Concetti Chiave
- Alex, a twelve-year-old boy in wartime Warsaw, learns to handle a gun from his father, highlighting the harsh realities of survival in the ghetto.
- Alex's only companion is his pet mouse, Neve, as he navigates life hidden in a makeshift shelter, reflecting on past family discussions about Zionism and homeland.
- During a dangerous selection process at the factory, Alex escapes with the help of Boruch, who devises a plan to hide him in a derelict building on Bird Street.
- As Alex scavenges for supplies and builds a new life in the ruined building, he encounters other hidden Jews, emphasizing themes of trust, betrayal, and survival.
- Despite the isolation, Alex finds connection through Morse code with Stashya, a girl from the Polish side, illustrating his longing for companionship and normalcy.
Indice
- La vita nel ghetto
- L'insegnamento del padre
- Il topolino Neve
- Il sogno della Palestina
- La selezione in fabbrica
- La fuga e il nascondiglio
- La casa in via degli Uccelli
- Il ritorno a casa
- La ricerca di cibo
- L'incontro con la famiglia ebrea
- La pistola spara davvero
- La scala di corda
- Il bunker
- La bambina che faceva i compiti
- L'incontro con Stashya
- L'inverno e il crollo
- Il ritorno del padre
La vita nel ghetto
Polonia, 1943. Alex è un ragazzo di 12 anni e vive in una casa del ghetto B di Varsavia con il padre. La madre, uscita un paio di settimane prima per andare a trovare degli amici nel ghetto A, non ha ancora fatto ritorno; una notte, Alex si sveglia di soprassalto e trova il padre seduto per terra a pulire e rimontare una pistola.
L'insegnamento del padre
L’uomo non vorrebbe che il ragazzo vedesse, ma decide di insegnargli a pulirla e ad usarla, perché, in tempo di guerra, forse un giorno potrebbe essere necessario. Gli confida inoltre che la porta sempre con sé perché potrebbe servirgli, anche se è molto rischioso. Il padre di Alex lavora in una fabbrica di corde ed è amico del custode della fabbrica Boruch. Agli ebrei non era permesso tenere i figli con sé e l’uomo nasconde Alex in un nascondiglio quando va al lavoro, oppure lo porta in fabbrica, lasciandolo poi nascosto da qualche parte per paura che i tedeschi lo trovino e lo portino fuori dal ghetto.
Un giorno in cui Alex è in fabbrica con Boruch, i due parlano di Hitler e l’uomo spiega al ragazzo che, pur essendo quell’uomo un folle, è meglio che il suo nome non venga cancellato dai libri di storia, perché si tenga memoria di quello che un pazzo al governo può combinare.
Il topolino Neve
Alex ha un topolino domestico bianco, di nome Neve, l’ultimo sopravvissuto di tanti topolini. Lo ha ammaestrato e gli ha insegnato a rispondere ai suoi comandi e ai suoi fischi. E’ la sua unica compagnia e con lui trascorre tutte le giornate nascosto nel rifugio, finché papà non torna e gli fa il segnale. Nel nascondiglio non può muoversi, nemmeno per andare al bagno e passa il tempo leggendo o giocando con Neve.
Il sogno della Palestina
Alex ripensa a qualche discussione avuta in casa quando mamma era ancora con loro e si ricorda di quanto mamma credesse nel Sionismo e di come le sarebbe piaciuto andare a vivere in Palestina. Papà invece, in quell’occasione, sosteneva che non c’era bisogno di andarsene via, perché gli uomini sono come alberi, se li sradichi dalla loro terra crescono storti e contorti.
La selezione in fabbrica
Un giorno in cui Alex è in fabbrica con il padre i tedeschi effettuano una “selezione” scegliendo chi portare ai campi e chi eliminare. Alex, il padre e Boruch si nascondono fra il cordame ma vengono scoperti. Devono allora decidere cosa fare: se il padre si presenterà con il figlio sicuramente non passerà la selezione, perché tutti gli adulti con bambini vengono eliminati. Boruch si propone di badare lui ad Alex dicendo che ha un piano.
La fuga e il nascondiglio
Il padre viene perquisito e spedito in un gruppo, Alex e Boruch vengono mandati nell’altro ma Boruch riesce a far fuggire il ragazzo e gli consegna un sacco con viveri e qualche oggetto essenziale: la pistola del padre, una torcia….Gli ordina di nascondersi nella cantina della casa diroccata in Via degli Uccelli 78 e di attendere lì suo padre, non importa per quanto tempo. Alex si rintana nella cantina buia, in cui era venuto ogni tanto a giocare ma ha paura.
