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Sintesi

La scomparsa di Majorana di Leonardo Sciascia



“La scienza, come la poesia, si sa che sta ad un passo dalla follia.”
“Soltanto i vivi intelligenti possono scomparire senza lasciar traccia.”

Nel 1938 scompare Ettore Majorana, uno dei più grandi fisici italiani di quegli anni. Mente pari, anzi superiore a Fermi. Il nostro protagonista è dunque un genio incomprensibile, dai comportamenti stravaganti, figli di un mix tra umiltà, teatralità e riservatezza.
Di lui parla questo romanzo dell’autore italiano Leonardo Sciascia, che come molti altri non crede all’ipotesi di suicidio posta a chiusura del caso Majorana. Articolandosi tra informazioni a carattere biografico e seguendo il passo di un’indagine giornalistica, lo scrittore ci porta in un viaggio alla scoperta della vita, dei pensieri del fisico e di come il mondo reagì alla sua scomparsa.
Proprio in quegli anni al centro della ricerca scientifica c’erano gli studi sulle teorie atomiche che avrebbero portato allo sviluppo della bomba atomica, materie sulle quali Ettore lavorava. Quasi sei mesi prima che Heinsenberg pubblicasse la sua teoria sulla presenza dei neutroni nel nucleo, il nostro fisico italiano aveva già provato e calcolato il tutto, buttando poi i suoi risultati e impedendo a Fermi, di cui era un collaboratore insieme ai ragazzi di via Panisperna, di parlarne con altri. Allontanava così una gloria scientifica, un riconoscimento al quale non anelava e soprattutto una responsabilità che non era pronto a portare.
Sarà proprio il collega tedesco Heinsenberg una delle poche personalità con cui il nostro protagonista riuscirà a legare. Questo scienziato notoriamente si poneva domande riguardanti le responsabilità della scienza. L’autore di questo libro, come molti altri, si chiede proprio se la scomparsa di Majorana non sia legata a scoperte da lui compiute riguardanti il mondo degli atomi. Scoperte derivate dal febbrile lavoro attuato nei suoi anni al ritorno in Italia dei quali non sono emersi che due modesti trattati. Che fine ha fatto il frutto di tutto quel tempo? Dov’è il corpo di Ettore, se è vero che si è suicidato? Perché un uomo che va a morire dovrebbe prelevare tutti i soldi dal suo conto? Inoltre, telecamere e testimoni confermano che Ettore non si sia suicidato nel modo e nel tempo che aveva indicato sulle lettere lasciate ai suoi cari. Insomma, un caso irrisolto del secolo scorso che desta ancora tanti dubbi e ancora di più fa pensare.
Perché scomparire nel nulla così? La risposta, anche se solo ipotizzata, sta probabilmente alla base di una questione ormai molto discussa, ovvero l’etica scientifica e i limiti oltre i quali la scienza può spingersi. Sappiamo tutti ciò che l’atomica impiegata dagli Alleati ha causato in terra nipponica. Cosa sarebbe stato se la stessa arma fosse appartenuta a Hitler e ai suoi alleati?
Estratto del documento

La scomparsa si Majorana

Leonardo Sciascia

“La scienza, come la poesia, si sa che sta ad un

passo dalla follia.”

“Soltanto i vivi intelligenti possono scomparire

senza lasciar traccia.”

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Nel 1938 scompare Ettore Majorana,

uno dei più grandi fisici italiani di

quegli anni. Mente pari, anzi superiore

a Fermi. Il nostro protagonista è

dunque un genio incomprensibile, dai

comportamenti stravaganti, figli di un

mix tra umiltà, teatralità e

riservatezza.

Di lui parla questo romanzo dell’autore

italiano Leonardo Sciascia, che come molti altri non crede all’ipotesi

di suicidio posta a chiusura del caso Majorana. Articolandosi tra

informazioni a carattere biografico e seguendo il passo di

un’indagine giornalistica, lo scrittore ci porta in un viaggio alla

scoperta della vita, dei pensieri del fisico e di come il mondo reagì

alla sua scomparsa.

Proprio in quegli anni al centro della ricerca scientifica c’erano gli

studi sulle teorie atomiche che avrebbero portato allo sviluppo della

bomba atomica, materie sulle quali Ettore lavorava. Quasi sei mesi

prima che Heinsenberg pubblicasse la sua teoria sulla presenza dei

neutroni nel nucleo, il nostro fisico italiano aveva già provato e

calcolato il tutto, buttando poi i suoi risultati e impedendo a Fermi,

di cui era un collaboratore insieme ai ragazzi di via Panisperna, di

parlarne con altri. Allontanava così una gloria scientifica, un

riconoscimento al quale non anelava e soprattutto una

responsabilità che non era pronto a portare.

Sarà proprio il collega tedesco Heinsenberg una delle poche

personalità con cui il nostro protagonista riuscirà a legare. Questo

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