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Concetti Chiave

  • "Ombra" di Edgar Allan Poe è un racconto horror pubblicato nel 1835, ambientato in un periodo di terrore e peste.
  • La storia è narrata da Oinos, un greco che descrive una serata con amici in un palazzo di Tolemaide, circondati da presagi e ricordi del Male.
  • Durante la festa, un'ombra misteriosa appare nella stanza, non associabile a uomo o divinità, creando un'atmosfera di inquietudine.
  • L'ombra si dichiara abitante delle catacombe di Tolemaide, evocando la voce di molti morti, lasciando i presenti terrorizzati.
  • Il racconto esplora la paura dell'ignoto e l'influenza delle presenze ultraterrene sulle anime e menti degli uomini.

Voi che mi state leggendo siete ancora tra i vivi, ma io che scrivo sarò da molto e molto tempo partito per la regione delle ombre, perché strani fatti accadranno, segreti saranno rivelati e molti secoli passeranno prima che queste mie pagine siano lette dagli uomini; e quando le avranno viste, alcuni non vi presteranno fede, altri dubiteranno e solo pochi troveranno di che meditare su queste parole che sto tracciando con uno stilo di ferro.

Indice

  1. Un anno di terrore
  2. La festa nel palazzo
  3. L'ombra e la rivelazione
  4. Descrizione del racconto
  5. La storia di Oinos
  6. L'apparizione dell'ombra

Un anno di terrore

Quello era stato un anno di terrore, pieno di sentimenti più intensi del terrore, per i quali sulla terra non c'è nome: c'erano stati infatti molti prodigi e segni e vicino e lontano, sul mare e sulla terra si erano largamente spiegate le nere ali della peste. Coloro però che conoscevano le stelle ben sapevano che i cieli presagivano sventure e per me, il greco OINOS, era evidente che stavamo per ritornare a quel settecentonovantaquattresimo anno nel quale, entrando in Ariete, il pianeta Giove si trova in congiunzione con l'anello rosso del tremendo Saturno; il particolare spirito dei cieli, se non m'inganno troppo, si manifesta non solo sul globo fisico della Terra, ma anche nelle anime, nelle fantasie, nelle meditazioni degli uomini.

La festa nel palazzo

Una notte, entro un nobile palazzo della triste città chiamata Tolemaide, sedevamo in sette intorno ad alcune anfore di rosso vino di Chio; la nostra camera non aveva altro ingresso che un'alta porta di bronzo, che, costruita dall'artista Corinno, era di rara bellezza e si chiudeva dall'interno; nell'oscura camera neri drappeggi, nello stesso modo, chiudevano al di fuori la Luna, le lugubri stelle e le strade spopolate... Ma non si erano potuti così facilmente escludere il presagio e il ricordo del Male. C'erano intorno a noi e presso di noi eventi di cui non riesco a render ragione... sia materiali che spirituali... una pesantezza nell'atmosfera... un senso di soffocazione... un'ansietà e... soprattutto quel tremendo modo di vivere che è proprio delle persone nervose, quando i sensi sono profondamente desti e vivi e nel medesimo tempo le facoltà razionali sono sopite: un peso mortale ci opprimeva e si stendeva sui nostri corpi... sui mobili della stanza... e sui calici dai quali bevevamo; tutti gli oggetti sembravano oppressi e schiacciati... tutti, ad eccezione delle fiamme delle sette lampade che illuminavano la nostra festa; allungandosi in sottili strisce di luce, bruciavano pallide e immobili e nello specchio che la loro luce formava sopra la tavola rotonda d'ebano presso la quale sedevamo, ognuno dei presenti osservava il pallore del proprio volto e l'inquieta luce negli occhi scoraggiati dei compagni.

Tuttavia noi ridevamo ed eravamo allegri alla nostra maniera, ossia... istericamente, e cantavamo i canti di Anacreonte...e tutto ciò era follia e noi continuavamo a bere... anche se il color porpora del vino ci ricordava il sangue: infatti c'era nella nostra stanza un altro personaggio nella persona del giovane Zoilo, che, morto, giaceva avvolto nel sudario e pareva il genio e il demone della scena. Ahimè! Egli non prendeva alcuna parte alla nostra gioia, ma il suo sguardo alterato dalla peste e i suoi occhi, nei quali la morte non era riuscita a spegnere il fuoco della peste, parevano interessarsi tanto al nostro divertimento, quanto i morti possono divertirsi davanti al comportamento di quelli che devono morire. Ma sebbene io, OINOS, sentissi che gli occhi del defunto erano fissi su di me, tuttavia mi sforzavo di non notare l'amarezza della loro espressione e, guardando fissamente nelle profondità dello specchio d'ebano, cantavo con voce alta e sonora le canzoni del poeta di Teo. Ma a poco a poco il mio canto cessò e la sua eco, rotolando lontano fra i neri drappi della sala, divenne fievole e indistinta e svanì.