La casa in via degli Uccelli
La casa in via degli Uccelli era stata bombardata all’inizio della guerra ed erano rimaste in piedi solo alcune parti. Delle scale senza appoggi salivano ai piani alti, dove rimanevano porzioni di cucina di cui si vedevano rubinetti e dispense. Le finestre davano sul lato polacco, oltre il muro del ghetto. Alex ripensa a diversi discorsi fatti con i propri cari; alla nonna che gli aveva spiegato che quella via aveva quel nome perché prima era costeggiata da grandi alberi su cui c’erano centinaia di uccelli; alla madre che gli diceva di comportarsi con gentilezza con tutti; al suo sesto senso che lo aveva salvato in più occasioni e sul quale Alex conta anche ora per cavarsela.
Il ritorno a casa
Alex decide di tornare a prendere Neve e, attraverso le strade buie ed inquietanti, arriva a casa sua. Entra e prende il topolino, poi decide di prendere con sé dei viveri, ma trova la dispensa e il nascondiglio vuoti; è sicuro che a svuotarli siano stati i suoi vicini, i Gryn, che li avevano aiutati a costruire il nascondiglio nel soffitto e bussa al loro nascondiglio urlando. Il signor Gryn gli apre in malo modo accusandolo di volerli far scoprire, nega di aver rubato le provviste e lo sta quasi per colpire, ma sua moglie si mette in mezzo. Gli danno qualche cosa da portarsi via e i figli vorrebbero che Alex rimanesse con loro, ma lui è disgustato dal comportamento di queste persone di cui si fidava e se ne ritorna nel suo nascondiglio.
Il giorno dopo decide di esplorare la cantina e si sistemarsi in un locale. Poi va a cercare nelle case abbandonate lì attorno per trovare oggetti utili alla sua nuova casa: lenzuola, asciugamani, coperte, libri, vestiti. Fa grandi fagotti da trasportare, stando attento ai rumori provenienti dalle scorribande degli sciacalli lì attorno, ma poi si accorge di aver preso un sacco di oggetti inutili e di doversi limitare a poche cose e sceglie pochi abiti, un asciugamano e un lenzuolo. Ritorna nella cantina e attende pazientemente suo padre.
La ricerca di cibo
Dopo qualche giorno i viveri datigli dai Gryn scarseggiano e Alex va di nuovo in cerca di cibo, portando con sé Neve per sfruttare il suo ottimo fiuto. La prima giornata di ricerche va a vuoto, ma il secondo giorno il topolino scova, dietro a una serie di assi in una soffitta, un nascondiglio con patate, gallette, latte condensato.
L'incontro con la famiglia ebrea
Mentre Alex sta preparando un sacco da portare via arriva una famiglia di ebrei nascosta da qualche parte come lui e come lui in cerca di cibo. Il padre reclama tutto il cibo e quasi litiga con Alex, ma la madre e la loro bimba, Marta, lo fanno ragionare e dividono con lui, seppur a malincuore, il cibo.
Capitolo 8: LA PISTOLA SPARA DAVVERO
La pistola spara davvero
Un giorno i tedeschi vengono ad ispezionare le case abbandonate del ghetto in cerca di fuggiaschi ma, quando arrivano davanti alla cantina di Alex pensano sia impossibile passarvi per via del buco troppo stretto e rinunciano ad ispezionarla. Il ragazzo capisce che il suo nascondiglio non è più sicuro e vorrebbe potersi trasferire in uno dei pani rimasti in piedi della casa degli uccelli, magari al terzo o quarto piano, dove nessuno potrebbe vederlo, ma non sa come salire. Pensa e decide di costruirsi una scala di corda, quindi esce per andare alla fabbrica a rubare delle corde ma, durante il tragitto sente una voce di bimba chiamare il papà e vede la piccola Marta trascinata da un uomo; allo ra estrae la pistola e fa fuoco. L’uomo scappa e Alex rimane un po’ a parlare con Marta che era uscita dal loro nascondiglio a prendere una boccata d’aria e le racconta di Neve. Ha tanta voglia di parlare con qualcuno, ma presto al bimba deve tornare nel nascondiglio.
