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Concetti Chiave

  • Il brano è tratto da "Se questo è un uomo" di Primo Levi, che racconta le esperienze vissute ad Auschwitz durante la Seconda guerra mondiale.
  • Descrive il viaggio di venti minuti verso il campo di concentramento, con la scritta "Il lavoro rende liberi" che accoglie i prigionieri.
  • I prigionieri, stanchi e assetati, vengono lasciati in una stanza buia e fredda senza poter bere, subendo umiliazioni e maltrattamenti.
  • Levi dipinge il campo come un inferno di solitudine e angoscia, dove i prigionieri perdono la propria identità, ridotti a numeri tatuati sul braccio.
  • L'autore esorta a non dimenticare le atrocità subite, sottolineando come la vita umana possa essere annientata senza significato.

Il brano è tratto dal libro “Se questo è un uomo” scritto da Primo Levi, il quale ha vissuto in prima persona le sofferenze che hanno dovuto subire gli ebrei nel corso della Seconda guerra mondiale. Con questo brano, Levi, racconta il viaggio e le sofferenze che si dovevano subire nel campo di concentramento di Auschwitz. L’autore scrive come il viaggio durò circa una ventina di minuti prima di arrivare davanti alla grande porta di Auschwitz, dove una dolorosa scritta penetra nel cuore: “Il lavoro rende liberi”.

Indice

  1. Esperienze nel campo di concentramento
  2. Perdita di identità e umanità
  3. Monito di Primo Levi

Esperienze nel campo di concentramento

Poi gli uomini vengono lasciati soli, stanchi e assetati in una stanza buia e fredda, dove non era permesso loro bere. Soffrivano, venivano maltrattati e umiliati. Primo Levi descrive tutto questo come un inferno pieno di angoscia e solitudine dove l’essere umano prima di essere ucciso viene privato anche di tutto quello che possiede.

Perdita di identità e umanità

Infatti, agli ebrei vengono tagliati i capelli e nudi sono costretti a lavorare Nessuno aveva più un nome, ma solo un numero nel braccio, un numero che significava il dimenticare tutto, abbandonare i propri ricordi per immergersi in un mondo di malinconia e morte. Solo grazie a quel numero però si riusciva a mangiare un pezzo di pane ed un po’ di zuppa.

Monito di Primo Levi

Entrare dentro un campo di concentramento significava avviarsi verso una vita di sofferenza e dolore, ma soprattutto significava spogliarsi della propria vita e dei propri sogni. Per tutte le sofferenze subite, Primo Levi, incita a non dimenticare ciò che la follia umana e la voglia di potere possono fare, ma soprattutto a non dimenticare come una vita umana possa essere spenta da un momento all'altro senza alcun significato.

Domande da interrogazione

  1. Quali esperienze descrive Primo Levi nel campo di concentramento?
  2. Primo Levi descrive un inferno di angoscia e solitudine, dove gli uomini venivano lasciati stanchi e assetati, maltrattati e umiliati, privati di tutto ciò che possedevano prima di essere uccisi.

  3. Come viene rappresentata la perdita di identità e umanità nel testo?
  4. Gli ebrei venivano rasati e costretti a lavorare nudi, identificati solo da un numero sul braccio, simbolo dell'abbandono dei propri ricordi e della propria identità in un mondo di malinconia e morte.

  5. Qual è il monito di Primo Levi riguardo ai campi di concentramento?
  6. Primo Levi incita a non dimenticare le sofferenze subite e a ricordare come la follia umana e la sete di potere possano spegnere una vita umana senza alcun significato.

Domande e risposte

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