L'ombra e la rivelazione

Ad un tratto, in mezzo a quei neri drappi, sui quali si spegneva il suono della canzone, uscì un ombra fosca e indistinta... un'ombra simile a quella d'un uomo quando la luna è bassa nel cielo; ma non era l'ombra nè di un'uomo, né di una divinità, nè di un'altro essere comune. E, tremando per un attimo fra i drappi della stanza, al fine apparve ben visibile sulla superficie della porta di bronzo; ma l'ombra era vaga e indistinta e non era né l'ombra di un'uomo, nè di una divinità, nè di un dio della Grecia, nè di un dio della Caldea, nè di un dio egizio. L'ombra si fermò sopra l'arco della porta di bronzo e sotto l'arco della trabeazione della porta; non si mosse, non pronunciò parola, là rimase immobile come una statua. E, se ben ricordo, la porta su cui si era fermata l'ombra era proprio sopra, dirimpetto ai piedi del giovane Zoilo avvolto nel sudario. Noi stessi che avevamo visto l'ombra uscir fuori tra i drappi non osavamo contemplarla fissamente, ma, abbassando i nostri occhi, guardavamo di continuo nelle profondità dello specchio d'ebano. Infine io, OINOS, pronunciando alcune parole a bassa voce, chiesi all'ombra il suo nome e la sua dimora. Ed essa rispose: - Io sono OMBRA e la mia dimora è vicino alle catacombe di Tolemaide e presso quelle oscure lande infernali che confinano con le immonde acque di Caronte - .

E allora tutti noi sette balzammo dalle nostre sedie, pieni d'orrore, e rimanemmo tremanti, rabbrividendo per il terrore, perché il tono della voce dell'ombra non era quello di una voce sola, ma di una moltitudine di esseri che, variando inflessione da sillaba a sillaba, percoteva confusamente i nostri orecchi, rievocando gli accenti familiari di mille amici scomparsi.

Un racconto di ombre, presagi e misteri nel mondo di Poe articolo

Descrizione del racconto

Ombra, scritto nel 1835 e appartenente al genere horror, è un racconto di piccole dimensioni dello scrittore Edgar Allan Poe. È stato reso pubblico nel 1835 inizialmente su “The Southern Literary Messenger” e poi fu inserito nel 1840 all'interno dei “Racconti del grottesco e dell’arabesco

La storia di Oinos

La voce narrante della storia è proprio un’anima che aveva trascorso addirittura dei secoli all'interno dell’inferno. Questa è l’anima di Oinos, un uomo di origine greca, il quale una sera si trovava nella città di Tolemaide in compagnia di sei suoi amici. Festeggiavano mangiando e bevendo all'interno di coppe piene di vino proveniente da Chio, in modo allegro, accompagnati dai versi del rimatore Anacreonte. Tutto avveniva all'interno di una sala che aveva per accesso una porta ricoperta di bronzo di dimensioni magnifiche, decorata con drappeggi di colore scuro, nero. Inoltre all’interno della sala c'era un cadavere: era il giovane Zolio che era stato posizionato in modo disteso ed avvolto in un sudario.

L'apparizione dell'ombra

Il suo viso era irriconoscibile per colpa della peste. Era morto da pochi giorni, questo era anche riconoscibile dagli occhi ancora vividi. Ad un tratto, Oinos iniziò a percepire una presenza cattiva intorno a lui, inizia ad avere dei brividi lungo tutto il corpo e proprio in quel momento si manifestò un’ombra non delineata da dietro quei drappeggi neri. Non si trattava né di un Dio né di un uomo ma si bloccò di fronte alla porta, posizione in cui riusciva a toccare i piedi del defunto. Allora Oinos, curioso di sapere chi fosse quell'ombra, le chiese chi fosse e dove abitasse. A quel punto, l'ombra gli rispose dicendo che si chiamava Ombra e che la sua casa era collocata nelle vicinanze delle catacombe di Tolemaide, vicino le campagne buie dell’Eliso, che delineano le acqua scure ed infelici del canale di Caronte. Saputa la notizia, i sette amici là presenti balzarono dalla sedia, increduli di ciò che avevano sentito perché quella voce non era emessa da un solo individuo, ma da un insieme infinito di voci di morti a loro familiari.

per approfondimenti vedi anche:

Poe, Edgar Allan - Biografia

Domande da interrogazione

  1. Qual è il contesto in cui si svolge la storia di "Ombra" di Edgar Allan Poe?
  2. La storia si svolge in un nobile palazzo nella città di Tolemaide, dove sette amici si riuniscono per festeggiare, circondati da un'atmosfera di terrore e presagi di sventura, mentre un cadavere giace nella stanza.

  3. Chi è il narratore della storia e quale ruolo ha nella trama?
  4. Il narratore è Oinos, un uomo di origine greca, che racconta gli eventi accaduti durante una notte di festa, culminando con l'apparizione di un'ombra misteriosa.

  5. Qual è l'elemento soprannaturale centrale nel racconto?
  6. L'elemento soprannaturale centrale è l'apparizione di un'ombra indistinta che si manifesta nella stanza, dichiarando di abitare vicino alle catacombe di Tolemaide e alle acque di Caronte.

  7. Come reagiscono i personaggi alla presenza dell'ombra?
  8. I personaggi reagiscono con orrore e incredulità, poiché la voce dell'ombra è composta da una moltitudine di voci familiari, evocando un senso di terrore tra i presenti.

  9. Qual è il significato simbolico dell'ombra nel racconto?
  10. L'ombra simboleggia la presenza incombente della morte e dell'ignoto, rappresentando un legame tra il mondo dei vivi e quello dei defunti, e suscitando riflessioni sulla mortalità e l'aldilà.

Domande e risposte

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