessi sposi” è un messaggio civile. Il potere politico, al di là di Don Rodrigo, è deficitario in questo romanzo: tutti i rappresentanti del potere politico sono contro il popolo, non in suo favore, sono corrotti e agiscono male. Manzoni chiede una società più giusta che possa rispondere alla ragione, una società in cui le leggi devono essere fatte dall’uomo secondo il criterio della ragione, mediata dal sentimento, il sentimento di giustizia, di pietà, di solidarietà. I Promessi Sposi è anche un’opera che parla dei pilastri sui quali una società dev’essere fondata, una società in cui ognuno deve fare la sua parte, una società in cui l’economia deve essere regolarizzata, in cui il potere si concretizzi anche nella vita quotidiana e sia anche un potere giusto.
Il controcanto negativo del romanzo è rappresentato dalla storia di Geltrude, la monaca di Monza, storia riguardante un malcostume dell’epoca, quello di costringere le donne alla clausura. A Geltrude viene imposto fin da piccola di fare questa vita, in modi che non sembrano costrittivi, ma che in realtà sono subdoli.
Un altro tema simile, quello della clausura, ritorna in un romanzo di Giovanni Verga, storia di una Capinera, laddove con il termine “Capinera” si indica la metafora della gabbia in cui questa donna si trova a essere intrappolata, la gabbia della clausura.
Il tema del doppio e la conversione
La “provida sventura” si stempera nel romanzo: mentre nelle tragedie abbiamo visto che personaggi come Adelchi, Ermengarda e Carmagnola devono prima morire per ricevere nell’aldilà quel merito che la vita ha loro negato, nel romanzo, invece, l’Innominato si converte in vita al bene e la sua conversione comporta un cambiamento nella storia; Lucia viene infatti liberata e fa il suo cammino. La conversione di questo personaggio è fondamentale a livello ideologico: non esiste più quella divisione manichea tra il male e il bene, ma c’è una possibilità di dialettica.
In questo romanzo emerge più volte il tema del doppio: Fra Cristoforo prima era un assassino, poi si converte; l’Innominato apparteneva al male, ma poi si converte al bene; Geltrude è una donna di Chiesa, ma in realtà si dimostra un’assassina; così come il “fu Mattia Pascal”, il “visconte dimezzato” di Calvino.
Il sugo della storia
Il sugo della storia consiste nella conclusione del romanzo. Renzo e Lucia, personaggi dinamici, compiono un processo di formazione molto significativo.
Partiamo dai caratteri. Renzo e Lucia sono due personaggi convincenti e assolutamente credibili, uomini del seicento caratterialmente molto simili agli uomini contemporanei. Il giovane Renzo ha un’indole impulsiva, che lo porta molto spesso a cacciarsi nei guai (come nei tumulti di Milano, quando viene scambiato per un facinoroso). Alla conclusione del romanzo leggiamo che Renzo dice di aver imparato. Nell’ambientazione della storia, Renzo è il personaggio che sta più per strada, quindi è il personaggio d’azione, che deve imparare a saper controllare la sua indole esuberante.
Lucia, che non si è quasi mai spostata da casa sua, non è un personaggio attivo come Renzo, ma ha imparato anch’ella qualcosa. Ha imparato a confrontarsi con la religione in maniera più problematica: inizialmente pensava che solo pregando e osservando i comandamenti potesse essere preservata dal male; ora, invece, ha imparato che nonostante questo i mali possono comunque venire a bussare alla sua porta.
Il messaggio potente dell’opera è la problematicità del male: il male e il dolore colpiscono anche le persone buone. La religione richiede fede, e chi sa che quel dolore viene offerto a Dio, dà un senso al dolore stesso. La capacità di affrontare il dolore per amore e di offrirlo a Dio, ha un valore consolatorio anche per chi soffre.
Il sugo della storia è che la religione non può dare risposta a tutti i problemi, perché l’uomo deve essere in grado di riconoscere i propri limiti e la propria incapacità di rispondere ad alcune domande, come ad esempio la morte; l’uomo deve dunque affrontare i problemi dell’esistenza e offrire il proprio dolore per amore degli altri.
Il romanzo non termina con un lieto fine: si conclude con Renzo e Lucia che non tornano più nel loro paese di origine, ma si spostano in una nuova terra e iniziano una nuova vita.
Domande da interrogazione
- Qual è l'influenza dell'Illuminismo su Alessandro Manzoni?
- Come si manifesta la conversione religiosa di Manzoni nelle sue opere?
- Qual è il messaggio civile de "I Promessi Sposi"?
- In che modo "I Promessi Sposi" rappresenta un romanzo innovativo?
- Qual è il significato del "sugo della storia" nel romanzo di Manzoni?
Manzoni, nato a Milano, un centro dell'Illuminismo, ha ricevuto una formazione illuminista. Durante il suo soggiorno a Parigi, ha incontrato intellettuali che gli hanno trasmesso l'amore per la storia, influenzando il suo orientamento verso gli studi storici.
Manzoni, inizialmente calvinista, si converte al Cattolicesimo, integrando la ragione con il sentimento. La sua felicità per aver trovato risposte nella religione si esprime negli inni sacri, come la Pentecoste, che celebra l'intervento divino.
Manzoni utilizza il romanzo per promuovere una società più giusta, basata su leggi fatte dall'uomo secondo ragione e sentimento. Critica il potere politico corrotto e sottolinea l'importanza di una società fondata su giustizia e solidarietà.
Manzoni innova collocando al centro del romanzo due persone del popolo e utilizzando una lingua viva e accessibile. Ambientato nel Seicento, il romanzo riflette le ingiustizie del tempo, con una struttura complessa che include il vero storico e poetico.
Il "sugo della storia" sottolinea che la religione non risolve tutti i problemi, ma l'uomo deve riconoscere i propri limiti e affrontare le difficoltà dell'esistenza. Renzo e Lucia imparano a confrontarsi con il male e il dolore, offrendo il loro dolore per amore degli altri.