La scala di corda
Alex va alla fabbrica per recuperare della corda, ma c’è un uomo in cortile e arrivano anche, bussando al portone con un codice, degli uomini che si portano via grandi sacchi di cordame. Il custode evidentemente è d’accordo con questi saccheggiatori e li lascia fare, ma loro si dimenticano alcuni sacchi e in uno Alex trova proprio quello che fa al caso suo. Poi esce e va al suo vecchio appartamento: lo trova tutto disordinato e saccheggiato, i nascondigli per il cibo sono stati sventrati. I Gryn non ci sono più, forse sono stati catturati perché a terra c’è lo zainetto di uno dei bimbi. Alex lo prende insieme ad alcuni attrezzi e fiammiferi. Tornando a casa sente delle voci e assiste alla rissa fra due sciacalli. Un terzo si nasconde nell’ombra e, vedendo Alex, gli indica di far silenzio. Poi quando si trovano soli l’uomo sui presenta come Bolek, chiede cosa ci fa lì il ragazzo e gli offre il suo aiuto in caso di necessità, dandogli il suo indirizzo, dalla parte polacca del muro.
Alex costruisce nella sua cantina una scala a pioli con della corda e poi esce. Fissa una corda con un sasso all’estremità e la lancia oltre il terzo piano, quando vede penzolare al corda fuori dalla finestra del secondo piano la lega e issa la scala. Con quella si arrampica al terzo piano e scopre una dispensa con tanto di porta e mensole. In quel piano c’è persino l’acqua corrente nei rubinetti e Alex pensa di aver trovato un meraviglioso nascondiglio; tappa i buchi da cui può filtrare la luce, chiude gli sfiatatoi e pensa già a come salire al piano superiore per farsi una “casa a due piani”. Poi si ricorda che la sua scala di corda è appesa alla vista di tutti. Allora torna in cantina, raduna le sue cose e si trasferisce subito per non lasciarla lì. Il giorno dopo escogita un sistema di fili che gli permettono di far salire e scendere la sua scaletta.
Capitolo 11: IL BUNKER
Il bunker
La mattina dopo Alex sente il rumore di tante persone nel suo vecchio rifugio. I tedeschi sono tornati e, dopo aver fatto saltare l’entrata da cui Alex passava, ispezionano la cantina. Dopo un altro scoppio il ragazzo vede uscire uomini donne e bambini in fila, spinti dai tedeschi e capisce che sotto la cantina doveva esserci un bunker. Si sentono degli spari e poi tutti vengono portati via.
Appena scesa la sera il ragazzo va a sbirciare nel bunker e trova un locale con panche, sedie e tavoli; ci sono giochi, libri, abiti, cherosene, pentole, cibo. Fa dei fagotti e porta nella sua nuova casa cibo, pentole, un fornelletto e una tanica di cherosene. Poi si spoglia e assapora il gusto di un bagno caldo perché nel bunker c’è acqua calda e sapone. Temendo che arrivino di nuovo i tedeschi sparpaglia tutto e cancella le sue tracce. La mattina dopo i tedeschi ritornano, portano via tutto dal bunker e lo fanno saltare. Alex si congratula per la sua intuizione.
Capitolo 12: LA BAMBINA CHE FACEVA I COMPITI
La bambina che faceva i compiti
Alex si procura una scala in una soffitta vicina e stabilisce la sua dispensa al quarto piano, tenendo quella del terzo come cucina e camera da letto. Cucina sul fornello patate e riso ed è costretto a fare i bisogni fra le macerie attorno alla casa perché non può più usare il bunker. Passa il tempo sbirciando le case polacche di fronte e impara a conoscere i diversi commercianti, le persone che vivono nella casa di fronte come un dottore, un bullo che infastidisce bambini e animali, una donna che passa la giornata a fare le pulizie, una bambina carina che fa sempre i compiti davanti alla finestra, i portinai delle case e nota cosa che prima gli sarebbero sfuggite, come un via vai di persone nella portineria della casa di fronte e uomini che entrano dal dottore dicendo al portinaio “Dal dottore, capo”. Ormai vive solo da due mesi e, per farsi trovare dal padre, ha scritto dei messaggi sui muri, come se fossero degli indovinelli di un gioco di bambini.
Una mattina Alex sente molte persone che vengono fatte marciare verso lo scalo ferroviario e così anche il giorno seguente, ma il terzo giorno sente spari e grida e intuisce che in uno dei ghetti è scoppiata una rivolta. Vorrebbe raggiungere quel ghetto e si prepara per partire ma, mentre sta uscendo di casa, vede due uomini inseguiti da un soldato tedesco e, per salvarli, spara al soldato.
Uno dei due uomini, che sono ebrei diretti al ghetto in rivolta, è ferito e Alex li ospita nella sua casa, suscitando in loro l’ammirazione per quel che è riuscito ad organizzare, ma, dopo aver nascosto il cadavere del soldato tedesco, scoppia in lacrime per la tensione.. I due hanno un contatto, Bolek, che li deve aiutare, così l’ebreo sano esce a cercarlo, mentre il ferito resta in casa con Alex.
Il ferito, Henryk, peggiora di giorno in giorno e Alex decide di andare a chiamare il dottore, quindi si fa spiegare dall’amico come passare nel settore polacco e corre alla cantina della via Dei Fornai al 32. Lì trova un piccolo passaggio e vi passa spostando qualche mattone; si trova nella cantina di una casa polacca e si avvia verso la casa del dottore e, arrivato, guarda la sua casa, in via degli uccelli, costatando che sembra proprio abbandonata. Con la parola d’ordine il portinaio lo lascia passare e Alex bussa alla casa del dottore. Gli apre la moglie, ma il ragazzo è titubante e non si decide a parlare; alla fine racconta tutto all’uomo ed egli accetta di seguirlo al suo nascondiglio per aiutare il ferito. La moglie del dottore, prima di lasciarli andare, taglia i capelli ad Alex perché lo rendono troppo riconoscibile e gli dà del cibo.
Il dottore segue Alex per tornare al passaggio in via Dei Fornai e poi sale nel nascondiglio di via degli Uccelli. Con l’aiuto di Alex, dell’acqua corrente e dei suoi ferri opera Henryk e insegna ad Alex come cambiargli la medicazione, poi si fa raccontare la storia dal ragazzo e gli esprime la sua ammirazione. Alla fine torna a casa promettendo al giovane che tornerà fra un paio di giorni per vedere come sta il malato. La mattina dopo Henryk sta molto meglio e chiacchiera volentieri con Alex, ma nel pomeriggio un’auto della Gestapo irrompe in via degli Uccelli, dal lato polacco, e preleva il dottore. Alex teme di averlo fatto scoprire, ma poi pensa a una soffiata di qualche spia e si preoccupa. Da quel giorno non vedrà più né l’uomo né sua moglie.
La ferita di Henryk pare migliorare, ma l’uomo viene colpito da una febbre forte e Alex lo cura. Dopo diverse settimane, quando il malato va riprendendosi, Alex gli confida di sapere dove abita il loro contatto, Bolek, e si offre di andare a cercarlo. Prende un paniere per sembrare un ragazzo che va a fare la spesa ed esce dal ghetto. Paga il portinaio e attraversa il parco: l’incontra dei ragazzi e si ferma a giocare a pallone con loro; gli sembra di essere libero dopo tanto tempo. Poi passa a fare alcune compere nel negozio di fronte a casa sua, dove incontra il bullo con la zia. Uscito dalla bottega si scontra con la ragazzina che fa i compiti alla finestra e la invita al parco per il lunedì successivo. E’ felicissimo di averla potuto parlare, ma deve correre da Bolek. Arrivato a casa dell’uomo questo lo riconosce e Alex gli racconta del suo amico e del suo bisogno di uscire dal ghetto. Bolek e sua moglie lo trattengono a cena e vorrebbero che si trasferisse da loro, ma Alex aspetta ancora suo papà e rifiuta. Prima di lasciarlo andare Bolek gli insegna un segnale per avvisarlo, dalla sua casa in via degli Uccelli, in caso avesse bisogno. Alex torna nel ghetto dal passaggio segreto, riferisce ad Henryk dell’incontro con Bolek e lo accompagna alla via dei Fornai per farlo uscire dal ghetto.
Il giorno dopo si mette a nevicare e Alex deve risolvere il problema di come scendere dalla sua casa senza lasciare tracce nella neve, per non farsi scoprire. Cammina rasente ai muri e va a lasciare altre indicazioni per suo padre, nel caso fosse tornato, poi esce dal passaggio segreto e va al parco. Qui ritrova i ragazzini della settimana precedente e gioca a palle di neve con loro. Si inzuppa e, tremante di freddo, torna a casa sua con un nodo in gola, scoppiando a piangere appena arrivato nel nascondiglio, per la felicità della giornata e la disperazione di dover tornare lì tutto solo. Passa quattro giorni in casa e poi, il lunedì, esce per incontrare la ragazzina a cui ha dato appuntamento, Stashya. Si trovano al parco e dapprima gli altri ragazzi li prendono un po’ in giro, poi li lasciano stare e i due si mettono a parlare fitto fitto, raccontandosi le loro vite. Alex non resiste alla tentazione di dirle che è un ebreo, ma sa di aver fatto una cosa molto pericolosa; lei lo sorprende rispondendogli che anche lei è ebrea e, poiché è ormai quasi il coprifuoco, si lasciano con la promessa di rivedersi la settimana successiva.
L'incontro con Stashya
Per tutta la settimana Alex pensa a un modo per comunicare con Stashya e decide di usare l’alfabeto Morse. Il lunedì successivo torna al parco e incontra l’amica: decide di portarla a pattinare, anche se i ragazzi del parco vorrebbero che giocasse con loro. Alex e la ragazza pattinano per molto tempo, divertendosi come matti e poi lui la riaccompagna a casa e le regala metà del suo binocolo. Qui incontra il bullo, Yanek, che lo prende di mira e lo insulta, ma Alex si difende sferrandogli un pugno nello stomaco e facendolo cadere a terra, poi fugge. Sa che da quel momento non potrà più tornare lì perché il ragazzo lo denuncerebbe o si vendicherebbe, gli dispiace soprattutto di non poter rivedere l’amica.
Alex e Stashya parlano ogni giorno con l’alfabeto Morsee, anche se Alex può solo rispondere “sì” o “no”, quelle conversazioni sono per lui importantissime. La ragazzina gli confida di essere innamorata di lui e Alex ricambia. Yanek mette in giro la voce che il nuovo ragazzino del parco è un ebreo, così anche Stashya capisce che non si potranno più vedere. I tedeschi cominciano ad assegnare le case del ghetto ai polacchi e nuove famiglie si stabiliscono vicino ad Alex. Per il ragazzo è una trauma perché non può più muoversi e ha continuamente paura di essere scoperto, anche perché sotto il suo nascondiglio, far le macerie vengono di giorno a giocare i bambini e di notte gli adulti a progettare qualcosa. Arriva Natale, passa Capodanno e inizia il 1944. Un giorno Alex riceve al visita di Bolek che è venuto a chiedergli di andare da lui, ma il ragazzo rifiuta. Qualche giorno dopo anche Stashya viene a trovarlo, annunciandogli che presto se ne andrà con sua madre in campagna e che quindi non si rivedranno più, ma i due si mettono d’accordo per rivedersi lì, al numero 78, il primo Capodanno dopo la fine della guerra. La mattina dopo la vede partire, lei lo saluta, anche la mamma lo saluta e lui capisce che l’amica ha raccontato di lui alla madre. Per la tristezza di aver perso l’unica a mica quel giorno non esce dal nascondiglio, tenendo chiuse tutte le fessure.
L'inverno e il crollo
L’inverno continua e una fortissima nevicata accumula peso sul piano sopra la casa di Alex, facendolo in parte crollare. Il suo rifugio rimane intatto, ma egli rimane rintanato per diversi giorni. Il crollo inoltre ha aperto un buco verso la cantina con il passaggio segreto e la polizia tedesca viene subito a sigillarlo. Alex sa quindi che Bolek non potrà più venire a trovarlo e che dovrà stare sempre più attento.
Il ritorno del padre
Un giorno sente due uomini nel settore polacco entrare nel ghetto da una finestra e cominciare a parlare fra loro. Una voce colpisce Alex, perché gli sembra che sia quella di suo padre e si rende conto di quanto ormai non credesse più nell’arrivo del genitore. Ma il padre c’è davvero e Alex gli corre incontro. L’uomo dapprima non lo riconosce, anche se sono passati solo pochi mesi, perché il ragazzo è ormai un uomo e il padre non avrebbe mai immaginato con quanto ingegno sarebbe sopravvissuto a tutte le peripezie. I due si abbracciano in lacrime e si raccontano dei mesi passati lontani mentre aspettano Bolek che, invitato dal segnale di Alex, li porterà fuori città.
Domande da interrogazione
- Qual è il contesto storico in cui si svolge la storia di Alex?
- Come Alex riesce a sopravvivere nel ghetto?
- Qual è il ruolo del padre di Alex nella sua vita durante la guerra?
- Chi è Stashya e quale ruolo ha nella vita di Alex?
- Come si conclude la storia di Alex e suo padre?
La storia si svolge in Polonia nel 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, nel ghetto di Varsavia, dove Alex vive con suo padre.
Alex sopravvive nascondendosi in una cantina e poi in una casa diroccata, utilizzando ingegno e risorse limitate, come cibo trovato e oggetti recuperati dalle case abbandonate.
Il padre di Alex gli insegna a usare una pistola per difendersi e lo nasconde per proteggerlo dai tedeschi, dimostrando un forte istinto di protezione.
Stashya è una ragazzina ebrea che Alex incontra e con cui sviluppa un legame affettivo, comunicando attraverso l'alfabeto Morse e condividendo momenti di complicità.
La storia si conclude con Alex che finalmente si ricongiunge con suo padre, e insieme pianificano di lasciare la città con l'aiuto di Bolek, un contatto fidato.